zaia salvini giorgetti draghi

CARROCCIO AL CARTOCCIO - SE ZAIA S'AFFRETTA A SMENTIRE LE DIVISIONI NELLA LEGA, FEDRIGA VA CONTRO SALVINI SUL GREEN PASS ESTESO - LE POSIZIONI NO VAX DEL "CAPITONE" SPIAZZANO LA BASE LEGHISTA CHE VUOLE SOLO TORNARE A LAVORARE E FATTURARE - E SE LE AMMINISTRATIVE SPAVENTANO, QUALCHE "VOCE DI DENTRO" LEGHISTA GUARDA PIU' IN LA': "SE IN FEBBRAIO SARÀ ELETTO UN NUOVO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SENZA TENERE CONTO DEL CENTRODESTRA, ALLORA LE BATTAGLIE SUL GREEN PASS POTREBBERO ESSERE IL PRECEDENTE PER DIRE ADDIO AL GOVERNO"

matteo salvini e giancarlo giorgetti 8

Marco Cremonesi per il "Corriere della Sera"

 

«Noi chiediamo milioni di tamponi rapidi gratuiti o a basso prezzo per milioni di famiglie di italiani in difficoltà». Matteo Salvini vuole uscire dalle posizioni poco comprensibili sul green pass e punta diritto sui tamponi: «Il tampone rapido e gratuito è una soluzione, spero che nessuno si metta di traverso». Certo, non è affatto chiaro come si comporterà la Lega quando arriverà in Consiglio dei ministri il cosiddetto green pass 2, quello che si estenderà a un maggior numero di categorie, tra cui i dipendenti pubblici e privati.

zaia salvini

 

Il leader leghista ieri lo ha ribadito: «Io non ho visto ancora nessun documento e non posso commentare. Io sono solito leggere i documenti prima. Ma visto che nessuno ha ancora nulla in mano, aspetto». Certo, l'allargamento della necessità di green pass ai dipendenti a Salvini non piace anche se piace alle aziende: «Saremmo gli unici in Europa a farlo - ha aggiunto -. Aspetto di leggere cosa c'è scritto, però. E poi commento».

 

fedriga

Anche se fino a questo momento non è chiaro se il Consiglio dei ministri previsto per domani, preceduto dalla riunione della cabina di regia, includerà l'estensione del green pass ai dipendenti delle aziende private. Né, peraltro, è stato convocato Salvini da Mario Draghi. Eppure la politica fatta di distinguo sulla lotta al Covid anche nella Lega è compresa da pochissimi. Tanto che Salvini ieri ha sentito il bisogno di sottolinearlo: «Ho appena sentito Zaia, che ribadisce che il green pass va usato in maniera limitata. Noi siamo contro l'obbligo vaccinale, siamo per la spiegazione e l'educazione».

 

Il governatore veneto ieri ha definito «una montagna di fantasie» i resoconti giornalistici che parlano di una divisione della Lega tra «governisti» e il leader. Anche se dal Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga torna ad aprire al green pass esteso: «Dove è utile utilizzarlo, come nei posti di lavoro, se la scienza ritiene che sia utile, allora va utilizzato». Per quanto lo riguarda, «di certo» non è contrario.

 

matteo salvini e giancarlo giorgetti 6

Resta il fatto che nella Lega moltissimi non comprendono la posizione del loro leader e i suoi distinguo sul green pass. E meno che mai le strizzate d'occhio ai no vax e ai sostenitori delle cure non riconosciute dalla medicina ufficiale che vengono da diversi esponenti del partito. Al punto che qualcuno avanza un'ipotesi dirompente: «Se, come molti di noi ormai temono, in febbraio sarà eletto un nuovo presidente della Repubblica senza tenere conto, per l'ennesima volta, del centrodestra, allora le battaglie sul green pass potrebbero essere il precedente che apre la strada per dire addio al governo».

 

Manifestazione No Green Pass 2

Ma la preoccupazione, nella Lega, oggi è concentrata sull'esito delle elezioni amministrative che - come dice un parlamentare in vena di understatement - «potrebbero andare malino». A preoccupare è, in primo luogo, la competizione con Fratelli d'Italia. Il clima tra i partiti è freddo, tanto che a Milano - dove tra i leghisti c'è grande ansia per la discesa in campo di Vittorio Feltri - la manifestazione finale non sarà unitaria: i sostenitori di Giorgia Meloni concluderanno la campagna elettorale in piazza del Duomo.

vittorio feltri e la pagina su Libero con dudu il cane di berlusconi

 

Mentre per i salviniani la chiusura sarà in una location ancora non individuata: si sa solamente che sarà «in periferia». Di certo, a Milano fervono i lavori non solo per la campagna elettorale. In via Bellerio sono stati convocati i volontari per la ratifica delle firme da depositare in vista dei sei referendum sulla giustizia. Pare che la regolarizzazione di quelle raccolte elettronicamente stia causando seri ritardi e che molte di quelle raccolte siano inutilizzabili per errori formali.

matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

Ultimi Dagoreport

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…