giorgia meloni matteo salvini silvio berlusconi

CE LA FARÀ GIORGIA MELONI A TENERE A BADA LE MATTANE DI BERLUSCONI E SALVINI DA QUI AL 25 SETTEMBRE? – LA “DUCETTA” È IN FORTE IMBARAZZO PER L’USCITA DEL “BANANA” SU MATTARELLA: SILVIO SOGNA ANCORA IL QUIRINALE, ATTRAVERSO LA PRESIDENZA DEL SENATO, E NESSUNO HA LE PALLE PER DIRGLI CHE NON SUCCEDERÀ MAI – “GIGIONA” SI TIENE A DISTANZA DAI DUE ALLEATI E DALLE LORO PROMESSE IRREALIZZABILI (E INFATTI IERI NON È ANDATA A VILLA CERTOSA)

1 - L'USCITA «STONATA» PROBLEMA PER MELONI L'IPOTESI COSTITUENTE PER FARE LA RIFORMA

Estratto dell’articolo di Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”

 

meme su berlusconi e mattarella

La spiegazione tra il malizioso e il rassegnato che gira in Fratelli d'Italia delle parole di Berlusconi su Mattarella è che «non c'è niente da fare: lui vuole chiudere la sua storia politica facendo il presidente della Repubblica, e quale miglior modo che farsi eleggere presidente del Senato, subentrare a Mattarella dimissionario e poi farsi eleggere direttamente?». Con un'aggiunta: «Ovviamente sta facendo tutto da solo, nessuno di noi glielo ha mai minimamente proposto...».

 

SILVIO BERLUSCONI MATTEO SALVINI

Ma a parte battute o ipotesi dei suoi che girano, in pubblico Giorgia Meloni si guarda bene dal commentare l'uscita dell'alleato, che chiaramente crea problemi alla front runner della coalizione che sta facendo di tutto per dare un'immagine tranquillizzante, quasi seriosa, con pochi spigoli e polemiche e nessuna «promessa irrealizzabile» del centrodestra che potrebbe guidare nel prossimo governo.

 

[…] Insomma, un passo falso che va subito cancellato. […] Raccontano da FdI che il partito cresce di giorno in giorno, mentre gli alleati sarebbero fermi. Motivo forse delle loro «intemperanze» verbali o programmatiche, che però rischiano - se si va avanti «con promesse mirabolanti e uscite stonate» - di togliere credibilità (e voti) al centrodestra.

 

PER L'ITALIA - IL PROGRAMMA DI GOVERNO DEL CENTRODESTRA

Per non parlare, in caso di vittoria, della pressione che si creerebbe se gli elettori chiedessero conto dei sogni evocati. Per questo, Meloni resta cautissima. Anche ieri ha ricordato che gli unici impegni presi che vincolano tutti sono «quelli del programma comune», non le proposte che ciascuno lancia per conto proprio, dalle pensioni a 1000 euro alla flat tax al 15% per tutti.

 

Ci ha tenuto moltissimo, attraverso i suoi Fitto e Fazzolari che sedevano al tavolo del programma, a che non passassero messaggi seducenti ma tali da generare aspettative eccessive. E l'intenzione - abbastanza logica per un partito che è in vantaggio e che non deve forzare sui propri temi identitari avendo già preso su quel versante tutto il consenso possibile - è di non lanciare nel programma di partito che per ora non è alle viste nessun tema iper-caratterizzante della destra.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI - MEME

Non a caso, un'idea che era cara a tanti in FdI, quella di reintegrare subito tutti i medici che non si sono vaccinati, è stata accantonata proprio per evitare temi divisivi. Quasi nella ricerca di un low profile che per ora premia il partito. Alleati permettendo, e sondaggi sempre alla mano: per capire se spostare il piede dal freno all'acceleratore, all'occorrenza.

 

2 - L’IMBARAZZO DI MELONI

Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

Il fattore B. è una variabile che Giorgia Meloni sapeva di dover tenere in conto. «Quanta pazienza», sospira ai dirigenti di Fratelli d'Italia che l'hanno contattata per commentare l'infelice frase di Silvio Berlusconi sulle dimissioni di Sergio Mattarella nel caso in cui il centrodestra, se mai vincerà e formerà un governo, dovesse introdurre l'elezione diretta del presidente della Repubblica. Per pudore, gli alleati preferiscono non commentare e derubricare le dichiarazioni del leader di Forza Italia a una gaffe. Una delle tante, che un tempo muovevano masse di italiani e li dividevano in tifoserie.

 

GIORGIA MELONI E LA FIAMMA DI FDI - BY CARLI

Oggi invece lasciano perplessi un po' tutti, compresi i colleghi della coalizione. Ma Meloni sa di camminare su un filo. Sa che già moltissime critiche puntano alla radice della riforma sul presidenzialismo, considerata dalla gran parte dei costituzionalisti inattuabile, per il sistema italiano, se non pericoloso per le possibili derive che innescherebbe. Derive autoritarie sul modello dell'ungherese Viktor Orbàn, tanto per ricordare uno dei principali riferimenti di Meloni in Europa.

 

Sono scenari foschi che al momento sembrano lontanissimi ma che fino al 25 settembre ogni giorno di più diventeranno materia di campagna elettorale. Ecco perché al di là dell'imbarazzo per la scivolata di Berlusconi, quello che si fa filtrare dello stato d'animo di Meloni è un avvertimento su metodo e contenuto della proposta di legge costituzionale sul presidenzialismo.

 

In mattinata ai microfoni di Radio Monte Carlo si era limitata a dire: «È una riforma seria, che è anche economica, perché è grazie alla stabilità che si riesce a dare fiducia agli investitori». E visto che è una riforma seria, «e ci abbiamo lavorato tanto - aggiunge ai suoi uomini nel partito - cerchiamo di comportarci seriamente».

 

GIORGIA MELONI ALLA STAMPA ESTERA

Certo, poi c'è un non detto, che si esplicita solo nelle confidenze delle fonti interne, dietro garanzia di anonimato. Si crede, con qualche ragione, che al di là delle smentite, Berlusconi davvero non abbia rinunciato all'idea di arrivare al Quirinale. È una promessa che aveva fatto a mamma Rosa, un sogno che avrebbe più facilità a realizzare seduto sullo scranno più alto del Senato.

 

Come seconda carica dello Stato, sarebbe lui, infatti, a prendere il posto di Mattarella come facente funzioni, se si dimettesse. Anche solo per qualche giorno potrebbe dire di essere stato presidente della Repubblica. Non ci crede nessuno dentro Fdi. Ma ovviamente non c'è nessuno, pure, che si azzardi a prevedere con sicurezza le mosse di Berlusconi, un uomo che ha vissuto e vive di sfide e di imprevedibilità.

 

giorgia meloni ignazio la russa

Attorno a Meloni, però, è forte la convinzione che il 26 settembre i rapporti di forza non saranno così favorevoli a Fi, o almeno non lo saranno tanto da poter reclamare per sé la presidenza del Senato. Fdi potrebbe usare il consenso incassato alle urne, così più schiacciante rispetto agli azzurri e ai leghisti, per condizionare le nomine dei ministri e dei vertici istituzionali.

 

Ogni ambizione di Berlusconi, dicono, a quel punto potrebbe uscire ridimensionata. È un rischio che temono sia l'ex premier sia Matteo Salvini. Ieri erano entrambi a Villa Certosa, in Sardegna e, ancora una volta, si sono fatti fotografare assieme, senza Meloni.

 

Giorgia Meloni manifesti elettorali

La presidente di Fdi continua a tenersi a distanza e a capitalizzare il vento che è tanto più favorevole quanto più soffia distante dai due leader. In comune vuole mantenere solo il programma, ritagliandosi autonomia nell'interpretazione e nello stile. Nella sintesi finale del centrodestra si cita genericamente l'«elezione diretta del presidente della Repubblica».

 

La base legislativa dovrebbe essere la proposta di legge a prima firma Meloni, bocciata lo scorso maggio alla Camera. In realtà, si tratta di una riforma più in senso semi-presidenzialista, sul modello francese: il presidente della Repubblica eletto direttamente dai cittadini nomina il primo ministro, a sua volta sottoposto al voto di fiducia del Parlamento.

 

Uno stravolgimento dell'architettura costituzionale contro cui gli avversari del centrosinistra, del M5S e del Terzo polo si oppongono già. Anche per questo, perché il percorso non è e non sarà semplice, agli occhi di Meloni non aiuta il comportamento di Berlusconi. Lo spiega bene il ragionamento di Guido Crosetto, uno dei pochi a parlare. Il cofondatore di Fdi nelle ultime settimane si è ritagliato il ruolo di sminatore, che rassicura e contestualizza, per dimostrare che non ci sono minacce autocratiche all'orizzonte: «È giusto e legittimo parlare, nei programmi, anche di possibili interventi che si ritengono positivi, sulla Costituzione».

ignazio la russa giorgia meloni guido crosetto

 

La maturità democratica dell'Italia, dice Crosetto, «lo consente». Ma, aggiunge, rispettando i vari interlocutori, come avrebbe dovuto fare Berlusconi a partire dal più alto in grado, che è garante della Carta: «Le regole però si cambiano dialogando con tutti, mai contro qualcuno, in primis le istituzioni esistenti».

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...