renzi conte mattarella grillo di maio zingaretti

CONTE SI ARRENDE: SI DIMETTE E FA IL "TER" CON RENZI? L'IDEA E' METTERE INSIEME “RESPONSABILI”, PEZZI DI FORZA ITALIA E RIAPRIRE A ITALIA VIVA - IL M5S SPINGE PER IL PASSO INDIETRO: VUOLE EVITARE IL VOTO DI GIOVEDÌ SULLA RELAZIONE DI BONAFEDE - “GIUSEPPI” DEVE APRIRE UNA CRISI PILOTATA, INCASSARE IL REINCARICO DA PARTE DI MATTARELLA E RIAPRIRE LE TRATTATIVE. E POI? PUO' RESTARE A PALAZZO CHIGI MA MOLTO RIDIMENSIONATO. RENZI RIENTRA IN MAGGIORANZA, SENZA PIÙ LA GOLDEN SHARE. A MENO CHE...

giuseppe conte sergio mattarella 1

1 - PERCHÉ CONTE STA PENSANDO DI DIMETTERSI PER EVITARE IL VOTO SU BONAFEDE

Simone Canettieri per www.ilfoglio.it

 

In queste ore il premier Giuseppe Conte sta pensando di salire al Colle per dimettersi e provare così a varare il suo terzo governo con i responsabili-costruttori. Secondo quanto risulta al Foglio, a spingere su questa ipotesi sarebbero proprio i vertici del M5s. Un modo per evitare il voto di giovedì sulla relazione di Alfonso Bonafede, un passaggio che in Senato potrebbe far cadere il governo.

luigi di maio alfonso bonafede

 

La mossa di Conte potrebbe arrivare tra martedì e mercoledì, c'è chi dice anche già domani sera. Il premier in questo modo punterebbe ad aprire una crisi pilotata convinto che ci siano i numeri per sostituire Italia Viva. O forse per aggiungere ai costruttori anche Matteo Renzi, qualora riuscisse a rientrare in maggioranza. Dal Quirinale sono in attesa di ricevere comunicazioni definitive. Il Capo dello Stato non segue l'evolversi della situazione, minuto per minuto, aspetta che il quadro si stabilizzi con una decisione netta.

 

sergio mattarella riceve il governo

La crisi però da pilotata potrebbe diventare al buio, se alla fine non si raggiungessero i numeri per superare la fatidica soglia dei 161 senatori. Sono ore complicate e dense di incognite: il premier è tentato dal Conte ter per sminare il voto su Bonafede (che in un ipotetico nuovo governo potrebbe anche non essere più ministro della Giustizia) ma allo stesso tempo a oggi ancora non ha certezza sulla solidità del gruppo dei costruttori.

 

conte renzi

2 - LE DIMISSIONI, POI L'APPELLO AI PARTITI LA VIA DI CONTE PER IL GOVERNO TER

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

Si chiamerebbe «governo di salvezza nazionale», ma non sarebbe altro che un Conte 3, basato su una maggioranza allargata a pezzi dell' area moderata del centrodestra e di cui farebbe parte anche Renzi. È questo il progetto al quale si lavora da alcuni giorni e sul quale si attende per oggi il responso del premier, che dovrebbe sciogliere la riserva e decidere se salire al Quirinale per formalizzare la crisi prima del voto in Parlamento sulla giustizia.

 

conte zingaretti

Conte non sembra avere molte alternative. Al Senato i numeri per Bonafede sono così risicati che rischierebbero di azzoppare il capodelegazione dei grillini al governo, e al tempo stesso di indebolire ulteriormente il presidente del Consiglio, che si ritroverebbe con un sostegno inferiore a quello ottenuto sulla fiducia. I «no» preannunciati dai senatori Casini, Lonardo e Nencini nei confronti del Guardasigilli, oltre a esprimere una linea garantista, sono una forma di pressione sul premier per indurlo ad accettare il progetto. Che passa per l' apertura formale della crisi.

 

L'operazione prevede che Conte, dopo le dimissioni, rivolga un appello a tutte le forze politiche affinché collaborino a un governo di «salvezza nazionale»: dando per scontata la contrarietà di Lega e Fratelli d'Italia a Conte, dovrebbe invece materializzarsi l' appoggio al progetto dei centristi, in attesa che anche un pezzo di Forza Italia aderisca. Più o meno è lo schema che Franceschini aveva esposto giorni fa in un' intervista.

 

Più o meno è quello che Salvini, Meloni e Tajani avevano anticipato a Mattarella al Quirinale, e cioè che «la maggioranza lavora a scardinare i partiti di opposizione».

renzi bonafede conte

La faglia nel centrodestra attraverserebbe il partito di Berlusconi, tenuto sotto osservazione dai suoi alleati. Ai quali non è sfuggito l' atteggiamento del Cavaliere, che l'altro ieri ha proposto un governo di unità nazionale e al contempo le elezioni anticipate. Un'ambiguità a cui va aggiunta una battuta sul premier che il leader forzista ha confidato a Casini: «Conte non sarà granché ma si sta mostrando abile».

 

Sia chiaro, l'ex premier non aderirebbe mai all' appello rompendo l'unità della coalizione, ma se i «diversamente berlusconiani» del suo partito lo facessero, emergerebbe il nuovo quadro politico.

 

di maio zingaretti conte

Il passaggio dal Conte 2 al Conte 3 avverrebbe sotto la garanzia di una rete di protezione, una sorta di «crisi pilotata» che inizierebbe con le dimissioni del premier, passerebbe per la richiesta al capo dello Stato di un reincarico per formare un nuovo governo sulla base dell'«appello», e si concluderebbe con il voto di fiducia in Parlamento. Così verrebbe sancito un compromesso dal sapore democristiano che imporrebbe (quasi) a tutti un sacrificio.

 

RENZI CONTE

Conte resterebbe a Palazzo Chigi, ma il suo ruolo sarebbe ridimensionato, e in attesa del fatidico semestre bianco dovrebbe intanto cambiare gli equilibri della squadra alla quale si era affezionato. Renzi rientrerebbe in maggioranza, ma senza avere più la golden share della coalizione. Quel pezzo di Pd proveniente dai Ds che voleva regolare i conti con Iv, otterrebbe l' affidamento per la proporzionale ma subirebbe il ritorno dell' odiato ex segretario. E tutti insieme, vecchi e nuovi alleati di governo, potrebbero cercare poi un' intesa sul futuro inquilino del Quirinale.

 

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

Resterebbero i grillini. Ed è proprio nel partito di maggioranza relativa, rimasto ai margini del gioco, che si registrano forti tensioni. Ieri Di Maio ha abilmente inchiodato il capo del governo alle sue parole, ricordando che il premier aveva escluso un rientro di Renzi in coalizione. Poi ha sbarrato la strada al Conte 3, «perché se non ci sono adesso i voti per il Conte 2 non ci saranno neanche dopo». Infine gli ha dato «quarantott' ore». Traduzione: dato che a Palazzo Chigi hanno accentrato le trattative, adesso la sbrighino loro la situazione.

 

GIUSEPPE CONTE E NICOLA ZINGARETTI AI FUNERALI DI WILLY MONTEIRO

Così il progetto di «salvezza nazionale» rischia di complicarsi e rivelarsi una pentola senza coperchio. C' è un motivo, infatti, se il premier non ha ancora sciolto la riserva, se nonostante le rassicurazioni ieri ha chiesto un' altra giornata di riflessione. Sarà pure un neofita della politica ma per quanto il percorso appaia blindato, sebbene gli autori del disegno lo abbiano rassicurato, il passaggio della crisi lo lascerebbe comunque senza scudo per un breve tratto. Che per quanto breve potrebbe essergli fatale. I centristi, Renzi, il Pd, Di Maio: non è che Conte abbia molte altre vie, ma vai a fidarti...

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…