LA CONTROMOSSA DI RE GIORGIO: UN LETTA-BIS CON I PDL IN USCITA E SENZA GRILLINI, OPPURE TIRARE AVANTI FINO A GENNAIO PER APPROVARE LA LEGGE DI STABILITÀ E CAMBIARE IL “PORCELLUM”

Alberto Gentili per "il Messaggero"

«Bambini viziati, irresponsabili senza midollo che corrono dietro alle follie del loro capo. Ormai purtroppo è caduto anche il rapporto di fiducia e di stima». Il premier Enrico Letta è descritto «ferito», «dispiaciuto», «molto amareggiato» per la decisione annunciata da Angelino Alfano e dai ministri del Pdl di abbandonare il governo e, di fatto, aprire la crisi. Ma anche «determinatissimo» a farla pagare al Cavaliere. Tant'è, che si racconta del reclutamento di «decine» di parlamentari del Pdl «pronti a votare la fiducia» martedì in Parlamento.

Ma andiamo con ordine, partiamo dalla «pessima notizia». A riferirla a Letta, poco prima che a metà pomeriggio uscisse il comunicato di Berlusconi in cui sollecitava i ministri a dimettersi, è stato Alfano con una telefonata. «Era imbarazzato, quasi balbettava», racconta una lettiana doc. E Letta sarebbe stato particolarmente duro con il suo (ex) vice: «Siete degli irresponsabili, state compiendo un gesto senza precedenti. E' la prima volta, un intero Paese è costretto a piegarsi agli interessi personali e giudiziari di una sola persona».

Chiusa la telefonata con Alfano, Letta ha chiamato il capo dello Stato. Napolitano era a Napoli. «Stupito», «preoccupato», «indignato», così è stato descritto il Presidente che in questi mesi ha definito «fatale» una crisi. Il timore del Colle e di palazzo Chigi è per ciò che accadrà lunedì nei mercati. Già venerdì lo spread era schizzato a 264 punti «e ora che il governo praticamente non c'è più», dice un ministro Pd, «tutto può di precipitare. Tanto più che per colpa delle dimissioni dei parlamentari Pdl non abbiamo potuto attuare la correzione di bilancio e Bruxelles è con il fucile puntato...».

Già, i decreti sfumati. Letta ha visto rosso quando ha sentito Berlusconi addossare la colpa dell'aumento dell'Iva al governo. «Sono menzogne», è sbottato, «come potevo fare una manovra da 3 miliardi senza garanzie di continuità nell'azione di governo e Parlamento?! Mi dicessero come». Poi ha imbracciato il telefonino e ha twittato: «Berlusconi rovescia la frittata, gli italiani non abbocchino».

IL PIANO PER IL BIS
Ma questo è marginale, riguarda già la campagna elettorale. La questione che Letta dovrà affrontare oggi al Quirinale, appena Napolitano rientra a Roma, è il cosa fare. Il premier ha fatto trapelare di essere determinato a chiedere un «chiarimento in Parlamento, alla luce del sole e di fronte ai cittadini». E a precisa domanda via sms, se chiederà la fiducia, al cronista ha risposto con un "sì".

Senza se e senza ma. Anche perché, grazie alla regia di un ministro di Scelta civica, sarebbero numerosi i parlamentari Pdl già con la valigia in mano. E c'è chi narra che Letta sia determinato a prendere lunedì l'interim dei ministri dimissionari e di puntare martedì a un "bis" grazie al voto dei fuoriusciti Pdl. «Senza transfughi grillini». Non solo per garantire la governabilità, ma anche per regolare una volta per tutte i conti con il Cav. Tentazione che solleticherebbe anche Napolitano. «Sarebbe bello vedere il Cavaliere senza mezzo partito, fuori dal governo che ha voluto ammazzare e decaduto da senatore», ghigna chi sta lavorando al Letta-bis.

Ma se l'operazione non dovesse riuscire, se il reclutamento dei dissidenti del Pdl dovesse risultare insufficiente, Letta potrebbe dimettersi un istante prima del voto decisivo. Napolitano, per scongiurare le elezioni a novembre (il vero obiettivo di Berlusconi), potrebbe infatti puntare ad avere un governo dimissionario ma non sfiduciato. Obiettivo: mandare avanti Letta fino a gennaio, con il solo compito di fare la legge di stabilità e la riforma elettorale. Altra ipotesi, nel caso in cui il premier non volesse guidare una maggioranza raffazzonata e Napolitano non ritenesse adeguata la soluzione-ponte, è il "governo di scopo" presieduto dal presidente del Senato Grasso.

 

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