giorgia meloni andrea giambruno alfredo mantovano matteo salvini carlo nordio marina berlusconi antonio tajani licia ronzulli

DAGOREPORT - NON SARA' UNA CRISI DI GOVERNO MA C'E' UNA CRISI POLITICA IN MAGGIORANZA - MELONI COME RENZI: IN PIENA SINDROME DA ACCERCHIAMENTO, SCAVA TRINCEE INTORNO A PALAZZO CHIGI E MOSTRA I CANINI A FORZA ITALIA: DISPETTI, SGAMBETTI E GOMITATE COME VENDETTA PER I FUORIONDA DI "STRISCIA" SU GIAMBRUNO (MA IN FRIGO CE NE SAREBBERO ALTRI CHE COINVOLGEREBBERO LA SUA PERSONA) – LA NOMINA DI AMATO (SU INPUT DI GIANNI LETTA), LO STOP AL DECRETO ENERGIA DEL FORZISTA PICHETTO, E ORA LA GIUSTIZIA: STOP AL PIANO DI FORZA ITALIA SULLA PRESCRIZIONE E IL GARANTISTA NORDIO HA DOVUTO INGOIARE IL ROSPO GIUSTIZIALISTA – VENERDI' ARRIVA AL PETTINE IL NODO MES - IL VAFFA ALLA "MAGGIORANZA URSULA'' CON IL NO DELLA DUCETTA AI SOCIALISTI, ALLEATI DI FORZA ITALIA (CHE E' DENTRO AL PPE) - LE MOSSE FUTURE DI LICIA RONZULLI E I BERLUSCONI, CHE CHIEDONO A TAJANI DI FINIRLA DI ESSERE LO ZERBINO DI "IO SO' GIORGIA E C E L'HO DURO"...

DAGOREPORT

MATTEO SALVINI - GIORGIA MELONI - ANTONIO TAJANI

A Palazzo Chigi sono impegnati a scavare una trincea. Una sorta di barriera difensiva con la quale proteggersi dall’assalto degli infiniti nemici che il circolo tragico della Ducetta (lei, Arianna, Fazzolari, più il buon Mantovano, che prova a calmarli ma poi si accoda ai loro diktat) vede ad ogni angolo.

 

È un film che abbiamo già visto: accadde la medesima cosa quando alla Presidenza del Consiglio c’era Matteo Renzi. Nella fase decadente della sua parabola politica, Matteonzo si trincerò nel suo Giglio Tragico di toscanelli, da Lotti a Boschi, passando per Bonifazi e la vigilessa Antonella Manzione. Un “noi contro loro” che finì malissimo per il senatore semplice di Riad, e che può creare problemi tragici anche a Giorgia Meloni.

 

giovanbattista fazzolari giorgia meloni

Il grido di battaglia delle truppe della Sora Giorgia, che si vedono circondate da odiatori e sabotatori, è: “A brigante, brigante e mezzo”. Della serie: risponderemo colpo su colpo.

 

Una tigna battagliera che rispecchia perfettamente la sindrome di accerchiamento che, prima o poi, colpisce autocrati, dittatorelli o semplici maneggioni del potere, per i quali ogni critica prelude a un complotto e ogni dubbio rappresenta un’ostilità. 

 

GIORGIA MELONI ANDREA GIAMBRUNO

Ma, in Italia, Meloni non può permettersi un regime autocrate alla Orban o alla Erdogan. Quella che si profila, dopo i fuorionda del “provolone affumicato” Andrea Giambruno, e il conseguente conflitto tra Fratelli d’Italia e Forza Italia, che si aggiunge allo scontro quotidiano con l'altro alleato Salvini, non è una crisi di governo, ma una crisi politica, con dispetti, gomitate, calcioni scambiati sotto al tavolo della maggioranza in barba a una concordia pubbliva di facciata.

 

meme GIORGIA MELONI ANDREA GIAMBRUNO

Sulla nomina, ad esempio, di Giuliano Amato al vertice del comitato sull’intelligenza artificiale, il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini, di Forza Italia, ha scelto il “Dottor Sottile” bypassando gli alleati di Fdi, con conseguente giramento di cojoni della Meloni, che non ha nascosto la sua irritazione.

 

Barachini ha assecondato il consiglio del suo mentore, Gianni Letta: Amato, che aveva già rassegnato le dimissioni dal comitato sull'Autonomia differenziata, aveva già preparato una letterina di dimissioni, ma l’intervento dell’Eminenza Azzurrina ha evitato il passo indietro.

 

alberto barachini giorgia meloni

A far litigare Forza Italia e Fratelli d’Italia c’è poi il tema della giustizia. Le tensioni accumulate da Giorgia Meloni verso il partito dei Berlusconi hanno portato a un colpo di mano sulla prescrizione: pur di mandare un segnale di autorità al partito alleato (“qui comando io”) è stato accantonato il testo, fortemente garantista, preparato dal viceministro azzurro Francesco Paolo Sisto, in accordo con il Guardasigilli, Carlo Nordio.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Si vocifera di un intervento d’imperio del sottosegretario Alfredo Mantovano, per bloccare il progetto del sottosegretario Sisto targato Forza Italia, di un serratissimo botta e risposta tra il ministro Nordio e il responsabile giustizia di Fdi, Delmastro.

 

Sarebbero poi volate parole grosse tra capi di gabinetto e capi segreteria, fino a quando il garantista Nordio, vaso di coccio tra vasi di ferro, ha dovuto ingoiare il rospo giustizialista e accettare il passo indietro su un testo, che lui stesso aveva condiviso con Sisto. Un dietrofront subìto sull’altare della faida politica tra Fratelli d’Italia e Forza Italia.

 

antonio tajani giorgia meloni al senato

Quali saranno, nelle prossime settimane, i possibili terreni di scontro tra il partito della premier e quello dei Berlusconi?

 

La prima grande incomprensione si consumerà sul fatidico Mes: venerdì Giorgia Meloni sarà a Bruxelles per il Consiglio europeo e molti si chiedono cosa dirà ai suoi omologhi rispetto alla ratifica del Meccanismo europeo di stabilità che l’Italia, unico Paese in Europa, non ha ancora approvato. È possibile che la Ducetta proverà a traccheggiare, rimandando la decisione a fine novembre, quando è previsto il voto definitivo in Parlamento.

 

Giancarlo Giorgetti con il presidente dell'eurogruppo Paschal Donohoe

Ma, come segnalano oggi le cronache brussellesi dei quotidiani, l’intenzione dei leader Ue è quella di mettere alle strette il Governo italiano, imponendo all’ordine del giorno una discussione proprio sul Fondo Salva Stati e sulla riforma del Patto di Stabilità. Da segnalare anche il “pizzino” inviato questa mattina dal Presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe: “Attendiamo che l’Italia ratifichi il Mes”.

 

A Bruxelles non comprendono la riottosità dell’Italia sulla ratifica, considerando che il nostro Paese è il primo percettore di fondi del Pnrr, indispensabili per la tenuta del Paese, che sono una manna per il claudicante Pil italiano.

 

La questione Mes, inoltre, mette in imbarazzo davanti agli alleati europei Tajani e Forza Italia, che hanno sempre avuto posizioni vicine agli Euro-poteri e non sanno più come giustificare il protrarsi dell’ostilità di Meloni e Salvini. A Bruxelles sono preoccupati perché, senza l’ok di Roma, salta il paracadute finanziario da 68 miliardi, fondamentale per le banche dell’Eurozona.

 

antonio tajani giorgia meloni matteo salvini

Il secondo nodo politico che potrebbe creare un solco tra Giorgia Meloni e Forza Italia è quello legato alle alleanze in Europa. In un’intervista al “Giornale”, la premier ha ribadito che non intende allearsi con i Socialisti e Democratici, marcando una distanza proprio da Fi, che invece, da membro del Ppe, è già alleato con i Socialisti nel sostenere la maggioranza di Ursula Von Der Leyen.

 

GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI - PONTE SULLO STRETTO E LEGGE FORNERO - VIGNETTA BY OSHO

Con questa presa di posizione, la Sora Giorgia si mette in scia di Salvini, nell’assecondare un’onda populista ed euro-scettica che rischia di infrangersi sullo scoglio del voto.

 

Inseguire le destre e gli euro-puzzoni alla Orban è una scelta improvvida. Durante una crisi globale, come quella a cui stiamo assistendo, tra guerra in Ucraina e carneficina in Medioriente, se da leader di un Paese G7 non puoi contare di più nello scacchiere globale, è fondamentale almeno non diventare irrilevante. Scegliere di entrare in conflitto con il tradizionale asse Ppe-Liberali-Socialisti a Bruxelles, quindi, rischia di spingere Giorgia Meloni ai margini dell’Europa che conta.

 

pier silvio marina berlusconi

Evidentemente, la Thatcher della Garbatella pensa di avere il coltello dalla parte del manico, ma deve fare i conti con tutte quelle variabili che non riesce più a controllare.

 

E non parliamo solo di altri presunti fuorionda nella cassaforte di “Striscia la Notizia” che, si dice, coinvolgano direttamente la sua persona. A destabilizzarla potrebbe essere infatti la faida interna a Forza Italia.

 

I Berlusconi vogliono che il partito, fondato dal padre e di cui sono azionisti di maggioranza (hanno 100 milioni di crediti da riscuotere), conti di più nelle scelte di fondo del governo. Pier Silvio e Marina si aspettano un Tajani più cazzuto, meno zerbino della Meloni.

 

licia ronzulli e antonio tajani convegno di forza italia a paestum

E poi c’è la scheggia impazzita Licia Ronzulli. Finora è rimasta in ombra, accettando un ruolo da comprimaria, e non rompe troppo i meloni. Ma “Kiss me Licia” ne sa una più del diavolo ed è in attesa del Congresso del partito, previsto a febbraio: ha tenuto a briglia corta i suoi dioscuri Cattaneo e Mulè, perché spera di ottenere un’ampia rappresentanza negli organi di Forza Italia. Se le sue aspettative dovessero essere frustrate, potrebbe iniziare una guerriglia interna al partito.

 

 

MARTA FASCINA - MARINA E PIER SILVIO BERLUSCONI - PAOLO BERLUSCONI - SERGIO MATTARELLA

Ps./1: Molti si chiedono: ma con Silvio Berlusconi ancora in vita, “Striscia” avrebbe diffuso i fuorionda di Andrea Giambruno? Probabilmente no, perché il Cav., “educato” all’andreottismo da Gianni Letta, avrebbe parlato di quei video alla Meloni seduto intorno a un tavolo...

 

Pier Silvio, che non conosce il rito romano del potere, mostra la sua formazione brianzola: oggi è lui il padrone in azienda, e impone strategie politico-industriali completamente rinnovate.

 

kais saied giorgia meloni

 

SLITTA AVVIO ESAME PRESCRIZIONE IN AULA

(ANSA) - Slitta l'avvio dell'esame dell'Aula della Camera della riforma sulla prescrizione, previsto per venerdì 27 ottobre. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo. La nuova data sarà stabilita in base ai tempi dei lavori in Commissione.

 

FRANCESCO PAOLO SISTO

GIUSTIZIA, SCHIAFFO A FORZA ITALIA SULLA PRESCRIZIONE

Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”

 

[…] Sulla prescrizione regge l’alleanza FdI-Lega e resta isolata Forza Italia nella persona del viceministro Francesco Paolo Sisto. Se non interverranno improbabili novità da parte del ministero della Giustizia, sarà vincente l’ipotesi FdI-Lega che è farina del sottosegretario Andrea Delmastro e di Giulia Bongiorno.

 

MEME SU GIORGIA MELONI E ANDREA GIAMBRUNO

[…] la riforma supera la formulazione della Cartabia (che lasciava tutto il tempo possibile al primo grado, e poi metteva dei tempi draconiani al secondo e al terzo grado di giudizio, pena la morte del procedimento) per tornare a una prescrizione sostanziale, ricalcando con poche modifiche quella che era una riforma scritta da Andrea Orlando nel 2017 e mai applicata. Nel testo depositato si prevede una sospensione nei conteggi di 18 mesi dopo il primo grado e di 12 mesi dopo l’appello.

 

[…] Eppure il viceministro Sisto fino all’ultimo ha frenato e ancora ieri mattina diceva: «Tra Forza Italia e Fratelli d’Italia c’è una dialettica, ma alla fine la quadra la troviamo sempre». […]

VIGNETTA DI NATANGELO SULLA SEPARAZIONE TRA GIORGIA MELONI E ANDREA GIAMBRUNOfrancesco paolo sistopier silvio marina berlusconi e marta fascina ai funerali di silvio berlusconiCARLO NORDIO IN VISITA AL CARCERE DI TORINO

 

ABBRACCIO TRA LICIA RONZULLI E ANTONIO TAJANI LICIA RONZULLI ANTONIO TAJANI

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)