DIAMO I NUMERI - PER L’AGENDA DEI MILLE GIORNI SERVIREBBE PIÙ DI UN DECRETO AL GIORNO: IL PAROLAIO DI FIRENZE SFIDA LA MATEMATICA (E PURE LA LOGICA)

Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)

 

RENZI E BOSCHI RENZI E BOSCHI

Chissà cosa ne pensa Angela Merkel. L’impressione è che il tradizionale scetticismo tedesco, a proposito dell’ “italica” capacità di attuare le riforme, di fronte a certi numeri potrebbe moltiplicarsi all’infinito. Nella presentazione del programma dei “mille giorni”, effettuata ieri dal premier Matteo Renzi con il solito profluvio di parole enfatiche, c’è una cifra a dir poco utopistica. Di fatto, pur senza dirlo apertamente, il governo ha fatto capire di voler attuare una media di 0,7 decreti al giorno fino all’estate del 2017.

 

Tabella di marcia possibile? Il fatto è che ieri l’esecutivo ha fornito cifre la cui combinazione finale sarebbe proprio questa. A snocciolare i numeri, in particolare, è stata la ministra per le riforme, Maria Elena Boschi, che ha ricordato come il governo Renzi abbia ereditato al momento dell’insediamento ben 889 decreti dell’era Monti-Letta. Ebbene, a sentire la Boschi l’attuale esecutivo sarebbe riuscito a ridurre questo arretrato a 528 provvedimenti. Questo significa che per la ministra il governo avrebbe attuato 361 decreti in 6 mesi dall’insediamento, che in media fanno due decreti al giorno, festivi compresi. Roba da fantascienza.

RENZI E MONTI A PALAZZO VECCHIO RENZI E MONTI A PALAZZO VECCHIO

 

LA PROSPETTIVA

Ma c’è di più, perché la stessa Boschi ha chiarito che attualmente, tra ereditati e decreti prodotti dal governo Renzi, rimane da attuare una mole di 699 provvedimenti. Che spalmati sui “mille giorni”, presentati ieri dall’ex sindaco di Firenze in pompa magna, comporterebbero una media giornaliera di attuazione di 0,7 decreti. Meno fantascienza di prima, ma pur sempre fantascienza.

 

Anche perché nel frattempo è presumibile che si aggiungeranno nuovi decreti del governo da attuare. Insomma, si potrebbe arrivare a una media superiore a un decreto al giorno. Naturalmente Renzi ha chiesto ieri di essere giudicato nel maggio del 2017, quando il percorso dovrebbe terminare. Ma è chiaro che siamo di fronte a cifre che come minimo suscitano un legittimo scetticismo.

letta letta

 

Tra l’altro gli annunci di ieri sono stati accompagnati dalla presentazione di un sito internet (passodopopasso.italia.it) nel quale il governo aggiornerà sullo stato di avanzamento delle riforme. In esso si legge che “mille giorni sono il tempo che ci diamo per rendere l’Italia più semplice, più coraggiosa, più competitiva. Dunque più bella”.

 

Subito dopo l’esecutivo Renzi usa il solito linguaggio enfatico-retorico: “Il nostro governo è nato per fare quello che per troppo tempo è stato solo discusso o rinviato. Ma siamo qui per questo. Una sfida difficile, come solo le sfide affascinanti possono esserlo. Questa è la nostra sfida e noi l’affrontiamo con il coraggio e la leggerezza di chi sa che l’Italia è più grande delle resistenze dei piccoli centri di potere”.

 

RENZI E LETTARENZI E LETTA

Per non parlare del finale della presentazione del sito: “La certezza della forza di questo paese, dei suoi piccoli imprenditori e delle sue maestre elementari, dei suoi ingegneri e dei suoi artisti, dei suoi studenti e dei suoi nonni è per noi un caposaldo irrinunciabile”.

 

GLI SCOGLI

Di certo nei prossimi mesi non mancheranno le cose da fare, con annessi ostacoli. La carne al fuoco, almeno a livello teorico, è tanta. Dai cantieri dello sblocca-Italia alla riforma della pubblica amministrazione, dal nuovo Senato alla riforma della giustizia (a partire da quella civile). Dare un filo logico a tutto questo bendidio non sarà facile, soprattutto se già ora il fardello di decreti di attuare ha toccato quota 699 provvedimenti.

Palazzo ChigiPalazzo Chigi

 

Nessuno mette in dubbio la necessità di affrontare con decisione tutti questi argomenti, ma forse dire che lo si può fare in mille giorni è un po’ esagerato, soprattutto visti i precedenti non proprio lusinghieri che hanno contraddistinto il cammino dei governi precedenti. Per non parlare di quelle riforme richiamate nel piano dei mille giorni di cui si parla da decenni. Una su tutte? I famosi “costi standard” nella sanità e negli altri appalti pubblici, ovvero quei parametri virtuosi di spesa che dovrebbero essere utilizzati su tutto il territorio nazionale per risparmiare sulle forniture. Nessuno ne ha ancora visto traccia.

Maria elena boschi piadinaMaria elena boschi piadina

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