guidi renzi boschi

1. CON LE DIMISSIONI-LAMPO DI FEDERICA GUIDI, RENZI HA TENTATO DI PROTEGGERE MARIA ELENA BOSCHI, FINITA NELLE INTERCETTAZIONI E NEL TRITACARNE DELL’INCHIESTA DI POTENZA 2. LA COCCA DEL CAZZARO SCARICA COME SPAZZATURA LA GUIDI: “NON SAPEVO CHE AVESSE UN COMPAGNO. NE' CI AVEVA DETTO CHE LUI AVESSE INTERESSI NELL’AMBITO DEL SUO MINISTERO” 3. ALLA FINE, L'UNICO A DIFENDERE LA GUIDI È STATO BERLUSCONI: DEL RESTO, IL MINISTERO DELLO SVILUPPO ERA L'ULTIMO FRAMMENTO DI QUEL CHE FU IL VECCHIO PATTO DEL NAZARENO

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

Federica Guidi - Renzi - BoschiFederica Guidi - Renzi - Boschi

I promotori del referendum contro le trivelle hanno trovato ieri il petrolio e Renzi doveva tentare di chiudere subito quel pozzo ai suoi avversari. Il «caso Guidi» andava risolto in poche ore per evitare che il coinvolgimento del ministro allo Sviluppo economico nell' inchiesta della Procura di Potenza fornisse carburante ai sostenitori della consultazione popolare avversata dal premier.

 

RENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHIRENZI TOCCA LA SCHIENA DELLA BOSCHI

E non c'è dubbio che l'intreccio accusatorio in cui viene chiamato in causa l'Eni, dentro un contesto che richiama a un comitato d' affari prossimo al governo e che evoca il conflitto di interessi a Palazzo Chigi, contribuirà comunque ad alzare il quorum nelle urne il 17 aprile.

 

La scelta di Renzi era inevitabile, il suo colloquio dagli Stati Uniti con il ministro - preceduto da una telefonata a Mattarella - è servito solo a offrire una via d'uscita dignitosa alla Guidi, impedendo che la vertenza si protraesse a danno del governo. Così il fattore referendario è stato depotenziato, non annullato.

renzi boschirenzi boschi

 

Ma così Renzi ha potuto anche separare il destino della Guidi da quello della Boschi, finita nelle intercettazioni e nel successivo tritacarne «solo per aver svolto il mio lavoro da ministro», ha detto quando ha saputo dell' inchiesta. La raccontano incredula e stizzita: «Non sapevo nemmeno che avesse un compagno. E tantomeno ci aveva informato che lui avesse interessi nell' ambito del suo stesso ministero».

 

FEDERICA GUIDI E MARIA ELENA BOSCHIFEDERICA GUIDI E MARIA ELENA BOSCHI

Ma nel gioco della politica vale per tutti il «non poteva non sapere», e nel rapporto con l' opinione pubblica non è facile spiegare che ogni emendamento di ogni provvedimento passa dal titolare dei Rapporti con il Parlamento prima di essere presentato al vaglio delle Camere. Per dolo, colpa o semplice omissione, la Boschi è finita sul banco degli imputati, additata dalle opposizioni.

 

Perciò Renzi è dovuto intervenire e chiudere il rapporto con la Guidi nel governo. Lui che nei Consigli dei ministri era solito scherzare con i suoi colleghi - «Se vi arrivasse un avviso sapete che fare di quel foglio» - ha separato il garantismo da una vicenda giudiziaria in cui in molti hanno palesato tratti di ingenuità clamorosa, visto l' uso disinvolto del telefono. La Guidi doveva dimettersi.

 

Federica Guidi -  BoschiFederica Guidi - Boschi

E prima del tg delle venti. Ogni giorno in più al dicastero sarebbero valsi almeno un paio di punti percentuali di cittadini pronti a far la fila alle urne per il referendum contro le trivelle (e contro Renzi). La Guidi doveva lasciare. E in prime-time televisivo.

 

Se non l' avesse fatto sarebbe forse saltata l'agenda dei lavori alla Camera, perché grillini e leghisti, insieme alla sinistra radicale, erano pronti a presentare la mozione di sfiducia proprio in concomitanza del voto conclusivo di Montecitorio sulle riforme istituzionali. E oltre al titolare dello Sviluppo economico sarebbe stata chiamata in causa anche la Boschi.

GUIDI GEMELLI GUIDI GEMELLI

 

Il premier non poteva (né voleva) difendere la Guidi. Alla fine, l'unico a farlo è stato Berlusconi, che si è scagliato contro l' uso delle intercettazioni, «vero vulnus della democrazia»: sarà stato per i suoi rapporti con il padre dell' ormai ex ministro o perché proprio lo Sviluppo economico era l' ultimo frammento di quel che fu il vecchio patto del Nazareno.

 

In ogni caso il leader di Forza Italia ha preso le sue parti. Per Renzi invece la mossa era obbligata. Il ministro senza partito doveva dimettersi per evitare che un partito, il Pd, subisse ulteriori danni d'immagine: da Buzzi a Odevaine sono tutti soci sostenitori del Movimento 5 Stelle. E con l' approssimarsi delle Amministrative bastano i guai di Roma e di Napoli, di Torino e di Bologna.

 

GUIDI - MADIA - BOSCHIGUIDI - MADIA - BOSCHI

Mentre il premier dava il benservito alla Guidi dagli Stati Uniti, a Roma i democrat «tendenza Renzi» discutevano dell' inchiesta mettendo insieme i tasselli della vicenda - l' Eni, il referendum, il governo - e giungendo alle stesse conclusioni di chi li aveva preceduti anni orsono nella gestione di Palazzo Chigi.

 

TRIVELLA TUA SORELLATRIVELLA TUA SORELLA

Percepivano insomma «uno strano e minaccioso ticchettio», che il procuratore nazionale Antimafia Roberti provvedeva pubblicamente a silenziare, parlando del lavoro dei magistrati di Potenza: «Questa non è giustizia a orologeria. Dispiace invece rilevare che per risparmiare denaro ci si riduca ad avvelenare un territorio con meccanismi truffaldini». Altro petrolio per i sostenitori del referendum contro le trivelle. La testa della Guidi forse non basterà a Renzi per chiudere il pozzo dei suoi avversari. Che stanno anche nel suo partito.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa sergio mattarella

FLASH! – PER SOSTENERE I FRATELLINI D’ITALIA CIRIELLI E SANGIULIANO ALLE REGIONALI CAMPANE, SI È SCOMODATO PERSINO IL PRESIDENTE DEL SENATO, IGNAZIO LA RUSSA – CHE LA SECONDA CARICA DELLO STATO FACCIA CAMPAGNA ELETTORALE, FOTTENDOSENE DEL SUO RUOLO ISTITUZIONALE,  NON AVRÀ FATTO PIACERE PER NULLA A SERGIO MATTARELLA – D’ALTRONDE, IL PRESIDENTE LEGHISTA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI, LORENZO FONTANA, NON CI PENSA ASSOLUTAMENTE DI SCAPICOLLARSI IN VENETO A SUPPORTO DEL CANDIDATO DEL CARROCCIO, ALBERTO STEFANI…

emanuele filberto di savoia - consulta dei senatori del regno

MONARCHIA UNICA VIA! – SABATO PROSSIMO A PALAZZO BORGHESE DI FIRENZE SI RIUNISCE QUEL CHE RESTA DEI MONARCHICI DE’ NOANTRI, PER LA SERATA DI GALA DELL’ORGANIZZAZIONE “CONSULTA DEI SENATORI DEL REGNO”. OSPITE D’ONORE “SUA ALTEZZA REALE” EMANUELE FILIBERTO DI SAVOIA – NELL’INVITO SONO BEN EVIDENZIALE LE “NOTE DI ETICHETTA”: “È CONSUETUDINE FARE L'INCHINO (C.D. CURTSY) AD UN'ALTEZZA REALE, DINANZI ALLA SUA PERSONA”, “NON È CONSUETUDINE (POICHÉ NON ELEGANTE) UTILIZZARE COSTANTEMENTE I TELEFONI CELLULARI” – AGLI UOMINI È “RICHIESTO IL COSIDDETTO ‘WHITE TIE-CRAVATTA BIANCA’ VALE A DIRE IL ‘FRAC’”. E PER LE DONNE? "È D’UOPO L’ABITO LUNGO. NON SONO AMMESSI..."

camille cheneaux mieli mario draghi

FLASH! - DALLO SPORT ALLA POLITICA, IL PASSO È BREVE. DOPO L’EX LANCIATRICE DI MARTELLO SILVIA SALIS, UN’ALTRA EX ATLETA SALE ALLA RIBALTA, L’ITALO-SVIZZERA CAMILLE CHENAUX - DOTATA DI UN DOTTORATO DI RICERCA IN RELAZIONI INTERNAZIONALI, LA NEO-POLITOLOGA HA STREGATO PAOLINO MIELI CHE A OTTOBRE HA PRESENTATO A ROMA IL SUO LIBRO: "CRISI DELLO STATO-NAZIONE E POPULISMI EUROPEI" - IERI È STATA LA VOLTA DI MARIOPIO DRAGHI, PREMIATO ALLA FONDAZIONE PRIMOLI, DI CONOSCERE LA FATALE CAMILLE… - VIDEO

2025croserossa croce rossa

CAFONALISSIMO DELLE “CROCEROSSINE” – CHIAMATE LA CROCE VERDE: AL “CHARITY GALA DINNER” CONTRO LA VIOLENZA DI GENERE (QUALE?), ORGANIZZATO DALLA CROCE ROSSA, SFILA LA "VIA TRUCIS" DI ROMA GODONA: LA FATALE MARIA ELENA BOSCHI CON ROSSETTO-SANGUE, IN COMPAGNIA DI UN UOMO MISTERIOSO (“È SOLO UN AMICO”), LAURA RAVETTO SMALTATA COME UNA VASCA DA BAGNO, CLAUDIA GERINI IN VERSIONE PIERROT (TRUCCO PALLIDO E OCCHIO SPERDUTO), SIMONA BRANCHETTI IRRICONOSCIBILE. E POI OVVIAMENTE LA PREZZEMOLONA DELLE FESTE ROMANE, CIOCIARE E ISTITUZIONALI: CLAUDIA CONTE, CON SCOLLO PERICOLOSO, CHE SI LANCIA SUL MINISTRO NORDIO PER L’IMMANCABILE SELFIE DA AGGIUNGERE ALLA SUA COLLEZIONE - IL ''SUB-DANDY'' MOLLICONE, LA SEMPRE BOMBASTICA-MILF ELEONORA DANIELE, NICOLETTA ROMANOFF, "E-VIRA" CARBONE, MONICA SETTA, BALZARETTI-ABBAGNATO, I DUE JIMMY (GHIONE E CANGIANO)...

gianmarco mazzi teatro alla scala orchestra orchestrali

DAGOREPORT - STROMBAZZI…E MAZZI! OHIBÒ: PER IL SOTTOSEGRETARIO SANREMESE ALLA CULTURA CON DELEGA ALLA MUSICA, GIANMARCO MAZZI, “NESSUNA ORCHESTRA SINFONICA ITALIANA RISULTA AI PRIMI POSTI NEL MONDO” E L’UNICA RICONOSCIUTA “NELLA CLASSIFICA INTERNAZIONALE È LA SCALA CHE È AL 47ESIMO POSTO”. BUM, RULLO DI TAMBURI. L’EX MANAGER DI CELENTANO NON CITA A QUALE CLASSIFICA SI RIFERISCA, MA DOVREMMO AVERLA SCOPERTA NOI: PENSIAMO SI TRATTI DEL LIBRO GIAPPONESE "SEKAI NO OKESUTORA 123", PUBBLICATO NEL DICEMBRE DEL… 1994 - L’ORCHESTRA IN QUESTIONE, PERÒ, NON È L’ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA (QUELLA PAGATA DALLO STATO) BENSÌ LA FILARMONICA DELLA SCALA, OVVERO L’ASSOCIAZIONE PRIVATA FONDATA DAGLI ORCHESTRALI...

viktor orban donald trump volodymyr zelensky maria zakharova matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - TRUMP E PUTIN HANNO UN OBIETTIVO IN COMUNE: DESTABILIZZARE L’UNIONE EUROPEA - SE IL TYCOON ESENTA ORBAN DALL’EMBARGO AL PETROLIO RUSSO, DANDO UN CEFFONE A BRUXELLES, LA RUSSIA FA GUERRA IBRIDA ALL'UE E PENETRA L'ITALIA, VERO VENTRE MOLLE DELL’UNIONE, APPROFITTANDO DEI PUTINIANI DI COMPLEMENTO (PER QUESTO QUELLA ZOCCOLOVA DI MARIA ZAKHAROVA PARLA SPESSO DI FACCENDE ITALIANE) - IL PRIMO DELLA LISTA È SALVINI, CHE ALL’ESTERO NON E' VISTO COME IL CAZZARO CHE E' MA, ESSENDO VICEPREMIER, VIENE PRESO SUL SERIO QUANDO SVELENA CONTRO BRUXELLES, CONTRO KIEV E FLIRTA CON MOSCA - IL CREMLINO PUÒ CONTARE SU TANTI SIMPATIZZANTI: DA GIUSEPPE CONTE AI SINISTRELLI DI AVS, FINO A PEZZI ANTI-AMERICANI DEL PD E AI PAPPAGALLI DA TALK - ANCHE FDI E MELONI, ORA SCHIERATI CON ZELENSKY, IN PASSATO EBBERO PIÙ DI UNA SBANDATA PUTINIANA...