giovanni santone il giorno della morte di giorgiana masi

GIORGIANA MASI, 40 ANNI DOPO - PARLA PER LA PRIMA VOLTA GIOVANNI SANTONE, UNO DEI POLIZIOTTI IN BORGHESE SU CUI SI CONCENTRARONO LE POLEMICHE DOPO L'UCCISIONE DELLA RAGAZZA CON UN COLPO DI PISTOLA ALLA FINE DI UNA MANIFESTAZIONE INDETTA DAI RADICALI: ''FU FUOCO AMICO'' - SU COSSIGA: ''NON SAPEVA NIENTE, USARONO QUEL DELITTO PER ATTACCARLO. LE BRIGATE ROSSE MI PEDINARONO, ERO IN CIMA A UNA LISTA DI BERSAGLI''

 

Su ''la Repubblica'' un estratto dal libro di Concetto Vecchio " Giorgiana Masi. Indagine su un mistero italiano" (Feltrinelli). In questo capitolo parla per la prima volta Giovanni Santone, uno dei poliziotti in borghese su cui si concentrarono le polemiche dopo il delitto di Giorgiana Masi, uccisa da un colpo di pistola alla fine di una manifestazione indetta dai Radicali.

 

giovanni santone il giorno della morte di giorgiana masigiovanni santone il giorno della morte di giorgiana masi

Passarono molti mesi prima che mi decidessi a contattare Giovanni Santone, il poliziotto con la borsa Tolfa e la pistola in pugno contro cui si erano scagliati i Radicali nelle settimane e nei mesi seguenti all' uccisione di Giorgiana. Le sue foto, finite sulle pagine dei giornali, erano rapidamente assurte a simbolo della repressione attuata da Cossiga: il simbolo tout court del 12 maggio. Che ne era stato di lui? (...) Lo incontrai un venerdì di febbraio del 2016 al Gran Caffé Mazzini, a Roma. (...)

 

«Il 12 maggio finì tutto per me. Tutto!» Santone bolliva di rabbia. «E pensare che io di politica non capivo niente. La sera prima mi dissero che mi sarei dovuto aggregare alla Digos, che avrebbe prestato servizio a margine della manifestazione dei Radicali. Me lo chiese il mio dirigente, Alfredo Balassone, il capo della sezione antirapine, la sesta sezione della questura di Roma.

 

Scelsero me e altri due o tre. "Fatti trovare là, all' una", fu l' ordine. Mi ritrovai assegnato alla sezione politica diretta da Umberto Improta senza avere chiaro cosa dovessi fare. Abitavo al Pigneto, presi l' autobus, e intorno a mezzogiorno mi recai in centro». Fece una pausa, come per pesare il suo resoconto. «Guardi che quelli erano dirigenti di polizia eccezionali, sbirri veri, oggi è facile fare le inchieste con tutta questa tecnologia. Prima dei computer senza intelligenza investigativa eri perso. Serviva una tenacia spaventosa, la capacità di consumare le suole delle scarpe».

 

Sì, ma perché eravate in borghese?, provai a frenare la sua digressione.

giorgiana masigiorgiana masi

«Ma io non lavoravo con la divisa! Camilla Cederna scrisse un lungo articolo per denunciare che eravamo degli infiltrati tra i manifestanti, una fesseria colossale. Eravamo guardie di pubblica sicurezza e come tali non obbligati alla divisa». Lo guardai con diffidenza. «Mi creda,» disse Santone. Venne montato ad arte uno scandalo inesistente».

 

Eravamo arrivati al centro della nostra chiacchierata. Insistetti: allora perché fecero così scandalo quelle presenze in borghese? Perché Santone venne descritto da tutti come un poliziotto travestito da extraparlamentare? Si alzò di scatto in mezzo alla sala. Gli altri avventori lo guardarono incuriositi.

 

 

«Mi vede? Ho più di 60 anni e vesto sportivo. Porto i jeans. Un maglioncino sotto la giacca. Proprio come allora. Mai messa una cravatta in vita mia. Ero un ragazzo che seguiva la moda del momento. Come avrei dovuto vestirmi? La borsa Tolfa, su cui ricamarono all' infinito, mi serviva come portasigarette - fumavo due pacchetti al giorno - e per infilarci la carta igienica, i gettoni, il portafoglio.» Si sedette infervorato, passandosi la mano tra i capelli. Aveva detto, parola più parola meno, le stesse cose del prefetto Parlato nell' intervista a Repubblica del maggio 1977. Un discorso teso a minimizzare, difensivo.

la morte di giorgiana masila morte di giorgiana masi

 

Si fece grave: «Se la presero con Cossiga, ma sbagliarono. Cossiga fu il più grande ministro dell' Interno di sempre, non ha nessuna responsabilità per l' ordine pubblico di quel giorno. Non sapeva niente».

 

Poi, con studiato calcolo, buttò lì: «Giorgiana fu uccisa dal fuoco amico ». «Fuoco amico», vergai sul mio taccuino. (...) Santone seguitava a raccontare. «Dopo il 12 maggio mi ritrovai ogni giorno sui giornali. A un certo punto Pannella fece tappezzare i muri di Roma con dei manifesti con la mia foto e la scritta "Disarmiamoli con la non violenza". La sera tornavo a casa e mi fermavo basito a guardare quei poster.

 

 

Mi chiamò allarmato mio cugino, che studiava all' università di Bologna: aveva partecipato a un' assemblea nella quale avevano proposto di spararmi. Ricevevo telefonate minatorie in ufficio. Era quasi sempre una donna, mi dava del "pezzo di merda", io le rispondevo "ti aspetto qua fuori, puttana!", poi mettevo giù e mi prendeva una gran paura. Mi chiamò il mio dirigente, Giovanni Carnevale, e mi informò che mi trasferivano per motivi di sicurezza a Napoli, in un ufficio del ministero. Ma dopo pochi giorni si accorsero che a Napoli spadroneggiavano i Nuclei Armati Proletari, allora mi fecero tornare indietro. "Devi andare a Isernia", disse Carnevale. "A fare cosa?" gli chiesi.

 

12 maggio 77 la morte di giorgiana masi12 maggio 77 la morte di giorgiana masi

"Lavorerai allo spaccio della questura." Non volevo crederci. Mi ribellai. Invece davvero mi seppellirono a Isernia, a fare il salumiere. Presi le mie cose e andai. Roma non era più un posto sicuro per me. Ho viva la mortificazione di quel trasferimento. I colleghi mi trattavano con fastidio, mi sentivo un lebbroso. Avevo dentro di me una spaventosa voglia di vita e invece ora affettavo panini dietro a un bancone di una caserma di provincia. Di cosa ero colpevole? Non c' entravo con il delitto di Giorgiana, avevo solo fatto il mio dovere, eseguendo un ordine. Nel tempo libero rimanevo disteso sul letto con un fascio di giornali che parlavano di me.

 

FRANCESCO COSSIGA FRANCESCO COSSIGA

Piangevo. Il sabato prendevo la macchina e tornavo tra mille precauzioni a Roma, per stare con mia moglie, viveva a Torre Spaccata: era nato mio figlio. Volevo sentirmi vivo almeno nel weekend, ma una mattina mi intimarono di non farlo più. In un covo delle Brigate Rosse avevano rinvenuto una mia foto nella quale tenevo in braccio il bambino. Mi si gelò il sangue. Mi avevano pedinato. Ero finito in cima a una lista di bersagli. Oramai fumavo ottanta sigarette al giorno, quando uscivo mi guardavo in giro in continuazione. Mi avrebbero scovato e ucciso, era solo questione di tempo».

 

Questa quindi era la storia del poliziotto Santone che per quattro decenni era stato soltanto una fotografia.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...