calenda giletti

GROVIGLIO CAMPIDOGLIO - A DESTRA PENSANO A GILETTI, A SINISTRA SOGNANO SASSOLI E TEMONO CALENDA, I GRILLINI SI RITROVANO UNA RAGGI CHE NON MOLLA: IL BORDELLO È TOTALE - NELL'AREA PD SI AGITANO MORASSUT, BRAY, MA CI SONO ANCHE CAUDO, CIACCHERI, ZEVI, CIRINNÀ, DALL'ALTRA PARTE IL VERTICE SALVINI-MELONI-TAJANI NON HA SCIOLTO I NODI. CI SONO CREMONESI E REGINA, MA IL GIORNALISTA DI ''NON È L'ARENA'' POTREBBE…

 

 

1. GROVIGLIO CAMPIDOGLIO IL PD A CACCIA DI UN BIG, LE PRESSIONI SU SASSOLI PER EVITARE LE PRIMARIE

Fabrizio Roncone per il ''Corriere della Sera''

 

CARLO CALENDA

Regola numero uno: accettare gli inviti a cena. Regola numero due: prendere appunti mentali. Tutti, l'altra sera, a cena nella casa con vista sugli angioloni di Castel Sant' Angelo, i divani rosso pompeiano, una coppia di levrieri afgani annoiati, tutti sapevamo che, prima o poi, saremmo finiti a parlare di quella roba lì. È successo tra lo sformato di zucchine e caciocavallo podolico (dimenticabile invenzione di Eddie, il cuoco filippino) e le polpette di bollito fritte (squisite, le polpette non tradiscono mai).

 

La padrona di casa chiede all'ospite d'onore del Pd: «Allora, ministro: ci confermi che sarà Sassoli il nostro futuro sindaco?». Il ministro, sguardo ambiguo: «Sassoli fa i capricci. Temo che stia pensando a un colle più alto del Campidoglio». Chiacchiere. Pettegolezzi. Colpetti di scena. Mentre a tavola - direttamente dalla pasticceria preferita da Nanni Moretti - arriva una magnifica Sacher, sul cellulare di un'amica della padrona di casa entra un whatsapp. È Carlo Calenda.

 

sassoli

«Sono gli ultimi giorni, sto decidendo se candidarmi a sindaco di Roma: tu cosa ne pensi?» (letto ad alta voce, è scattato l'applauso). Avrete capito: la corsa al Campidoglio sulle macerie di Virginia Raggi - che comunque, sfrontata e imperterrita, si ricandiderà - per noi cronisti è assai sfiziosa; per il Pd, allo stato attuale, molto ingarbugliata. Raccontarla con ordine significa partire dalle proposte di candidatura - formali e informali - avanzate nelle ultime settimane da Zingaretti. Enrico Letta: «Sei molto caro, però no, grazie». Ha declinato l'invito anche il capo della polizia, Franco Gabrielli (per molti, la soluzione ideale).

 

Massimo D'Alema, sondato con circospezione (certo D'Alema alle prese con i cinghiali che saccheggiano i cassonetti, vabbè). Piaceva tantissimo il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, ma poi tutti hanno convenuto che sarebbe stata dura, nel pieno delle note complesse trattative, dire alla Merkel che Gualtieri, abbia pazienza, non può più venire, perché l'abbiamo messo a fare il sindaco di Roma. Così un giorno Zingaretti ha pensato: chiediamolo a David Sassoli. Solo che lui risponde subito: escluso, io voglio continuare a fare il presidente del Parlamento europeo. A questo punto, cominciano e continuano - forti ancora in queste ore - pressioni varie: perché l'identikit di Sassoli, al Nazareno, davvero appare perfetto per il Campidoglio.

gay pride 2019 monica cirinna

 

Intanto, è un volto popolare, tutti lo ricordano condurre l'edizione serale del Tg1 - quando gli criticavano la cravatta, lui rispondeva sorridendo: «È la cravatta con cui ieri sera ho fatto il 30% di share» - e questo, in una campagna elettorale che partirà in grave ritardo, lo renderebbe subito presentabile anche nelle periferie romane che i big del Pd non frequentano da anni (l'ultima volta, nel 2017, come per penitenza, organizzarono una «direzione» nel circolo di Tor Bella Monaca: attesi dai tigì in diretta, alcuni dirigenti, risalendo la Casilina come fosse il Mekong, sbagliarono però strada).

 

Bettini e Zingaretti

Altri elementi a favore di Sassoli: è già stato eletto due volte a Strasburgo prendendo tir di preferenze - nel 2009, furono 405.967. E poi ha un rapporto solido con la complicata galassia grillina e con Grillo, che due settimane fa accettò il suo invito per partecipare a un forum on-line (l'idea di Zingaretti è che a Roma - nonostante la candidatura solitaria della Raggi - possa finire come con Emiliano in Puglia e Giani in Toscana, e cioè con gli elettori grillini che, per sbarrare la strada al centrodestra, poi s' accodano al candidato democratico).

 

Vi chiederete: ma allora perché Sassoli non ne vuole sapere? Risponde un altissimo dirigente dem: «Rispondo a un patto: lei deve promettermi che il mio nome non comparirà». Promesso. «David ha tre grossi problemi. Primo: l'elezione a sindaco è tutt' altro che sicura, sebbene il vento giri a nostro favore. Secondo: fare il sindaco significa guadagnare 4 mila euro netti per dodici mensilità, e cioè niente rispetto a quello che guadagna adesso». Il terzo problema? «È il più grosso. Qualcuno gli ha messo in testa che può correre per il Quirinale».

virginia raggi e giuseppe conte affacciati al balcone del campidoglio 2

 

Si tratta di fatti e circostanze che non sfuggono a Carlo Calenda - ex ministro fuoriuscito dal Pd, leader di Azione, nemico feroce dei grillini, un romano dei Parioli grintoso e spregiudicato, fanatico, ambizioso e determinato. Dicono che a Bruxelles - è anche europarlamentare - abbia parlato proprio con Sassoli, facendosi confermare la sua indisponibilità a candidarsi e intuendo, così, uno spazio politico importante per guadagnare visibilità: Calenda sa che senza un nome forte, il Pd sarebbe costretto a ricorrere alle primarie che già vengono definite dei «sette nani», come lo stesso Zingaretti ha spiegato ieri ad Antonio Polito sul Corriere (i nomi che parteciperebbero, oltre a quello della senatrice Monica Cirinnà, sono sconosciuti a gran parte dei romani: Giovanni Caudo, Amedeo Ciaccheri, Tobia Zevi).

 

amedeo ciaccheri presidente viii municipio di roma

Calenda è tentatissimo. Sta decidendo se entrare in scena; anzi, forse ha già deciso. Zingaretti sa tutto. L'appello dell'altro giorno al «senso di responsabilità dei dirigenti», era in realtà un messaggio a Sassoli, contenente un sottotesto: per noi sei il candidato ideale solo per il Campidoglio, scordati il resto (cioè il Quirinale, dove per altro guarda con ambizioni anche il potente Dario Franceschini, che certo non ha gradito l'impuntatura di Sassoli, proprio da lui convinto ad entrare in politica). Brutto groviglio.

 

tobia zevi

E adesso? Calenda manda messaggi su twitter: «Un suggerimento al @pdnetwork. Qualsiasi decisione sulla capitale d'Italia, deve avere l'obiettivo di portarla fuori dal sottosviluppo in cui versa, non stoppare candidati che non si sono candidati. Ad maiora». Cosa ci leggete? Nelle prossime ore, ne sapremo certamente di più. Intanto, girano altre voci.

 

Pare che Goffredo Bettini stia spingendo per Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant' Egidio (ma è inutile chiedere conferma a Bettini che, al solito, giurerebbe di non saperne niente, lui non decide niente, e del resto non c'entrava niente nemmeno con l'indimenticabile elezione di Ignazio Marino). Deboli le ipotesi di Roberto Morassut e Massimo Bray, numero uno della Treccani («Bray - dice Ugo Sposetti, severo - prenderebbe voti solo a Piazza Navona, forse»).

 

 

2. ROMA, IL CENTRODESTRA SPERA NELLA CARTA GILETTI E CALENDA SPIAZZA IL PD

carlo verdone riceve una targa ricordo dal presidente del terzo municipio giovanni caudo foto di bacco (1)

Mario Ajello per ''Il Messaggero''

 

La battaglia per Roma 2021 è appena cominciata ma già a destra e a sinistra si moltiplicano le preoccupazioni. C'è chi, dentro la Lega, considerando il flop della coalizione del Carroccio alle Comunali e alle Regionali dei giorni scorsi, si fa prendere da un eccessivo pessimismo: «Perderemo 5 a zero». Ossia: sconfitta a Roma, Milano, Torino, Napoli, Bologna. Ma sono sconforti poco fondati visto che ancora non esistono i nomi dei candidati al punto che, nel vuoto dei concorrenti, gira un sondaggio che dice, e di solito i sondaggi sbagliano, che la Raggi nella corsa bis prenderebbe addirittura tra il 15 e il 20 per cento: impossibile! In casa Pd, invece, la paura si chiama Carlo Calenda. Con ogni probabilità si candiderà, in autonomia e con possibilità di prendere voti sia a destra sia soprattutto a sinistra.

 

Con Zingaretti l'accordo non lo ha trovato - si sono sentiti, il capo dem è stato gelido sull'ipotesi di andare insieme anche perchè Calenda non vuole sottoporsi alle primarie - e vale poco l'apertura pro forma del Pd romano ieri: «Nessuno stop a nessuno. Azione e Calenda invitati e protagonisti della battaglia per rilanciare Roma». Un tweet di replica al tweet di Calenda che aveva scritto: «Non si possono stoppare candidati che non si sono candidati. Ad maiora». La paura che fa Calenda a sinistra è questa: ci toglie voti, ci fa rischiare di non andare al ballottaggio, può aiutare la Raggi ad arrivare seconda e poi toccherà a noi convergere su Virginia e non ai 5 stelle sostenere al secondo turno il nostro candidato dem.

 

SALVINI GILETTI

La terza debolezza nel rompicapo Roma dove per ora Salvini e Meloni cercano di andare d'accordo, ed è una dimostrazione di concordia il vertice di ieri anche con Tajani dedicato alle Comunali (ma un vertice solo per Roma, no? Continuare a trattare la Capitale come una qualsiasi città non è sbagliatissimo?), riguarda i 5 stelle. E' ripartito il tentativo di trovare un posto pesante per la Raggi - al governo - in modo di avere la via libera per lo scambio con il Pd: a voi Milano, dove si ripresenta Sala, e a Roma un candidato comune di area progressista e ben visto dai grillini (Massimo Bray o Gianrico Carofiglio?).

 

LA CACCIA

Nel centrodestra - questo il succo del vertice Salvini-Meloni-Tajani - da oggi comincia la caccia a un nome civico e trasversale, capace al secondo turno di attirare voti anche fuori dallo schieramento di partenza. Ma la ricerca, per quanto riguarda Roma, s' annuncia complicatissima. Piace, e assai, l'esponente del mondo produttivo: e Giancarlo Cremonesi ha superato Aurelio Regina nei desiderata della coalizione.

aurelio regina e la moglie carla foto di bacco

 

La carta che qualcuno pensa di giocare è quella di Massimo Giletti, amico di Salvini e apprezzato dalla Meloni, come giornalista super-pop. Avrebbe la possibilità di vincere in quanto non di partito, assai conosciuto, non assimilabile neanche lontanamente al Palazzo. Per ora siamo al livello suggestione. Ma si pensa di sondarlo. Dirà di sì Giletti, che il mese scorso aveva detto «non escludo di fare politica ma solo se riesco a incidere veramente»? Quando si parlò di una sua candidatura a Torino, lui lasciò cadere il discorso. Roma è un'altra cosa, ma il sindaco guadagna niente - e rischia molto di più - in confronto a una star tivvù. Riusciranno a convincerlo? «E' uno che buca!», è intanto il giudizio unanime.

 

ENERGIE

Per ora c'è stato l'appello di Gasparri (sul Messaggero) a che ogni partito metta a disposizione della città non come sindaco ma come energia il meglio di cui può disporre - per gli azzurri da Gianni Letta a Guido Bertolaso e allo stesso Tajani per l'interlocuzione tra Roma e l'Europa - mentre non s' è fatto il toto sindaco nell'incontro di ieri tra i leader (anche Giancarlo Giorgetti) nello studio di Salvini al Senato.

 

giancarlo cremonesi

Lì, s' è deciso il metodo: entro novembre vanno scelti insieme sui territori i nomi migliori da spendere nelle varie città. Memori dei veti incrociati che hanno bruciato alcune candidature alle precedenti elezioni, i tre leader hanno deciso di non fare bisticci. Non è però che si cerca un civico perché né Salvini né Meloni vogliono semmai attribuirsi un'eventuale sconfitta in una partita gonfia di incognite? Zingaretti ha problemi non minori. L'effetto Calenda, che potrebbe portare la Raggi ad arrivare seconda, sarebbe uno smacco anche personale per il capo del Nazareno e presidente della Regione Lazio. Mario Ajello

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI, BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…

donald trump vladimir putin benjamin netanyahu volodymyr zelensky

DAGOREPORT – TRUMP HA FINALMENTE CAPITO CHE NON POTEVA PERMETTERSI, COME È SUCCESSO A FERRAGOSTO IN ALASKA, DI FARSI PRENDERE DI NUOVO PER CULO IN MONDOVISIONE DA PUTIN - L’INCONTRO DI BUDAPEST NON POTEVA ASSOLUTAMENTE FINIRE CON UN NUOVO FALLIMENTO, MA DI FRONTE AL NIET DI MOSCA A OGNI COMPROMESSO, HA DOVUTO RINUNCIARE – ORA CI SONO DUE STRATEGIE: O RIEMPIE KIEV DI TOMAHAWK, MISSILI IN GRADO DI COLPIRE IN PROFONDITÀ LA RUSSIA, OPPURE SCEGLIE LA STRADA MORBIDA CHE VERRÀ LANCIATA DOMANI DAL CONSIGLIO EUROPEO (L’INVIO A KIEV DI 25 BATTERIE DI MISSILI PATRIOT) – L’INNER CIRCLE “MAGA” LO PRESSA: “L’UCRAINA? LASCIA CHE SE NE OCCUPI L’UE” –  IN USA MONTA L’ONDATA DI SDEGNO PER LA SALA DA BALLO ALLA CASA BIANCA - LA STRIGLIATA A NETANYAHU DEL TRIO VANCE-WITKOFF-KUSHNER… - VIDEO

niaf francesco rocca daniela santanche arianna meloni claudia conte zampolli peronaci

DAGOREPORT: METTI UNA SERA A CENA…I FRATELLI D’AMERICA! -SEMBRAVA DI ESSERE IN UN FILM DEI VANZINA AL GRAN GALA DEL NIAF, 2180 INVITATI, 218 TAVOLI DA 150MILA DOLLARI OGNUNO, OCCUPATI DAI BOSS DELLE PARTECIPATE DI "PA-FAZZO CHIGI" (DONNARUMMA, CATTANEO, FOLGIERO, ETC.), JOHN ELKANN CHE HA TRASFORMATO IL GIARDINO DELL'AMBASCIATA IN UN AUTOSALONE (TRA MASERATI E FERRARI, TRONEGGIAVA UN TRATTORE!), FINANZIERI VARI E DE LAURENTIIS, IL GOVERNATORE ROCCA E SANTANCHÉ - CAUSA SHUTDOWN DEL GOVERNO USA, NON C'ERA ALCUN TIRAPIEDI DI TRUMP: DELUSI COLORO CHE SOGNAVANO, ATTRAVERSANDO L'ATLANTICO, DI BANCHETTARE CON SUA MAESTÀ "THE DONALD" E LA SUA "RAGAZZA PONPON" GIORGIA MELONI - QUELLI DEL NIAF HANNO "COPERTO" IL BUCO DELLE AUGUSTE PRESENZE INVITANDO ARIANNA MELONI, UNICO SEGRETARIO POLITICO PRESENTE, CHE HA COSÌ RICEVUTO IL SUO BATTESIMO NELL'AGONE INTERNAZIONALE - NON POTEVA MANCARE L’ONNIPRESENTE CLAUDIA CONTE CHE SI È FATTA RITRARRE INSIEME ALL’AMBASCIATORE PERONACI, GIA’ CONSIGLIERE DIPLOMATICO DI PIANTEDOSI, E A QUEL MARPIONE DI PAOLO ZAMPOLLI, INVIATO SPECIALE DI TRUMP - LA PASTA SCOTTA E L’ESIBIZIONE DEL PREZZEMOLONE BOCELLI - VIDEO

matteo salvini alberto stefani luca zaia

DAGOREPORT - LUCA ZAIA MINACCIAVA DI DIVENTARE UN SERIO “PROBLEMA” PER MATTEO SALVINI E FORSE LO SARÀ: NON POTENDO IL “DOGE”, PER ORDINE DI SALVINI IN COMBUTTA CON MELONI, GUIDARE UNA LISTA A SUO NOME, UNA VOLTA SBATTUTO A CAPOLISTA IL SUO ENTUSIASMO POTREBBE SCEMARE E LA LEGA IN VENETO CORRE IL RISCHIO DI UN SORPASSO DI FRATELLI D'ITALIA - EVENTUALITA' CHE METTEREBBE DI NUOVO IN DISCUSSIONE LA LEADERSHIP DEL "CAPITONE" - I RAS LOCALI HANNO CRITICATO PER ANNI SALVINI, SENZA MAI AVERE IL CORAGGIO DI SFIDUCIARLO. QUESTA VOLTA, TRA UN VANNACCI CHE SI PRENDE I PIENI POTERI NEL PARTITO E I MALUMORI PER LA "CESSIONE" DELLA LOMBARDIA A FDI, UN FLOP IN VENETO POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO - SE SALVINI NON RIDE IN VENETO, ELLY SCHLEIN POTREBBE PIANGERE IN CAMPANIA: IL GRILLONZO ROBERTO FICO NON ENTUSIASMA E FA INCAZZARE DE LUCA CON LE SUE LEZIONCINE ETICHE SUI CANDIDATI. TANT'E' CHE TRA I FEDELISSIMI DI DON VICIENZO È PARTITO IL FUGGI FUGGI VERSO LE SIRENE DELLA DESTRA DI POTERE...