mario draghi concessioni balneari

JENA: “IN UCRAINA C’È LA GUERRA E IN ITALIA IL GOVERNO RISCHIA DI CADERE SUI BALNEARI. NON CI RESTA CHE PIANGERE” – LA FURIA DI DRAGHI CONTRO FORZA ITALIA E LEGA: PRIMA LO SFOGO CON L’AZZURRO BARELLI E POI L’AFFONDO IN CONSIGLIO DEI MINISTRI PER ISOLARE SALVINI - LA LEGA SI SPACCA. I MINISTRI DEL CARROCCIO NON SEGUONO IL LORO SEGRETARIO E DICONO SI’ ALLA QUESTIONE DI FIDUCIA – IN FORZA ITALIA LA GELMINI PROVA A MEDIARE: OGGI ALLA CONVENTION DI FORZA ITALIA TIRA ARIA DI RESA DEI CONTI...

Jena per la Stampa

MATTEO SALVINI MARIO DRAGHI

In Ucraina c’è la guerra e in Italia il governo rischia di cadere sui balneari. Non ci resta che piangere

 

LA FURIA DI DRAGHI

ILARIO LOMBARDO FRANCESCO OLIVO  per la Stampa

 

La convocazione arriva improvvisa: «Consiglio dei ministri straordinario alle 18». Sulla chat dei ministri nessuno ne sa niente, «cosa vorrà dirci Draghi?». Uno dei pochi che avrebbe potuto rispondere alla domanda è Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera: il premier è pronto a minacciare la crisi se non si risolve la questione dei balneari.

 

Finita la seduta a Montecitorio Draghi avvicina Barelli, i due si conoscono per aver condotto la complicata trattativa sul catasto, finita con un accordo che stavolta sembra lontano. La mattinata tutto sommato è andata più liscia del previsto, ma il presidente del Consiglio ha un altro cruccio che riversa all'interlocutore: «Sono molto preoccupato per il ddl Concorrenza, sono trascorsi mesi e non si è risolto niente».

 

DRAGHI SALVINI

La conversazione comincia in Aula, ma si forma un capannello e allora Barelli e Draghi si isolano e continuano a parlare, prima nelle stanze del governo dietro al Transatlantico e poi nell'ascensore che porta al piano sotterraneo che conduce a Palazzo Chigi. Il dirigente berlusconiano, sebbene non segua direttamente il dossier dei balneari (l'imbuto si è creato al Senato) tenta di rassicurare il premier: «Le soluzioni si sono sempre trovate e si troveranno anche stavolta, serve buona volontà, ma è importante che ce la mettano tutti». Sottinteso, anche il governo. Parole che Draghi ascolta con attenzione, ma che non bastano a rassicurarlo, tanto che dopo qualche ora arriva la convocazione del Consiglio dei ministri.

mario draghi al forum verso sud 1

 

Che fosse una giornata complicata tra governo e maggioranza, specie con i partiti del centrodestra, lo si poteva immaginare già di prima mattina. Alle 8 a Palazzo Chigi va in scena un incontro, tra i relatori del ddl Concorrenza (Paolo Ripamonti e Stefano Collina), gli esponenti del governo (i ministri Massimo Garavaglia, Federico D'Incà, la sottosegretaria Caterina Bini e il viceministro Gilberto Pichetto) e il sotto segretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. La proposta leghista di spostare le gare per le spiagge al 31 dicembre e di aumentare gli indennizzi per i concessionari uscenti viene respinta: «Sarebbe una spesa enorme per lo Stato», dice Garofoli. Lo stallo è certificato e le posizioni si radicalizzano. Il governo chiede che la commissione industria del Senato cominci a votare le parti meno controverse del ddl concorrenza, lasciando per ultima la questione dei balneari in attesa di un accordo. Una proposta respinta dal centrodestra.

 

concessioni balneari

La tensione sale quando Anna Maria Bernini e Massimiliano Romeo, i capigruppo di Forza Italia e Lega in Senato, diffondono una nota: «Sul tema delle concessioni balneari sono necessari ulteriori approfondimenti per arrivare a un testo condivisibile e quindi condiviso». Uno stop che irrita il presidente del Consiglio che a quel punto convoca i ministri, in forma urgente. Ai colleghi Garavaglia racconta che nel corso della mattinata aveva avvisato Massimiliano Romeo, il capogruppo della Lega (il suo partito), «Draghi si è stufato», chiedendo di abbassare la tensione. Un consiglio che rimane inascoltato.

concessioni balneari

Il treno ormai è in corsa e il premier non ha intenzione di fermarlo. Anzi, sceglie di drammatizzare. Quando si trova i ministri davanti, saluta, apre la seduta e si limita a leggere freddamente un testo, il cui senso è: si trovi un accordo in commissione industria, oppure il governo metterà la fiducia sul testo base del 3 dicembre, che gran parte della Lega e delle associazioni di categoria ritiene inaccettabile.

 

Draghi indica anche una scadenza precisa: 31 maggio. Ci sono dieci giorni per trovare un accordo, poi se le cose dovessero andar male, un minuto dopo il premier sarebbe pronto a salire al Colle. Lo stesso ministro del Turismo interviene per fotografare la situazione. Il ricorso alla fiducia va approvato dai membri del governo e nessuno fa obiezioni, nemmeno il capodelegazione Giancarlo Giorgetti si mette di traverso.

 

MARIASTELLA GELMINI

Si apre così un nuovo fronte nel Carroccio che poi è sempre lo stesso: da una parte i ministri e dall'altra Matteo Salvini. Il segretario pur evitando gli ultimatum utilizzati nel corso della trattativa sul catasto, quando arrivò a minacciare apertamente la crisi, non può cedere sui balneari, non solo per la pressione delle associazioni (che la Lega ha rappresentato da sempre), ma anche per la costante minaccia rappresentata da Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia, infatti, è pronta a utilizzare l'argomento in una campagna elettorale nella quale ha messo la Lega nel mirino. Salvini avrebbe quindi bisogno di una sponda da Palazzo Chigi, ma stavolta rimane isolato. Nemmeno i suoi ministri lo seguono.

 

Una situazione non diversa da quella vissuta da Forza Italia. Da una parte Maurizio Gasparri e Anna Maria Bernini danno battaglia al Senato, dall'altra, Maria Stella Gelmini dice: «Bene aver ascoltato le categorie, bene aver accolto diverse proposte dei balneari, ma ora bisogna correre per rispettare gli impegni del Pnrr». Oggi si apre a Napoli la convention di Forza Italia, l'aria da resa dei conti interna rischia di far passare in secondo piano quello che doveva essere l'evento: il ritorno di Silvio Berlusconi sotto al Vesuvio.

MARIA STELLA GELMINI concessioni balneariconcessioni balneari

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."