LE “LARGHE INTESE” CHE CONTANO, PER L’ITALIA, SONO QUELLE CRUCCHE - PER FORMARE IL GOVERNO, LA MERKEL PIEGA LA SPD ALLA LINEA DURA SU EUROBOND E DEBITO - ATTACCO A DRAGHI

Andrea Tarquini per "La Repubblica"

Cresce la tensione politica nella prima potenza europea. Una scelta contro gli eurobond auspicati da Parigi, Roma e Madrid sembra concordata come conditio sine qua non
della nascita di una grosse Koalition. In cambio del sì alla linea dura di Angela Merkel in politica europea, la Spd ottiene il salario minimo e la doppia cittadinanza per i migranti. Ma i prossimi giorni di trattativa saranno difficilissimi: dal 12 al 16 dicembre, quando l'accordo di coalizione sarà pronto, si terrà la consultazione interna nel Partito socialdemocratico.

Un "no" della base alle larghe intese con la Cancelliera getterebbe la Germania e l'Europa intera nell'incertezza d'un vuoto di potere a Berlino. Le tensioni si esprimono anche in nuovi, duri attacchi a Mario Draghi: con la sua politica di tassi bassi, scrivevano ieri unanimi i maggiori media - da Welt am Sonntag alla Frankfurter - il governatore della Banca centrale europea manda in rovina le speranze di guadagno dei risparmiatori tedeschi.

Atmosfera pesante a Berlino ma anche tra Berlino e l'Europa. L'accordo bipartisan sul no agli eurobond è stato annunciato dal capogruppo parlamentare democristiano, Volker Kauder, in un'intervista a Bild am Sonntag. «Nella politica europea è stato già chiarito al tavolo che la Cancelliera potrà proseguire la sua politica. Cioè niente eurobond, niente messa in comune dei debiti sovrani dei singoli Stati membri dell'eurozona».

È una concessione di prima importanza, scelta ignorando i partiti amici di sinistra europei, quella che la Spd dà ad Angela Merkel. Ma con la base in rivolta dopo il pessimo risultato elettorale del 22 settembre, il leader socialdemocratico Sigmar Gabriel vede la priorità in successi nella politica sociale e interna e nell'integrazione dei migranti. Verrà dunque il salario minimo garantito di 8,50 euro l'ora, e verrà il diritto alla doppia cittadinanza. «Io non firmerò un accordo di governo in cui non siano scritti questi punti», aveva detto Gabriel nel suo discorso di chiusura del congresso Spd a Lipsia.

Merkel ha subito colto la palla al balzo accettando. In cambio del no agli eurobond, appunto. La scelta del vertice Spd contraddice le richieste del presidente dell'Europarlamento Martin Schulz, per «una Germania forte che aiuti i deboli a rafforzarsi».

Difficoltà di negoziato e rischi di un suo fallimento comunque restano da non sottovalutare. La Cdu-Csu è irritata dal segnale del congresso di Lipsia alla Linke (sinistra radicale), di accordi possibili dalle prossime elezioni politiche (2017), lo sdoganamento dei postcomunisti definito «una bomba a orologeria » da Der Spiegel.

Nel vertice Spd, intanto, cresce il timore di un no dei militanti alla grosse Koalition. «Temo molto che il vertice concluda un accordo con Merkel e la base poi lo sconfessi », dice alla
Frankfurter, Michael Roth, leader socialdemocratico in Assia. Per Hans-Peter Bartels, capo del partito a Kiel, il referendum tra militanti sul sì o no alle larghe intese «è un potenziale karakiri: se vince il no sarebbe pericoloso non solo per il partito ma per il Paese». Negoziati tra Merkel e i Verdi, o nuove elezioni sarebbero un rischio per l'Europa intera. Anche su questo sfondo, aumenta l'ostilità contro la politica di Draghi. Tra lui e il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, il gelo è secondo gli osservatori a un
punto di non ritorno.

 

ANGELA MERKEL E IL TELEFONINO ANGELA MERKEL A DACHAU jpegil presidente dell eurogruppo juncker a destra in una rara foto con mario draghi e mario monti aspx schulz martin official portrait Draghi e Schaeuble

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”