conte di maio salvini

“CONTE NON HA PIÙ LA MIA FIDUCIA” - SALVINI VA ALLO SCONTRO CON IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E LA LEGA TIENE DURO: “SIRI NON SI DIMETTE” - MERCOLEDÌ C’E’ IL CONSIGLIO DEI MINISTRI PER LA REVOCA DELL’INCARICO E SI RISCHIA L’ARMAGEDDON CON IL CARROCCIO PRONTO A DISERTARE LA RIUNIONE - SALVINI ORA PENSA A UN CAMBIO: DIROTTARE CONTE ALLA FARNESINA - MA DOPO LE EUROPEE PUO’ SUCCEDERE TUTTO ANCHE PERCHE’ IL 30 MAGGIO ARRIVA LA…

1 - SALVINI DÀ LO SFRATTO AL PREMIER "CONTE NON HA PIÙ LA MIA FIDUCIA"

Carmelo Lopapa per “la Repubblica”

 

tria di maio salvini conte

«È semplice: Giuseppe Conte non ha più la mia fiducia». Game over, Matteo Salvini abbandona la " modalità zen" dei giorni scorsi e saltando da un comizio all' altro in Emilia- Romagna - da Reggio Emilia a Modena da Fidenza a Forlì in serata - lascia emergere adesso coi suoi la voglia di chiuderla qui. Intanto col capo del governo, che ha imposto giovedì sera l' ultimatum " dimissioni o revoca" di Armando Siri, il sottosegretario leghista sotto indagine per corruzione.

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

Così, in piena trance agonistica da campagna elettorale, il vicepremier abbandona ogni diplomazia e in privato definisce il premier il « carnefice » politico di Siri, su mandato del M5S. Cosa potrebbe accadere, è il ragionamento del capo della Lega, se nelle prossime settimane l' ideatore della flat tax dovesse essere scagionato dalle accuse? Magari dopo una revoca per decreto in Consiglio dei ministri? Sarebbe la " vittima" di questa storia, dal loro punto di vista. Da qui la decisione del partito, annunciata ieri, di tenere duro, di difendere ancora il loro uomo. « Armando Siri non si dimette e nella Lega nessuno lo molla», fanno trapelare fonti interne.

 

REPUBBLICA E L'INTERCETTAZIONE SU ARMANDO SIRI

E ora? Il premier si appresta a convocare il Consiglio dei ministri sulla sua proposta di revoca per mercoledì. Non è scontato che si vada alla conta. Ovvero allo scontro, con tanto di votazione finale. Da qui a mercoledì in qualche modo le cose potrebbero anche cambiare, ragionano nella Lega. E le ipotesi sono le più disparate: dalle dimissioni che comunque potrebbero maturare, anche un' ora prima del suono della campanella in cdm, fino a una votazione lasciata ai soli 5 stelle, qualora i leghisti decidessero davvero di disertare la riunione ( al momento escluso).

 

ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI

Luigi Di Maio, sarcastico, dice che il caso per lui «è chiuso» per il semplice fatto che in Consiglio dei ministri i 5stelle hanno comunque la maggioranza. Conte lascia trapelare a fine giornata tutta la sua amarezza. A Palazzo Chigi sostengono che sarebbe « ridicolo » andare alla conta, « la Lega se ne assumerebbe la responsabilità »: il premier ha pure «diritto» di non avere più fiducia in un sottosegretario e su questo «non si piegherà » . Il Quirinale sta seguendo con istituzionale distacco la vicenda, che è tutta politica. Se un decreto di revoca dovesse approdare al Colle, sarebbe un atto di indirizzo politico come la nomina e come avvenuto in analoghi precedenti - la firma del presidente della Repubblica sarebbe un atto dovuto puramente formale, come viene fatto notare.

 

Comunque vada la vicenda, per il capo della Lega è la conferma del fatto che l' avvocato Conte si muova ormai all' ombra del Movimento, in piena intesa col solo Luigi Di Maio. E se le cose stanno così, dopo il voto del 26 maggio lo scenario è destinato a mutare.

CONTE SALVINI DI MAIO BY SPINOZA

Non nel senso che verrà aperta direttamente la crisi. Salvini lo ha ripetuto ieri da Modena: «Io questo governo lo porto avanti, costi quel che costi, la mia parola vale più di tutti i sondaggi » .

 

Ma a che prezzo? Se davvero il distacco dal M5S dovesse essere di 10- 12 punti, come profetizzano i sondaggi, allora la condizione che il ministro dell' Interno potrebbe porre al socio Di Maio per andare avanti sarebbe proprio il sacrificio dell' attuale presidente del Consiglio, giudicato non più neutrale, per dirottarlo in un ruolo comunque di rilievo, magari alla Farnesina.

 

ARMANDO SIRI

Inutile dire che la richiesta si trasformerebbe facilmente nel pretesto per mandare tutto all' aria, di fronte al probabile " no" del capo del Movimento. Del resto martedì scorso, al rientro dal bilaterale di mezzo governo in Tunisia, Salvini avrebbe sorpreso i suoi ministri con un perentorio «è finita», riportava ieri l' Agi.

 

Scenari futuri. Agli atti delle ultime ore restano intanto le uscite pubbliche di Salvini quasi irridenti nei confronti del premier che lo sta sfidando su Siri: «Mi sfidi sulle tasse, sulla flat tax, piuttosto, non sulla fantasia, non ho tempo per beghe e polemiche » . I due non si sono sentiti neanche ieri. «Conte? Vorrei sentire Antonio, come allenatore futuro del Milan, non Giuseppe » , è la battuta rilasciata al mercato di Reggio Emilia che dà l' idea del clima. E della fiducia ormai perduta.

 

2 - «CRISI DOPO IL VOTO E VIA CONTE» SALVINI VUOLE STACCARE LA SPINA

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 1

«Con quella dichiarazione, Conte ha firmato il suo suicidio politico, la fine di un contratto tra noi e loro, la consapevolezza che dopo le Europee il primo a rischiare sarà proprio lui». Matteo Salvini non parla e applica la dissimulazione cortese al caso Siri. Ma i suoi colonnelli, a partire dai ministri, disegnano uno scenario nitido: il gabinetto Conte il 27 maggio potrebbe non esserci più. Puff: saltato sotto i venti della crisi. «L' esecutivo è virtualmente morto», fa mettere addirittura a verbale un big della Lega, dietro garanzia dell' anonimato.

 

Perché la strategia del silenzio, sul caso Siri, fa parte della sceneggiatura di questo film. Tenere il punto sul sottosegretario che Conte vuole revocare, vedere le carte dei Cinque Stelle facendo balenare la crisi di governo già la settimana prossima in Consiglio dei ministri, salvo poi inchiodare sul più bello.

giuseppe conte maria elisabetta alberti casellati sergio mattarella

 

«Certo, una rottura plastica su Siri - ragionano ancora gli uomini di governo più vicini a Salvini - compatterebbe l' elettorato 5 Stelle. E sarebbe un errore». In questo momento, infatti, l'obiettivo, seppur per colpire i pentastellati, rimane Conte. Che con la conferenza stampa dell' altro giorno «ha violato il patto e dunque la nostra fiducia: a dirla tutta non è nemmeno la prima volta». E dunque «nulla sarà come prima».

 

L'INPUT

In queste ore, il vicepremier della Lega ha dato un ordine a tutti i suoi uomini e donne con incarichi di governo: nessuna polemica, lavoriamo sodo sui dossier, poi faremo i conti al momento debito. Salvini è convinto che - davanti una forbice molto ampia con il M5S uscita dalle urne - Luigi Di Maio sarà costretto a cedere a tutte le richieste della Lega. Perché? «Non ha alternative, sulla carta non si potrebbe nemmeno ricandidare e comunque gli esploderebbe in mano il gruppo».

 

CONTE DI MAIO SALVINI

Tra le fila del Carroccio, inoltre, indicano un' altra data che farà saltare il quadro definitivamente: il 30 maggio, quattro giorni dopo il voto, è attesa la sentenza sulle spese pazze in Liguria. Un processo che vede imputato Edoardo Rixi, viceministro della Lega, anche lui alle Infrastrutture. I grillini sono categorici: in caso di condanna se ne dovrà andare dopo 5 minuti. «Vogliono farci fare la fine dei Dieci piccoli indiani? Forse nemmeno arriveremo alla sentenza di Edoardo», ragionano dallo stato maggiore di via Bellerio.

 

Ieri durante il suo tour emiliano, il «Capitano» ha fatto intravedere la sua futura strategia racchiusa in questa frase: «Non rispondo agli attacchi e alle provocazioni. Se dipende da me e dalla Lega, il governo va avanti: certo è un governo che deve dire dei sì non solo dei no». Tradotto: forte del risultato elettorato, scatterà la fase incasso.

SALVINI DI MAIO CONTE

 

A partire per esempio dal dossier Tav o da quello dell' Autonomia. Dunque dal Carroccio si preparano all' attacco concentrico. Anche perché in caso non si arrivasse ad elezioni subito, ci sarebbe anche la carta di nuova maggioranza in Parlamento. Ipotesi che Salvini non gradisce e che rimane comunque percorribile. Fratelli d' Italia con Giorgia Meloni è pronto, gran parte Forza Italia idem. Non a caso Renato Brunetta proprio in questo marasma torna a ribadire: «Matteo vuole la Flat tax? Noi ci siamo».

 

LO SCHEMA

TOTI MELONI SALVINI

L' incontro con Orban dell' altro giorno si può leggere anche in un' altra chiave, tutta italiana. Quella di costruire un nuovo centrodestra, a trazione sovranista, che a Strasburgo poggi su un' alleanza con una parte del partito Popolare. Un laboratorio da riproporre anche in Italia, approfittando, così auspica la Lega, di un ruolo sempre più defilato di Silvio Berlusconi, alle prese a 82 anni con fisiologici problemi di salute.

 

Sono questi gli scenari che disegnano Salvini e i suoi uomini. Con il vicepremier in campagna elettorale permanente per le prossime settimane e i ministri chini sui dossier. Ma sempre con questo rumore di sottofondo: «Dopo le Europee partirà il vero attacco a Conte». E il primo banale incidente di merito «con gli amici dei 5 Stelle» sarà l' escamotage per far brillare il gabinetto dell'«avvocato del popolo». Magari proponendo un governo Salvini. L' anticamera della crisi. E del voto anticipato.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…