mario draghi emmanuel macron ursula von der leyen charles michel roberta metsola praga

“VOGLIAMO CAPIRE SE GIORGIA MELONI È CONTRO L'EUROPA O È PRONTA AD ACCETTARE LE REGOLE DELLA COMUNITÀ EUROPEA” - SECONDO “REPUBBLICA”, AL VERTICE DI PRAGA, DRAGHI E’ STATO MESSO SOTTO TORCHIO DAI PARTNER EUROPEI PREOCCUPATI DAL FUTURO GOVERNO DI CENTRODESTRA - ORA, CON TUTTI I CAZZI CHE HA L’EUROPA, DALLA MINACCIA NUCLEARE AL GAS, L’ARGOMENTO CHE LI ARRIZZA E’ LA MELONI? - CLAUDIO TITO: “IL DOPO-DRAGHI STA FACENDO RISUONARE L'ALLARME IN BUONA PARTE DELL'UE. L'ITALIA STA DIVENTANDO NUOVAMENTE UNA ‘OSSERVATA SPECIALE’”

Claudio Tito per “la Repubblica”

 

mario draghi a praga.

«Ma quindi adesso che succede in Italia?». Praga, Consiglio europeo. Anzi, prima riunione della Comunità politica europea. Membri dell'Ue, candidati all'adesione e alleati di ogni tipo. Quarantaquattro capi di Stato e di Governo riuniti nel castello della capitale Ceca. Pronti a discutere delle emergenze del Vecchio Continente: la guerra in Ucraina, la crisi energetica.

 

E invece... E invece tutti quelli che si avvicinano a Mario Draghi vogliono parlare di altro. Non lo consultano in virtù della sua esperienza alla Bce. La loro allarmata curiosità si chiama Giorgia Meloni. E quindi il destino dell'Italia nel prossimo futuro. È una specie di ritornello orchestrato: «Ma quindi adesso che succede in Italia?».

mario draghi emmanuel macron

 

La prima a chiederglielo è stata Kaja Kallas, primo ministro estone. Mentre l'intero gruppo dei presenti si stava piazzando davanti al fotografo per la consueta "foto di famiglia", Kallas che in questi 20 mesi ha costantemente mantenuto un dialogo con il premier italiano, gli si avvicina per esprimere tutti i suoi dubbi: «Com' è Giorgia Meloni? Cosa può succedere in Italia?».

 

Da quel momento il presidente del consiglio sembra quasi catapultato virtualmente in Italia. Il vertice praghese, almeno durante i suoi colloqui sia quelli informali e sia quelli formali, si trasforma in una platea di spettatori intenti a osservare il "caso Italia". E anche, quindi, a giudicarlo con estrema attenzione.

 

charles michel mario draghi

Non si trattava di semplice interessamento neutrale o di cortesia istituzionale. Ogni parola è accompagnata da un tono di preoccupazione. Gli accenti della campagna elettorale del centrodestra italiano non sono stati affatto rassicuranti per la struttura che ruota intorno a Bruxelles.

 

La situazione economica del nostro Paese, il pesantissimo debito pubblico, gli obiettivi ambiziosi del Pnrr sono tutti fattori che hanno fatto scattare una sorta di meccanismo di autoprotezione tra i partner europei e forse anche il sospetto di un ritorno al passato da "pecora nera". Il passaggio dall'ex presidente della Bce alla leader di Fratelli d'Italia è vissuto infatti come uno "strappo" tra la maggior parte dei componenti il Consiglio europeo.

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 3

 

Draghi ha provato a rassicurare. Con tutti ha spiegato che l'Italia se la caverà comunque. Che l'Unione troverà il modo di collaborare anche con il nuovo esecutivo. «Del resto - sottolinea il sottosegretario agli Affari europei, Enzo Amendola, allargando le braccia in un angolo del castello di Praga - all'estero non si parla mai male del nostro Paese. Anche io sto rispondendo così ai tanti che mi stanno fermando. Anzi, mi sono allontanato dalla sala proprio perché non ce la facevo più a replicare alle domande di tutti».

vincenzo amendola 1

 

Il punto è che l'esecutivo di centrodestra non rassicura nessuna delle Cancellerie più influenti. L'unico che non ha mosso un ciglio è stato solo il premier ungherese Viktor Orban. E così anche nel bilaterale ufficiale che la presidente della Commissione, Ursula von Der Leyen, ha voluto con il capo del governo italiano, alla fine è stato inevitabile parlare del prossimo futuro. La sua attenzione era concentrata sulla tempistica. Fino a quando la squadra di Draghi rimarrà in carica.

mark rutte mario draghi

 

Se sarà ancora lui a partecipare al prossimo summit del 20 ottobre a Bruxelles. E poi soprattutto cosa l'Europa si deve aspettare da Giorgia Meloni. Più o meno gli interrogativi che anche l'olandese Mark Rutte ha posto in un rapidissimo scambio di saluti. «Il punto - ha poi chiarito uno dei portavoce del governo olandese - è che noi vogliamo capire chi è Giorgia Meloni. È la leader di destra che parlava contro l'Europa o è quella più moderata che adesso sembra pronta ad accettare le regole della comunità europea? Nel secondo caso non ci saranno problemi, nel primo».

 

comizio di giorgia meloni dopo il voto al senato su draghi 4

Lo stesso rituale viene affrontato nel pomeriggio a margine del tavolo di discussione sull'energia cui hanno preso parte anche il Cancelliere tedesco Scholz, il capo del governo del Belgio, del Portogallo e dell'Irlanda. Non solo. Per far capire quanto l'Italia stia diventando nuovamente e rapidamente una "osservata speciale", anche al summit nella Repubblica Ceca è arrivata l'eco di quel che sta capitando nel Ppe, il Partito Popolare europeo di cui fa parte Forza Italia.

 

mario draghi antonio costa a praga

Il presidente dei popolari, il tedesco Manfred Weber, sta contattando tutti i partiti alleati. E ha sondato anche due dei premier popolari presenti a Praga: l'austriaco Karl Nehammer e il greco Kyriakos Mitsotakis. Ponendo una domanda tanto semplice quanto dirompente: «Che cosa bisogna fare dopo le elezioni italiane? ». Insomma, il dopo-Draghi sta facendo risuonare l'allarme in buona parte dell'Ue. E la paura di quel che sarà prende le forme persino di una festa. Quella che i "colleghi" stanno organizzando a Draghi in occasione dell'ultimo Consiglio europeo, il prossimo 20 ottobre a Bruxelles. La fecero, proprio un anno fa, anche per Angela Merkel. Ma lo spirito era davvero diverso.

il premier greco kyriakos mitsotakis 4

mario draghi abbraccia emmanuel macron mario draghi a pragamario draghi a praga mario draghi roberta metsola

mario draghi a praga

 

 

Ultimi Dagoreport

salvini rixi meloni bignami gavio

DAGOREPORT - I FRATELLINI D’ITALIA CI SONO O CI FANNO? SULLA QUESTIONE PEDAGGI, CI FANNO: FINGONO DI CASCARE DAL PERO DI FRONTE ALL’EMENDAMENTO LEGHISTA CHE AUMENTA IL COSTO DELLE AUTOSTRADE, MA SAPEVANO TUTTO DALL’INIZIO. QUELLO DEL CARROCCIO È STATO UN BALLON D’ESSAI PER VEDERE COSA SAREBBE SUCCESSO. MA DI FRONTE ALL’INDIGNAZIONE DI CONSUMATORI E OPPOSIZIONE LA MELONI HA ORDINATO LA RETROMARCIA – ORA IL CETRIOLONE PASSA AI CONCESSIONARI: CHE DIRANNO I VARI TOTO, BLACKSTONE, MACQUARIE E GAVIO DI FRONTE AL FORTE DIMAGRIMENTO DEI LORO DIVIDENDI? – I PIANI ECONOMICI FINANZIARI BLOCCATI E I MOLTI INCROCI DI GAVIO CON IL GOVERNO: HA APPENA VENDUTO 250MILA AZIONI DI MEDIOBANCA, FACENDO UN FAVORE, INDIRETTO A “CALTA” E ALLA SCALATA AL POTERE FINANZIARIO MILANESE PROPIZIATA DALLA FIAMMA MAGICA…

trump zelensky meloni putin

DAGOREPORT - DONALD TRUMP È STATO CHIARO CON ZELENSKY: SE CEDE LE QUATTRO REGIONI OCCUPATE DAI RUSSI, OLTRE LA CRIMEA, A PUTIN, USERÀ IL SUO SÌ PER MINACCIARE MOSCA. SE “MAD VLAD” NON ACCETTA DI CHIUDERE SUBITO IL CONFLITTO, ARMERÀ FINO AI DENTI KIEV – IL TYCOON PUTINIZZATO FINGE DISTANZA DALLO ZAR DEL CREMLINO: "VUOLE ANDARE FINO IN FONDO, CONTINUARE A UCCIDERE, NON VA BENE...". MA È SCHIACCIATO SULLE PRETESE DI MOSCA: HA PROMESSO A PUTIN CHE L’UCRAINA INDIRÀ ELEZIONI UN ATTIMO DOPO IL CESSATE IL FUOCO – LA RISATA DA VACCARO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO DI FRONTE ALLA CONFERENZA PER LA RICOSTRUZIONE BY GIORGIA MELONI: MA COSA VUOI RICOSTRUIRE SE C’È ANCORA LA GUERRA?

antonio tajani giorgia meloni neri nero bambini immigrati migranti matteo salvini

DAGOREPORT – AH, TAJANI DELLE MERAVIGLIE! RICICCIARE PER L'ENNESIMA VOLTA LO IUS SCHOLAE E, DOPO UN BATTAGLIERO RUGGITO, RINCULARE SUBITO A CUCCIA (''NON E' LA PRIORITA'"), E' STATO UN FAVORE FATTO A GIORGIA MELONI, DETERMINATA A SEMINARE ZIZZANIA TRA LE FILE LEGHISTE SPACCATE DA VANNACCI, PER CUI UNA PROPOSTA DI LEGGE PER LA CITTADINANZA AI RAGAZZI CHE COMPLETANO GLI STUDI IN ITALIA, E' PEGGIO DI UNA BESTEMMIA SULL'ALTARE - IL MINISTRO DEGLI ESTERI (SI FA PER DIRE: SUGLI AFFARI INTERNAZIONALI DECIDE TUTTO LA STATISTA DELLA GARBATELLA), UNA VOLTA APPOGGIATO IL BIANCO TOVAGLIOLO SUL BRACCIO, SI E' PRESTATO COSI' A SPARARE UN AVVISO A MATTEO SALVINI: SI PREGA DI NON TIRARE TROPPO LA CORDA, GRAZIE!

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – OGGI DONALD TRUMP CHIAMERÀ VOLODYMYR ZELENSKY E GLI PRESENTERÀ “L’OFFERTA” DI PUTIN: “MAD VLAD” VUOLE IL RICONOSCIMENTO DELLE ZONE ATTUALMENTE OCCUPATE DAI SUOI SOLDATI (OLTRE ALLA CRIMEA, CHE CONSIDERA RUSSA DAL 2014). IL PIANO DEL TYCOON È CONVINCERE L’EX COMICO UCRAINO A DARE L’OK, E POI TORNARE DA PUTIN E FINIRE LA GUERRA. CON UNA SOTTESA MINACCIA: SE, NONOSTANTE LE REGIONI ANNESSE, MOSCA CONTINUASSE IL CONFLITTO, A QUEL PUNTO GLI USA SAREBBERO PRONTI A RIEMPIRE DI ARMI KIEV PER FARE IL CULO A STELLE E STRISCE ALLO ZAR DEL CREMLINO - MA QUANTO CI SI PUO' ANCORA FIDARE DELLE PROMESSE DI TRUMP, VISTE LE CAZZATE CHE HA SPARATO FINORA?