claudio fava iene attentato ad antoci gaetano pecoraro

LA MAFIA NON C'ENTRA UNA FAVA? - VIDEO: L'INQUIETANTE INCHIESTA DELLE ''IENE'' SULL'ATTENTATO AI DANNI DI GIUSEPPE ANTOCI, EX PRESIDENTE DEL PARCO DEI NEBRODI. IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ANTIMAFIA SICILIANA, CLAUDIO FAVA, SMINUISCE IL FATTO E DICE DI ESSERE STATO ''AGGREDITO'' DALLA IENA GAETANO PECORARO. È FALSO, COME SI VEDE NEL VIDEO. PERCHÉ FAVA SI SCALDA COSÌ DAVANTI A QUESTO CASO PIENO DI BUCHI? E PERCHÉ LA MAGISTRATURA DICE CHE PUÒ ESSERE UN ATTENTATO DI MAFIA MA LA COMMISSIONE NON LO ACCETTA?

 

 

 

 

https://www.iene.mediaset.it/2020/news/giuseppe-antoci-attentato-mafioso-storia_687766.shtml

 

 

CLAUDIO FAVA IENE ATTENTATO AD ANTOCI GAETANO PECORARO

Il 18 maggio 2016 in una strada isolata c’è stato un attentato di stampo mafioso ai danni di Giuseppe Antoci, allora presidente del Parco dei Nebrodi. La macchina blindata e l’intervento tempestivo degli agenti della scorta lo salva dalle pallottole dei suoi attentatori. C’è però chi non è d’accordo sullo stampo mafioso dell’attentato e lavora per screditare Antoci. Il presidente parlando con Gaetano Pecoraro usa l’espressione “mascariamento”, che significa gettare fango su una persona per screditarla agli occhi dell’opinione pubblica.

 

In questo servizio vi raccontiamo proprio come sarebbe avvenuto questo “mascariamento”. Ma facciamo un passo indietro: chi è Giuseppe Antoci? Fino a un anno fa era il presidente del parco di Nebrodi, in Sicilia. Il parco è stato per lungo tempo sotto l’influenza della mafia rurale, che sfruttava l’affitto dei terreni del parco stesso per appropriarsi di quanti più fondi europei all’agricoltura possibili. Tutto nella norma, se non fosse che nessuno s’era accorto che le aziende che affittavano i terreni erano controllate da famiglie mafiose.

 

Giuseppe Antoci quando diventa presidente del parco redige un nuovo protocollo che avrebbe messo in difficoltà quel meccanismo che arricchiva la criminalità organizzata. “Da quel momento tutto deve passare dalla certificazione antimafia della Prefettura”, ci spiega. Il nuovo sistema spezza così il sistema di approvvigionamento della mafia, e il protocollo Antoci diventa una legge dello Stato apprezzata anche in Europa.

 

claudio fava

Antoci entra però nel mirino della mafia: prima con “semplici” minacce, per cui gli viene affidata una scorta. Poi si passa ai fatti, come vi abbiamo raccontato: un attentato alla sua vita che però fallisce. Gaetano Pecoraro era andato a parlare con alcuni presunti esponenti del clan che avrebbe realizzato l’attacco, che oltre a negare la loro supposta affiliazione insinuano un dubbio: “Bisogna vedere se non l’hanno fatto loro stessi l’attentato”. Inizia così il “mascariamento” nei confronti di Antoci, che in poco tempo sembra raggiungere persino le istituzioni.

 

Pochi mesi fa la Commissione antimafia del parlamento siciliano apre un’inchiesta sull’attentato ad Antoci, “nello sforzo di chiarire una vicenda che tuttora mostra numerose contraddizioni e zone d’ombra”. “È come la palla di neve”, commenta Antoci. “Quando parte è piccola e comincia a scendere, poi dentro si infila di tutto: la mafia, chi ha un sentimento di antipatia, la politica. Questa palla cresce e rischia di diventare una valanga”. Una valanga che ha travolto lui, la sua scorta, i poliziotti intervenuti quella notte e persino i magistrati che hanno indagato sull’attentato.

 

La commissione antimafia non arriva a una conclusione, ma a tre possibili scenari: l’attentato alla vita di Antoci, un atto dimostrativo non destinato a uccidere o una messinscena a sua insaputa. Di queste tre, secondo la commissione, “l’attentato di mafia è la meno plausibile”. Posizione ribadita dal presidente di quella commissione, Claudio Fava. Le indagini della procura di Messina erano arrivate a un’altra conclusione. Anche se non è stato possibile identificare gli autori dell’attentato, nel decreto di archiviazione si legge: “Innegabile che tale gravissimo attentato è stato commesso con modalità tipicamente mafiose e al deliberato scopo di uccidere”.

CLAUDIO FAVA IENE ATTENTATO AD ANTOCI GAETANO PECORARO

 

Le posizioni della procura e della commissione quindi divergono. Ecco alcuni punti su cui l’antimafia siciliana sembra sollevare dei dubbi: l’attentato sarebbe avvenuto su una strada statale, quindi solitamente un tipo di strada molto trafficata; il mancato allertamento delle centrali operative subito dopo l’attacco; il mancato ritrovamento dei bossoli dei colpi esplosi dagli attentatori; l’apparente assenza di una via di fuga sicura degli attentatori, su cui anche la polizia scientifica avrebbe sollevato dubbi; il comportamento degli agenti di scorta, che avrebbero trasferito Antoci su una macchina non blindata subito dopo l’attacco.

 

ANTOCI AGGUATO

Questi dubbi, però, sembrano poter essere facilmente fugati, come potete vedere nel servizio di Gaetano Pecoraro in testa a questo articolo. Forze dell’ordine e magistratura sembrano essere concordi nell’identificare con sicurezza l’attentato come un attacco di stampo mafioso. La commissione, come abbiamo visto, sembra però di parere diverso.

 

Ricapitolando, c’è un signore che ha interrotto un business miliardario di fondi pubblici che arricchiva la mafia rurale. Per questo – con ogni probabilità – è stato vittima di un attentato mafioso da cui è scampato grazie alla pronta azione della sua scorta. Il suo protocollo di contrasto alla criminalità organizzata è adesso legge nazionale. Ma per la commissione antimafia siciliana in quell’attentato ci sarebbe qualcosa che non torna. Così il nostro Gaetano Pecoraro è andato a parlare proprio con Claudio Fava, il presidente di quella commissione.

 

IENE ATTENTATO AD ANTOCI GAETANO PECORARO

Come vi abbiamo anticipato, Claudio Fava ci ha accusato di “aggressione verbale” per questa intervista e a cui abbiamo già risposto. In questo servizio potete vedere le domande che gli abbiamo fatto e le risposte che ci ha dato. Giudicate voi a chi credere, se alla versione di Giuseppe Antoci o a quella di Claudio Fava. 

GIUSEPPE ANTOCICLAUDIO FAVA

 

Ultimi Dagoreport

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?

matteo piantedosi khalifa haftar giovanni caravelli

FOLLOW THE MONEY! - DIETRO AL RESPINGIMENTO DI PIANTEDOSI IN LIBIA, PROBABILMENTE, CI SAREBBE IL VIL DENARO! SADDAM HAFTAR, FIGLIO DEL GENERALISSIMO KHALIFA E GOVERNANTE DI FATTO DELLA CIRENAICA, AVREBBE CHIESTO ALL'ITALIA UN SOSTEGNO ECONOMICO PER "GESTIRE" I MIGRANTI (TENERLI IN GABBIA SENZA FARLI PARTIRE), COME QUELLO CHE ROMA CONCEDE AL GOVERNO DI TRIPOLI - L'AISE DI CARAVELLI, CHE HA OTTIMI RAPPORTI CON HAFTAR JR, TANTO DA AVERLO PORTATO IN ITALIA PER UN TOUR DEI MINISTERI (UN MESE FA HA INCONTRATO PIANTEDOSI, CROSETTO E TAJANI), HA CONTATTATO GLI 007 DI GRECIA E MALTA, PER CHIEDERE DI CONDIVIDERE L'ESBORSO. QUELLI HANNO RISPOSTO "NO, GRAZIE" - E COSÌ, È PARTITA LA "RITORSIONE" DEGLI HAFTAR, CHE HANNO ORGANIZZATO LA TRAPPOLA PER LA DELEGAZIONE EUROPEA (COMPOSTA OLTRE A PIANTEDOSI DAI MINISTRI DI GRECIA E MALTA)