MARCIO SU ROMA – IL MULINO AL QUALE TUTTI S’INFARINANO SI CHIAMA CAPITALISMO MUNICIPALE: UN GROVIGLIO DI PARTECIPATE, AZIENDE SPECIALI, ISTITUZIONI LOCALI CHE PAGA OGNI MESE LO STIPENDIO A 38MILA DIPENDENTI E FATTURA 7 MILIARDI DI EURO – È QUI CHE PROSPERANO I BUZZI

Mario Sechi per "il Foglio"

 

SALVATORE BUZZISALVATORE BUZZI

Se vai al mulino capita che t’infarini”. Lo scrive Giuliano Ferrara e mi ricorda alcune pagine di Ennio Flaiano su Roma, la sua scollacciata esistenza, un tran tran di calze a rete sul marciapiede, quel “mondo balzachiano da quattro soldi” descritto dallo scrittore “con i piedi fortemente poggiati sulle nuvole”. Mi faccio del male, leggo le cronache scritte in questurese. Oltre lo stupro della lingua italiana, cos’altro? L’ex sindaco che porta valigette di soldi in Argentina. Gianni Alemanno? Lui, proprio lui, che fa lo spallone di se stesso in Sudamerica con le Hogan e l’abito da calimero? L’avrebbero beccato all’imbarco per eccessiva sudorazione. Ma ormai tutto fa brodo, Alemanno è nel tritacarne e le smentite della procura non contano nulla.

 

Poi c’è l’altro, Alice nel paese delle meraviglie, il sindaco in carica, Ignazio Marino, che fa sapere al popolo di non volere la scorta e si presenta in bicicletta. Un demagogo arcobaleno. E la città? La spazzatura esonda dai cassonetti, ma chissenefrega, Ignazio ha la stella di latta sul petto. Nell’ufficio dello sceriffo succedeva di tutto – due assessori della sua giunta indagati – ma non si può essere perfetti. Che storia.

 

SALVATORE BUZZI OMICIDA SULL UNITA DEL 1980SALVATORE BUZZI OMICIDA SULL UNITA DEL 1980

Siamo già arrivati alla sceneggiatura del processo Montesi secondo Flaiano: “Man mano che il tempo passa, il processo Montesi si rivela per ciò che temevo: un processo politico e letterario. Non segnerà la fine di una certa politica, speriamo segni la fine di una letteratura”. Ottimista. Quella letteratura invece è andata e va avanti. Rotolandosi nel fango, beatamente. Non ha la fantasia scassinatrice dell’amministratore pubblico, non saprebbe inventare il pastiche linguistico del gangster de borgata. Ma il mulino del giornalismo collettivo è piccolo, mal rifornito, divora tutto e va in tipografia con il solito cliché. E dunque mafia in Campidoglio sia. E tutti corrotti. E tutti ladri.

 

Rileggo Flaiano per riprendermi dalla succosa rivelazione: “Roma, città corrotta? Non credo: troppi impiegati. Sarebbe una corruzione fondata sull’anticipo degli arretrati, su una ferma richiesta di aumenti e sull’anticipo della liquidazione. Ed è mai possibile?”. Sono a pagina 92 della “Solitudine del Satiro”, appunti, memorie, note, ritratti, che mi salva dalla narcosi del romanzo criminale in discount. “Se vai al mulino capita che t’infarini”. Certo, e infatti nessuno parla del mulino, il vero, unico, ciclopico, visibile problema. Si chiama “Gruppo Roma Capitale” conta diciannove partecipate, due aziende speciali, due istituzioni, svariate associazioni, perfino una società assicuratrice. Paga ogni mese trentottomila dipendenti e macina quasi sette miliardi di fatturato, il mulino. E’ il potere economico della capitale, la grande macchina del consenso e del dissenso.

 

gianni alemanno 3gianni alemanno 3

Per vincere le elezioni la devi prima attaccare e poi spremere. Per perderle devi provare a cambiarla, che poi significa venderla o chiuderla. E se “è tutto un magna magna”, allora potete stare certi che è rigorosamente bipartisan. Questa non è roba appetibile per il ciclostile dei gazzettieri. Perché qui s’incrociano castelli e destini, cariche e gettoni, famiglie e famigli, giochi di società e imprese. Ma quale mafia. Mettetevi comodi, che è una cosa da divanisti. Basta sedersi e la cosa scorre davanti a voi che è una meraviglia: gli intrecci di Roma capitale, provincia di Roma e regione Lazio formano un reticolo di rapporti inestricabile. Un rovo. Se ci entrate, non ne uscite. Prendete il Moment e seguitemi. L’importante in questo mondo è osservare tre regole.

 

Prima regola: tutti partecipano a tutto. Regione, provincia, comune, enti pubblici e privati sono intrecciati fino a confondersi. Seconda regola: chi è in maggioranza da una parte si ritrova in minoranza dall’altra e viceversa. Comandano tutti. Sono le porte girevoli del capitalismo municipale. Terza regola: con o senza utili, bisogna distribuire in giro denaro.

gianni alemanno 2gianni alemanno 2

 

Acea in realtà i suoi profitti li ha portati a casa (112 milioni di utile netto a novembre 2014), ma soprattutto ha altre quaranta società partecipate, un bel reticolo di poltrone, business collaterali, appalti e incarichi; Sviluppo Lazio dal 1° novembre ha incorporato la Filas spa e oggi è una portaerei finanziaria della regione con dentro di tutto, società sane e decotte; Roma capitale controlla Acea, Ama e Atac, società dalle quali si diramano altre quote di imprese e istituzioni varie a loro volta compartecipate da regione e provincia. Si va dal Parco tecnologico ambientale al Polo tecnologico industriale romano, passando per le Assicurazioni di Roma spa, l’Agenzia promozionale turistica del Lazio, il Centro agroalimentare, Alta Roma, Centrale del latte. Un suk di quote di maggioranza e minoranza, di cose da vendere e quotare, valorizzare e liquidare.

 

Il topo può scegliere il formaggio ma anche i contratti d’assicurazione. Attaccarsi al tubo dell’acqua, alla presa della corrente o provare a rosicchiare un pezzo di cappotto delle sfilate autunno- inverno. I consigli di amministrazione in questo mondo sono un copia e incolla degli inviti ai cocktail, alle sfilate, alle presentazioni, agli “eventi”. Puoi scrivere in anticipo sul taccuino il nome dei presenti e sperare che ce ne sia qualcuno interessante tra gli assenti. In questa babelica disorganizzazione il profitto dell’impresa è un optional, è l’opera del topo su una crosta di formaggio già consumata, perché mantenere in piedi la baracca costa così tanto che alla fine si può rubacchiare soltanto sugli avanzi. A volte di lusso, ma pur sempre avanzi.

ignazio marinoignazio marino

 

Qui il sistema delle cooperative fa il suo mestiere di sempre con un solo motto in testa “Franza o Spagna basta che se magna”. Assistenza, facchinaggio, strutture di accoglienza, servizio mensa. Non siamo nel settore dell’alta ingegneria, servono braccia e buona volontà, disperati da aiutare e sfamare e in non pochi casi far lavorare. Tutto il resto si fa con le relazioni con tutti quelli che contano in regione, provincia e comune. Prima di tutto con gli inamovibili, i dirigenti. Poi viene il resto, la politica. Ma le giunte cambiano e bianchi o neri, bisogna ricordarsi che il business non ha colore. Così Buzzi conosceva tutti.

 

E tutti lo andavano a trovare. Pierre e sudore. Carità e capitolato d’appalto. Il suo medio-piccolo calibro imprenditoriale alla politica interessava poco o niente, perché era compensato dalla sua forza lavoro, le braccia, i voti. Si sono infarinati in quel mulino? Certo che sì, solo che i titoli cubitali sono inversamente proporzionali alla grana mossa. Le grandi ricchezze nell’Urbe non si fondano sugli appalti dei servizi o sull’industria, ma sulla speculazione immobiliare.

 

il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1

Roma è mattone, terreno, edificabilità, cubatura, piano regolatore e, certo, anche qui il comune, la provincia e la regione sono lo snodo, ma il plot non ha nulla a che fare con Diabolik, er Cecato, er Cicorione e compagnia bella. E’ tutta un’altra storia, quella dei ladri in Campidoglio, è una mandrakata, ma senza le maschere di Proietti e Montesano. Il tipo umano che emerge dal brogliaccio “Se vai al mulino capita che t’infarini”. Certo, perché il tipo umano che emerge dal brogliaccio non è una sagoma capace di una grande impresa.

 

Fatta una rapina, le altre sono tutte uguali, meno faticose di una regolare pratica burocratica. Quando ho visto il video dell’arresto di Carminati ho pensato: e questo sarebbe un boss? Anche la sua resa ha un tratto di ridicolo. Il mitra sul naso e l’ordine: “Spegni la macchina”. E Roma mafiosa? Mi soccorre ancora Flaiano, con la sua antropologia letteraria: “Le grandi passioni, i grandi errori? Il romano non commette mai grandi errori. E non li perdona agli altri. Chi esagera è ‘un fanatico’. Roma non ha una corte dei miracoli, non ha clochards in numero preoccupante, i mendicanti sono guardamacchine e la loro corporazione è più chiusa di quella dei notai”.

 

ENNIO FLAIANO ENNIO FLAIANO

Ci sono ancora, i guardamacchine e, al contrario dei vigili urbani, sono sempre al posto giusto nel momento giusto. E’ il segno di una certa acutezza della letteratura, quella di Flaiano. “Se vai al mulino, capita che t’infarini”. Sì, mannaggia. E’ una storia priva del respiro del romanzo, sgangherata come i nomi dei suoi protagonisti, un sottobosco di voci gracchianti al telefono, materiale da brogliaccio. La sua sgrammaticatura è il rumore del carrello del supermarket sull’asfalto del piazzale del centro commerciale in periferia. Avanza. Cigolante. Colmo. In offerta speciale. E’ l’apoteosi del prendo, pago e non pago, carico il bagagliaio dell’auto e arrivederci. Non è la mafia e neppure la Grande Bellezza. E’ la Grande Distribuzione.

Ultimi Dagoreport

gaza giorgia meloni donald trumpm benjamin netanyahu

QUANTO A LUNGO PUÒ ANDARE AVANTI IL TRASFORMISMO CHIAGNE E FOTTI DI GIORGIA MELONI DECLINATO IN SALSA ISRAELO-PALESTINESE? - L’ITALIA HA DATO IL SUO VOTO FAVOREVOLE AL RICONOSCIMENTO DI "DUE POPOLI, DUE STATI" ALL'ASSEMBLEA DELL'ONU DEL 22 SETTEMBRE - MA, FRA UNA SETTIMANA, SU INIZIATIVA DI FRANCIA E ARABIA SAUDITA, IL CONSIGLIO DELL'ONU E' CHIAMATO A VOTARE IL RICONOSCIMENTO DELLO STATO PALESTINESE: CHE FARA' LA "GIORGIA DEI DUE MONDI"? - FRANCIA, AUSTRALIA, BELGIO, CANADA, FINLANDIA, MALTA, PORTOGALLO E REGNO UNITO ENTRERANNO A FAR PARTE DEI 147 STATI DEI 193 MEMBRI DELL’ONU CHE RICONOSCONO LA PALESTINA - DIMENTICANDO PER UN MOMENTO LE STRAGI DI GAZA, LA PREMIER VOTERA' CONTRO O SI ASTERRA' PER COMPIACERE TRUMP E L’AMICO NETANYAHU? TROVERA' IL CORAGGIO DI UNIRSI AL RESTO DEL MONDO, VATICANO COMPRESO? AH, SAPERLO...

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...