SUL PONTE SVENTOLA BALENA BIANCA - LA DC È TORNATA: RENZI PREMIER E MATTARELLA AL QUIRINALE - MINZOLINI: “NON CAPITAVA DAI TEMPI DI DE MITA CHE C’ERANO DUE DEMOCRISTIANI AL POTERE’’ - CASINI, FIORONI E ROSY BINDI GONGOLANO

Paola Zanca per “il Fatto Quotidiano”

   

renzi de mitarenzi de mita

Il moroteo Pino Pisicchio ancora non ci vuole credere. Il ritorno in sella della Democrazia Cristiana a 23 anni di distanza dall’ultimo governo Andreotti. Non ci vuole credere, Pisicchio: un suo compagno di corrente al Quirinale, un promettente erede della scuola scudocrociata a Palazzo Chigi. “Il punto è: lo vuole davvero o no?”, si domanda il presidente del gruppo Misto quando in Transatlantico si diffonde la voce che il Pd potrebbe votare Mattarella già al primo scrutinio.

 

“Se lo vuole davvero non lo mette al primo voto, almeno così funziona la grammatica politica con cui sono cresciuto. Ma lo psicoanalista Matte Blanco insegna che esiste la bi-logica: la logica del ragionamento e quella onirica. Ognuno ha il suo sogno, e chi lo sa qual è il sogno suo?”. Pisicchio si augura che il miraggio sia lo stesso. La Terza Repubblica che (ri)comincia con due democristiani.

   

Matteo Renzi e Ciriaco De MitaMatteo Renzi e Ciriaco De Mita

PENSARE CHE è tutto merito di un comunista. Di quel Giorgio Napolitano che scelse la via di Monti dopo l’addio di Berlusconi. Lo stesso che ha preferito Enrico Letta a Pier Luigi Bersani. Ancora quello che ha portato Matteo Renzi dritto al governo senza passare per le elezioni.

   

Qualcuno ha voluto sottolineare l’eterno ritorno anche nel segreto del catafalco: “Arnaldo Forlani”, scandisce la presidente Laura Boldrini a spoglio appena iniziato. Un voto per l’ex segretario della Dc che – a proposito di Quirinale – nel ‘92 fu costretto a ritirare la sua candidatura, impallinato dai franchi tiratori del suo stesso partito.

   

sergio mattarella   dario franceschini   sergio mattarella dario franceschini

Roberto Calderoli fa il suo ingresso a Montecitorio con in mano un plico di fogli fotocopiati. È una prima pagina del Manifesto del 1983: “Non moriremo democristiani – si legge – (se questo terremoto sveglia Pci e Psi)”: lo scudo-crociato era precipitato al 32 per cento e i comunisti di Enrico Berlinguer si erano pericolosamente avvicinati al 30.

   

La storia è andata come è andata: la Dc è formalmente morta e informalmente resuscitata nel Pd di Matteo Renzi. Non parla, la minoranza democratica. Ci pensa Augusto Minzolini a decretare che “ la cultura socialdemocratica è ormai una componente residuale” del partito nato sulle ceneri di Ds e Margherita.

 

sergio mattarella e ciriaco de mitasergio mattarella e ciriaco de mita

Sostiene il falco di Forza Italia: “Ma vi rendete conto che era dai tempi di De Mita che non c’erano due democristiani al potere? E vi vorrei far notare che anche all’epoca fu l’unico caso dell’intera Prima Repubblica in cui il presidente del Consiglio era contemporaneamente segretario del partito”.

   

SERGIO MATTARELLA 2SERGIO MATTARELLA 2

Un Pier Ferdinando Casini in gran spolvero dà di gomito al candidato: “È un’ottima persona: lo conosco da quando siamo entrati insieme alla Camera nel 1983”. E in giro per il Transatlantico tutta la brigata degli ex popolari è in brodo di giuggiole. Si incrocia un Beppe Fioroni che cammina a un metro da terra. Rosy Bindi, sulle barricate con Matteo fino all’altro ieri, è radiosa. “È una bella giornata. Non posso che essere contenta del nome di Sergio Mattarella”.

 

Alla buvette, mentre festeggia con il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini la lieta novella, racconta la telefonata che le ha dato il buongiorno (l’interlocutore lo possiamo solo immaginare): “Adesso te lo posso raccontare: mi ha chiamato stamattina per dirmelo, gli ho detto ‘segnati anche il numero di casa’. Mi ha risposto: tanto ti richiamerò tra dodici anni”. Pierluigi Castagnetti è stato il regista dell’operazione: è lui che ha fatto da garante nel nuovo patto tra Renzi e Mattarella.

   

sergio mattarella   2sergio mattarella 2

Ma la benedizione più di peso è quella di Napolitano: “Sono contento dell’indicazione di Mattarella, è l’uomo giusto per garantire il percorso delle riforme istituzionali. È una persona di assoluta lealtà, correttezza, coerenza democratica e alta sensibilità costituzionale”. Voleva che il suo successore non buttasse all’aria tutto il lavoro che ha tessuto nei suoi nove anni al Quirinale. Lo ha trovato. Ancora una volta è un democristiano.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…