putin russia default

PUTIN SULL'ORLO DEL CRAC - L’IMPATTO DELLE SANZIONI OCCIDENTALI SULL’ECONOMIA STA SPINGENDO LA RUSSIA A UN PASSO DAL DEFAULT, COME NEL 1998: LE BANCHE STRANIERE HANNO UN’ESPOSIZIONE DI CIRCA 121 MILIARDI DI DOLLARI VERSO IL PAESE - L’ESASPERAZIONE CRESCE A MOSCA E POTREBBE SFOCIARE NELLA NAZIONALIZZAZIONE DELLE SOCIETÀ CHE ADERISCONO AL BOICOTTAGGIO, COME PROPONE ANDREI ISAYEV, PARLAMENTARE DEL PARTITO DI "MAD VLAD". INTANTO ENI ANNUNCIA LO STOP AL PETROLIO DI MOSCA

Giuliana Ferraino per www.corriere.it

 

BANCA CENTRALE RUSSA

L’impatto delle sanzioni occidentali sull’economia spinge la Russia a un passo dal crac, riportandola indietro di 24 anni. Come nel 1998. Ma alle Borse europee è bastata la notizia dell’incontro tra i ministri degli esteri russo e ucraino, Sergey Lavrov e Dmytro Kuleba, in programma oggi in Turchia, per festeggiare con rialzi record, volendo credere a una soluzione più vicina della crisi in Ucraina, che invece l’accordo in seno Ue sull’inasprimento delle sanzioni contro Mosca pare allontanare.

 

Code ai bancomat in Russia 4

Dopo il bando all’import deciso martedì dagli Stati Uniti, mercoledì sera l’Eni, che già aveva congelato la sua joint-venture con il gruppo petrolifero Rosneft, ha sospeso la stipula di nuovi contratti relativi all’approvvigionamento di greggio e altri prodotti petroliferi dalla Russia.

 

Finora le sanzioni avevano risparmiato le esportazioni di energia, da cui dipende soprattutto l’Europa. Ma i piani Ue, concordati al consiglio di Versailles, per eliminare gradualmente la dipendenza dalle importazioni russe di gas, petrolio e carbone rappresentano un nuovo affondo contro l’economia russa, già tagliata fuori dal commercio internazionale e dai mercati finanziari. E sempre più fragile.

 

Code ai bancomat in Russia 3

Fitch ha declassato per la seconda volta in 6 giorni il debito sovrano di Mosca, che passa da B a C, sei gradini in meno in un sol colpo, appena una tacca prima della bancarotta. E ha avvertito che «il default è imminente».

 

Per l’economista della Banca mondiale, Carmen Reinhart, «sia la Russia che la Bielorussia sono in territorio default». E le ripercussioni sul settore finanziario, finora limitate, potrebbero crescere se le istituzioni finanziarie europee fossero esposte al debito russo più di quanto si pensi.

 

BANCOMAT RUSSIA

Gli investitori stranieri detengono circa metà delle obbligazioni sovrane russe nelle valute più forti e Mosca deve pagare 107 milioni di dollari di cedole su due obbligazioni il 16 marzo. Secondo la Banca dei regolamenti internazionali, le banche straniere hanno un’esposizione di circa 121 miliardi di dollari verso la Russia.

 

Ad aprire la strada al default è il decreto approvato il 5 marzo per poter rimborsare in rubli i bond in valuta estera dei creditori dei Paesi che hanno imposto le sanzioni contro la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.

 

Ma, spiega Fitch, l’esasperazione di queste misure non fa altro che aumentare le probabilità di una risposta del Cremlino, che include almeno «un default selettivo» del debito sovrano.

 

CODA BANCOMAT RUSSIA 2

Se l’ultimo downgrade riflette le conseguenze del crescente isolamento economico, finanziario e politico della Russia, un default darebbe un colpo mortale al Paese, con la fuga non solo di aziende e investitori stranieri, ma anche la fuoriuscita di capitali e talenti russi, peraltro già in corso, come segnala il tutto esaurito sui pochi voli verso destinazioni ancora aperte come Tel Aviv, Istanbul, Baku o Tiblisi.

 

L’economia russa, però, è già sprofondata nel baratro. La Borsa è rimasta chiusa per la sesta seduta consecutiva dal giorno dell’invasione. Il rublo ha toccato un nuovo minimo storico sulle piazze internazionali, dove viene scambiato a 127 per un dollaro e a 140 per un euro.

 

vladimir putin

Nonostante l’ultima mossa della banca centrale, che per i prossimi 6 mesi limita a 10 mila dollari totali i prelievi dei cittadini con conti in valuta estera. Nemmeno il raddoppio al 20% dei tassi di interesse, annunciato subito dopo l’invasione, riesce a fare da argine alla caduta della moneta. In una sola settimana la svalutazione del rublo ha fatto aumentare del 2,2% l’inflazione, salita al 9,15% a febbraio, il livello più alto da sette anni.

 

L’esasperazione cresce e potrebbe sfociare nella nazionalizzazione delle società che bloccano le attività in Russia, aderendo alle sanzioni internazionali, come propone Andrei Isayev, parlamentare di Russia Unita, il partito di Putin.

 

vladimir putin

Sui listini europei però, almeno per un giorno, la musica è diversa, con un rimbalzo da oltre 464 miliardi di capitalizzazione, anche se mancano ancora quasi 689 miliardi bruciati negli ultimi giorni. A Piazza Affari il Ftse Mib ha chiuso in rialzo del 6,94%, mettendo a segno la terza miglior prestazione dell’indice dal 2018 a oggi.

 

A Francoforte il Dax è salito del 7,92%, a Parigi il Cac 40 ha guadagnato il 7,13%, mentre a Londra il Ftse 100 ha segnato +3,25%. Positivi anche i listini Usa: +2% la chiusura del Dow Jones e +3,59% quella del Nasdaq. La tregue si è estesa al petrolio dopo i recenti record: il future aprile sul Wti è sceso del 3,43% a 119,46 dollari al barile, mentre la consegna maggio sul Brent ha perso il 4,02% a 122,81 dollari.

 

christine lagarde.

Ma la volatilità è destinata a continuare. E oggi la Bce probabilmente dovrà ammettere che, dopo l’invasione dell’Ucraina, la situazione è troppo incerta e potrebbe pesare più del previsto sulla ripresa, peggiorando le stime sulla crescita.

 

Potrebbe quindi fermarsi l’accelerazione per normalizzare la politica monetaria, attesa dopo il forte rialzo dell’inflazione, che è volata al 5,8% a febbraio nella zona euro. E probabilmente destinata a salire ancora, a causa del rincaro dell‘energia e delle altre materie prime, invece si rallentare entro fine anno, come aveva indicato dalla Banca centrale europee.

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO