mario draghi ursula von der leyen giorgia meloni pnrr

RECOVERY MELONI – I NUMERI DICONO CHE GIORGIA MELONI AVEVA RAGIONE QUANDO HA LANCIATO UNA STOCCATA A DRAGHI SUL PNRR: “IN TERMINI DI SPESA IL PIANO SCONTA ALCUNI RITARDI” – IL 2022 DOVREBBE CHIUDERSI CON UN UTILIZZO DELLE RISORSE EUROPEE DIMEZZATO RISPETTO ALLE PREVISIONI. COLPA DI ZAVORRE BUROCRATICHE CHE L'ITALIA SI PORTA DIETRO DA DECENNI. E CHE NEMMENO IL “GOVERNO DEI MIGLIORI” HA SAPUTO SANARE – ORA IL PROBLEMA PER LA DRAGHETTA NON È SOLO OTTENERE I PROSSIMI 19 MILIARDI, MA RIUSCIRE A SPENDERLI…

Enrico Mingori per www.tpi.it

 

DRAGHI MELONI

«Il Pnrr è la sfida più grande per il Governo e per l’Italia», ha dichiarato la scorsa settimana la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aprendo i lavori della riunione – la prima sotto l’egida del nuovo esecutivo – della cabina di regia sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza. Meloni ha poi lanciato una stoccata al suo predecessore Mario Draghi: «In termini di spesa il Piano sconta alcuni ritardi».

 

In effetti, a dispetto dei proclami sulle efficienze di Super Mario, i numeri danno ragione alla neo-premier. Nel 2021 è stato speso meno di un terzo di quanto era stato preventivato, mentre il 2022 dovrebbe chiudersi con un utilizzo delle risorse europee dimezzato rispetto alle previsioni. Colpa di zavorre burocratiche e limiti strutturali che il nostro Paese si porta dietro da decenni e che nemmeno il “Governo dei migliori” ha saputo sanare.

 

GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI

In base all’accordo raggiunto due anni fa con la Commissione europea, il Pnrr dovrebbe drenare complessivamente per l’Italia 191,5 miliardi di euro entro il 2026, di cui 68,9 a fondo perduto e 122,6 sotto forma di prestiti. Questo tesoretto è spalmato in più rate periodiche, il cui pagamento viene di volta in volta sbloccato da Bruxelles a condizione che la tabella di marcia del Piano venga effettivamente rispettata.

 

giorgia meloni mario draghi

Finora, da questo punto di vista, siamo stati impeccabili: i traguardi e gli obiettivi che erano stati fissati – 51 per il 2021 e 45 per la prima metà del 2022 (si parla di aggiudicazione di appalti ed entrata in vigore di nuove normative) – sono stati tutti centrati. L’Europa ci ha così versato le prime due rate da 21 miliardi di euro ciascuna, che si sono aggiunte al prefinanziamento da 24,9 miliardi concessoci nell’agosto 2021. Totale incassato: 66,9 miliardi.

 

Entro la fine di quest’anno dovranno essere soddisfatte altre 55 condizioni: il Governo Draghi puntava a centrarne 29 prima di novembre, ma secondo l’Osservatorio del Sole 24 Ore per il momento siamo solo a 21 “raggiunte”, più 11 “vicine”, 21 “in linea” e 2 “lontane”.

 

Se ce la faremo, all’inizio del 2023 la Commissione staccherà un altro assegno da 19 miliardi di euro. Ma avere i soldi in tasca non basta a rilanciare un Paese: bisogna anche essere capaci di spenderli (e ovviamente di spenderli nel modo giusto, ma questo è un altro discorso, che riguarda il merito dei progetti previsti dal Pnrr). E qui, ahinoi, vengono le note dolenti.

 

PNRR: CORSA AL RINVIO

mario draghi charles michel ursula von der leyen

Le tabelle del Ministero dell’Economia sul Next Generation Eu parlano chiaro: siamo in forte ritardo. Per il biennio 2020-2021 – vedi il Documento di Economia e Finanza (Def) dello scorso anno – l’allora ministro Daniele Franco aveva previsto di spendere 18,5 miliardi di euro: ebbene, ne sono stati utilizzati appena 5,5. Discorso analogo per il 2022 (vedi il Def dello scorso aprile): dei 29,4 miliardi di euro preventivati per l’anno in corso, ne spenderemo solo 15 (lo dice la Nadef, la Nota di aggiornamento al Def).

 

Ciò significa che nei primi tre anni di messa a terra del Pnrr, abbiamo impiegato complessivamente 20,5 miliardi di euro a fronte dei 47 programmati dal Governo. Attenzione: quei 26,5 miliardi di mancate attuazioni non andranno persi, il loro utilizzo è semplicemente rinviato ai prossimi anni. Ad esempio, per il 2025 era prevista originariamente una spesa di 34,2 miliardi, che – alla luce di questi ritardi – dovrà per forza di cose salire a 47,7.

 

ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 1

Come sottolinea il Centro Studi di Confindustria in un suo rapporto sul Pnrr, intitolato “A che punto siamo?” e firmato da Francesca Mazzolari e Stefano Olivari, «purtroppo la Nadef non riporta informazioni utili né per individuare le voci di spesa rinviate, né la nuova composizione di spesa per ciascun intervento in ciascun anno. Però è plausibile che lo slittamento dei progetti non realizzati nel 2020-2022, abbia a sua volta fatto slittare alcuni progetti del 2023 agli anni successivi».

 

«Nel complesso – scrivono i ricercatori di Confindustria – l’entità del rinvio è preoccupante, se si pensa che il ritardo di spesa da parte dello Stato implica che queste risorse arriveranno ai soggetti attuatori del Piano (tra cui gli enti locali) e ai beneficiari finali delle misure (tra cui le imprese) più tardi del previsto e insieme alle altre risorse che si era programmato di spendere in quegli anni».

 

ursula von der leyen mario draghi di fronte al teatro 5 di cinecitta 1

Non è da escludere che alcuni investimenti non siano stati ancora adeguatamente rendicontati o che per alcuni progetti fosse stata prevista una spesa rivelatasi poi sovrastimata. Tuttavia queste eventualità da sole non bastano a spiegare la mancanza all’appello di più della metà delle spese previste.

 

A scontare gli effetti di queste inefficienze rischia di essere soprattutto il Sud Italia, a cui è destinato il 40% delle risorse del Pnrr. L’ultima relazione della Presidenza del Consiglio dei ministri sul rispetto di questo «vincolo di destinazione» avverte: dei progetti destinati al Mezzogiorno, 15 miliardi di euro sono già identificabili a rischio “alto” o “medio-alto” di tenuta: si parla cioè di interventi per i quali il vincolo di destinazione territoriale non è previsto o non è associato a clausole di salvaguardia. E «massima attenzione – si legge nella relazione – dovrà essere prestata alle misure ancora da attivare (37,2 miliardi di euro) e alle risorse derivanti da economie o residui non impegnati».

 

PNRR: APPALTI DESERTI PER GLI EXTRACOSTI

ursula von der leyen consegna a mario draghi la pagella di bruxelles al recovery plan italiano 3

Ma non c’è solo la burocrazia a rendere complicata l’attuazione del Pnrr. Ancora secondo il Centro Studi di Confindustria, «permangono rischi e incertezze legati al deterioramento della congiuntura economica»: in particolare, «i rincari, soprattutto dell’energia, possono non rendere conveniente alle imprese partecipare alle gare di appalto, lasciando di fatto alcuni progetti irrealizzabili»; diverse gare sono già andate deserte, ad esempio alcune relative ai progetti del 5G.

 

«Si è provveduto a modificare certe condizioni di gara, ma in alcuni casi ciò ha comportato ritardi nell’attuazione», si legge nel rapporto di Viale dell’Astronomia. Inoltre «la carenza di alcuni materiali può rendere concretamente difficoltoso realizzare alcuni investimenti nei tempi previsti». Secondo l’Ance (l’associazione confindustriale delle imprese edili) fra penuria di materiali e inflazione, dall’inizio del 2022 i costi per le aziende del settore sono lievitati del 35%.

 

pnrr 2

«Sarebbe auspicabile – scrive Confindustria – riadeguare i prezzi delle gare con finanziamenti reperiti o a livello nazionale (a partire dalla prossima Legge di Bilancio) o a livello europeo (per esempio nell’ambito del RePowerEu)». Lo scorso maggio il Governo Draghi è intervenuto stanziando 9 miliardi di euro per compensare gli extracosti del Pnrr, ma per il 2023 – durante il quale è prevista al momento una spesa di quasi 41 miliardi – il neo-ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, avrebbe già fatto sapere che nella prossima finanziaria difficilmente ci sarà spazio di manovra per un ulteriore stanziamento.

 

Come noto, la premier Meloni è determinata a rivedere i contenuti del Piano, correggendo alcuni capitoli di spesa e magari ripensando certi progetti che non siano indispensabili. Modifiche su cui la Commissione europea non sembra però disponibile a fare concessioni. «Il Pnrr – ha messo in guardia Meloni nel suo primo discorso da presidente del Consiglio, davanti al Parlamento – è un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio». Ne saremo capaci?

giorgia meloni giancarlo giorgetti 1giorgia meloni giancarlo giorgetti giorgia meloni parla con giancarlo giorgetti alla camera

Ultimi Dagoreport

orcel messina

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI: ALLA CHIUSURA DELLA GIORNATA BORSISTICA DI OGGI LA CAPITALIZZAZIONE DI MERCATO DI UNICREDIT REGISTRA 98,20 MILIARDI, E' SUPERIORE A QUELLA DI BANCA INTESA CHE SI SI ATTESTA A 97,67 MILIARDI – CON L’ARRIVO DI ANDREA ORCEL A UNICREDIT È INIZIATO IL CAMMINO DI SORPASSO SULLA PRIMA BANCA ITALIANA GUIDATA DA CARLO MESSINA – A PIAZZA GAE AULENTI, MENTRE SI AVVIA LA RICERCA DEL SOSTITUTO DEL PRESIDENTE PADOAN, ORCEL STA PREPARANDO I “BOTTI” DI NATALE, RICCHI DI SORPRESE…

luca zaia giorgia meloni matteo salvini

FLASH! – LUCA ZAIA, ABBAIA MA NON MORDE: SONO IN MOLTI A CHIEDERSI PERCHÉ IL GOVERNATORE USCENTE DEL VENETO ABBIA ACCETTATO DI FARE DA CAPOLISTA IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI, ALLE PROSSIME REGIONALI, MALGRADO NON ABBIA OTTENUTO NÉ IL TERZO MANDATO, NÉ LA POSSIBILITÀ DI PRESENTARE UNA LISTA A SUO NOME (CON CUI AVREBBE POTUTO PESARE LA SUA FORZA ELETTORALE E SOTTRARRE CONSIGLIERI REGIONALI A FRATELLI D’ITALIA) - PERCHÉ ZAIA SI È PRESTATO A UN’OPERAZIONE DI COSÌ PICCOLO CABOTAGGIO? UNA MOSSA CHE AVVANTAGGIA SOLO SALVINI E FA FELICE LA MELONA, CHE NON CORRONO IL RISCHIO DI FARSI FREGARE I VOTI DA UNA LISTA ZAIA...

giorgia meloni donald trump al sisi tony blair

DAGOREPORT - COME MAI LA MELONISSIMA TROVA IL TEMPO PER SCAPICOLLARSI IL PRIMO NOVEMBRE IN EGITTO PER L’INAUGURAZIONE GRAND EGYPTIAN MUSEUM DI GIZA? - LA SCAMPAGNATA HA COME OBIETTIVO DI AMMALIARE IL LEADER EGIZIANO AL SISI PER AVERE UN POSTO AL TAVOLO DEL “CONSIGLIO DI PACE” CHE DOVRÀ GESTIRE LA DIFFICILE RICOSTRUZIONE DELLA PALESTINA – SE CONVINCERE IL PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI, PER LA “BELLISSIMA GIORGIA” (COPY TRUMP) NON È UN GRAN PROBLEMA, PER STREGARE IL MONDO ISLAMICO, UNA GITARELLA IN EGITTO CADE COME IL CACIO SUI MACCHERONI – E DOPO IL RIFIUTO ARABO COME “GOVERNATORE” DI GAZA DI BIGLIET-TONY BLAIR, LA NEFERTARI DER COLLE OPPIO COVEREBBE ADDIRITTURA IL SOGNO DI…

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - IL CLAMOROSO VIDEO MAGA, CHE DONALD TRUMP HA “CONSACRATO” RILANCIANDOLO SU TRUTH, IN CUI SI AFFERMA CHE L'ITALIA SI ACCINGEREBBE A ROMPERE CON L’UNIONE EUROPEA SUI DAZI PER NEGOZIARE DIRETTAMENTE CON GLI STATI UNITI E CHE IL NOSTRO PAESE SAREBBE INTERESSATO A TAGLIARE IL SUO SOSTEGNO ALL'UCRAINA, È UN FATTO GRAVISSIMO, BENCHE IGNORATO DAL "CORRIERE", PERCHÉ È ESATTAMENTE L'OPPOSTO DELLA LINEA PORTATA AVANTI UFFICIALMENTE DALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA IN QUESTI ANNI - UNA TALE MAGA-SCONCEZZA AVREBBE DOVUTO SPINGERE LA DUCETTA A UN SEMPLICE COMMENTO: TRATTASI DI FAKE-NEWS. INVECE, LA TRUMPETTA DI PALAZZO CHIGI, CHE FA? ZITTA! - PARLANO INVECE TAJANI E LOLLOBRIGIDA CHE GARANTISCONO: “ABBIAMO SEMPRE LAVORATO CON L'UNIONE EUROPEA, MA CHIARAMENTE PARLIAMO ANCHE CON GLI AMERICANI…” - VIDEO

stefano de martino caroline tronelli roberto vaccarella michelle hunziker nino tronchetti provera

DAGOREPORT - L’ESTATE FA SBOCCIARE GLI AMORI, L’AUTUNNO LI APPASSISCE – LA STORIA TRA BOSCHI E GIULIO BERRUTI È FINITA IN...VACCARELLA! L'EX MINISTRA RENZIANA DA TRE SETTIMANE SI È AVVICINATA ALL’AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, “COGNATO” DI GIOVANNINO MALAGÒ – NONOSTANTE IL RESTAURO DEL VILLONE DA 700MQ A MILANO, E L'INTERVISTA RASSICURANTE A "VERISSIMO" (“HO RITROVATO LA SERENITÀ”), A MILANO DANNO AL CAPOLINEA ANCHE LA STORIA TRA MICHELLE HUNZIKER E NINO TRONCHETTI PROVERA - FATALE FU IL SEX-TAPE? DOPO SETTIMANE DI ROBANTE PASSIONE E PRIME PAGINE PATINATE, IL DECLINANTE STEFANO DE MARTINO (IL SUO "AFFARI TUOI" E' FINITO SOTTO "LA RUOTA DELLA FORTUNA") E CAROLINE TRONELLI SI SONO LASCIATI. DA UN MESE NON SI VEDONO PIÙ INSIEME IN PUBBLICO...

giulio berruti maria elena boschi

L’INIZIO DELLA STORIA TRA L’ONOREVOLE MARIA ELENA BOSCHI E GIULIO BERRUTI, DENTISTA-ATTORE, È STATO FELICE, ALLIETATO DI SGUARDI ADORANTI SOTTO I FLASH DI “CHI”. L’INTRECCIO È CONTINUATO PER CINQUE ANNI TRA QUADRETTI FAMILIARI LIALESCHI PIENI DI BUONA VOLONTÀ MA SEMPRE PIÙ CARICHI DI TENSIONI. SAPPIAMO CHE NON C'È PIÙ GRANDE DOLORE, A PARTE I CALCOLI RENALI, DI UN AMORE FALLITO. QUINDI, ANNUNCIAMO COL DOVUTO RISPETTO, CHE È SCESO DEFINITIVAMENTE IL SIPARIO SULLA COPPIA BOSCHI E BERRUTI. BUONA FORTUNA A TUTTI...