RITRATTONE BY PERNA DI PAOLO CIRINO POMICINO - "È L'UNICO TESTIMONIAL DELLA VECCHIA DC, SOPRAVVISSUTO A TRE INFARTI, È OSPITE FISSO IN TV - SEI FRATELLI, FAMIGLIA BENESTANTE, PORTATO IN PARLAMENTO DA ANDREOTTI, FU PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE BILANCIO CON LE MANI IN PASTA IN TUTTE TRANSAZIONI FINANZIARIE DELLA REPUBBLICA - SUBÌ 42 PROCESSI E NE USCÌ CON 40 ASSOLUZIONI E 2 CONDANNE"

Giancarlo Perna per “la Verità”

 

paolo cirino pomicino con la moglie lucia marotta

Gira che ti rigira, Paolo Cirino Pomicino, 78 anni, è l' unico testimonial della vecchia Dc. A parte il caso di Sergio Mattarella, che si è riciclato al Quirinale, gli altri o sono rincitrulliti o decrepiti come Ciriaco De Mita (90) e Arnaldo Forlani (92). Pomicino, al contrario, pur in età sinodale, ha la verve intatta e le energie moltiplicate dall' irritazione che nessuno del Palazzo lo cerchi. Inoltre, la sua vivida intelligenza gli suggerisce interpretazioni golpiste sulla caduta del mondo di ieri che solleticano la curiosità. È, dunque, il cantore ideale del tempo che fu. Le tv si sono accorte di questo Omero in potenza e non c'è giorno in cui non compaia su una rete o l'altra. Ammonisce, litiga, sdottoreggia.

 

pomicino-andreotti_03

Il mondo d’oggi è per lui tutto sbagliato. Si dovrebbe - dice - tornare al proporzionale vero, ai deputati legati ai collegi, ai partiti che elaborano strategie di lungo periodo. Ah, la Dc - rimpiange Pomicino davanti ai telespettatori, molti dei quali non sanno di che parla - che fece grande il Paese! Il resto della tiritera la immaginate e non si può nemmeno dargli torto. Se qualcuno lo contraddice si arrabbia, come quei reduci di guerra che non tollerano interruzioni ai loro fluviali racconti.

 

LA FINE DELL'URSS (E DEL PCI)

La cosa più interessante delle varie che ha raccontate è un suo incontro con Carlo De Benedetti, il famoso Ingegnere, proprietario dell'Espresso e di Repubblica. Era il 1991, con l'Urss dissolta e l'Italia scaricata dagli Usa che non sapevano che farsene di un alleato non più cuscinetto tra 2 mondi. L'Ingegnere, dunque, venne da lui, allora ministro del Bilancio di Giulio Andreotti, e gli disse: «Vuole essere il mio ministro?».

PAOLO CIRINO POMICINO CON LA FIGLIA

 

Era successo che De Benedetti, assieme a un altro capitalista torinese, l'Avvocato Gianni Agnelli, avevano deciso un colpo di Stato: spazzare la Dc per via giudiziaria (Mani pulite) e consegnare il potere ai comunisti che, orfani di Mosca, sarebbero stati dei lacchè ai loro ordini. Paolino non riferisce la risposta letterale che dette al magnate nel dirgli no. Ciò che gli preme è consegnarci uno scenario complottistico sulla fine della prima repubblica, in contrasto con la vulgata per cui tutto nasceva dalla corruttela politica.

 

Questo è il Pomicino di oggi, che noi studiosi delle sue gesta consideriamo la sua quarta vita: un uomo che passa il tempo affabulando, tra riflessione, fantasia e autogiustificazione. Accennerò subito alle sue altre tre esistenze. Va detto però prima che, per averne tante, ha dovuto lottare contro un cuore matto.

 

POMICINO CON FERRARA

Paolino è un ex cardiopatico sopravvissuto a tre infarti e altrettante estreme unzioni. A 45 anni, gli furono inseriti quattro bypass. A 57, altri due. Finché, nel 2007, gli è stato trapiantato un cuore nuovo. Si sa che è di un donatore vicentino. Quando uscì dal tunnel aveva 67 anni e fece questo commento: «Gli altri si fanno il lifting, io mi cambio gli organi».

 

LA VISITA DI DI PIETRO

Durante una di queste degenze, convinto che stesse per morire, andò a trovarlo Antonio Di Pietro, che da pm lo aveva sottoposto a interrogatori feroci. Totò si lasciò andare e disse all'infermo: «Ma lo sai che ho sempre votato Dc?». Tempo dopo, narrando l'episodio, Pomicino chiosò: «Si confidò, sicuro che non avrei potuto raccontarlo». Per dire di quanti veleni sono fatte anche certe visite d'ospedale.

 

POMICINO E DE MITA

Con la guarigione, Paolino ha trovato la voglia di risposarsi. È convolato a nuove nozze quattro anni fa, a 74 anni. La moglie, Lucia Marotta, di cinque lustri più giovane, è una bella signora che, con i tacchi, è circa il doppio del marito. Lei lo chiama il mio «bell'ometto» e si sono conosciuti tramite la figlia di primo letto di Pomicino, che era sua amica. In precedenza, il Nostro era accasato con una napoletana che, «dopo un' incompatibilità antica, durata 33 anni (testuali parole di lui, ndr)», si è allontanata stressata dai troppi guai giudiziari che, come vedremo, colpirono il marito.

 

Nato tra un fratello e l’altro dei sei che ha avuti, Paolino crebbe a Napoli in una famiglia benestante. Ognuno dei germani aveva idee politiche diverse dagli altri ma quasi tutti, ahimè, la stessa debolezza cardiaca. Il caso più doloroso fu quello di Bruno Cirino, questo il nome d' arte, allievo di Eduardo De Filippo e noto attore. Era un acceso comunista e morì d' infarto negli anni Ottanta, quarantaquattrenne, durante una tournée. Il nostro Pomicino, invece, divenne medico e quotato neurochirurgo dell'ospedale Cardarelli. Questa fu la sua prima esistenza, durata 34 anni.

cirino pomicino

 

DAL CARDARELLI AL DIVO GIULIO

Nel 1974, incontrò Giulio Andreotti che dette inizio alla seconda. Il divo Giulio cercava un alter ego a Napoli da contrapporre ai due ras locali, Antonio Gava e l'irpino De Mita. Lo trovò in Paolino che nel 1976 esordì a Montecitorio e vi restò per 5 legislature di fila. Negli anni Ottanta, era l'emergente dc per antonomasia. Fu presidente della commissione Bilancio con le mani in pasta in tutte transazioni finanziarie della Repubblica. A cavallo tra '80 e '90, fu ministro del Bilancio di Andreotti.

 

In precedenza, era stato a capo della Funzione pubblica (governo De Mita). Da quel seggio, per placare la Pa inquieta, concesse un aumento di stipendi da fare saltare l'Erario. Zittì le polemiche dicendo: «Ora governeremo tranquilli». Erano i bei tempi in cui ci stampavamo il denaro in casa.

 

CIRO DI BABILONIA

romano prodi cirino pomicino

Lui viveva sull' Appia antica, in una villa da 5,5 milioni (di lire) di affitto al mese. Per le nozze della figlia, Cirino, prendendosi per Ciro di Babilonia, imbandì un banchetto per 500 invitati, tra cui l'ex capo dello Stato, Francesco Cossiga, quello in carica Oscar Luigi Scalfaro, il futuro, Carlo Azeglio Ciampi. A chi gli chiedeva dove attingesse cotanto burigozzo, rispondeva: «Vai a Napoli e guarda i tombini».

 

Pomicino con la Toga

Infatti su molti, è inciso il nome della fonderia «Pomicino». Sottintendeva che era ricco di famiglia, anche se poi la sua parentela col tombino non è mai stata accertata. Questa, lunga 20 anni, fu la fase in cui dette il meglio di sé, dimostrandosi abile politico ma incline allo scialo di raccomandazioni e pubblico danaro.

 

Il terzo periodo, quello nero, coincise con l'offensiva giudiziaria di Mani pulite. Fu (pare) il suo già ospite, Scalfaro, a non volerlo nel governo di Giuliano Amato (1992-1993) che seguì a quello di Andreotti di cui era ministro. Caduto in disgrazia, la magistratura lo azzannò. Subì 42 processi. Ne uscì con 40 assoluzioni, a disdoro di una giustizia senza freni, e 2 condanne. La prima a 1 anno e 8 mesi per avere preso da Enimont 5 miliardi girati alla Dc; l'altra a 2 mesi, per fondi neri Eni. A Poggioreale, restò solo 17 giorni. Poi, dati i quattro by pass dell' epoca, di cui uno occluso, fu sistemato ai domiciliari.

 

I coniugi Pomicino ballano

IL MIO NOME È GERONIMO

Calmate le acque, reagì al declino salendo in groppa a Silvio Berlusconi. Nel 2006 riuscì a diventare per la sesta volta deputato. Il che ha portato a 9.363 euro la sua attuale pensione.

Divenne pure editorialista del giornale di famiglia, firmandosi Geronimo, e autore Mondadori. Ma i due, troppo galletti entrambi, non erano fatti per intendersi. Quando il Cav lo fece eleggere, Paolino si sforzò di dire: «È una grande energia solitaria che ha puntellato la nostra democrazia». Anni dopo, ormai accantonato, fu più schietto: «Berlusconi è il veleno della politica italiana». Oggi, pubblica i libri con Urbano Cairo.

ANDREOTTI E POMICINOeac ccc b ac b be e a pomicino images

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...