giuseppe conte mario draghi beppe grillo

“CONTINUIAMO A PRENDERE SBERLE, CHE SENSO HA RESTARE?” – SETTE PARLAMENTARI GRILLINI SU DIECI VOGLIONO USCIRE DAL GOVERNO DRAGHI. MA SE NE DOVRANNO FARE UNA RAGIONE: BEPPE-MAO VUOLE CONTINUARE A SOSTENERE “MARIOPIO” – ROBERTA LOMBARDI: “PRIMA DELLE PAROLE DI DRAGHI ERAVAMO VERSO L’USCITA, ORA ASPETTIAMO E VEDIAMO. NON È LA TELEFONATA IN SÉ CHE MI TURBA, MA SAREBBE POCO ORTODOSSO SE GRILLO E DRAGHI DECIDESSERO GLI ASSETTI DEL MOVIMENTO. LA SCISSIONE DI LUIGI DI MAIO? LO CONOSCO DA TROPPI ANNI PER ESSERE RIMASTA SORPRESA”

 

 

 

1 - M5S, CRESCE LA FRONDA ANTI-GOVERNO: 7 PARLAMENTARI SU 10 PRONTI ALLO STRAPPO

Lorenzo De Cicco per www.repubblica.it

 

GIUSEPPE CONTE BEPPE GRILLO

Dal magma grillino di questi giorni turbinosi, viene a galla un blocco eterogeneo, ma sempre più pesante, che preme sul leader per lo strappo. I colonnelli di Conte sono quasi tutti per ritirare i ministri. Incalzano il presidente, per ora solo nelle riunioni riservate.

 

Con toni così: «Continuamo a prendere sberle. Le nostre proposte non passano mai. Che senso ha restare?». Tre dei 5 vice-presidenti del Movimento sono schierati per l’uscita.

 

Suggeriscono all’ex premier di rompere gli indugi. Riccardo Ricciardi è il più barricadero. Michele Gubitosa, che aveva definito l’inceneritore di Roma «la linea rossa» dei 5 Stelle per restare nell’esecutivo, è furibondo dopo la bocciatura dell’emendamento grillino in Commissione Finanze che avrebbe impedito la realizzazione dell’impianto.

 

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - LUIGI DI MAIO - BY MACONDO

Paola Taverna, che si espone di meno rispetto agli altri — ha pur sempre il ruolo di vice-presidente del Senato — nei vertici in video-call non fa sconti a Draghi. Della cinquina, solo Alessandra Todde, sottosegretaria allo Sviluppo, rimane convintamente governista. «Ma mi rimetto alla volontà del presidente». Resta più defilato, attendista, Mario Turco. Sa che «il pressing di deputati e senatori per uscire è forte», ma «aspettiamo le risposte dall’esecutivo sui nostri temi».

 

conte taverna

Fra le truppe residue di senatori e deputati, i malpancisti non si contano più. Con percentuali variabili, a seconda delle fonti, i parlamentari tendenza-strappo sono dati tra il 70 e l’80% del totale. Quasi tutti i governisti puri sono passati con Luigi Di Maio. Tra chi è rimasto, tanti non si fanno scrupoli ad attaccare Draghi.

 

Bramano la rottura definitiva. Dal vice-capogruppo al Senato, Gianluca Ferrara, che da giorni pungola i vertici, «Conte ci porti fuori», ad Alberto Airola, che lo ha scritto ieri in un tweet e lo ha ribadito ospite di Metropolis: «Usciamo da questo governo come ci chiede il nostro popolo. Le fragole sono marce». Altro iper-critico con Draghi è il deputato Luigi Gallo, che l’altro ieri bollava le mosse del premier come «operazioni di palazzo a tutela dell’élite». I toni sono questi.

 

BEPPE GRILLO - GIUSEPPE CONTE - MARIO DRAGHI - BY EDOARDO BARALDI

Tra i big in sofferenza, c’è l’ex ministro Riccardo Fraccaro, il papà del Superbonus che viaggia veloce verso lo stop, nonostante la riformulazione del governo. Alfonso Bonafede in privato non lesina critiche al ministro Cingolani. L’ex vice-ministro Stefano Buffagni all’indomani della scissione scuoteva la testa: «Restare nel governo? Vediamo, ci dobbiamo riflettere. Secondo me sarà uno dei temi...». La smania di strappare cova da settimane.

 

Addirittura c’è chi ha proposto di votare no già il 21 giugno, dopo il fiasco delle trattative per la risoluzione sull’Ucraina, in cui i grillini non hanno ottenuto quasi nulla. «Avremmo votato no o astensione — racconta un big — Ci siamo fermati solo perché Di Maio ha annunciato nelle stesse ore la scissione e non volevamo nobilitare la sua scelta, dettata solo dalla voglia di tenere la poltrona». Col passare dei giorni la pattuglia dei governisti si fa sempre più isolata e striminzita: la ministra Fabiana Dadone, il collega Federico D’Incà, il capogruppo Davide Crippa. Perfino il capo-delegazione Stefano Patuanelli, racconta chi ci ha parlato, ormai fa parte dei fatalisti. Succeda quel che deve.

riccardo ricciardi giuseppe conte

 

2 - M5S, LOMBARDI: "BASTA RICATTI DA DRAGHI. RIFLETTIAMO SE RESTARE AL GOVERNO. DECIDEREMO CON UN VOTO DEGLI ISCRITTI"

Lorenzo De Cicco per www.repubblica.it

 

«Prima delle parole di Draghi in conferenza stampa, eravamo più verso l’uscita dal governo...». E adesso? «Vediamo. Non ci stiamo ad ogni costo», risponde Roberta Lombardi, prima storica capogruppo del M5S alla Camera, dal 2018 alla Regione Lazio, dov’è assessora nella giunta giallorossa di Zingaretti. Con Conte in questi giorni ha parlato di continuo, essendo coordinatrice nazionale degli enti locali del Movimento.

 

roberta lombardi foto di bacco

Qual è l’umore tra i 5 Stelle oggi? Tira davvero aria di strappo?

«Tanti colleghi in Parlamento chiedono di riflettere se ha ancora senso stare in quesot governo. Cosa pensino i nostri simpatizzanti è noto. E anche tra gli amministratori locali c’è una richiesta diffusa di fare una verifica.

 

Siamo entrati nel governo Draghi per senso responsabilità, per la pandemia e per gestire i fondi del Pnrr che il Conte 2 aveva ottenuto. Era naturale proseguire quel lavoro, anche per difendere e migliorare alcuni provvedimenti, dal Superbonus alle misure anti-corruzione, al reddito di cittadinanza che ha salvato milioni di italiani dalla povertà. Questa strana legislatura ha l’impronta del M5S. Ma i nostri stessi compagni di viaggio ci attaccano su questi temi in modo sfacciato e questo non è accettabile».

 

MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO

Quanto è probabile che il M5S esca dal governo?

«Prima delle parole di ieri, eravamo più verso l’uscita. Ora aspettiamo. Ho registrato la dichiarazione di Draghi sul fatto che senza il M5S non esiste più il governo. Ma non basta. Le parole sono una cosa, i fatti sono un’altra. Va capito se come Movimento riusciamo a incidere davvero, con i nostri temi, non col ricatto di starci sennò cade il governo».

 

I vostri rappresentanti negli enti locali hanno chiesto a Conte di mettere ai voti fra gli iscritti l’uscita dal governo. La approva?

«Se si arriverà a questa decisione, credo sia normale che si decida attraverso un voto online. Così come abbiamo aderito a questo governo interpellando la base. Uno vale uno, per noi».

conte draghi grillo 4

 

Che idea si è fatta delle telefonate Grillo-Draghi?

«Vorrei essere una microspia per averle sentite, sono molto curiosa di cosa possano dirsi l’uragano Beppe Grillo con il compassato Draghi. Non è la telefonata in sé che mi turba, ma sarebbe poco ortodosso, diciamo così, se Grillo e Draghi decidessero gli assetti del Movimento, che ha uno statuto molto chiaro».

 

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE

La visita di Grillo a Roma ha portato più chiarezza o scompiglio?

«Entropia allo stato puro. D’altronde Beppe è così».

 

Se usciste dal governo, non sarebbe a rischio l’alleanza col Pd?

«Le alleanze si fanno sui programmi, come sta avvenendo sui territori. Non per l’esercizio del potere».

 

Le primarie in Sicilia saranno un modello nel Lazio e in Lombardia?

«Non c’è un automatismo. Ogni regione deve trovare una soluzione per permettere al fronte progressista di presentarsi nelle migliori condizioni. In Sicilia hanno scelto questo strumento. Nel Lazio stiamo lavorando sul programma».

giuseppe conte

 

Da grillina della prima ora, terrebbe la regola del doppio mandato?

«Sarò impopolare, ma a me piace. Ho paura che aprire a mandati infiniti trasformi quello che è un servizio civile a tempo determinato in una ricerca perenne del consenso, che è la malattia della politica. Fa bene Beppe a difendere questo principio. Ci sono tante possibilità in politica di essere utili. Ma si può anche tornare alla vita di prima…»

 

La scissione di Di Maio come l’ha vissuta?

«Come momento di chiarezza. Era evidente che ci fossero sensibilità troppo diverse all’interno dei 5 Stelle. Da noi però non è possibile fare correnti da manuale Cencelli per spartirsi poltrone. Chi le cerca come orizzonte politico ha fatto bene ad andarsene».

CONTE GRILLO

 

Umanamente è rimasta delusa da Di Maio?

«Conosco da troppi anni Luigi per essere rimasta sorpresa».

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....