IL “SISTEMA” VEDE E PROVVEDE - MENTRE REGOLE E MECCANISMI DEI PARTITI SI SFALDANO, RIMANE IN PIEDI SOLO UN “POTERE INVISIBILE”, MECCANISMO DI RELAZIONI IMPALPABILE ED EFFICACE CHE FA DA “PONTIERE” TRA POLITICA E STATO - FACCENDIERI, LOBBYSTI, CORDATE, CORRENTI, CRICCHE E LOGGE MASSONICHE GIOCANO CHE DISPENSANDO CARICHE, AMICIZIE, FAVORI E DECIDONO I DESTINI DEL PAESE…

Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"

Lo Stato, le istituzioni governate da rappresentanti democraticamente eletti, sembrano astrazioni per ingenui. Quello che conta è il Sistema. Prendete il caso di Giuseppe Orsi, 67 anni, manager di lungo corso, arrivato al vertice del colosso pubblico Finmeccanica dopo aver guidato per anni la controllata degli elicotteri Agusta Westland. È indagato dalla procura di Napoli per corruzione internazionale, lui si dichiara innocente, ma la poltrona è in pericolo.

Chiede conforto al vecchio amico, coetaneo e concittadino di Piacenza, Ettore Gotti Tedeschi. Uno che, direbbe un altro piacentino illustre come Pier Luigi Bersani, guarda il Potere all'altezza degli occhi. Finanziere influentissimo, il Papa gli ha affidato nel 2009 lo Ior, la banca vaticana. Gotti Tedeschi, a cena, a quattr'occhi, ma intercettato dai magistrati napoletani, dice la sera del 23 maggio a Orsi: "Il Sistema è a tuo favore e ti difenderà".

Mentre regole e meccanismi si sfaldano, gli uomini di potere si avvinghiano a un riferimento astratto, impalpabile, che è però quanto di più concreto vedono all'orizzonte: il Sistema, gli Equilibri. Ecco Nicola Mancino, ex tutto. È stato ministro dell'Interno, presidente del Senato, vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Oggi è un pensionato, ma il vestito gli sta stretto nel momento in cui si sente minacciato dall'inchiesta palermitana sulla trattativa tra Stato e mafia.

Allora telefona al consigliere giuridico del Quirinale, Loris D'Ambrosio, e dice: "Io debbo avere tutte le garanzie, anche per quanto riguarda la rilevanza statuale delle cose che sto facendo". Il pensionato Mancino che rivendica azioni "di rilevanza statuale" è la versione nobile dei profittatori di regime che sfrecciano per le strade della Capitale con il lampeggiante blu sul tetto dell'auto, tanto per darsi un contegno. Gente che non segue le regole, ma sa aderire alle pieghe del Sistema.

E quindi Orsi non si fa aiutare dall'amico saggio e informato a valutare se con quel po' po' di inchiesta sul groppone ha senso restare abbarbicati alla poltrona, ma si fa spiegare che cosa sta accadendo nelle pieghe del Sistema, nel frullatore del potere in cui cordate, correnti, combriccole, logge massoniche (P3 e P4 comprese) o fraternità religiose giocano la loro partita, che fatalmente sfocerà in esiti arbitrari e incontrollabili. E dunque che fa il direttore del Corriere della Sera? Boh. Gotti Tedeschi allarga le braccia: "Ma de Bortoli è così, purtroppo lui è uno che dà un colpo al cerchio e uno alla botte".

Ma soprattutto, che cosa sta frullando nella testa di Ignazio Moncada? Che non è deputato, ministro o alto burocrate, ma molto di più. Apparentemente è solo il presidente senza poteri della Fata, una controllata scassata di Finmeccanica. Ma Gotti Tedeschi mette in guardia l'amico Orsi, che, regolamento alla mano, potrebbe (forse addirittura dovrebbe) cacciare Moncada senza preavviso: "Non semplificarlo come agente segreto della Cia, o un massoncello qualsiasi, è veramente un grandissimo burattinaio".

Burattinaio, ecco. Linguaggio di riporto, perché i due sodali parlano per citazioni. Burattinaio era Licio Gelli, negli anni ‘70. Al terzo millennio è toccato Moncada, che è in tono con lo spirito dei tempi. L'ex agente segreto, allievo del generale Gianadelio Maletti, ama presentarsi come l'anti-Bisignani.

Lui Bisignani, proveniente dal vivaio andreottiano, maturato nella P2, esploso durante Tangentopoli, è il Burattinaio che mette insieme Stato e Chiesa, finanzieri e cardinali, e raggiunge il suo massimo fulgore nell'Italia berlusconiana. Si va da lui a chiedere appoggio per questa o quella nomina, a propiziare il sostegno del Sistema alla propria carriera o all'assunzione di un proprio caro. Lui chiama o convoca ministri o direttori generali, e dà ordini con il tono soave, amichevole del dispensatore di consigli acuti e disinteressati.

Moncada ha come riferimento la massoneria laica di palazzo Giustiniani. Le sue amicizie forti vengono dall'antica militanza socialista: Giuliano Amato, Giulio Tremonti, Franco Frattini, Gianni De Michelis, il diplomatico Gianni Castellaneta.

È un grande tessitore di accordi e amicizie, latore di messaggi e avvertimenti. Gotti Tedeschi lo considera fonte di verità importanti. Dice a Orsi, che detesta Moncada perché lo conosce come sponsor di Alessandro Pansa, il direttore generale di Finmeccanica che vuole fargli le scarpe: "Lui ha enorme stima di te, m'ha persino detto con quali persone ieri sera ha discusso il caso Orsi, e tutti, anche persone importantissime, hanno detto che Orsi è una persona che va difesa e va supportata".

Il Sistema è questo, un sinedrio di volti coperti (almeno per ora, dagli omissis degli atti giudiziari), che discutono i destini del Paese perché i vertici dello Stato hanno dovuto delegare, in outsourcing, le decisioni pesanti. E dunque il vice ministro dell'Economia Vittorio Grilli, che dovrebbe decidere se silurare Orsi ed eventualmente con chi sostituirlo, appare come il terminale non completamente passivo, ma certamente debole, al quale il Sistema troverà il modo di far sapere che decisione è stata presa.

E Orsi non sa che pesci prendere: "Pansa dice che lui c'ha tutto il supporto di Moncada", ammette con tono un po' disperato l'uomo che pure rivendica di avere i meriti professionali per guidare un gruppo industriale da 70 mila dipendenti. Ma a che servono i meriti senza l'appoggio di Moncada, cioè del Sistema?

A niente, e Orsi lo sa benissimo, lui che al vertice di Finmeccanica c'è arrivato per caso, visto che il capo di allora Guarguaglini lo aveva descritto al ministro della primavera 2011, Giulio Tremonti, come "non trasparente". Ma all'ultimo momento, nella spartizione delle aziende pubbliche, non era rimasto niente per la Lega, e il Sistema decise di accontentarla premiando il padano Orsi e mettendoglielo in quota.

 

Giuseppe OrsiBERSANI ETTORE GOTTI TEDESCHI NICOLA MANCINO FERRUCCIO DE BORTOLI IGNAZIO MONCADAGIULIANO AMATO GIULIO TREMONTI VITTORIO GRILLI LISA LOWENSTEIN

Ultimi Dagoreport

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...