pensione 1

LA STRATEGIA DELLA PENSIONE - IL PRESIDENTE DELL'INPS, TRIDICO: "IN ITALIA ABBIAMO 23 MILIONI DI LAVORATORI SU 60 MILIONI DI CITTADINI. TROPPO POCHI: IN FRANCIA, I LAVORATORI SONO 34 MILIONI. IL TASSO DI OCCUPAZIONE ITALIANO È TROPPO BASSO E QUINDI È BASSO ANCHE IL MONTANTE CONTRIBUTIVO" - L'IPOTESI (ANCORA REMOTA) DI UNA "PENSIONE DI GARANZIA" PER PUNTELLARE I GIOVANI - ANCHE PERCHÉ GLI SQUILIBRI GENERAZIONALI SONO DESTINATI AD ACUIRSI: OGGI CI SONO CIRCA TRE PERSONE IN ETÀ LAVORATIVA (15-65 ANNI) PER OGNI OVER 64ENNE, NEL 2040 CE NE SARANNO IN MEDIA MENO DI DUE…

PENSIONI, TRIDICO A TPI: “SERVONO MISURE PER L’OCCUPAZIONE DI GIOVANI E DONNE”*

“In Italia abbiamo 23 milioni di lavoratori su 60 milioni di cittadini. Troppo pochi: in un Paese simile al nostro, la Francia, i lavoratori sono 34 milioni. Il tasso di occupazione italiano è troppo basso e quindi è basso anche il montante contributivo”. Lo dice il presidente dell’Inps Pasquale Tridico intervistato sul settimanale TPI-The Post Internazionale.

TUTTE LE STRADE CHE PORTANO ALLA PENSIONE

 

Secondo Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, “questo è il nostro principale problema di politica economica”. E riguarda in particolare “due categorie che sono ai margini del mercato del lavoro: i giovani e le donne, soprattutto al Sud2. Che fare? “Incentivi per gli investimenti privati combinati con investimenti pubblici. E poi politiche per l’emersione del lavoro nero”.

 

PENSIONI, TRIDICO A TPI: “FACCIAMO L’APE CONTRIBUTIVA”*

PENSIONE

Malgrado il probabile varo di Quota 102 da parte del governo, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico non rinuncia a tenere viva la sua proposta di uscita anticipata dal lavoro a 63 o 64 anni con il solo regime contributivo. Tridico la chiama Ape Contributiva perché, appunto, si andrebbe a riscuotere solo la quota contributiva del proprio montante, rimandando l’incasso d i quella retributiva al compimento dei 67 anni, quando cioè scatta la pensione di vecchiaia prevista dalla Fornero. Il presidente dell’Inps ne parla in un colloquio sul settimanale TPI-The Post Internazionale. “La misura – sottolinea – avrebbe il vantaggio di non gravare sulla fiscalità generale: sarebbe pagata dagli stessi lavoratori. E si coniuga bene con il modello che abbiamo scelto, quello contributivo”.

 

IL CONFRONTO GOVERNO-SINDACATI DOVRÀ TROVARE UN NUOVO EQUILIBRIO TRA L'ETÀ DI USCITA DAL MONDO DEL LAVORO E LA TENUTA DEI CONTI PUBBLICI

Luca Cifoni per "il Messaggero"

 

INPS

Un cantiere di riforma aperto ormai da oltre un trentennio e che ancora non è chiuso. Il nuovo tavolo sulle pensioni che dovrebbe essere convocato all'inizio dell'anno prossimo è al momento una formula di compromesso, per allontanare o quanto meno rinviare lo scontro diretto tra governo e sindacati sulle misure previdenziali incluse nella legge di Bilancio appena approvata. Il tema di fondo è lo stesso che si poneva negli anni Novanta: come trovare un equilibrio tra l'età di uscita dal mondo del lavoro e la tenuta di lungo periodo dei conti pubblici.

 

Da allora, milioni di italiani hanno avuto accesso al pensionamento, mentre sono diventati un po' più vecchi coloro che all'epoca venivano indicati come i giovani: ovvero, approssimativamente, i nati dagli anni Settanta in poi, quelli che la riforma Dini ha assoggettato interamente al sistema di calcolo contributivo e che inizieranno ad andare in pensione intorno al 2040.

pensione 6

 

LA PROSPETTIVA

Sulla carta, governo e sindacati dovrebbero parlare anche di loro oltre che dei pensionandi e del modo con cui rendere graduale il ritorno alle regole della legge Fornero. Il problema che si pone è noto e si chiama in gergo tecnico adeguatezza delle prestazioni. Si tratta di fare in modo che quando per queste generazioni arriverà il momento di lasciare il lavoro (a un'età più alta di quella dei genitori) il reddito pensionistico sia sufficiente a sostenere una vecchiaia dignitosa.

 

Da tempo è al centro della discussione il concetto di pensione di garanzia ma i numeri dicono che per migliorare la previdenza di domani serviranno interventi e tutele anche sul lavoro di oggi. Uno degli indicatori-chiave per misurare l'adeguatezza delle prestazioni è il tasso di sostituzione, il rapporto percentuale tra l'ultimo reddito da lavoro e la prima rata di pensione. Naturalmente per calcolarli in misura media in relazione ai decenni futuri bisogna fare una serie di ipotesi sull'evoluzione dell'economia e in particolare delle retribuzioni, oltre che su età e anzianità contributiva degli interessati. È questo l'esercizio svolto ogni anno dalla Ragioneria generale dello Stato nel suo rapporto sulle tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario.

pensione 5

 

IL MECCANISMO

Si parte dal passato recente e dal presente. Un lavoratore che ha iniziato a ricevere la pensione di vecchiaia nel 2010, con 38 anni di contributi, aveva un assegno lordo superiore al 70 per cento sia che fosse dipendente sia autonomo. Per quest' ultima categoria, più colpita dal passaggio al sistema contributivo, un calo vistosissimo del tasso di sostituzione (oltre quindici punti) c'è stato già nell'arco di dieci anni mentre il dipendente ha sostanzialmente mantenuto le proprie posizioni.

 

Anche lui però sperimenterà una sensibile riduzione nei prossimi anni, scendendo dal 71,8 per cento al 64,6 nel 2030 e al 58,3 nel 2040. Anno nel quale l'autonomo sarà molto più sotto, al 44,7. Il ridimensionamento del reddito nel passaggio dalla fase lavorativa a quella della pensione ha paradossalmente un risvolto positivo: si abbassa anche il prelievo fiscale, che funziona in modo progressivo.

pensione 4

 

E dunque se si guarda all'importo netto, che è l'elemento più rilevante, l'attuale 81,6 per cento del privato scende al 68,3 e il 77,4 dell'autonomo (già ampiamente decurtato rispetto al 2010) va al 65,4. Il che equivale a un ridimensionamento dell'assegno (quello futuro rispetto a quello attuale) di 15 punti o anche di più. La differenza non è da poco, ma c'è una notizia ancora più brutta: i 38 anni di versamenti contributivi della simulazione sono un requisito abbastanza esigente, ma ancora di più lo sarà in futuro.

 

Rischia insomma di essere irraggiungibile per chi ha lavorato per una parte consistente della propria vita in modo precario o intermittente e quindi dovrebbe accontentarsi di tassi di sostituzione ben più bassi. Un problema ben noto anche agli autori della riforma Dini, che hanno infatti previsto un doppio sbarramento: da una parte non permettendo l'accesso alla pensione anticipata a chi matura un importo inferiore a 2,8 volte l'assegno sociale, dall'altra facendo lavorare fino a 70 anni chi all'età della vecchiaia non arriva nemmeno a 1,5 volte l'assegno sociale.

pensione 3

 

Il rimedio tradizionalmente indicato contro il pericolo di pensioni povere è il ricorso alla previdenza complementare, che però non è esattamente una soluzione accessibile per chi già si trova in difficoltà, anche se in linea di principio il trattamento integrativo dovrebbe appunto colmare le lacune di quello obbligatorio attingendo ai rendimenti in vigore sul mercato.

 

I PUNTELLI

pensione 1

Ecco perché si parla per ora in modo abbastanza astratto di pensione di garanzia e più in generale di come puntellare le carriere dei giovani, ma anche di quelli che ormai tanto giovani non sono pur essendo lontani dal traguardo della pensione. Anche perché gli squilibri generazionali sono destinati ad acuirsi: oggi ci sono circa tre persone in età lavorativa (15-65 anni) per ogni ultrasessantaquattrenne, nel 2040 ce ne saranno in media meno di due. E nel nostro sistema previdenziale a ripartizione è sempre bene ricordarlo le pensioni si pagano con i contributi di chi lavora.

pensione

 

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)