DA TESTIMONE A INDAGATO: SI METTE MALE PER NICOLA SANESE, SEGRETARIO GENERALE DELLA REGIONE LOMBARDIA - IL POTENTE “BRACCIO DESTRO” DI FORMINCHIONI, INTERROGATO SULLA VICENDA-MAUGERI, NON CONVINCE I PM E FINISCE NEI GUAI - IL “CELESTE” E’ INDAGATO PER CONCORSO IN CORRUZIONE: AVREBBE CHIESTO 7 MILIONI PER I 70 EROGATI DALLA REGIONE ALLA MAUGERI - AL CENTRO DELLA VICENDA IL DUPLEX SIMONE-DACCO’….

Emilio Randacio per "la Repubblica"

È entrato in una caserma della Guardia di finanza in veste di testimone alle 11 del mattino. Dodici ore dopo, a Nicola Sanese, il potente segretario generale della Regione Lombardia, i pubblici ministeri Laura Pedio e Antonio Pastore hanno comunicato la notizia: anche lui è finito nel registro degli indagati nel calderone che coinvolge e imbarazza maggiormente il governatore uscente del Pdl Roberto Formigoni. Da ieri, insomma, Sanese dovrà nominare un legale e tentare di evitare uno spiacevole processo.

Si materializza a notte inoltrata l'ultima svolta dell'inchiesta sulla gestione (sperpero?) dei fondi pubblici erogati dal Pirellone alla Fondazione Maugeri, centro convenzionato e specializzato in riabilitazioni. Arrivata alle ultime mosse prima della sua conclusione ufficiale, la procura milanese è convinta di aver individuato tutte le responsabilità dell'ultimo affaire che si è abbattuto sulla gestione della sanità lombarda.

Lo spaccato che emerge, forte e con più voci, non è quello del «fiore all'occhiello » più volte sbandierato dal governatore. Perché in cima a questa sorta di graduatoria di responsabilità, oltre allo stesso Formigoni, indagato per concorso in corruzione, da due giorni c'è anche un altro dei suoi più stretti collaboratori. Contro Sanese, secondo quanto ricostruito dai sostituti procuratori milanesi, c'è la linea adottata da lui stesso nei suoi diversi provvedimenti, palesemente a favore di alcune strutture sanitarie private.

Un cambio di rotta l'inchiesta aveva iniziato a registrarlo ai primi di maggio, a quasi un mese esatto dall'arresto dei vertici della Maugeri e dei due imprenditori- faccendieri molto vicini a Formigoni: Antonio Simone e Pierangelo Daccò. Uomini chiave, questi ultimi, nello schema disegnato dai magistrati. I destinatari di consulenze fittizie, i prestanome - secondo la procura - per garantire al governatore una contropartita fatta di vacanze sontuose, ville in Sardegna, varie e costose altre «utilità».

In cambio di finanziamenti pubblici per 70 milioni di euro, indispensabili per la sopravvivenza della Maugeri, il governatore avrebbe chiesto un sostanzioso conto (circa 7 milioni di euro).

È così che ai primi di giugno anche il nome di Formigoni finisce tra gli indagati insieme al potente direttore generale della Sanità, Carlo Lucchina. Tassello dopo tassello, nelle ultime settimane alti funzionari regionali sono stati chiamati come testimoni in procura per spiegare le responsabilità di alcune scelte politiche, dei suggeritori di norme che avrebbero palesemente avvantaggiato la Maugeri. Quell'"atto contrario", oggi pilastro per sostenere ciò che sembra un sempre più probabile processo con l'accusa di corruzione anche per Formigoni.

In questi interrogatori, tutti ancora coperti da segreto, sarebbe anche emerso il ruolo centrale avuto da Sanese. Due giorni fa, il testimone avrebbe negato ogni addebito e cercato di spiegare e difendere l'operato suo e della giunta in materia di politiche sanitarie. Una strategia non creduta dagli inquirenti, che avrebbero allora formalizzato lo stato d'accusa al testimone proprio negli ultimi passi del verbale.

 

Nicola Sanese, FormigoniROBERTO FORMIGONI ASSEGNA IL FORMAGLIONE vignetta formigoniLOGO FONDAZIONE MAUGERIDACCO' - FORMIGONI

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