obama sarkozy

VERSO L'USCITA DALLA CASA BIANCA, OBAMA SI TOGLIE TUTTI I MACIGNI DALLE SCARPE - ''SARKOZY E CAMERON SCROCCONI: NEL 2011 CI HANNO FATTO INTERVENIRE IN LIBIA E POI HANNO ABBANDONATO IL PAESE'' - L'ANTIPATIA PER NETANYAHU, GLI ERRORI IN SIRIA, L'ISIS COME IL JOKER, I SAUDITI INCIVILI CHE REPRIMONO LE DONNE

1. SONDAGGIO GALLUP: IL CONSENSO PER OBAMA AL LIVELLO Più ALTO DA TRE ANNI (50%): QUANDO VEDI CLINTON E TRUMP, TI RICORDI DI QUANTO BARACK SIA NETTAMENTE MEGLIO...

 

http://www.gallup.com/poll/189872/obama-job-approval-highest-level-may-2013.aspx?g_source=Politics&g_medium=newsfeed&g_campaign=tiles 

 

 

2. IL COLLOQUIO DI BARACK OBAMA CON ''THE ATLANTIC'', INTEGRALE E DA LEGGERE

 

http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2016/04/the-obama-doctrine/471525/

 

 

3. VIDEO - LA LINEA ROSSA CHE E' SALTATA

 

 

 

 

4. “EUROPEI PARASSITI SULLA SICUREZZA” OBAMA FA I CONTI CON GLI ALLEATI

barack  obama intervista the atlanticbarack obama intervista the atlantic

Federico Rampini per “la Repubblica

 

Basta con i comportamenti da «parassiti e scrocconi» degli alleati europei. È stufo della «condiscendenza» di Benjamin Netanyahu. La guerra in Libia è stata «un fallimento». Sono confessioni che un presidente di solito riserva al suo primo libro di memorie, appena lasciata la Casa Bianca. Barack Obama invece vuota il sacco in anticipo. Ha ancora dieci mesi al potere ma evidentemente non vede l’ora di regolare i conti. Con nemici e alleati. Lo fa in una lunga serie di interviste al magazine The Atlantic. 

 

cameron obama sarkozy gheddaficameron obama sarkozy gheddafi

Ne emerge una difesa della sua politica estera, e qualche autocritica. Primo: non fare stupidaggini. Principio ispiratore della sua politica estera è la famosa frase “ don’t do stupid shit” (letteralmente tradotto con “str…zate”). Lui lo usa come antidoto alla filosofia di George W. Bush, che considera ancora prevalente nell’establishment di politica estera. Attacca il «feticismo della credibilità acquisita con la forza militare».

 

barack obama intervista the atlanticbarack obama intervista the atlantic

Secondo lui «gettare bombe su qualcuno per dimostrare che sei pronto a gettare bombe su qualcuno, è la peggiore ragione per usare la potenza militare». La sua gerarchia dei pericoli veri è chiara, ancorché controversa: «L’Is non è una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti, il cambiamento climatico sì». Un presidente deve sapere che non può risolvere tutto, deve scegliere dove può avere un impatto vero. «Non è brillante l’idea che di fronte a ogni crisi dobbiamo mandare i nostri militari a imporre l’ordine ».

 

barack  obama intervista the atlantic barack obama intervista the atlantic

Parassiti della sicurezza. L’espressione che usa Obama per descriverli, “free rider”, indica chi usa un mezzo pubblico senza pagare il biglietto. «Non sopporto quei comportamenti, perciò ho detto a Cameron che l’Inghilterra non può aspirare a una relazione speciale con noi se non spende almeno il 2% del Pil per la Difesa». Per la stessa ragione volle che francesi e inglesi prendessero il comando delle operazioni in Libia per cacciare Gheddafi: «Era parte della campagna anti-scrocconi». Ma Sarkozy se l’è giocata in campagna elettorale «strombazzando le gesta della sua aviazione, dopo che noi avevamo eliminato tutte le difese antiaeree di Gheddafi».

 

LIBIA, “PERCHÉ È FINITA MALE”

obama biden susan rice john kerryobama biden susan rice john kerry

Obama spiega perché si lasciò trascinare in quell’operazione. «C’erano proteste di massa contro Gheddafi, lui mandò l’esercito verso Bengasi promettendo di uccidere i rivoltosi come topi. Una serie di paesi europei invocarono l’intervento. Volevano che fossimo noi a farlo: scrocconi. Io posi delle condizioni: mandato Onu, niente scarponi sul terreno, coinvolgimento degli alleati europei e del Golfo». Il suo bilancio oggi è negativo: «Abbiamo evitato una guerra civile ancora peggiore ma nonostante tutto è un caos». Chiama in causa gli alleati: «Avevo più fiducia negli europei, pensavo che essendo più vicini sarebbero stati maggiormente coinvolti nel dopo-Gheddafi».

 

SIRIA, LA “LINEA ROSSA” OLTREPASSATA

obama merkel sarkozy cameronobama merkel sarkozy cameron

Lo hanno criticato anche i suoi due segretari di Stato (Clinton e Kerry) più o meno implicitamente, per quello sciagurato avvertimento. Obama minacciò nel 2013 l’attacco militare se Assad avesse varcato la “linea rossa” delle armi chimiche; poi non passò agli atti. Oggi il presidente confessa che si sentiva andare «in una trappola», se fosse intervenuto. «Potevamo fare dei danni al regime Assad ma non eliminare completamente i suoi arsenali.

 

 Lui sarebbe sopravvissuto vantandosi di avere sfidato vittoriosamente l’America, denunciando la nostra azione come illegale. Sono fiero di avere avuto la capacità di tornare indietro all’ultimo, nell’interesse dell’America e nel rispetto della nostra democrazia. Ho voltato pagina rispetto ai manuali d’istruzioni di Washington, che tendono a prevedere sempre la risposta militare ».

 

ARABIA SAUDITA E “CONFLITTI TRIBALI”.

obama sarkozy cameronobama sarkozy cameron

È duro con quello che fu per decenni l’alleato privilegiato degli Stati Uniti in Medio Oriente, subito dopo Israele. «Si misura il successo di una società da come tratta le sue donne. Un paese non può funzionare nel mondo moderno se reprime metà della sua popolazione». Respinge le critiche dei sauditi sull’aver sdoganato l’Iran. «Sauditi e iraniani devono instaurare una pace fredda, imparare a condividere il vicinato. Non sta a noi usare la nostra potenza militare per i loro regolamenti di conti tribali».

 

Obama non si riconosce nelle descrizioni di chi gli attribuisce un grande disegno storico, una “pace persiana”, qualcosa di simile al disgelo Usa-Cina sotto Nixon-Kissinger. Qui adotta una descrizione minimalista e pragmatica per l’accordo con Teheran: «C’era un pericolo concreto da evitare, il piano nucleare. Di quello mi sono occupato».

 

OBAMA NETANYAHUOBAMA NETANYAHU

STATO ISLAMICO, “DARK NIGHT” DI BATMAN

Ha cambiato idea, e definizione, sui jihadisti dello Stato Islamico. Riconosce di averli sottovalutati — per difetto di informazioni dalla sua intelligence — quando li definì «la squadra giovanile di Al Qaeda». Ora passa a un’altra metafora, il Joker di Gotham City. Perché come nel film di Batman la vera forza dell’Is è stata quella di inserirsi in un’area controllata da «criminali corrotti» e appiccare l’incendio.

 

A conferma dell’antipatia reciproca ecco un aneddoto su un incontro col premier israeliano. Irritato dalla condiscendenza e dal senso di superiorità con cui “Bibi” lo sta trattando, Obama sbotta: «Sono nero e figlio di una mamma single. Nonostante questo sono riuscito a diventare presidente. Se pensi che sono un incompetente ti sbagli».

 

obama netanyahu assad isis 1obama netanyahu assad isis 1

Un’altra crisi che lui affronta con la realpolitik. Pur restando ferma la condanna dell’aggressione russa, e le sanzioni per convincere Mosca a rispettare la legalità internazionale, Obama vede una inevitabile “asimmetrìa”. L’interesse di Putin è troppo forte in quell’area, che invece per l’America è distante e non strategica. «L’Ucraina non è uno Stato membro della Nato e resta vulnerabile verso un dominio militare della Russia. Bisogna essere chiari su quali siano i nostri interessi strategici, e in quali casi noi siamo pronti a entrare in guerra».

 

Ultimi Dagoreport

alessandra smerilli riccardo campisi alessandra smerilli papa leone xiv

DAGOREPORT - CHI POTRÀ AIUTARE PAPA PREVOST A RIPIANARE IL DEFICIT ECONOMICO DELLA SANTA SEDE? - LEONE XIV EREDITA DA BERGOGLIO UNA COMMISSIONE PER LA RACCOLTA FONDI PER LE CASSE DEL VATICANO, PRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO CAMPISI E IN CUI C’E’ ANCHE LA SUORA ECONOMISTA ALESSANDRA SMERILLI – I DUE HANNO UNA FREQUENTAZIONE TALMENTE ESIBITA DA FARLI DEFINIRE LA “STRANA COPPIA”. SONO ENTRAMBI AMANTI DELLO SPORT, DELLE PASSEGGIATE, DEI VIAGGI, DEL NUOTO IN ALCUNE PISCINE ROMANE ED ANCHE NEL MARE DI VASTO, DOVE SPESSO I DUE SONO VISTI IN VACANZA - LA SALESIANA SMERILLI, IN TEORIA TENUTA A VIVERE IN UNA COMUNITÀ DELLA SUA CONGREGAZIONE, VIVE IN UN LUSSUOSO APPARTAMENTO A PALAZZO SAN CALLISTO, DOVE LA SERA È DI CASA MONSIGNOR CAMPISI, SPESSO CON ALTRI OSPITI ATTOVAGLIATI AL SUO TAVOLO…

nicola colabianchi beatrice venezi alessandro giuli gianmarco mazzi

FLASH! - DA ROMA SALGONO LE PRESSIONI PER CONVINCERE BEATRICE VENEZI A DIMETTERSI DA DIRETTORE DELL’ORCHESTRA DEL VENEZIANO TEATRO LA FENICE, VISTO CHE IL SOVRINTENDENTE NICOLA COLABIANCHI NON CI PENSA PROPRIO ALLE PROPRIE DIMISSIONI, CHE FAREBBERO DECADERE TUTTE LE CARICHE DEL TEATRO – ALLA RICHIESTA DI SLOGGIARE, SENZA OTTENERE IN CAMBIO UN ALTRO POSTO, L’EX PIANISTA DEGLI ANTICHI RICEVIMENTI DI DONNA ASSUNTA ALMIRANTE AVREBBE REPLICATO DI AVER FATTO NIENT’ALTRO, METTENDO SUL PODIO LA “BACCHETTA NERA”, CHE ESEGUIRE IL “SUGGERIMENTO” DI GIULI E CAMERATI ROMANI. DUNQUE, LA VENEZI E’ UN VOSTRO ‘’PROBLEMA”…

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

DAGOREPORT - C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...