LO ZAMPINO DI DRAGHI – SE DI MAIO HA QUALCHE POSSIBILITA’ DI DIVENTARE IL MEDIATORE DELL’UE PER TRATTARE IL PREZZO DI PETROLIO E GAS NEL GOLFO PERSICO, LO DEVE A MARIOPIO - LA CANDIDATURA E’ STATA AVVIATA DALL’ALTO RAPPRESENTANTE UE JOSEP BORRELL A FINE SETTEMBRE, DOPO AVER CHIESTO UN PARERE (CHE FU DI APPREZZAMENTO) ALL’ALLORA PREMIER DRAGHI – IL SOSTEGNO DI MARIOPIO A LUIGINO E’ CONSEGUENZA DELLA DIMOSTRAZIONE DI FEDELTA’ MOSTRATA DALL’EX BIBITARO AI TEMPI DELLA SCISSIONE DAL M5S…

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DAGONOTA

La nuova carriera politica di Luigino Di Maio parte da lontano, ovvero quando Draghi gli propose di strappare con Conte per dargli una nuova maggioranza. Quando lo fece, Mariopio era convinto fosse una soluzione win-win: se il governo avesse retto, non avrebbe più avuto la seccatura di dover trattare con il M5s; se non avesse retto (come poi è avvenuto), avrebbe avuto un ottimo pretesto per sfilarsi e mandare tutti a fanculo.

D’altronde era chiaro a tutti che, dopo aver visto sfumare la possibilità di essere eletto alla presidenza della Repubblica, non avesse più tutto questo entusiasmo di stare a palazzo Chigi.

 

luigi di maio mario draghi luigi di maio mario draghi

In cambio del vaffa a Conte, a Di Maio fu promesso il sostegno per una eventuale poltrona internazionale. All’orizzonte non c’era nulla di concreto ma Luigino, all’epoca più draghiano di Draghi, accettò anche perché non ne poteva più di Conte e Casalino. Il resto è storia nota: il governo di Mariopio cade, si torna al voto, e Di Maio incassa percentuali irrisorie con il suo partitino.

 

Poche settimane fa, si è aperta una possibilità: il posto da inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico. Di Maio si candida autonomamente: come è previsto dalla normativa non è il governo italiano a proporlo. Draghi, memore delle vecchie promesse, gli da’ una mano. Fa un paio di telefonate per sostenerlo, anche perché è l’unico interlocutore italiano che Bruxelles ascolta con attenzione. Da lì iniziano le selezioni del panel tecnico e Luigino le supera…

LUIGI DI MAIO E MARIO DRAGHI LUIGI DI MAIO E MARIO DRAGHI

 

DI MAIO IN POLE COME INVIATO SPECIALE UE NEL GOLFO. MA ORA IL GOVERNO FRENA

Francesca Basso e Claudio Bozza per www.corriere.it

 

Diventa un caso politico la possibile nomina di Luigi Di Maio a inviato speciale dell’Ue nel Golfo Persico. La procedura per la scelta e la nomina non è stata ancora completata. Ma un dato per ora è certo: «Non è la proposta di questo governo», ha detto il forzista Antonio Tajani, suo successore alla Farnesina, ma lo ha indicato «il governo precedente».

 

Josep Borrell e Volodymyr Zelensky Josep Borrell e Volodymyr Zelensky

La candidatura di Di Maio sarebbe stata però avviata dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell a fine settembre, dopo aver chiesto all’allora premier Draghi un’opinione sul ministro degli Esteri, che fu di apprezzamento. Quindi l’ingresso nella rosa dei nomi. Il nuovo governo ora ha sottolineato che Di Maio non è un «proprio» candidato, ma non si opporrà a un’eventuale nomina.

 

Un gruppo di tecnici indipendente, che ha ricevuto mandato dall’Ue di selezionare il profilo migliore, aveva infatti indicato l’ex capo della Farnesina quale miglior candidato della quaterna giunta sui tavoli di Bruxelles su indicazione degli Stati membri. Il giudizio è arrivato agli uffici dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. Nel documento si legge che «sulla base delle prestazioni» fornite «dai candidati si raccomanda di nominare il sig. Luigi Di Maio» come rappresentante speciale dell’Ue nel Golfo. L’ex ministro degli Esteri ha superato la concorrenza del cipriota Markos Kyprianou, dell’ex inviato dell’Onu in Libia Jan Kubis e dell’ex ministro degli Esteri e commissario Ue Dimitris Avramopoulos, molto sostenuto da Atene.

luigi di maio mario draghi luigi di maio mario draghi

 

Borrell ha la prerogativa sull’assegnazione dell’incarico ma l’ultima parola spetta al Consiglio (gli Stati membri) che sceglie per consenso — però se si va al voto serve la maggioranza qualificata. Di Maio è risultato il candidato favorito nella selezione e ha anche un solido rapporto umano e istituzionale con Borrell, che l’ex leader del Movimento 5 Stelle è riuscito a costruire durante la sua esperienza alla Farnesina.

 

mario draghi josep borrell mario draghi josep borrell

A 36 anni, dopo due mandati in Parlamento, 4 anni a cavallo di 3 ministeri, una scissione (poi rivelatasi disastrosa alle urne) dal Movimento di cui fu capo, ora Di Maio era pronto a ripartire. Dopo il crollo delle forniture energetiche dalla Russia, l’Unione europea ha virato con forza verso il Medio Oriente, realizzando però di non avere nello scacchiere una figura diplomatica ad hoc per tenere le fila dei rapporti con il mondo arabo, per trattare su gas e petrolio.

 

L’indennità per questo incarico, che prevede lo status di diplomatico, sarà definita solo a procedura conclusa, attraverso un contratto stipulato con la Commissione, ha spiegato la portavoce Nabila Massrali. Ma secondo una fonte Ue si potrebbe arrivare a circa 12 mila euro netti al mese. È però partita la contraerea politica.

 

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«Questo incarico è il risarcimento per la scissione a sostegno del governo Draghi», dicono dai piani alti del M5S. E la Lega, che ha espresso «perplessità sull’adeguatezza delle competenze dell’ex titolare della Farnesina», ha presentato un’interrogazione al ministro Tajani perché «la Ue faccia subito chiarezza sulla candidatura» e un’altra a Borrell. Lo difende Pier Ferdinando Casini: «Sarò un po’ all’antica, ma tifo sempre per l’Italia».

 

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