beppe signori

“PENSAVANO FOSSI IL CAPO DI UNA BANDA, COME TOTÒ RIINA”. BEPPE SIGNORI RACCONTA L’INCUBO CALCIOSCOMMESSE: “SONO STATO CONDANNATO SENZA PROCESSO, NON USCIVO PIÙ DI CASA, PROVAVO VERGOGNA ANCHE SE NON AVEVO FATTO NIENTE. HO RINUNCIATO ALLA PRESCRIZIONE ED E’ USCITO CHE SONO INNOCENTE” – LA LITE CON ERIKSSON, IL NO A SACCHI PER GIOCARE LA FINALE DEL MONDIALE DA TERZINO, L'EMBOLIA E IL CUORE "IMPAZZITO" E LA BATTUTA: “CI VORREBBE UN PRESIDENTE DISPOSTO A SCOMMETTERE SU DI ME. VOGLIO…” – VIDEO

 

Arianna Ravelli per il "Corriere della Sera"

 

BEPPE SIGNORI

«E adesso ci vorrebbe un presidente disposto a scommettere su di me». La battuta di Beppe Signori arriva dopo un'ora di chiacchierata-sfogo, qualche caffè, alcune precisazioni dell'avvocato-amica-alleata Patrizia Brandi e 192 pagine scritte per lanciare uno sguardo da superstite agli ultimi dieci anni di vita e diventate un libro, «Fuorigioco». Il manifesto dell'innocenza riconosciuta da due tribunali, Modena e Piacenza, dopo aver rinunciato, cosa piuttosto rara, alla prescrizione (nel terzo, a Cremona, invece la prescrizione è intervenuta) e per festeggiare la grazia sul piano sportivo. Signori è tornato.

 

Le scommesse sono al centro di questa intricata vicenda. Lei viene arrestato il 1° giugno 2011 con l'accusa di essere il capo di una banda che combina partite per avere risultati sicuri su cui puntare.

 

«Io a capo di una banda, come Totò Riina. Solo che è provato che su 70mila intercettazioni o contatti io non abbia mai parlato con nessuno della banda. Come facevo? E senza sim segrete».

 

Lei era ossessionato dalle scommesse però: celeberrima è diventata quella su quanti morsi servivano a finire il Buondì. La sua fama l'ha danneggiata?

«Sicuramente. Assieme al fatto di essere famoso e di non essere tesserato, la mia "eliminazione" sportiva non recava danni a nessuno, a parte a me, che volevo allenare».

BEPPE SIGNORI 11

 

Lei scrive che prima non credeva a quelli che si professano innocenti quando vengono arrestati.

«Sempre pensato "se li arrestano qualcosa avranno fatto". Poi è successo a me: 1° giugno 2011, sto tornando a Bologna da Roma dove ero andato a trovare i miei figli, mi chiama mia moglie Tina, mi dice agitata che sono venuti degli agenti a perquisire casa. Due poliziotti mi avvicinano alla stazione Termini, non so perché. Inizia un incubo lungo 10 anni. Per un mix di sorte, superficialità, narcisismo mediatico. Condannato senza processo, non uscivo più di casa, provavo vergogna anche se non avevo fatto niente, tutte le volte che la tv ne parlava era come se mi tagliassero una gamba».

 

Ci torniamo. La vicenda giudiziaria ha rischiato di travolgere la sua carriera, i gol (188 in A, anche qui, aveva scommesso ne avrebbe fatti 200), il Foggia, la Lazio, la Nazionale. L'inizio avrebbe dovuto essere all'Atalanta, però.

BEPPE SIGNORI

«Giocavo nella squadra del mio paese, la Villese, quando mi sceglie l'Atalanta: ho 10 anni. Al primo allenamento vado a Bergamo con la corriera: mi vengono a prendere in stazione, ma al ritorno mi lasciano in strada. Io non so cosa fare, mi spavento, piango. E quando per miracolo torno a casa decido che non voglio più giocare per l'Atalanta».

 

Subito dopo arriva il provino all'Inter.

«Dura 7 minuti: il portiere fa un rinvio, il pallone mi colpisce in faccia, cado svenuto ma segno. Mi prendono per tenerezza. Poi però puntano su Fausto Pizzi e a 15 anni mi mollano».

 

Poi Foggia e Zeman.

«Divento attaccante. Anni spensierati. Ci allenavamo in un centro vicino allo Zaccheria. Per rientrare, sporchi, infangati, passavamo in mezzo al mercato, con le signore che facevano la spesa».

 

Il resto è noto, lei diventa un idolo alla Lazio. Ci sono due screzi nella sua carriera: la lite con Eriksson a Vienna nel '97 in Coppa Uefa che sancisce l'addio e il no a Sacchi per giocare «da terzino» la finale Mondiale in Usa. Rifarebbe tutto?

«Con Eriksson sì: mancava onestà, aveva deciso dall'inizio di non puntare su di me, non me l'ha mai detto. Con Sacchi no: oggi direi "gioco anche al posto di Pagliuca"».

BEPPE SIGNORI 33

 

Veniamo allo snodo che ha segnato la sua vita: 15 marzo 2011, lei che va all'appuntamento con i suoi commercialisti, dove ci sono Bellavista e Erodiani, loro sì al centro delle combine. Perché ci va?

«L'antefatto: io ero amico di Gigi Sartor. Lui in Cina ha conosciuto degli investitori di Singapore, che non sono però quelli dell'inchiesta scommesse, non c'entrano niente, sono solo di Singapore, vogliono comprare una squadra di B e vogliono spendere il mio nome come futuro allenatore.

 

Mi danno come compenso 32mila euro, che io deposito in Svizzera, con nome, cognome, modulo antiriciclaggio. Per la procura diventa un conto cifrato, sa perché? Perché scelgo di identificarlo con delle cifre. Comunque, vado a quell'incontro per sostituire Sartor. Poi non vedo mai più nessuno».

 

Ma perché scrive le condizioni della combine? Il famoso «papello», la prova regina per l'accusa.

BEPPE SIGNORI

«Mi chiedono di puntare dei soldi su Atalanta-Piacenza combinata e io rifiuto subito. Così per convincermi che sono gente seria mi dicono: "dai scrivi come va a finire, scrivi a che condizioni si può fare". Io per non discutere scrivo, metto il bigliettino nella tasca dei jeans e me ne dimentico.

 

Ma è provato che nessuno ha accettato di fare niente. Fosse rimasto nei jeans, il bigliettino sarebbe andato distrutto e non sarebbe successo nulla, invece mia moglie svuota le tasche e il papello sta sul comò per due mesi e mezzo, dove lo trova la polizia».

 

Lei non ha commesso reati, non ha combinato partite: però sembrava disposto a scommettere su partite combinate da altri, non è grave?

«No, un attimo: io ero disposto a sfruttare dritte, magari di squadre che non volevano impegnarsi. Ma quando sento che sotto c'è qualcos' altro, mi tolgo».

 

Perché nei processi sulle combine ha rinunciato alla prescrizione ma a Cremona, dove era rimasta l'associazione a delinquere, no?

BEPPE SIGNORI

«Rinunciare alla prescrizione non è banale. Non volevo restare nel grigiore, i miei avvocati precedenti mi avevano proposto di patteggiare, ma sarebbe sembrato ammettere una colpa, ho cambiato avvocati e con Patrizia abbiamo scelto la strada più difficile. Ed è uscito che sono innocente. Perché non ho patteggiato a Cremona? Perché sarei ancora in ballo e volevo tornare nel calcio»

beppe signori

 

Lei ha avuto un malore piuttosto serio nel 2019.

«Un embolo partito dal polpaccio destro mi ha bucato il polmone. Avevo iniziato a sputare sangue, ero in ospedale, quando è impazzito il cuore. È chiaro che lo stress ha avuto un bel peso: ero nel mezzo della battaglia in cui mi giocavo tutto».

 

Ora che ha vinto cosa sogna?

«Di allenare i giovani: servono maestri di calcio. Scommettete su Signori».

BEPPE SIGNORI BEPPE SIGNORIbeppe signoribeppe signoriBEPPE SIGNORIBEPPE SIGNORIBEPPE SIGNORIBEPPE SIGNORI ROBERTO BAGGIOBEPPE SIGNORI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…