La Stampa ha intervistato Elisa Molinarolo, l’atleta astista che alle Olimpiadi è arrivata sesta, con il personale di 4,70 metri. Un minuto dopo quel risultato si è vista dare della «culona» via social. E ha querelato l’uomo che l’ha insultata. «Ho detto basta: non può funzionare così».
Perché ha scelto l’asta?
«Per una pubblicità. Vengo dalla ginnastica artistica, a un certo punto ho iniziato a diventare troppo alta. Era il periodo in cui c’era la Isinbayeva, star della mia disciplina che tutt’oggi detiene il record del mondo, dove si disegnava ginnasta in uno spot: “Troppo alta? Niente è impossibile”. Era il luglio 2011. È tutta la vita che mi dicono di non avere il fisico adatto per quel che voglio fare».
Pentita del cambio?
«Proprio no. Ci ho messo ben due anni a confessare ai miei genitori il passaggio a un altro sport. Sulla ginnastica avevano investito tempo e soldi, sostenuto lo spostamento a Padova. Mi sono trovata nel posto ideale, solo non per la ginnastica, che allora non era un ambiente sano. Non voglio aprire il vaso di Pandora».
È stato aperto e spaccato.
«Sì. Anche io ho realizzato solo a posteriori i danni su di me adolescente. Ci urlavano sempre contro e ci pesavano mattino e sera, ma in quel lasso di tempo è chiaro che una variazione non significa aver messo su ciccia, magari, che so, avevi appena bevuto».
Colpa dello sport scelto?
«No, non c’era educazione. Spiegami come mangiare invece di vietarmi di vivere. Ci si allena per sette ore al giorno e poi una lista di no davanti ai quali puoi solo digiunare e strafogarti. A intermittenza. Mi muovevo nel terrore».
Come è stato il passaggio all’atletica?
«Mi sentivo quasi… colpevole. Sono passata dal mangiare di nascosto a consumare pasti in campo, in mezzo agli altri. Ho avuto fortuna, il mio tecnico, Marco Chiarello, che non a caso non è mai cambiato, ha capito che la dieta per me era un tasto dolente. Fino a che, a 27 anni, ormai entrata nelle Fiamme Oro, sono stata io a chiedere una nutrizionista».