ZOFF TI ODIO! - ALBERTOSI: ‘’PERSI I MONDIALI IN ARGENTINA PER COLPA SUA’’ – ‘’DOVEVO ANDARE ALLA JUVE POI CI FINÌ LUI: DINO HA SEMPRE VISSUTO DI SPONDA SULLE MIE VICENDE’’ – ‘’ITALIA-GERMANIA 4-3? MEZZ'ORA COSÌ TI RESTA PER L'ETERNITÀ’’

Cristiano Gatti per “il Giornale

 

ENRICO ALBERTOSI jpegENRICO ALBERTOSI jpeg

Da un bel po' di anni ormai si è rinchiuso nel suo Forte, dei Marmi. La nostra figurina di allora, il portiere artista e sciupafemmine dell'epopea seppiata di Italia-Germania 4-3, è un pensionato 75enne che si gode il salmastro e la tranquillità, beni scoperti in definitiva soltanto nell'autunno della vita. Questo Ricky Albertosi ha ancora tutte le sembianze, compreso il baffo da sparviero, che allora conquistava i tifosi e, prima di loro, le tifose. Sono più soffusi i toni della voce, più pacato l'incedere del discorso, ma il nucleo centrale del personaggio è ancora tale e quale.

 

A metterlo un po' quieto ci ha pensato un infarto, dieci anni fa: stava all'ippodromo di Montecatini, riguardava al video la sua corsa appena conclusa nel campionato italiano giornalisti, poi solo nero. Gli raccontarono che in attesa dell'ambulanza furono gli altri fantini a trattenerlo qua per i capelli: dopo sette, otto, nove massaggi, il cuore si decise a ripartire per un altro numero di anni.

 

GIANNI RIVERA E RICKY ALBERTOSI jpegGIANNI RIVERA E RICKY ALBERTOSI jpeg

Da quella volta, cambio radicale di vita: basta corse, basta sforzi, basta sport. «In quel momento – mi racconta bevendosi il tè delle cinque come le signore inglesi – mi è crollato il mondo. Io, abituato a non stare mai fermo, sempre in movimento, ridotto al riposo. Mi sentivo minorato. Poi si sa com'è: nella vita ci si abitua a tutto. A 75 anni, dopo tutto, ci si può mettere anche comodi ad osservare tante cose...».

 

Guardarsi indietro, a una certa età, è un po' come affacciarsi sulla nebbia. Però qualcosa si riesce a distinguere, fissando per bene in lontananza. Albertosi, l'icona del vero portiere, estroverso, pazzoide, spavaldo, spregiudicato, gaudente, sicuro di sé, vede sfilare un sacco di volti. È come sfogliasse uno sterminato album Panini, dove le figurine però sono foto personali, vissute dal di dentro. Parlare con lui è come fare scambio all'angolo del cortile o davanti al cancello della scuola: butto lì i nomi e ogni volta risponde ce l'ho (celo, in lingua madre). Parto da carogna: Zoff.

RICKY ALBERTOSIRICKY ALBERTOSI

 

«Il vecchio Dino. Grazie a lui, non ho giocato il quinto Mondiale, Argentina '78. Bearzot, ero ormai quarantenne, mi chiese se ci sarei andato da terzo portiere. Mister, porto anche le valigie, gli dissi io: avrei stabilito un record indimenticabile. Ma dopo qualche giorno il ct mi chiama per dirmi che sai com'è, se vieni tu Dino non si sente sicuro, ti soffre un po'... Non gliel'ho mai perdonata. Difatti, quando ai Mondiali prese due gol da metà campo con l'Olanda, sui giornali gliene dissi di tutti i colori. Il gelo durò un po' di anni. Poi, un giorno, ci ritrovammo sulla scala di un albergo. Ci siamo abbracciati e tutto è passato. Si resta amici, dopo tutto quello che c'è stato».

 

RICKY ALBERTOSI RICKY ALBERTOSI

Erano gli opposti, tra i pali e nella vita. Freddo e introverso, taciturno e misurato, il friulano. Sempre fuori dai pali («ho anticipato di quarant'anni i portieri d'oggi»), sempre sopra le righe, battuta pronta e scherzi a caterve, il toscano (di Pontremoli). In tutti i campi, di calcio e dell'esistenza, ci sono gli Zoff e ci sono gli Albertosi. «Lui era maniacale, doveva allenarsi tutti i giorni, mai una distrazione. Io potevo anche saltare gli allenamenti, ma la domenica ero prontissimo.

 

Lui mai una parola fuori posto, non uno scherzo. Io non mi sono mai fatto mancare niente. Così ho inteso il mio ruolo e in fondo tutto il mio vivere. Perché credo che questo dono vada goduto fino all'ultimo sorso, bello com'è. Sono felice di ciò che ho assaporato. Non solo calcio: ho avuto ristoranti, un albergo, una piccola scuderia di cavalli. Non ho rimpianti, dico solo grazie. Anche la popolarità, come no: odio quelli che oggi dicono i tifosi stressano, non mi lasciano vivere. Se li godessero, finché possono: quando finiscono la carriera, queste star, se ne accorgono. Io per fortuna ancora oggi incontro gente che vuole fare la foto con me, tifosi che mi chiedono dall'estero un autografo via posta: mi fanno contento, non faccio l'ipocrita».

 

RICKY ALBERTOSIRICKY ALBERTOSI

Vado avanti con il mazzetto delle sue figu. Gli chiedo degli inizi, mi risponde che suo padre faceva il maestro e lo voleva avviato alla stessa carriera, ma siccome questo padre giocava pure nella Pontremolese e si portava dietro il piccolo agli allenamenti, finì nel modo più inevitabile: tra un tempo e l'altro delle partite, senior metteva in porta junior e lo intratteneva con dei tiri, il piccolo però parava già da dio, tanto che per farla breve a 13 anni diventò titolare, complice la partenza su una nave del portiere vero, marinaio a La Spezia.

 

Da lì in poi, carrierone e addio magistrali, abbandonate al terzo anno. Prima lo Spezia, poi la Fiorentina, poi tutto il resto... Dico Cagliari, tira fuori Scopigno e Riva: «Scopigno, assieme a Liedholm quando andai al Milan, è l'allenatore che più ho amato. Erano uomini che prima di tutto cercavano di capire la singola personalità. Quelli che in qualunque settore impongono regole e parole uguali per tutti, sinceramente, non li capisco: non siamo tutti uguali, al mondo. Prendi Balotelli: hanno voglia a imporre regole di ferro, quello fa danni ovunque e comunque...».

 

Zoff AlbertosiZoff Albertosi

Dico Riva: altro che se ce l'ha. «Con Gigi abbiamo vinto lo scudetto in Sardegna, una cosa che nemmeno si crede. Nel '74 la Juve punta decisa: chiede Riva e Albertosi, insieme. Gigi però non ne vuole sapere: qui sono un re, mi dice, chi me lo fa fare, con tutti questi soldi che girano vado là e pretendono la luna. Passo notti a cercare di fargliela capire. Niente. Così, salta lui e salto anch'io. Vado al Milan, alla Juve ci va Zoff. Lui ha vissuto sempre di sponda sulle mie vicende».

 

Bisvalida: Italia-Germania 4-3. Cornice d'oro, icona di sempre. «In fondo fu mezz'ora, quella dei supplementari. Ma mezz'ora così ti resta per l'eternità. Quando rivedo la partita, la rigioco tale e quale, come fossi ancora là. Io l'ho letta la targa sullo stadio: “Qui fu giocata la miglior partita del secolo”. Quando un uomo può dire io c'ero in occasioni simili, può dormire in pace».

 

Ci sono le figurine dei cavalli, la seconda passione di sempre, «anche se non mi sono mai svenato, diciamo che chiudo il bilancio alla pari». Ci sono le code di donne alla porta, «non lo nego, come potrei, ma ci sono solo due amori, la prima da giovane, a Firenze, che mi ha dato due figli, una femmina e un maschio, la seconda più avanti, a Milano, che mi ha dato la terza figlia (ora sono nonno di tre nipoti).

zoff mina foto mezzelani gmt zoff mina foto mezzelani gmt

 

Però lo confesso: con la prima se capitava qualche occasione non sapevo dire no, con Elisabetta invece ho tirato i remi in barca. Quando ci si innamora sul serio viene naturale mettere la testa a posto. Ci amiamo da più di 30 anni, è ancora come allora. E una volta mica sognavamo di sposare le veline: Elisabetta, quando l'ho conosciuta, non sapeva nulla del pallone. Le ho detto che ero il centravanti dell'Inter e se l'è bevuta».

 

Poi c'è la figurina nera, la brutta figura del calcioscommesse ‘80, ferita mai chiusa. «Ero al Milan. Una sciocchezza da incosciente: ricevo una telefonata dai colleghi della Lazio per concordare la nostra vittoria. Anziché mettere giù il telefono, faccio la stupidata di dire tutto al presidente Colombo. Lui va avanti con la cosa e il dramma è fatto. Si sa come finisce: illecito e io pago con quattro anni (poi due, perché il Mundial dell'82 porta l'amnistia).

chinaglia chinaglia

 

Avevo già il contratto per andare in America ai Cosmos, con Chinaglia e Pelè. Tutto rovinato. Ho chiuso più avanti in serie C, a Porto Sant'Elpidio, da allenatore-giocatore. È il finale che non volevo. Riparlarne, ancora adesso, mi rovina l'anima...». Resta la fase in cui allena giovani portieri e va a scoprirne di nuovi: l'ultimissima, prima della pensione definitiva, con l'arrivo degli anni Duemila.

GIORGIO CHINAGLIAGIORGIO CHINAGLIA

 

L'ultima figurina di Albertosi: l'Italia di oggi, tutta intera, non solo azzurra. «Noi, da ragazzi, sentivamo di avere davanti qualunque possibilità. Bisognava solo svegliarsi e darci dentro. Il futuro era lì, a portata di mano, con tante sorprese. Adesso no, il futuro non c'è più. Non ci si può inventare più niente, solo rassegnazione. Lo dico con dispiacere: noi, rispetto a loro, ci siamo ritrovati la possibilità di sognare».

pele\'pele\'

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...