lea vergine

LA VITA COLORATA DELLA GRANDE CRITICA LEA VERGINE NELL’AUTOBIOGRAFIA “L’ARTE NON E’ UNA FACCENDA DI PERSONE PERBENE”: “A UNA CONFERENZA SUGLI ARTISTI NAPOLETANI CONTEMPORANEI, QUALCUNO SCRISSE CHE VENIVANO SOLO PER LE MIE GAMBE. E IO FECI CAUSA. IN TRIBUNALE IL GIUDICE VOLLE VEDERE LE GAMBE. E SENTENZIÒ: CHE SARÀ MAI, SONO GAMBE NORMALI. SONO D'ACCORDO. OTTENNI 300MILA LIRE, UNA PACCHIA”

LEA VERGINE LEA VERGINE

Eleonora Barbieri per “il Giornale”

 

Non è che fuma un po' troppo? «Sì...» Lea Vergine, critica d' arte e scrittrice, è nel suo studio vicino a corso Magenta, a Milano. Fuma una sigaretta dietro l' altra. «Che cosa si aspetta, di che cosa vuole parlare?». L' argomento è lei, la sua vita, dalla Napoli dove è nata alla Milano dove si è trasferita per amore del marito Enzo Mari, passando per Roma; quella che racconta nel suo nuovo libro, “L'arte non è faccenda di persone perbene”, che esce oggi per Rizzoli (e che sarà presentato dall' autrice martedì, in occasione di Bookcity). «Questo libro mi ha gettato per sei mesi in una serie di ricordi, la maggior parte dei quali avevo rimossi, per sopravvivere».

LEA VERGINE  LEA VERGINE

 

Ricordi dell'infanzia?

«Dell'infanzia, dell'adolescenza, della gioventù. Una vita intera. Adesso tutto si scioglie, anche se rimangono delle ferite che non si rimarginano più».

 

È stata cresciuta dai nonni, e sua madre viveva in un altro appartamento, contiguo. Perché?

LEA VERGINE LEA VERGINE

«Mio nonno, cattolico fervente e bigotto, aveva obbligato mio padre a sposare mia mamma quando era incinta della seconda figlia, sebbene non si volessero più neanche morti. Ma siccome non ammetteva che mia madre frequentasse la casa di mia nonna, predispose la doppia casa. Un incubo».

 

Suo padre com'era?

«Meraviglioso. Con lui ho avuto un flirt tutta la vita, finché è morto a 48 anni. Allora mi sono sposata, credo per andarmene via».

 

LEA VERGINE   LEA VERGINE

Come ha iniziato a scrivere i primi articoli sull'arte?

«Era un altro mondo. Già una giovane, non racchia, che si metteva a scrivere, e addirittura di arte, e poi di arte contemporanea, che era guardata solo con sarcasmo in una città come Napoli... era qualcosa di molto bizzarro».

 

Ha tenuto duro?

«Di giornaletto in giornaletto... A fare questo lavoro, di donne c'erano Palma Bucarelli, Lorenza Trucchi e io. A una conferenza sugli artisti napoletani contemporanei, qualcuno scrisse che venivano solo per le mie gambe. E io che ero battagliera, giovane e incosciente, anziché avere stile e lasciare cadere, anzi ringraziare, feci causa».

LEA VERGINE LEA VERGINE

 

Vinse?

«In tribunale il giudice volle vedere le gambe. E sentenziò: Che sarà mai, sono gambe normali. Sono d'accordo. Ottenni 300mila lire, una pacchia: era la fine degli anni '50. A 23 anni andai da Roberto Pane, patrono di tutto il mondo culturale a Napoli, grande studioso di architettura e scopritore di Gaudí, perché volevo pubblicare il mio primo libro, sui pittori napoletani contemporanei. E lui: Ma quanti anni ha? Non sa quanto tempo ho dovuto aspettare io. E lei pretende che il suo libro esca, solo perché ha la presentazione di quel coglione di Argan. Disse proprio così».

 

Argan le aveva fatto la prefazione?

«L'avevo conosciuto perché dovevo fare delle interviste a collezionisti d' arte.

Siamo diventati amici».

 

LEA VERGINE LEA VERGINE

Fu lui a presentarle Enzo Mari?

«Era il '66, io volevo fare una rivista e cercavo un artista che capisse anche di grafica. E lui: Ho l'uomo che fa per lei, vedrà. Ho visto. Sono cinquant' anni che vedo».

 

Sono tanti.

«Sì, sono tanti».

 

Eravate entrambi sposati.

«Fummo denunciati per concubinaggio dai portinai in via dei Bossi, dove abitavamo. Era il '67».

LEA VERGINE LEA VERGINE

 

Perché vi denunciarono?

«Friggevano salsiccette a tutte le ore e mio marito, quando usciva da quel benedetto portoncino, si lamentava. Cioè si lamentava, li prendeva a male parole... E loro si sono vendicati».

 

Ha detto che il vostro è un rapporto di «ossessione amorosa».

«Una cosa diversa dall'amore. È proprio una dipendenza ossessiva. Non puoi stare senza una persona, al di là di ogni logica e ragionevolezza. Compresi gli inevitabili scontri e litigi».

 

Ha conosciuto tanti artisti.

«Tantissimi artisti, sì. Alcuni già a Roma, da Turcato a Kounellis, poi a Milano Lucio Fontana, prima che morisse, il gruppo T, Munari».

 

Fontana com'era?

«Fontana era un' eccezione. Era una persona. Non faceva mai quella cantatina dell' io io io. L' altro, tra gli italiani, è Enrico Castellani. Straordinari, le eccezioni che confermano la regola».

LEA VERGINE LEA VERGINE

 

Quale regola?

«Che l'artista maschio è preso quasi esclusivamente dalla foia di sé».

 

Chi era preso dalla foia di sé?

«Ah, tutti tranne quei due. In questo senso, Burri e Fautrier sono stati due mostri: tutto autovissuto, autopromosso. Due egolatri».

 

Frequentava anche scrittori?

«Una delle ultime amicizie è stata con Cioran. Era vecchio, poi è morto molto malamente, con quel brutto Alzheimer. Era modestissimo, mite, ridanciano, spiritosissimo. Certo era molto fragile».

 

Dove vi incontravate?

LEA VERGINE LEA VERGINE

«Quando andavo a Parigi. Era curioso e ci raccontava sempre della Romania e di Parigi. Gli piaceva andare al cinema e poi commentare i film».

 

Che cosa diceva?

«Una volta aveva visto un film tratto da Proust, con Ornella Muti: lei gli piaceva molto. Le donne gli piacevano molto, del resto. Poi c' era Sanguineti, eravamo molto amici. Quando compì 70 anni mi disse: Sto compilando un elenco, glielo consiglio per i prossimi dieci anni».

 

Che elenco?

«Non ballerò più il tango, non andrò più in quel posto a Parigi... L' ho fatto una volta, per poco mi sparavo».

 

Che cosa vuol dire: «Non si è nati invano alle falde di un vulcano»?

LEA VERGINE LEA VERGINE

«Me lo disse Arturo Schwarz. In effetti le persone nate sotto un vulcano hanno delle bizzarrie, una certa fascinazione di spazi e colori. Il più grande cantore di Napoli è Raffaele La Capria».

 

Perché?

«Ha un rapporto straordinario col mare e la natura di Napoli. Lui abitava a Palazzo Donn' Anna, un luogo, secondo le leggende, di eccidi e di spettri, e dalla sua finestra si tuffava direttamente in acqua. Un sogno».

 

Che cosa la diverte?

«Tre cose. Ballare il tango, pescare con la lenza e giocare a poker. Ma purtroppo, dopo una operazione a cuore aperto e con mio marito malato... Sa che cosa faceva Katharine Hepburn?»

LEA VERGINE LEA VERGINE

 

Che cosa?

«A 89 anni, col Parkinson, ogni sera quando si coricava chiedeva: Signore, fammi morire nel sonno. Ecco, sarebbe da morire così, come Katharine Hepburn».

LEA VERGINELEA VERGINE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni matteo salvini elly schlein luca zaia

C’È UN ENORME NON DETTO INTORNO ALLE REGIONALI IN VENETO E CAMPANIA, E RIGUARDA LE AMBIZIONI DI ZAIA E DE LUCA DI...RIPRENDERSI LA GUIDA DELLE RISPETTIVE REGIONI! - NULLA VIETA AL “DOGE” E ALLO SCERIFFO DI SALERNO DI RICANDIDARSI, DOPO AVER “SALTATO” UN GIRO (GLI ERA VIETATO IL TERZO MANDATO CONSECUTIVO) – IN CAMPANIA PER DE LUCA SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI: GLI BASTEREBBERO 5-6 CONSIGLIERI FEDELISSIMI PER TENERE PER LE PALLE FICO E POI FARLO CADERE PER RICANDIDARSI. IDEM PER IL "DOGE", CHE PERO' NON AVRA' DALLA SUA UNA LISTA DI "SUOI" CANDIDATI - A CONTARE SARANNO I VOTI RACCOLTI DAI SINGOLI PARTITI NECESSARI A "PESARSI" IN VISTA DELLE POLITICHE 2027: SE FRATELLI D’ITALIA SUPERASSE LA LEGA IN VENETO, CHE FINE FAREBBE SALVINI? E SE IN CAMPANIA, FORZA ITALIA OTTENESSE UN RISULTATO MIGLIORE DI QUELLO DI LEGA E FRATELLI D'ITALIA, COME CAMBIEREBBERO GLI EQUILIBRI ALL'INTERNO DELLA COALIZIONE DI MAGGIORANZA?

emmanuel macron giorgia meloni volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – MACRON E MELONI QUESTA VOLTA SONO ALLEATI: ENTRAMBI SI OPPONGONO ALL’USO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI IN EUROPA, MA PER RAGIONI DIVERSE. SE IL TOYBOY DELL’ELISEO NE FA UNA QUESTIONE DI DIRITTO (TEME LE RIPERCUSSIONI PER LE AZIENDE FRANCESI, IL CROLLO DELLA CREDIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI UE E IL RISCHIO DI SEQUESTRI FUTURI DI CAPITALI EUROPEI), PER LA DUCETTA È UNA QUESTIONE SOLO POLITICA. LA SORA GIORGIA NON VUOLE SCOPRIRSI A DESTRA, LASCIANDO CAMPO A SALVINI – CON LE REGIONALI TRA CINQUE GIORNI, IL TEMA UCRAINA NON DEVE DIVENTARE PRIORITARIO IN CAMPAGNA ELETTORALE: LA QUESTIONE ARMI VA RIMANDATA (PER QUESTO ZELENSKY NON VISITA ROMA, E CROSETTO NON È ANDATO A WASHINGTON)

edmondo cirielli giovambattista fazzolari giorgia meloni

DAGOREPORT - C’È UN MISTERO NEL GOVERNO ITALIANO: CHE “FAZZO” FA FAZZOLARI? – IL SOTTOSEGRETARIO ALL’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA FA IL TUTTOLOGO, TRANNE OCCUPARSI DELL’UNICA COSA CHE GLI COMPETE, CIOE' L’ATTUAZIONE DEL PROGRAMMA - SI INDUSTRIA CON LE NOMINE, SI OCCUPA DI QUERELE TEMERARIE AI GIORNALISTI (NEL SENSO CHE LE FA), METTE IL NASO SULLE VICENDE RAI, MA NON FA NIENTE PER PLACARE GLI SCAZZI NEL CENTRODESTRA, DOVE SI LITIGA SU TUTTO, DALL'UCRAINA ALLA POLITICA ECONOMICA FINO ALLE REGIONALI – LO SHOW TRASH IN CAMPANIA E EDMONDO CIRIELLI IN VERSIONE ACHILLE LAURO: L’ULTIMA PROPOSTA? IL CONDONO…

trump epstein

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE DUE FOTOGRAFIE DI TRUMP CON IN BRACCIO RAGAZZE GIOVANISSIME A SENO NUDO? A WASHINGTON, FONTI BEN INFORMATE ASSICURANO CHE LE DUE FOTO HOT SIANO TRA LE MIGLIAIA DI FILE DI JEFFREY EPSTEIN, ANCORA DA PUBBLICARE - NEI PROSSIMI GIORNI, GRAZIE AL PASSAGGIO DI UNA PETIZIONE PARLAMENTARE FIRMATA DA 218 DEPUTATI DEMOCRATICI, MA AI QUALI SI SONO AGGIUNTI QUATTRO REPUBBLICANI, LA DIFFUSIONE COMPLETA DEI FILE DEL FINANZIERE PORCELLONE, VERRÀ SOTTOPOSTA AL VOTO DELLA CAMERA. E I VOTI REP POSSONO ESSERE DETERMINANTI PER IL SUCCESSO DELL’INIZIATIVA PARLAMENTARE DEM - SE DA UN LATO L’EVENTUALE DIVULGAZIONE DELLE DUE CALIENTI FOTOGRAFIE NON AGGIUNGEREBBE NIENTE DI NUOVO ALLA SUA FAMA DI PUTTANIERE, CHE SI VANTAVA DI POTER “PRENDERE LE DONNE PER LA FIGA” GRAZIE AL SUO STATUS DI CELEBRITÀ, DALL’ALTRO UN “PUSSY-GATE” DETERMINEREBBE UNO DURO SCOSSONE A CIÒ CHE RESTA DELLA SUA CREDIBILITÀ, IN VISTA ANCHE DEL DECISIVO VOTO DI METÀ MANDATO IN AGENDA IL PROSSIMO ANNO...