1. I BANCHIERI ITALIANI SOTTO SCHIAFFO. E L’ANNUNCIO DI LETTA CHE I SOLDI PER LA SECONDA RATA DELL’IMU LI PRENDE DA BANCHE E ASSICURAZIONI, AUMENTA L’AGITAZIONE 2. IL SALDO DEI DEPOSITI ITALICI È DI 704 MILIARDI, E NELLO SPAZIO DI UN MATTINO BEN 300MILA ITALIANI SI SONO RIFOCILLATI AL TESORO TENENDOSI LONTANI DALLE OFFERTE MISERABILI DELLE BANCHE. QUESTO VUOL DIRE CHE QUESTE ULTIME, PER NON ESSERE ACCUSATE DI BANDITISMO, DEVONO SMETTERLA DI ABBASSARE I TASSI AI RISPARMIATORI E ALLE IMPRESE CON "DECISIONI UNILATERALI", E SMETTERLA DI EROGARE IL CREDITO SECONDO CRITERI CHE SERVONO SOLTANTO A SALVAGUARDARE LA LORO EGEMONIA, LE AVVENTURE DEGLI AMICI DEGLI AMICI, E GLI STIPENDI AL DI SOPRA DI OGNI LOGICA 4. ALLA CASTA DELLE BANCHE DRAGHI POTREBBE RICORDARE I COMPENSI DEI PRINCIPALI BANCHIERI NEL 2012 HANNO RAGGIUNTO LA CIFRA PAZZESCA DI 100 MILIONI DI EURO

I banchieri italiani si sentono sotto schiaffo.

A renderli nervosi sono i messaggi che arrivano da molte parti sul grande freddo del credito che rischia di compromettere la ripresa. Lunedì scorso i sei amministratori dei più grandi istituti hanno varcato il portone della Banca d'Italia per l'incontro che ogni mese il Governatore organizza con una frugale colazione per fare il punto sullo stato del credito.

Anche in questa occasione si sono sentiti ripetere il monito di Visco che vuole una maggiore collaborazione tra le imprese e le banche. Sono le stesse parole che l'uomo di via Nazionale aveva pronunciato una settimana prima durante la Giornata del Risparmio dove senza giri di parole aveva invitato i banchieri a tagliare gli stipendi ai dirigenti più alti. Adesso i vari Ghizzoni, Bazoli, Profumo si sentono sottotiro e l'annuncio fatto ieri da Enrichetto Letta che i soldi per la seconda rata dell'Imu potranno arrivare dalle banche e dalle assicurazioni, aumenta l'agitazione.

A placare l'inquietudine non è bastato il taglio del costo del denaro annunciato da Draghi nei giorni scorsi come misura per evitare che la nostra economia imbocchi la strada della deflazione alla stregua di ciò che è avvenuto in Giappone per almeno dieci anni. La decisione di Draghi, criticata fortemente dalla Bundesbank, è stata certamente coraggiosa ed è in linea con l'attenzione che il presidente della BCE ha sempre rivolto al mondo delle banche erogando migliaia di miliardi che non hanno contribuito in alcun modo ad aiutare le imprese e le famiglie.

Lui stesso si è detto convinto che "si è rotta la cinghia di trasmissione" e dall'alto della sua poltrona è consapevole che il "cavallo non beve" (come diceva Guido Carli) e l'economia dell'Eurozona, in particolare quella italiana, ha l'encefalogramma piatto.

Agli occhi di un uomo che ormai tutti considerano l'unico in grado di imporre uno straccio di politica all'Europa, questo è motivo di grande dispetto perché mette in discussione la capacità di dare una risposta a quell'America che stampando moneta con la Fed sembra aver superato l'Apocalisse del 2008 quando i ragazzi di Lehman Brothers riempivano gli scatoloni per finire sui marciapiedi di Manhattan. Per natura e per vanità Draghi non è un perdente ed è per questo che ha convocato a Francoforte i 130 amministratori delle banche europee che rappresentano circa l'80% del mercato.

L'appuntamento è tra due lunedì alle ore 14 quando i banchieri si ritroveranno al numero 29 di Kaiserstrasse per salire agli ultimi piani della BCE dai quali si gode un bel panorama sul fiume Meno. Accanto a Draghi ci saranno i più stretti collaboratori tra cui Ignazio Angeloni, il 60enne economista milanese che dopo la laurea alla Bocconi ha lavorato in Bankitalia e al Tesoro per poi trasferirsi a Francoforte nel ruolo di direttore generale per la stabilità finanziaria.

È facile immaginare che ai 130 banchieri europei, tra i quali si devono comprendere 15 amministratori delle più grandi banche italiane, Draghi metterà tutti in guardia sugli stress test che entro i primi mesi dell'anno dovranno indicare il vero e definitivo stato di salute di ciascuna banca.

Agli italiani ricorderà che i loro istituti hanno in pancia crediti in sofferenza per 140 miliardi e che l'anno scorso i finanziamenti alle imprese sono diminuiti di 4,4 miliardi, poi guardando negli occhi Ghizzoni, Profumo e Messina (il banchiere che ha sostituito il fortunato Cucchiani a IntesaSanPaolo) chiederà se per caso hanno letto i due libri che per una curiosa coincidenza sono usciti nelle librerie italiane in questo ultimo weekend. Il primo ("Il colpo di stato di banche e governi") porta la firma di Luciano Gallino, il sociologo torinese che a 86 anni continua a sparare cannonate sul "denaro fittizio" e sulla capacità del "finanzcapitalismo" (titolo di una sua opera del 2011) di creare denaro dal nulla.

Il secondo libro l'ha scritto Federico Rampini, il giornalista di Genova, di 30 anni più giovane di Gallino, che con il passare del tempo somiglia sempre di più a un guru indiano.

Mentre Gallino fa un'analisi approfondita sul rischio che i fabbricanti di egemonia annidati nella finanza svuotino la democrazia, il Rampini giornalista-scrittore-tanto amato da Carletto De Benedetti- spara sui banchieri fin dalla copertina dove accanto all'immagine del toro di Wall Street, appare il titolo violento: "Banchieri: storia del nuovo banditismo globale".

Non è la prima volta che in Italia escono pamphlet sul mondo del credito. Anni fa la giornalista Laura Serafini firmò "Bankster" e da parte sua l'agitato Elio Lannutti di Adusbef usò la stessa definizione per attaccare la "Banda d'Italia". Quello di Rampini è però un attacco dai toni particolarmente forti perché, partendo dalla crisi americana del 2007-2008, arriva a dire che "i banchieri sono i grandi banditi del nostro tempo...non hanno pagato nulla...prendono senza restituire e la decrescita è colpa loro!".

Nella sua reprimenda il giornalista-guru ne ha per tutti ,e anche se la chiave di lettura principale resta la condizione e le malefatte delle banche americane ("troppo grandi per fallire"), non mancano i riferimenti alla realtà degli istituti che hanno preso i soldi da Draghi come ha fatto Tronchetti Provera che li li ha utilizzati per operazioni di scatole cinesi.

Il buon Rampini, che sparge nelle pagine del suo libro cenni autobiografici all'insegna di un certo narcisismo, dimentica che oltre a Tronchetti Provera ci sono tanti altri personaggi come Zaleski, Ligresti, Zunino, Colaninno ,e prima ancora Tanzi, che la cultura del debito facile ha aiutato al riparo dalla Vigilanza di Draghi e degli uomini della Banca d'Italia.

Ma questo è un dettaglio che nella riunione a Francoforte del 25 novembre l'italiano a capo della BCE non vorrà evocare, come preferirà passar sopra all'accusa di aver ossequiato i banchieri mettendo tra le loro mani miliardi a go-go che non sono finiti alle imprese e alle famiglie.

Piuttosto che abbassarsi a citare Rampini e il severo Luciano Gallino, l'uomo che a Francoforte e a Bruxelles chiamano "lo Zarathustra dell'Europa" preferirà probabilmente ricordare ai 15 top manager delle banche italiane che devono smetterla di stringere i cordoni della Borsa. L'ultima emissione di Btp Italia avvenuta mercoledì ha dimostrato che nel nostro Paese c'è una ricchezza protesa al risparmio. Ci sono 30 milioni di conti correnti e 7-8 milioni di conti correnti postali. Il saldo totale dei depositi che proprio oggi la Banca d'Italia dovrebbe aggiornare per ciò che riguarda il mese di settembre, secondo le ultime cifre è di 704 miliardi, e nello spazio di un mattino ben 300mila italiani si sono rifocillati al Tesoro tenendosi lontani dalle offerte miserabili delle banche.

Questo vuol dire che queste ultime, per non essere accusate di banditismo, devono recuperare fiducia, smetterla di abbassare i tassi ai risparmiatori e alle imprese con "decisioni unilaterali", e smetterla di erogare il credito secondo criteri che servono soltanto a salvaguardare la loro egemonia, le avventure degli amici degli amici, e gli stipendi al di sopra di ogni logica.

Sarebbe bello partecipare alla riunione dentro l'Eurotower per capire se il gelido Draghi parlando del grande freddo del credito avrà anche il coraggio di evocare i compensi pazzeschi dei banchieri e gli scandali degli ultimi giorni. Senza prendere di petto il roseo Ghizzoni che stasera a Borsa chiusa presenterà i risultati dell'ultimo trimestre di Unicredit e senza infierire sul suo stipendio da 1,9 milioni che rimane comunque lontano dai 4,47 milioni acchiappati l'anno scorso dal finto dimissionario Enrico Cucchiani, il capo della BCE potrebbe ricordare che i compensi dei principali banchieri nel 2012 hanno raggiunto la cifra pazzesca di 100 milioni di euro.

Forse è chiedere troppo a Draghi che mercoledì ha tagliato i tassi illudendosi di aiutare le banche a gestire il credito con criteri di merito. E nemmeno bisognerà ricordargli che il 20 settembre in un'omelia pronunciata durante la messa a Santa Marta, Papa Francesco ha detto che "dall'idolatria del denaro nascono tutti i mali".

Questa è retorica populista e demagogia di bassa lega che può piacere al guru Rampini, ma è estranea alla cultura del credito dell'uomo di Francoforte. I 130 banchieri che tra due settimane saranno a Francoforte lo ascolteranno con rispetto e tutto tornerà come prima. È successo in America dove la "curva del Grande Gatsby", citata da Rampini nel suo libro, consente di nuovo agli avventurieri del 2008 di comprarsi favolosi attici a Manhattan, e succederà anche in Italia dove le piccole imprese e le famiglie devono inginocchiarsi davanti ai banchieri per sopravvivere.

 

MARIO DRAGHI ED ENRICO LETTA FOTO INFOPHOTO FEDERICO GHIZZONI A BAGNAIA Draghi e SchaeubleALESSANDRO PROFUMO ENRICO CUCCHIANI DAVID THORNE FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA luciano gallinoFRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE E FEDERICO GHIZZONI ALLA PRESENTAZIONE DEL NUOVO MESSAGGERO FOTO OLYCOM FEDERICO RAMPINI CON I GOOGLE GLASS RAMPINI BANCHIERIASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA FEDERICO GHIZZONI E LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO FOTO LA PRESSE MARIO DRAGHI FIRMA LA NUOVA BANCONOTA DA 5 EUROENRICO LETTA GIOVANNI BAZOLI FOTO INFOPHOTO

Ultimi Dagoreport

vincent bollore john elkann andrea pignataro

CHE NELLA TESTA DI JOHN ELKANN FRULLI L’IDEA DI VENDERE “LA REPUBBLICA”, NON È UN MISTERO. GIÀ UN ANNO FA SI SPETTEGOLÒ DI TRATTATIVE A TORINO CON UNA CORDATA DI IMPRENDITORI E BANCHE MILANESI - ELKANN, COSÌ CHIC E COSÌ SNOB, AVREBBE GRADITO LA PRESENZA NELLA CORDATA DI UN NOME INTERNAZIONALE. ED ECCO SPUNTARE L’IMPOSSIBILE: VINCENT BOLLORÉ, PATRON DI VIVENDI E DELLA DESTRA OLTRANZISTA FRANCESE – L’ULTIMA INDISCREZIONE ACCREDITA UNA VOGLIA DI CARTA AL BOLOGNESE ANDREA PIGNATARO, SECONDO MILIARDARIO D’ITALIA - VERO, FALSO, INVEROSIMILE? QUELLO CHE È CERTO È CHE LA CRISI MONDIALE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA STA DIVENTANDO UN ‘’DRAMMA ECONOMICO’’, CON MINACCIA DI CHIUDERE LE FABBRICHE STELLANTIS, E LA LINEA ANTI-GOVERNATIVA DI “REPUBBLICA” È UNA FONTE DI GUAI, NON ESSENDO PER NULLA GRADITA (EUFEMISMO) DAI “VENDI-CATTIVI” DELLA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI….

alessandro giuli lucia borgonzoni manuela cacciamani mazzi rampelli giulio base film albatross 2025albatross angelo mellone perla tortora paolo petrecca alma manera

DAGO-CAFONAL! - DAI FRATELLI WARNER DI HOLLYWOOD AI FRATELLI D’ITALIA DI CINECITTÀ, IL CIAK È A DESTRA! - E VOILÀ! DOMANI SUGLI SCHERMI DEL BELPAESE ARRIVA "ALBATROSS", IL NUOVO IMMAGINARIO CAPOLAVORO DI GIULIO BASE, MARITATO TIZIANA ROCCA - ALL’ANTEPRIMA ROMANA, GOVERNO IN PRIMA FILA: TAPPETO ROSSO PER IL MINISTRO GIULI-VO DEL “PENSIERO SOLARE”; AVANTI I DIOSCURI RAI, ROSSI E MELLONE, FATE LARGO AL “GABBIANO SUPREMO” DI COLLE OPPIO, FABIO RAMPELLI, CON MOLLICONE DI SCORTA - NEL FOYER DEL CINEMA SI SBACIUCCHIANO PAOLO PETRECCA, DIRETTORE DI RAI SPORT, E L’AMATA ALMA MANERA - SE LUCIA BORGONZONI TIMBRA IL CARTELLINO PER LA LEGA, A TENERE ALTO IL PENNONE DI FORZA ITALIA C’È MAURIZIO GASPARRI, NEL '70 SEGRETARIO PROVINCIALE DEL FRONTE DELLA GIOVENTÙ – PER I DUE PRODUTTORI, PAOLO DEL BROCCO (RAI CINEMA) E GENNARO COPPOLA (COMPAGNO DI MANUELA CACCIAMANI, PRESIDENTE DI CINECITTA'), ‘STO “ALBATROSS” DI GIULIO BASE DEVE SUSCITARE VERAMENTE “GRANDE ATTENZIONE” VISTO CHE IL 18 GIUGNO SCORSO SAREBBE AVVENUTA UNA PROIEZIONE PRIVATA DEL FILM ALLA PRESENZA DI IGNAZIO LA RUSSA E DI SISTER ARIANNA MELONI…

cetrioloni per l italia - meme by edoardo baraldi giorgia meloni economia crisi soldi

DAGOREPORT - GIORGIA MELONI PUÒ FARE TUTTE LE SMORFIETTE CHE VUOLE MA A NATALE RISCHIA DI TROVARE SOTTO L'ALBERO UN'ITALIA IN GRANDE DIFFICOLTA' ECONOMICA. E SE I CITTADINI TROVERANNO LE TASCHE VUOTE, ANCHE IL PIU' INCROLLABILE CONSENSO PUO' SGRETOLARSI - IL POTERE D'ACQUISTO AUMENTA DELLO 0,9% ORA, MA NEGLI ULTIMI ANNI È CROLLATO DEL 20% - DA UN LATO L'INFLAZIONE TORNA A CRESCERE, DALL'ALTRO IL PIL CALA. E DAL 2026, CON LA FINE DEL PNRR, CHE HA "DROGATO" IL PRODOTTO INTERNO LORDO, LA SITUAZIONE NON POTRÀ CHE PEGGIORARE. SENZA CONSIDERARE L'EFFETTO TSUNAMI DEI DAZI DI TRUMP SU OCCUPAZIONE ED EXPORT - SE CI FOSSE UN'OPPOSIZIONE DECENTE, MARTELLEREBBE OGNI GIORNO SU QUESTI TEMI: SALARI DA FAME, TASSE CHE CONTINUANO A SALIRE, ECONOMIA CHE RISTAGNA. MA LA PRIORITÀ DI SCHLEIN SONO I GAY UNGHERESI E QUELLE DI CONTE E' FARE IL CANDIDATO PREMIER DEL CAMPO LARGO...

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani

DAGOREPORT - MALGRADO UN’OPPOSIZIONE SINISTRATA E SUPERCAZZOLARA, L’ESTATE DELLA DUCETTA È  MOLESTATA DA BRUTTI PENSIERI - SE IN EUROPA CERCA DI DEMOCRISTIANIZZARSI, IN CASA LA MUSICA CAMBIA. SE PRENDE UNA SBERLA ALLE REGIONALI D’AUTUNNO, LA PREMIER TEME CHE UNA CADUTA POSSA TRASFORMARSI NELL’INIZIO DELLA FINE. COME È ACCADUTO AL PD DI RENZI, ALLA LEGA DI SALVINI, AL M5S DI DI MAIO. DI COLPO, DALL’ALTARE ALLA POLVERE - ECCO IL PESANTE NERVOSISMO PER LE CONTINUE “STONATURE” DEL TROMBONISTA SALVINI, CHE VEDE LA SUA LEADERSHIP MESSA IN PERICOLO DAL GENERALISSIMO VANNACCI. OPPURE QUELLE VOCI DI UN CAMBIO DI LEADERSHIP DI FORZA ITALIA, STANCHI LOS BERLUSCONES DI VEDERE TAJANI COL TOVAGLIOLO SUL BRACCIO AL SERVIZIO DELLA SORA GIORGIA. OCCORRE UN NUOVO MARINAIO AL TIMONE PER CAMBIARE ROTTA: ETTORE PRANDINI, PRESIDENTE DELLA COLDIRETTI? - QUESTA È LA CORNICE IN CUI SI TROVA OGGI IL GOVERNO MELONI: TUTTO È IN MOVIMENTO, NULLA È CERTO…

ferragni city life

CHE CRASH! DA CASA FERRAGNI ALL’INSEGNA DI GENERALI, LA CADUTA DELLA MILANO CITY LIFE - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: ‘’SI È PASSATI DALLA MILANO INDUSTRIALE A QUELLA DEI CREDULONI DEL PANDORO, PER FINIRE ALLA CADENTE MILANO FINANZIARIA ORA CHE MPS VUOL PRENDERSI MEDIOBANCA PER PRENDERSI GENERALI - NEL BANDO PER CITY LIFE L’ACCORDO IMPONEVA CHE “IL 50% DELL’AREA FOSSE DESTINATA A VERDE PUBBLICO”. ECCOME NO! RENZO PIANO PRESENTÒ UN PROGETTO METÀ VERDE E METÀ CON UN GRATTACIELO E QUALCHE CASA. LO BOCCIARONO. SI SPALANCARONO COSÌ LE PORTE AD ALTRI ARCHISTAR: LIBESKIND, HADID E ISOZAKI. E COSÌ CITY LIFE È DIVENTATA UN NON-LUOGO, UN DUBAI SHOPPING MALL DIVENUTO UTILE ALLA COLLETTIVITÀ GRAZIE AL COVID, PERCHÉ LÌ CI FACEVANO LE VACCINAZIONI...