BAZOLINI AMARI – ABRAMO BAZOLI “TRADITO” DAI SUOI PUPILLI – NELL’ULTIMO BILANCIO MITTEL SI SCOPRE LA MAXI-SVALUTAZIONE DELLA BORGHESI ADVISORY, DEL FIDO ARNALDO – E NELLA TRENTINA ISA, L’AMATO TONONI SVALUTA MITTEL

Andrea Giacobino per il suo blog, http://andreagiacobino.wordpress.com/

 

GIOVANNI BAZOLI SI RIPOSA FOTO LAPRESSE GIOVANNI BAZOLI SI RIPOSA FOTO LAPRESSE

Arnaldo Borghesi e Massimo Tononi sono due manager da sempre nel cuore di Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, che ne ha spinto le rispettive carriere in diversi momenti. Ma proprio ora dai due “bazolini” arrivano dei maldipancia al “bazolone”.

 

Andiamo con ordine. Ieri sera il consiglio d’amministrazione di Mittel, finanziaria quotata da sempre sotto l’influenza di Bazoli, ha approvato i conti al 30 giugno: fra le pieghe dei numeri si legge che la voce ammortamenti, accantonamenti e rettifiche di attività non correnti è salita anno su anno da 10,5 a 16,8 milioni. “L’incremento – si spiega – è principalmente dovuto per 4 milioni alla parziale rettifica di valore dell’avviamento iscritto nel bilancio consolidato chiuso al 30/9/2013 riferibile all’iscrizione iniziale dell’avviamento derivante dall’acquisizione del controllo della Borghesi Advisory srl, ora Mittel Advisory”.

Arnaldo BorghesiArnaldo Borghesi

 

Borghesi, classe 1954, già uomo della finanza di Carlo De Benedetti, viene proiettato da Bazoli nell’aprile 2012 quale amministratore delegato di Mittel e dopo neanche un anno fa comprare dalla stessa Mittel la sua boutique di consulenza per 4,7 milioni in contanti e azioni Mittel per un controvalore di 2,5 milioni. Borghesi se ne va, non senza polemiche, nel marzo di quest’anno incassando pure una liquidazione di 3,3 milioni. Ma ora si scopre, alla luce di 4 milioni di avviamento rettificato, che forse la sua Borghesi Advisory, al momento dell’acquisto era stata sopravvalutata. Cose che capitano…

 

Nel consiglio Mittel di ieri sera, invece, forse non è giunta l’eco del dispiacere provocato da Tononi a Bazoli. Classe 1964, Tononi si è fatto le ossa in Goldman Sachs e lì ha incrociato Romano Prodi che poi lo ha voluto prima all’Iri come assistente personale e successivamente nel suo secondo governo. Guarda caso anche lui incrocia, ma questa volta via Prodi, la strada di Bazoli, che nel 2010 lo chiama nel board della solita Mittel.

 

Romain ZaleskiRomain Zaleski

Quasi contestualmente entra nel consiglio del London Stock Exchange che nel frattempo si compra la Borsa Italiana, di cui Tononi diventa presidente un anno dopo. Ma il pallido manager oggi siede su un’altra poltrona cara al banchiere di Intesa, la presidenza dell’Istituto Atesino di Sviluppo (Isa) centro del potere della Curia di Trento, che possiede pacchetti di Ubi Banca, di Cattolica Assicurazioni e di quella finanziaria Calisio nel cui capitale troviamo la moglie di Romain Zaleski, finanziere franco-.polacco legatissimo a Bazoli e a lungo vicepresidente della solita Mittel.

 

MittelMittel

Orbene, Isa è socio importante anche di Mittel perché ne possiede ben l’8,8%, subito dopo le quote della Carlo Tassara (del solito Zaleski) e della Fondazione Cari Trento e Rovereto. E nel bilancio 2013 dell’Istituto trentino appena depositato si scopre che Tononi ha svalutato la quota Mittel di oltre 8 milioni di euro portando il valore di carico di ciascun titolo del pacchetto da 2,78 a 1,74 euro, valore peraltro che risulta superiore anche all’attuale corso borsistico che viaggia a 1,5 euro.

 

Chissà cosa penseranno Bazoli e Franco Dalla Sega, presidente di Mittel (nonché neoconsigliere dell’Apsa, banca centrale del Vaticano) dell’operato del “bazolino” Tononi che svaluta perché non crede nel recupero del titolo, tenuto conto che – guarda caso – la stessa Mittel ha l’1,7% proprio dell’Isa, detenuto attraverso la controllata Mittel Partecipazioni Stabili.

MASSIMO TONONI MASSIMO TONONI

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…