costamagna descalzi saipem gallia padoan

CAO CAO A SAIPEM - L'AD INDAGATO A MILANO PER L'AUMENTO DI CAPITALE 2016: È STATA LA CONSOB A PORTARE IN PROCURA I BILANCI DELLA SOCIETÀ, CHE NON AVREBBE DATO AGLI AZIONISTI INFORMAZIONI CORRETTE IN VISTA DELL'OPERAZIONE MILIARDARIA. TI CREDO: FU USATA LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI PER ACCOLLARSI UN PEZZO DI SAIPEM E SALVARE I CONTI DI ENI

Stefano Cao ad di Saipem

 

Da www.ilfattoquotidiano.it

 

L’amministratore delegato di Saipem, Stefano Cao, e a vario titolo, due suoi dirigenti e un ex sono indagati dalla Procura di Milano nell’ambito di un’inchiesta che ipotizza false comunicazioni sociali “relativamente al bilancio 2015 e 2016, la manipolazione del mercato commessa dal 27 ottobre 2015 all’aprile 2017 e il falso nel prospetto dell’aumento di capitale del gennaio 2016”. A comunicarlo in una nota è stata la stessa società.

 

gallia costamagna padoan

Nel testo si legge che gli inquirenti milanesi hanno notificato un decreto di perquisizione e contestualmente un’informazione di garanzia agli indagati. Saipem ricorda che, come noto, Consob a marzo 2018 ha indicato la non conformità del bilancio consolidato e di esercizio 2015 e 2016 alle norme che ne disciplinano la predisposizione rilevando degli “errori”: le contestazioni della Commissione, in quel caso, riguardavano le svalutazioni immobiliari e lo svolgimento dell’impairment test. Ad aprile 2018, Saipem ha impugnato tale delibera al Tar Lazio, presso il quale pende tuttora il giudizio.

 

Inoltre la società ricorda che il 6 aprile dello scorso anno la Divisione Informazione Emittenti di Consob ha avviato un procedimento amministrativo sanzionatorio formulando contestazioni, ai sensi Tuf, il prospetto informativo che Saipem mise a disposizione del pubblico nel gennaio 2016, in occasione dell’aumento di capitale da 3,5 miliardi di euro, e aveva avviato un procedimento “amministrativo sanzionatorio” nei confronti degli amministratori e del direttore finanziario in carica in quel momento. Procedimento che è ancora in corso.

LA NAVE SAIPEM 12000

 

Del prospetto, gli uffici della Consob avevano contestato “l’inidoneità della documentazione d’offerta a consentire la formulazione di un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale e finanziaria, sui risultati economici e sulle prospettive dell’emittente da parte degli investitori”. La contestazione si soffermava, tra le cose, sulle “stime di risultato del gruppo per l’esercizio 2015“, “le previsioni di risultato del gruppo tratte dal Piano Strategico 2016-2019” e “la dichiarazione sul capitale circolante netto”.

 

FABIO GALLIA CLAUDIO COSTAMAGNA

La questione, venuta a galla all’indomani delle ultime elezioni politiche, è piuttosto delicata sotto vari profili. A partire da quello politico appunto. Secondo l’autorità di vigilanza, nei conti 2015 di Saipem mancano all’appello “alcune svalutazioni (per un ammontare complessivo pari a circa 1,3 miliardi ), operate dalla società su “immobili, impianti e macchinari” nel bilancio consolidato 2016 – che – avrebbero dovuto, almeno in parte, essere rilevate, per competenza economica, nell’esercizio precedente”, come si legge in una nota di Saipem del 5 marzo scorso. Inoltre, l’autorità ha accusato il gruppo di non aver tenuto in debito conto le modifiche dei profili di rischio dei Paesi in cui opera, oltre che l’impatto del “venir meno del consolidamento di Saipem nel gruppo Eni”.

 

Il punto è che il bilancio 2015 di Saipem è quello su cui fa perno l’ingresso della Cassa Depositi e Prestiti nell’azionariato della società grazie all’acquisto del 12,5% del capitale dall’Eni che ha così incassato 463 provvidenziali milioni in un momento di difficoltà. Una sorta di operazione di sistema in salsa renziana, quindi, che ha visto la cassaforte del Tesoro togliere le castagne dal fuoco all’altra grande partecipata pubblica che aveva ottenuto anche “il deconsolidamento di Saipem e il rimborso di finanziamenti netti Eni per 6,1 miliardi”.  Proprio in quel periodo, poi, Saipem aveva avviato una pesante pulizia di bilancio svalutando 906 milioni nel 2015 e 2,3 miliardi nel 2016. Da allora per l’azienda delle infrastrutture petrolifere era iniziata una complessa fase di rilancio industriale su cui hanno pesato anche le inchieste giudiziarie sulle presunte tangenti pagate in Algeria.

DESCALZI

 

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...