QUONTO COSTERA’ ALLA BARILLA L’INUTILE BATTUTA SUI GAY - LA COMUNITA’ LGBT IN ITALIA SPENDE 20 MILIARDI DI EURO L’ANNO

Cinzia Meoni per economiaweb.it

Sul web impazza l'hashtag "boicottobarilla" dopo le recenti infelici affermazioni di Guido Barilla, numero uno del gruppo, su un Mulino bianco chiuso alle famiglie omosessuali. E i competitor gongolano.
Quello della comunità arcobaleno (oltre agli omosessuali ci rientrano anche lesbiche, bisex, transessuali e transgender, comunemente nota con la sigla Lgbt) non è un mercato "normale" né tanto meno "tradizionale" visto che resiste agli urti della recessione ed è in continua espansione.

«Non metterei mai in una nostra pubblicità una famiglia gay, perché noi siamo per la famiglia tradizionale» ha dichiarato l'imprenditore a Radio24 per poi rincarare la dose: «Se i gay non sono d'accordo, possono sempre mangiare la pasta di un'altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, purché non infastidiscano gli altri».

Pasta, biscotti, pane di varie marche (Barilla, Mulino Bianco, Voiello, Pavesi) che d'ora in avanti potrebbero essere oggetto di boicottaggio di un comunità numerosa, influente e benestante.

UN MERCATO GLOBALE DA UN TRILIARDO DI DOLLARI.
La pink money che misura la capacita di acquisto dei gay parla chiaro: è in continua e costante crescita. Nel 1998 il mercato mondiale Lgbt era pari a 560 miliardi di dollari...oggi gli Stati Uniti, da soli, superano gli 800 miliardi di dollari secondo le stime di Witek Communications. In poche parole questo significa che, a livello mondiale i gay spendono almeno un triliardo di dollari.

E' a questo che sta rinunciando Barilla quando invita i gay qualora non fossero d'accordo con le sue affermazioni a mangiare un'altra marca di pasta. "Bel colpo" per un gruppo che è presente in Paesi ben più aperti dell'Italia.

IN ITALIA, QUESTO MERCATO VALE CIRCA 20 MILIARDI DI EURO.
In ogni caso anche nel BelPaese la gayeconomy non scherza. Le ultime stime, a onor del vero risalenti a qualche anno fa e meno precise rispetto a quelle anglosassoni, parlavano di un mercato da 20 miliardi di euro solo per quel che riguardava abbigliamento e accessori (dati relativi a una ricerca di Gpf&Associati). A tutto questo, secondo stime più aggiornate, si aggiungono almeno altri 3,2 miliardi provenienti dal settore turistico. Insomma meglio non scherzarci troppo.

L'8% DELLA POPOLAZIONE APPARTIENE ALLA COMUNITA' LGBT.
Si stima infatti che l'8% della popolazione appartenga alla comunità Lgbt, milioni di persone che, sempre stando alle analisi di mercato, in genere godono di un forte potere di acquisto (in media le stime parlano di un reddito superiore del 23% rispetto al resto del mercato) e di una forte predisposizione alla spesa in tempo libero, moda, viaggi e brand di qualità (li cerca il 26% dei gay). "High spender, trend setter, early adopter, opinion leader" sono queste le definizioni più comuni in termini di marketing del cliente gay.

Quanto alle coppie si parla di Dink, double income, no kids (due stipendi senza figli). Agli Lgbt si aggiungono poi altrettanti milioni di familiari e amici che, a quanto pare, apprezzano l'appoggio dato dalle imprese ai gay.

INTANTO IKEA E EATALY INSEGUONO IL GAY MARKET.
Insomma consumatori da conquistare, come dimostrano le sempre più numerose campagne di marketing di cui sono oggetto e che, contrariamente a Barilla, mostrano anche realtà meno tradizionali. Da Ikea a Eataly...per rimanere solo ai casi più recenti. 
E così mentre l'Italia discute sulle famiglie del Mulino, negli Stati Uniti già si fanno i conti con un'altra realtà, quella delle nozze gay. E, anche questa volta, i conti si fanno pragmaticamente, a livello economico.

L'apertura di diversi Stati alle nozze tra persone dello stesso sesso è in effetti un vero e proprio business, pari a circa 10 miliardi. Di questo giro d'affari ne beneficiano i Comuni (si stima che New York abbia incassato 250 milioni di dollari dopo aver eliminato il divieto alle nozze tra persone dello stesso sesso); hotel, resort, ristoranti e catering oltre a gioiellieri come Tiffany. Insomma più che di affari in rosa si tratta di affari d'oro per chi non se li lascia sfuggire.

 

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