fabrizio palermo francesco gaetano caltagirone leonardo del vecchio philippe donnet

E RISERO TUTTI - DEL VECCHIO E CALTAGIRONE SBAGLIANO STRADA E INVECE DI ANDARE A TRIESTE FINISCONO A PALERMO. OVVERO FABRIZIO PALERMO, ORA IN CERCA DI UN PRESTIGIOSO INCARICO DOPO CHE DRAGHI L’HA SILURATO DA CASSA DEPOSITI E PRESTITI - PUNTANDO SU UN MANAGER CHE NON SA COSA SIA UNA POLIZZA ASSICURATIVA COME FUTURA GUIDA DI GENERALI, I DUE ARZILLI VECCHIETTI NON RIUSCIRANNO MAI A CONVINCERE I FONDI, DECISIVI PER LA CONQUISTA DEL LEONE ALATO, A MOLLARE I RICCHISSIMI DIVIDENDI DI DONNET…

Marco Zini per www.tag43.it

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Partita aperta quella per il controllo delle Assicurazioni Generali con i contendenti che si muovono con strategie diverse. Silente Mediobanca, ovvero il primo singolo azionista della compagnia, convinto assertore della lista del consiglio (che i rivali accusano essere in realtà la propria) che fa perno sulla riconferma dell’attuale ad Philippe Donnet e forse anche, ma non è detto, del presidente Gabriele Galateri.

 

Attesa per il piano strategico che presenteranno Caltagirone e Del Vecchio

Mediaticamente molto rumorosa e battagliera quella dei suoi rivali, ovvero Franco Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, culminata nello sdegnato abbandono dell’attuale consiglio in scadenza il prossimo aprile.

francesco gaetano caltagirone

 

A prendere cappello e uscire prima lo stesso Caltagirone (che era anche vicepresidente), poi Romolo Bardin, 44 anni, bellunese doc, ad di Delfin, la finanziaria del patron di Luxottica.

 

Un uno-due che ha terremotato i palazzi del potere, e fatto strologare l’universo mondo sulle future mosse due arzilli vecchietti che con la Fondazione Crt hanno fatto Patto comune.

leonardo del vecchio

 

L’intenzione dei tre è quella di presentare un nuovo Piano strategico per la società che dovrà per forza contenere quegli elementi di forte discontinuità e crescita più volte invocati dai due imprenditori-azionisti, cui non sono mai bastati i ricchissimi dividendi che Donnet ha loro corrisposto.

 

La scelta di Fabrizio Palermo mascherata da semplice consulente

Il problema è che la lista dovrà contenere anche il nome dei futuri presidente e amministratore delegato, che subentreranno agli attuali nel caso in assemblea la lista che si oppone a quella del consiglio riuscisse a prevalere. In mezzo alla ridda di nomi, spesso fatti filtrare con l’intenzione di bruciarli, ce n’è uno che su cui i pattisti sembrano puntare.

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

 

Ovvero quello di Fabrizio Palermo, ora in cerca di un altro prestigioso incarico dopo 6 anni passati in Cassa Depositi e Prestiti, prima come direttore finanziario poi come ad. Nome paludato, almeno nelle intenzioni dei pattisti, dietro quella che viene definita una semplice consulenza per aiutarli a trovare nomi di rango da mettere nella loro lista.

 

fabrizio palermo

Ma in realtà Palermo è impegnato a scrivere il nuovo Piano industriale, assieme ai consulenti , che sono Bain Company, Georgeson e Jp Morgan per mano dell’ex ministro dell’Economia  Vittorio Grilli, cui a suo tempo Del Vecchio aveva pensato come futuro presidente di Mediobanca. In effetti ridurre il manager al ruolo di cacciatore di teste è un po’ poco rispetto al curriculum e alle ambizioni. Se ha accettato l’ingaggio, è perché sa che i pattisti puntano su di lui come futura guida del Leone alato.

Sergio Balbinot

 

Nomi buttati per fare mucchio: Balbinot, Terzariol e Del Fante

Altri nomi si fanno, ma più per circostanza che sostanza. Sergio Balbinot e Giulio Terzariol, ora  in Allianz. Matteo Del Fante, attuale amministratore delegato di Poste Italiane. Ma tutti sono impegnati in società concorrenti a Generali ed è certo che non stiano lavorando al Piano strategico che il Patto sta preparando.

matteo del fante poste italiane 2

 

Inoltre nessuno dei tre potrebbe accettare di essere indicato nella lista del Consiglio di Amministrazione del Patto (verrà presentata a marzo), mantenendo le posizioni apicali che occupano in questo momento, e rischiando di rimanere a spasso.

 

E difficilmente potrebbero sposarlo a scatola chiusa e accettare di essere nominati con un Piano già svelato e che non hanno preparato e soppesato. Né il Patto potrebbe presentarlo agli investitori e poi cambiarlo subito dopo aver vinto in Assemblea, proprio per quel Piano e per quel nome di amministratore delegato.

 

francesco gaetano caltagirone foto mezzelani gmt42

Ecco perché alcuni osservatori pensano che il nome pattista del nuovo ceo di Generali debba essere per forza di un manager di alto standing, libero da patti di concorrenza, ma soprattutto che abbia avuto la possibilità di preparare il Piano.

 

Nonché in grado di ottemperare alla stringente normativa per i manager assicurativi, che richiedono al candidato di aver maturato una esperienza complessiva di almeno 5 anni presso società ed enti del settore assicurativo, creditizio o finanziario.

 

I rimarchevoli risultati economici della gestione Cdp

fabrizio palermo giovanni gorno tempini dario scannapieco

Prima domanda: Palermo risponde a questi requisiti? Seconda: è adatto a ricoprire un incarico di questo tipo in un settore, quello assicurativo, che ha una sua forte specificità? Sta di fatto che tra Milano, Roma e Trieste si stanno formando due fazioni: tifosi e detrattori. I primi snocciolano i risultati importanti conseguiti in Cassa.

 

I secondi errori e le leggerezze che Palermo ha fatto, soprattutto negli ultimi tre anni della sua permanenza nel quartier generale romano di via Goito. A suo vantaggio riportano la costruzione di un Piano Strategico presentato nel 2018 che ha rivoluzionato Cdp, sia nelle attività tradizionali di raccolta del denaro e prestito alla Pubblica amministrazione, sia nella gestione e acquisizione delle partecipazioni di aziende strategiche per l’Italia.

 

Sergio Balbinot

Dal punto di vista finanziario mettono in evidenza come dal 2015, quando Palermo è arrivato in Cassa come direttore finanziario da Fincantieri su richiesta di Giovanni Gorno Tempini, allora ceo e oggi Presidente di Cdp,  il miglioramento dei risultati economici e della remunerazione degli azionisti sia stato più che rimarchevole.

 

L’utile è triplicato da meno di 1 miliardo di euro nel 2015 ai 2,8 miliardi del 2020 (+200% nel quinquennio) e i dividendi distribuiti sono stati pari a 7 miliardi nel periodo 2016-2020 (+80% in confronto al quinquennio precedente), in aggiunta al pagamento di un dividendo straordinario di 1 miliardo nel 2019. Dal punto di vista della raccolta postale, altro dato molto importante per la Cassa, Palermo è riuscito ad invertire la tendenza riportando dopo tanti anni la raccolta in positivo (+ 6 miliardi di euro nel 2020) grazie ai nuovi obiettivi dati a Poste Italiane.

FRANCESCO STARACE A CERNOBBIO

 

Palermo tra successi manageriali e la troppa permeabilità alla politica

Inoltre in tre anni Palermo è riuscito ad acquisire partecipazioni in società che danno buoni dividendi e che sono strategiche per l’Italia: Euronext nei mercati finanziari di 6 nazioni europee che ha a sua volta comperato Borsa Italiana, Nexi nei pagamenti costituendo uno dei due operatori leader in Europa, Autostrade per l’Italia, Webuild nelle costruzioni.

 

Sergio Balbinot

Oltre alla maggioranza di Open Fiber, dopo una dura battaglia con l’Enel guidata dall’ottimo Francesco Starace che ha accettato di vendere a caro prezzo un 10% alla Cassa dopo aver strappato una valutazione straordinaria per il restante 40% al fondo australiano Macquarie.

 

E per finire ricordano la costituzione della società del Venture Capital che ha investito in poco meno di un anno 1 miliardo di euro per finanziare le start up italiane e sviluppare il sistema che ci sta attorno di acceleratori e fondi. I detrattori invece sottolineano, oltre al fatto che non ha esperienze dirette nella guida di compagnie assicurative, la sua forte permeabilità alla politica e i suoi eccessi caratteriali.

 

Assunzioni discutibili ed eccessive manie di grandezza

Leonardo Del Vecchio

La prima gli ha fatto fare alcune assunzioni molto discutibili, determinate dall’ appartenenza e vicinanza ai partiti e a strani personaggi di potere piuttosto che sulla competenza (a parziale scusante l’aver operato sotto due governi marcatamente populisti che avevano scambiato Cdp per la loro agenzia di collocamento), e iniziare l’avventura nella società ItsArt, il portale online fortemente voluto dal ministro dei beni culturali Dario Franceschini con lo scopo di diffondere nel mondo e a pagamento gli eventi culturali italiani. Un flop annunciato già prima della sua partenza ufficiale.

 

Anche sul carattere, poi, non si scherza. Si sprecano i racconti di collaboratori insultati, di partner e consulenti cacciati dalle sale riunioni, di ascensori dedicati solo a lui e ai suoi ospiti, di manie di grandezza come il lampeggiante con sirena sulla sua auto di servizio, di camerieri in guanti bianchi per servire il pranzo, di un eccessivo numero di segretarie e hostess per arrivare al suo cospetto.

itsart 3

 

Per quel che concerne l’esperienza diretta nella gestione di una compagnia assicurativa la sottolineatura è corretta, anche se alcuni dicono che anche l’attuale ceo di Unicredit, Andrea Orcel, non abbia mai guidato prima di oggi una banca commerciale. O Sergio Marchione non si fosse mai interessato strategicamente e operativamente di una azienda costruttrice di auto prima di salvare Fca e restituire alla famiglia Agnelli un asset con un nuovo enorme valore.

 

Il ruolo dei Benetton dopo l’ascesa di Alessandro in Edizione

Ma l’eventuale indicazione di Palermo come ad nella lista dei pattisti dipende anche da fattori esogeni. Caltagirone, Del Vecchio e Crt presenteranno al mercato un piano convincente che induca a votarli? Generali è il più importante gruppo finanziario italiano, nel suo azionariato ci fondi e grandi investitori istituzionali, non è roba da essere ridotta a una pura guerra di potere.

il primo video di alessandro benetton da presidente di edizione 2

 

Ancora: che farà il neopresidente di Edizione (socia al 3,9% della compagnia), Alessandro Benetton? Si schiererà al fianco di Caltagirone, da sempre amico della famiglia veneta, o farà sua una neutralità svizzera? Insomma, ci sono ancora tanti nodi da sciogliere prima di vedere Palermo pranzare a Trieste dal famoso Pepi Sciavo (brodi e bolliti d’eccellenza). Questa volta senza camerieri in guanti bianchi, e non solo perché il mitico Pepi lo slavo è unicamente self service.

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