LA SPADA DI DAMOCLE DELLA "ROBIN TAX" SULLA TESTA DI ENIGIÀ REALTÀ IN ITALIA, LA TASSA SUGLI EXTRA PROFITTI ENERGETICI POTREBBE SCOMPAGINARE GLI EQUILIBRI ANCHE DEL MERCATO INGLESE: UNA QUESTIONE PURE ITALIANA VISTO CHE ENI HA PREVISTO DI INVESTIRE ALMENO 2,5 MILIARDI DI EURO PROPRIO NEL REGNO UNITO NEI PROSSIMI QUATTRO ANNI

-

Condividi questo articolo


Sofia Fraschini per “il Giornale

 

eni eni

Già realtà in Italia, la tassa sugli extra profitti energetici pende come una spada di Damocle sul mercato inglese. E potrebbe anche scompaginarne gli equilibri futuri. Una questione anche italiana visto che Eni ha previsto di investire almeno 2,5 miliardi di euro nel Regno Unito nei prossimi quattro anni.

 

eni eni

L'anticipazione, resa nota dal Financial Times, va in scia alla richiesta del governo britannico alle compagnie energetiche di aumentare significativamente i loro investimenti per non fronteggiare una tassa «imprevista» sull'aumento dei profitti.

 

Eni, nono produttore di gas del Mare del Nord lo scorso anno, segue così la strategia adottata da Bp e Shell investendo una cifra considerevole nel Paese. Il futuro, però, ha qualche incognita.

 

Il cancelliere dello scacchiere britannico Rishi Sunak è sotto pressione da parte dei parlamentari per imporre una tassa sui gruppi energetici i cui proventi andrebbero ad aiutare le famiglie alle prese con l'aumento delle bollette.

 

eni eni

I funzionari del Tesoro, preoccupati che una tale imposizione possa scoraggiare gli investimenti, stanno quindi esortando le compagnie petrolifere e del gas ad espandere ulteriormente i loro piani di investimento.

 

Shell ha programmato investimenti da 20 a 25 miliardi di sterline nel prossimo decennio, e Bp ha promesso di spendere 18 miliardi di sterline entro la fine del 2030.

 

Un altro grande gruppo che ha da poco comunicato la pianificazione della spesa di ben 6 miliardi di sterline in ulteriori attività a monte nei prossimi tre anni è Harbour Energy. Ma tante altre società, nota ancora il quotidiano finanziario della City, non hanno ancora fatto trapelare nulla riguardo le loro mosse economico-strategiche.

 

claudio descalzi claudio descalzi

Da Total a Neo passando per Repsol, Spirit, Cnooc, Apache. «In linea con l'Offshore Energies UK, (Oeuk, l'associazione di categoria per l'industria petrolifera e del gas offshore del Regno Unito) - ha spiegato l'Eni al Ft - riteniamo che sarebbe meglio garantire che le società energetiche accelerino gli investimenti nella transizione energetica piuttosto che imporre una tassa inaspettata che potrebbe avere l'effetto di rallentare gli investimenti futuri».

 

claudio descalzi 3 claudio descalzi 3

Eni ha precisato che l'80% dei 2,5 miliardi di investimenti saranno spesi nella transizione energetica, ovvero nella cattura della CO2 e in progetti nelle energie rinnovabili, mentre il restante 20% sarà destinato alla produzione di petrolio e gas.

 

Il gruppo ha spiegato di essere già uno dei principali contribuenti del Regno Unito e che un ulteriore prelievo potrebbe rendere gli investimenti futuri più difficili.

 

claudio descalzi 2 claudio descalzi 2

I produttori di gas e petrolio nel Mare del Nord pagano una tassa pari al 30% e un 10% di contributo supplementare, contro il 20% complessivo della gran parte delle altre imprese. L'Oeuk si aspetta che quest'anno il settore versi nelle casse britanniche 7,8 miliardi di sterline di tasse.

 

In Italia, in parallelo, la tassa sugli extra profitti è già realtà e il governo l'ha recentemente alzata dal 10 al 25% contando di raccogliere 6,5 miliardi. Le imprese sono però sul piede di guerra e stanno mobilitando gli avvocati per chiederne l'incostituzionalità come fu per la Robin Tax.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...