1- VISTI INSIEME, SUL PALCO DEL QUIRINO, IL SUB-NANO SCILIPOTI, IL PARA-FILOSOFO MARRA E SARA TOMMASI INCHIAPPETTANTE, SI ERA INDECISI SE CHIAMARE LA CROCE VERDE, QUELLA CHE TI PORTA IN QUALCHE MANICOMIO, O RICHIAMARE IN VITA LA SENATRICE MERLIN 2- MARRA, L’ULTIMA MACCHIETTA DELLA SCENEGGIATA NAPOLETANA, NOTO PER AVER FATTO SCOPA SPOSANDO I SUOI LIBRI DEMENZIALI CON LA PATONZA BERLUSCONA (ARCURI, RUBY, ORA SARA TOMMASI) SCUCENDO DAI 50 AI 120MILA € A GNOCCA, LANCIA CON IL DANNY DE VITO CHE TRADÌ DI PIETRO PER IL BANANA IL REFERENDUM CONTRO LE BANCHE: “OBAMA, MONTI E GLI ALTRI DELINQUENTI DEL GRUPPO BILDERBERG FINIRANNO IN GALERA” 3- PER LUI LA BOCCONIANA TOMMASI, GIà DENUDATA IN VIDEO, SI È PRESENTATA CON MINIGONNA INGUINALE, AUTOREGGENTI PROIBITE AI PIPPAROLI, MOSTRANDO SENZA IMBARAZZO IL CULO A FOTOGRAFI, TURISTI E BIGOTTI DI PASSAGGIO: “PORCI, NON VI VERGOGNATE?”

Foto di Umberto Pizzi da Zagarolo

Malcom Pagani per Il Fatto

«Obama, Monti e gli altri delinquenti del gruppo Bilderberg finiranno in galera». Teatro Quirino, Roma, sabato preinvernale. Sul palco, l'avvocato e scrittore Alfonso Luigi Marra libera sobriamente la bulimia dialettica. Mamme, vecchi, bambini. Seicento persone. Accorse per ascoltare teorie su usura, "mondialismo", signoraggio bancario, illiceità del sistema fiscale, sperare in un Moulin Rouge fuori rotta e precipitate altrove.

Orchestra l'applaudito capitano Marra, autore dello «Strategismo sentimentale» ma anche di «Cucciolino», «Pazzia un corno!» e «La Storia di Aids». L'inventore di neologismi: «Inverare». L'uomo che zittisce i vicini di palco: «Non parlate, sento un rimbombo tremendo». Il tribuno che insulta Bersani: «È inebetito, incapace di intendere e di volere». L'imprenditore del suo stesso verbo che assolda ragazze poco vestite (o travestite da Bin Laden) a ritmo fordista per veicolare i contenuti del suo credo (Ieri Arcuri e Ruby, oggi Sara Tommasi).

Le paga bene. Dai 50 ai 120.000 euro. Forte, dicono, dei suoi 43.000 clienti. Per lui la bocconiana Tommasi si è denudata in video e oggi con generosa minigonna, autoreggenti proibite ai coronarici, gentilezza e percepibile assenza, gli siede a fianco. Sbadiglia dopo 8 minuti. Esce per aggredire il buffet: «Mi è venuta fame» mostra senza imbarazzo il culo a fotografi, turisti e bigotti di passaggio: «Porci, non vi vergognate?» e se le chiedi solo «perché?», bellissima, ti guarda come se non capissi: «Prima di tutto credo nelle tesi di Marra. Poi non me ne frega niente di mostrarmi e mi diverto. Mi basta essere retribuita».

Farebbe altro per soldi? «Qualsiasi cosa. Lei sa quanto guadagna un consigliere comunale?». Con il fideismo di Sara nella tasca, Marra ha fondato un partito d'azione per lo sviluppo (Pas) di prossimo (anelato) sbarco in Parlamento: «Sono decotti»- arringa-«conquisteremo Montecitorio e li spazzeremo via». Il Quirino è solo una tappa. Prima secondo Marra bisogna abbattere la cospirazione delle Tv «che silenziano la nostra battaglia. Potremmo essere 100.000 e invece siamo 4 gatti. Pur di oscurarci sono intervenute forze e poteri, elementi interdittivi».

Per fargli luce in un'occasione «storica» un gruppo di amici scelti, selezionati. Il magistrato «In aspettativa» Paolo Ferraro, sospeso dal Csm dopo aver denunciato la presenza di sette esoteriche in campo militare: «Ho scoperto progetti gravi. Esperimenti occultati. Il notissimo progetto MK Ultra». Ferraro l'ha presa sportivamente «Ho passato l'inferno» e calemboureggia di metafora mafiosa marchiando gli antichi colleghi: «Il consiglio superiore della Magistratura».

L'onorevole Domenico (Scilipoti) detto Mimmo, impegnato ad esplorare vorticosamente le orecchie con le dita, rileggere la lingua di Dante: «è una questione pissicologica» e urlare in terza persona contro «i giornalisti servi che attaccano vergognosamente l'onorevole Scilipoti».

E ancora. Il dottor Roberto Mezzaroma che si sbraccia dal fondo del loggione: «Sono qui, Alfonso». Il prete lefebrviano Don Floriano Abrahamowicz che sostiene di avere «sangue ebraico» nelle vene, ma che nel 2009 indignò: "So che le camere a gas sono esistite almeno per disinfettare, ma non so se abbiano fatto dei morti". Oggi non recede discettando di «regole precise» insufficienti a definire, dal suo punto di vista, l'esatta entità dello sterminio.

Citando tra i boati l'Hobbes del 1651 e l'ex giurista scomparso Giacinto Auriti, già candidato a Strasburgo con la Mussolini, non dissente Il professor Claudio Moffa dell'Università di Teramo. A fine intervento, su una poltrona non prima di aver premesso "Ho fatto un po' di querele e vorrei registrare" spiega che «Interrogarsi sulla portata dei gravi massacri che nessuno nega è doveroso. Sei milioni di morti? Una cifra strana, del tutto funzionale alla cosiddetta unicità della Shoa. Nessuna verità storica è un dogma, neanche la vita di Gesù Cristo. Sa che alcuni sostengono che non sia esistito?».

Poi, per chiarire meglio: «Forse mi impallineranno, ma io vorrei luoghi in cui si potesse discutere tranquillamente anche delle camere a gas». Marra ha riunito tutto questo e molto altro. Cugine, zie e nipoti. Complottisti. Piccoli imprenditori decisi «a far recuperare il credito a chi non ha più nulla» e a deprecare «il governo massonico».

Giovani agit-prop che stendono striscioni bianchi e rossi "Alfonso Luigi Marra/ la Campania è sempre con te". Lui si compiace. Intercetta gli umori, dipana con un ghigno le alleanze che verranno: «Grillo non ci sarà, mi dicono abbia qualche problema con il signoraggio» e instancabile, fa le prove per domani. L'esibizione muscolare dura 5 ore. Alla fine del comizio, dietro agli occhi liquidi, non si scorgono cedimenti. Palazzo Chigi è a un passo. Marra, è certo, ci arriverà correndo.

 

 

SARA TOMMASI - ph Daniele Lo PrestiSARA TOMMASI - ph Daniele Lo PrestiSARA TOMMASI - ph Daniele Lo PrestiSARA TOMMASI - ph Daniele Lo PrestiSARA TOMMASI - ph Daniele Lo Prestiscilipoti e sara tommasi resize marra e sara tommasi resize SARA TOMMASI NEL VIDEO DI ALFONSO LUIGI MARRA

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”