1. L’ULTIMA “PRIMA” ALLA SCALA DI LISSNER È STATO UN GRAN PERNACCHIO ALLA “TRAVIATA” 2. S’AVANZA UNA CASALINGA SOVRAPPESO CON UN’ANNINA CHE SEMBRAVA VANNA MARCHI PRONTA A RIVENDERE PENTOLE E BAMBOLE APPESE IN CASA E ALFREDO QUELLO DELLE FETTUCCINE DEI RISTORANTI ITALIANI ALL’ESTERO. QUANTO ALLE FESTE SEMBRAVANO UN FILM DI SORRENTINO. MOLTO INTENSO IL FINALE, DOVE VIOLETTA SI SPEGNE SULLA SEDIA DAVANTI ALLE BOTTIGLIE D’ALCOL E I GERMONT IN GESSATO SE NE ESCONO SENZA DIRE UNA PAROLA 2. IL CRITICO DEL “CORRIERE” PAOLO ISOTTA (DICHIARATO DA LISSNER “PERSONA NON GRATA”): “TRAVIATA RIDICOLA E INSIEME VELLEITARIA, ORCHESTRA CON UN SUONO BANDISTICO, IL TENORE PIOTR BECZALA SINGHIOZZA, BELA, RAGLIA. LA PROTAGONISTA DIANA DAMRAU FA UN PRIMO ATTO PIENO D’INACCETTABILI ARBITRÎ. HA ANCHE UN PAIO DI AMNESIE (ENTRA NELLA FESTA A CASA DI FLORA PERDENDO LA PRIMA BATTUTA). I COMPRIMARÎ PESSIMI, TUTTI” 3. BOLDRINI E SACCOMANNI LATITANTI! MONDANITA’ INTERNAZIONALE? IL PRESIDENTE DEL TOGO!

1. DAGOREPORT
Un mistero serpeggia dopo la prima della Scala: che fine ha fatto la pasta che Alfredo ha preparato a Violetta mentre canta "dei miei bollenti spiriti"? E le carote che ha tagliato dopo l'addio, chi le ha cucinate? Sembra che alla cena del Doposcala non le abbiano servite, né al ricevimento nelle Gallerie di Banca Intesa.

E, soprattutto: era una cucina Ikea, Rudiana o Bovolone quella della casa di campagna dove il regista Tcherniakov ha ambientato il secondo atto di una "Traviata" tutta sua? Quella cucina in cui una Violetta che vien dalla campagna si muove in vestito beige con intenzioni bergmaniane? Più donzelletta che Marylin, anche per il fisico non da Netrebko, la vincitrice di ieri sera alla prima della Scala è stata lei, il soprano bavarese Diana Damrau, che è entrata nella festa a casa di Flora perdendo la prima battuta.

Nella Traviata dedicata al perseguitato Mandela e diretta dal perseguitato Daniele Gatti - la cui colpa è quella di essere un ragazzo milanese e, quindi, poco glamour - l'ultima "prima" di Lissner è stata una "Traviata" casalinga, con un'Annina che sembrava Vanna Marchi pronta a rivendere pentole e bambole appese in casa e Alfredo quello delle fettuccine dei ristoranti italiani all'estero.

Quanto alle feste sembravano un film di Sorrentino, con al posto dei "mattatori" (matador) l'indiano Toro seduto. Molto intenso il finale, dove Violetta si spegne sulla sedia davanti alle bottiglie d'alcol e a un telefono anni Trenta e i Germont in gessato se ne escono senza dire una parola. Tcherniakov ha studiato benissimo i gesti e dozzinalmente scenografia e narrazione, allestendo una regia a metà: né intensa né da Parigi del Secondo Impero.

Sparita dai radar la Marzotto, assente la neosposa Marini, Signorini con la Dompé ed Enzo Miccio sono stati il massimo del glamour, il che è tutto dire. Vespa teneva alto il vessillo mutiano di "Er.nani", mentre un altro "nano" amante di Muti è stato avvistato in sala.

Gli abiti delle signore sono stati giudicati male dalla Curieul e, per Armani, erano "discutibili" pure quelli dei protagonisti in scena. Forse la donna più bella era Daniela, la venticinquenne signora brasiliana del sovrintendente in pectore Alexander Pereira (già, non c'è solo il Banana...).

La più alta e vistosa (abito rosso) era Valentina, l'attuale giovane moglie del sovrintendente in carica Lissner (già, non c'è solo il Banana ...), che lascerà il "suolo natio" per seguirlo a Parigi. Il resto l'ha mostrato la bianca e diafana vestale Fracci, che ha sparato a pallettoni sulla regia: "decrepita", ha dichiarato, che detto da lei...

Assente la Boldrinova per non sembrare la solita comunista ricca e radical chic (ma va!) e relegata a San Vittore la Cancellieri (ma non c'era più l'amica Giulia Ligresti), il parterre sovrastato da re Giorgio I nel palco reale (per lui gli orchestrali hanno eseguito l'inno di Mameli suonando in piedi) era intasato da una sfilata di alti papaveri dell'industria e della finanza invitati dalle banche, padrone di tutto e pronte a vendere tutto: aziende, giornali, teatri.

Venderanno anche la Scala agli arabi? Fuori, rivolgendosi a lorsignori, gli incazzati hanno declinato il nome di VERDI in "Voi Egregi Rovinatori Dell'Italia". La vasta pattuglia dei giornalisti era guidata dalla "preferita" di re Stéphane, madamigella A-spesi. Del resto, ciascuno sceglie i narratori che vuole: chi i "poeti laureati" come scriveva Montale (chi era costui?) chi - come da lunga tradizione alla Scala - le innocue e ossequiose vestali.

2. IL CORRIERE DELLA SERA INTITOLA LA VIGNETTA "TRAVIATA" MA IL PASSO É DALLA BOHEME. LA LETTERA DI GIANNELLI
Ho pensato di dedicare la vignetta di ieri, 7 dicembre, all'apertura della Scala; ho così disegnato la scena degli ultimi minuti di vita della protagonista sotto un titolo di equiparazione della «Traviata» alla Seconda Repubblica. La vignetta era originariamente senza parole, poi, all'ultimo momento, mi è venuta in mente la battuta «bella come il tramonto» e «traviato» dalla considerazione che così bene si attagliava al momento politico, l'ho inserita equivocando sciaguratamente tra Violetta e Mimì.
Mi scuso soprattutto con Verdi e Puccini.
Emilio Giannelli

3. QUELLE CAMELIE SBAGLIATE
Paolo Isotta (dichiarato dalla Scala «persona non grata») per Il Corriere della Sera

Tutti i gazzettieri parleranno soprattutto della Traviata inaugurale della stagione 2013. Di essa, ridicola e insieme velleitaria, dirò una cosa sola. La «signora delle camelie» porta, come tutti sanno, una camelia bianca al petto tutto il mese tranne quattro giorni, nei quali ne mette una rossa a segnalare il divieto di accesso.

Qui Violetta ne porta una rossa nei capelli nel primo atto, e una rossa nei capelli al secondo. Da Daniele Gatti sul podio ci aspettavamo almeno correttezza. Non ce la dà come direttore, ancor meno ce le dà come concertatore, concedendo cose inenarrabili, risatine aggiunte, pause, corone, «puntature».

La sua orchestra ha un suono bandistico, pur se la banda vera sia discreta. Fa tempi inspiegabili: in «Ah non udrai rimproveri» il povero baritono Zeliko Lucic, che aveva fatto un buon duetto con Violetta, è costretto a un tempo per cui la sua Cabaletta sembra un'Aria dal Mikado di Gilbert e Sullivan, una delle più belle Operette della Storia.

Il tenore Piotr Beczala si concede un'incredibile cadenza prima di «O mio rimorso, infamia», e il rigoroso direttore milanese gliele consente. Per il resto dell'atto singhiozza, bela, raglia. La protagonista Diana Damrau è un ottimo soprano di coloratura ma fa un primo atto pieno d'inaccettabili ultroneità e arbitrî.

Il suo «È tardi» ventrale fa parte del manuale delle cose da non farsi. Al terzo la lettura della lettera farebbe ridere se non facesse piangere. Fa un buon «Addio del passato» ma in «Prendi quest'è l'immagine» il direttore le impedisce di far bene. Ha anche un paio di amnesie. I comprimarî sono pessimi, tutti.

4. MONDANITA' INTERNAZIONALE? IL PRESIDNETE DEL TOGO!
Di Alberto Dandolo e Ivan Rota per Dagospia

Anche senza Letizia, è lo stesso una mestizia: la prima della Scala, forse la prima più (intenzionalmente) glamour al mondo, risulta sempre più "costretta" in un ambito poco, pochissimo internazionale. Van bene i fiori, tremila rose, nessuna camelia, tremila garofani, vanno bene le svariate cene, ma il fascino di un evento unico si è da anni appannato.

Giorgio Armani è perplesso sull'opera, Marcella Bella, in Dolce e Gabbana, non sa, Roberto Bolle non ha capito, solo per Livia Pomodoro è una bellissima "Travata", Francesco Saverio Borelli abbozza, Mario Monti scontroso, Bruno Vespa ama lo stile semplice.. . Bisogna fare un lungo salto indietro nel tempo per trovare "l'ultima delle prime": traffico intasato, paparazzi indiavolati come nelle migliori scene della "Dolce Vita": scorreva l'anno 1997, in scena il "Macbeth", sono bastati i compianti John John Kennedy e la moglie Carolyn Bessette a scatenare gli animi donando, per l'ultima volta a Milano, un glamour irripetibile.

Ne sa qualcosa Stefano Guindani, allora a inizio carriera a ora fotografo apprezzato internazionalmente: a lui era capitata la fortuna di seguirli, una volta scesi dall'auto causa ingorgo, da Via Montenapoleone sino all'entrata a teatro. I tempi cambiano, assente la Boldrini: proteste e lanci di cose di ogni tipo (io mi sono beccato un cespo di lattuga). Il presidente Giorgio Napolitano con la sua Clio e autorità sparse,varie (e avariate). Il presidente della commissione Europea José Manuel Barroso, e ancora il Presidente del Togo (non il biscotto) Faure Gnassingbè, Giorgio Squinzi, Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti.

Il teatro stasera "scoppia" di fiori, ma l'atmosfera sa poco di festa, un Sant'Ambrogio al ribasso: persino l'iconica Marta Marzotto (lei e la Scala sono un tutt'uno: i suoi vestiti paiono realizzati con il sipario del teatro) ha faticato a trovare il biglietto, tanto che all'inseparabile Marta Brivio Sforza aveva detto: "Guarda, visto i problemi, me ne andrò nel loggione.

Applausi, ma, all'uscita, nel foyer, i commenti non erano per niente entusiastici: pare un film italiano ambientato in una stanza, che tristezza, troppo moderna, questa non è "la Traviata", pare un ‘'pacco'' di Lars von Trier, neanche "il posto delle fragole", e via elencando. Quello che si è visto sulla scena è la libera interpretazione di un personaggio iconografico e per i melomani, forse, il più intoccabile. Questa volta, invece, l' hanno "toccato"... Troppo. Tante dame in gramaglie per la "dipartita" di Stéphane Lissner, l'amato sovrintendente: questa è stata la sua ultima partecipazione. In molte gli han portato fiori, neanche ad un funerale.

La prima è stata preceduta da un aperitivo al Grand Hotel et de Milan, l'hotel di Giuseppe Verdi, allestito da Daniela Bertazzoni che ha conservato nel suo magico albergo numerosissimi cimeli verdiani. Dopo la rappresentazione, una sfilza di cene che si sono fatte concorrenza per rubarsi gli (quali?) ospiti. Al Circolo del Giardino la solita cena del Comune, questa volta all'unisono con la sovrintendenza: antipasti vari, risotto con strolghino, petto di faraona legato al culatello, e dacquoise al cioccolato: Napolitano non ha partecipato, ha solo assaggiato dei cestini di polenta nel ridotto del teatro.

Per illuminare Milano (ecco fatta la battuta!) Paolo Scaroni, un tempo di Enel, ora di Eni, ha invitato numerosi amici al ristò "Trussardi alla Scala", mentre altri si sono diretti verso il neonato "Larte" in Via Manzoni. Cena per Bazoli, cena per Passera: basta! Il vero ritrovo del dopo-scala rimane però il Baretto, da anni all'interno dell'Hotel Baglioni dopo avere abbandonato la sede storica di via S. Andrea dove era passato tutto il mondo del jet set (non solo) scaligero: qui si danno appuntamento tutte le signore di Milano amanti dell'opera, signore che declinano tutti gli altri inviti: qui si trovano come in una bomboniera, come a casa loro.

Attovagliate l'imprenditrice Gabriella Magnoni Dompè, in abito cipria anni Venti, con Alfonso Signorini (con il quale aveva fatto un trionfale ingresso alla Scala), Laura Teso con il compagno Adriano e Raffaella Curiel che l'ha vestita, Daniela Javarone con Silvana Giacobini (anche loro entrate insieme a teatro), Cristiano Malgioglio, Lella Bozzi, inoltre Diana Bracco che, negli ultimi tempi, forma coppia fissa con Mario D'Urso: in molti li definiscono una coppia di fatto.

Qui ho potuto finalmente godermi "la traviata", in minuscolo: una deliziosa signorina, un po' troppo inguainata, con il re dei "macellai" (e ormai anche di Instagram), si dimenava sui divanetti in modo incredibilmente osè... Per finire, moltissimi (solitamente) habitué della serata hanno preferito passare il fine settimana in montagna: tutti in direzione Gstaad e Sankt Moritz: alla faccia della Scala, del Piermarini,di Diana Damrau/Violetta che muore in scena su una sedia già come Callas per Visconti (in molti hanno toccato ferro), di Piotr Beczala/Alfredo, e di una Milano ormai poco da bere. E ora, in molti, rimpiangono la Moratti....

5. PERFINO NAPOLITANO NON È PIÙ CELEBRATO COME UN TEMPO, MONTI E PASSERA RETROCESSI IN PLATEA. FUORI DAL TEATRO LA PROTESTA CON LA "TRAVIATA ITALIA"
di Silvia Truzzi per Il Fatto

A guardare la Scala, mentre rispettosamente si ascolta la canzone dell'amor patrio prima di una meravigliosa Traviata diretta da Daniele Gatti, sembra di stare sul Titanic con l'orchestra che suona e tutto, attorno, sprofonda. L'inno di Mameli inizia dopo il minuto di silenzio dedicato a Nelson Mandela: l'idea è stata del presidente Napolitano e del sindaco di Milano Giuliano Pisapia.

Nel palco reale insieme a loro ci sono anche il presidente della commissione europea José Manuel Barroso, il presidente del Senato Piero Grasso, i ministri Bray e Mauro, il governatore lombardo Maroni, il presidente della Consulta Gaetano Silvestri, il Presidente del Togo Faure Gnassingbè.

Fuori si è appena conclusa la consueta contestazione, quest'anno senza fumogeni e con un'idea: i lavoratori della Cub (Confederazione di base) hanno messo in scena una contro-opera, la "Traviata Italia". Un militante con cilindro e sciarpa bianca impersona Verdi e legge una parodia dell'opera ispirata al fu senatore del bunga bunga. Il presidente del consiglio comunale di Milano Basilio Rizzo ha scelto di stare con loro. Si sono fatti vedere, senza grandi esiti, anche i giovani di Forza Italia.

Intanto all'ingresso del teatro si accalcano i fotografi, in attesa di personalità e supposto bel mondo. Soprattutto si aspetta il Presidente della Repubblica che in mattinata ha visitato la mostra dedicata a Raffaello a Palazzo Marino e le collezioni della Fondazione Cariplo e di Intesa San Paolo alle Gallerie italiane, in compagnia del quasi coetaneo Giovanni Bazoli.

Lasciando il Grand Hotel et de Milan per venire in teatro è stato applaudito ma anche fischiato da un gruppetto di milanesi. Non sono più i bei tempi dell'alto gradimento presidenziale? L'anno scorso Napolitano - si supponeva fosse l'ultimo anno di mandato - aveva dato forfait. Il due dicembre sul Corriere della Sera, in un articolo intitolato "Perché Napolitano non sarà alla Scala", Marzio Breda spiegava ai suoi lettori che il Capo dello Stato sarebbe stato trattenuto a Roma per cause di forza maggiore, visto il caos della situazione politica (che di li a pochissimo avrebbe portato le dimissioni di Mario Monti); si stava freneticamente lavorando per un accordo sulle modifiche del Porcellum.

Un anno dopo siamo ancora qui: stessa Scala, stessa musica. La legge elettorale non è stata modificata, il governo non è tecnico ma "di scopo", l'inquilino del Colle non è cambiato... E dunque Mario Monti si deve accontentare di sedere in platea: due anni fa aveva fatto un ingresso trionfale, l'anno scorso, in piena bagarre dimissionaria, era arrivato da un ingresso laterale.

E oggi gli capita perfino che per lungo tempo, durante l'intervallo, Bruno Vespa non si accorga di lui. In platea finiscono anche Corrado Passera e gentile (altissima) consorte, Giovanna Salza, in attesa di tempi migliori. L'ex superministro tecnico è assai disponibile con i giornalisti: come non potrebbe, se è vero che sta per scendere in campo? Infatti ha una certa fretta di regolarizzare il guaio elettorale: "La Corte Costituzionale ha detto che siamo da anni in una situazione illegittima. La responsabilità prima della politica è dare a questo Paese urgentissimamente una nuova legge elettorale".

Più loquace del solito l'ex procuratore di Milano, Francesco Saverio Borrelli che dedica un pensiero a una vecchia conoscenza: "La decadenza di Silvio Berlusconi era inevitabile".

A proposito: ci sono anche Paola Severino, madre dell'omonima legge, il vicepresidente del Csm Michele Vietti, la presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro. Nel foyer s'incrociano i presidenti di Confindustria e Confcommercio, Giorgio Squinzi e Carlo Sangalli, i vertici di Eni, Giuseppe Recchi e Paolo Scaroni; tra i banchieri Federico Ghizzoni per Unicredit e Carlo Messina di Intesa Sanpaolo.

Ci sono John Elkann, Gabriele Galateri con la moglie Evelina Christillin, Franco Tatò, Piergaetano Marchetti. E poi Giorgio Armani (regale), Carla Fracci, Roberto Bolle, Valentina Cortese, Marcella Bella. Naturalmente c'è il sovrintendente della Scala, anzi ce ne sono due: quello in carica, Stéphane Lissner e il futuro sostituto, Alexander Pereira.

Manca qualcuno? La presidente della Camera Laura Boldrini e il ministro Saccomanni erano attesi, ma non sono arrivati, così come il guardasigilli. Ma Anna Maria Cancellieri è a Milano, precisamente a San Vittore, dove è stato allestito uno schermo che trasmette la Traviata per i detenuti. Chissà quanti di loro hanno chiesto il numero di telefono ministeriale...

 

 

BOLLE ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013GIACOBINI E Daniela Javarone ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013I PROTAGONISTI DELLA TRAVIATAIL CAST DELLA TRAVIATA ARMANI ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013MARCELLA BELLA ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013ELKANN MARTA BRIVIO SFORZA ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013LAURA TESO E MARCELLA BELLA ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013PISAPIA E CINZIA SASSO ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013SIGNORINI E DOMPE' ALEXANDER PEREIRA E MOGLIE BONA ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013ARMANI CORRUCCIATOLAURA TESO FA LA FANATICAALLA PRIMA DELLA SCALA 2013 IL MAGISTRATO LIVIA POMODORO ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013TATO' E RAULESEVERINO E PRINCIPE CONSORTEIL PRESIDENTE DEL TOGO VIETTI IN BONA COMPAGNIA ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013BOLLE NON BALLA ALLA PRIMA DELLA SCALA 2013LAURETTA TESO PEREIRA MARIO MAURO BRACCOPIETRO GRASSO MARONI BARROSO E NAPOLITANO TARANTOLA NAPOLITANO SALUTA LISSNER GUARDA

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