1. ALLE ORE 21.53, DOPO 18 GIORNATE DI INCERTEZZA, LEONARDO BONUCCI METTE DENTRO IL GOL DELLA SICUREZZA E IL CAMPIONATO SI CONCEDE ALLA PRETENDENTE PIÙ OVVIA 2. 49 PUNTI SUI 54 IN PALIO, 10 VITTORIE CONSECUTIVE, QUALCHE “AIUTINO” GIÀ EVOCATO DA TOTTI, UNA SUPERIORITÀ DI MEZZI EVIDENTI CHE NEL MOMENTO DELLA VERITÀ (LA SFIDA INTERNA CON LA ROMA STACCATA DI 5 PUNTI E IMBATTUTA FINO A DOMENICA NOTTE) NON TRADISCE E PERMETTE DI FESTEGGIARE MERITATAMENTE UNO SCUDETTO ANTICIPATO 3. CI SARANNO ALTRE INSIDIE, MA 8 PUNTI DI VANTAGGIO SULLA SECONDA A METÀ STAGIONE (13 SULLE TERZE) SEMBRANO UN DISTACCO RASSICURANTE QUANDO NON INCOLMABILE

DAGOREPORT

Alle ore 21.53, dopo 18 giornate di incertezza e strenua resistenza tecnica e psicologica, Leonardo Bonucci mette dentro il gol della sicurezza e il campionato si concede alla pretendente più ovvia. Quarantanove punti conquistati sui 54 in palio, dieci vittorie consecutive, qualche "aiutino" già evocato da Totti, una superiorità di mezzi evidenti che nel momento della verità (la sfida interna con la Roma staccata di cinque punti e imbattuta fino a domenica notte) non tradisce e permette di festeggiare meritatamente uno scudetto anticipato.

Ci saranno altre insidie, ma 8 punti di vantaggio sulla seconda a metà stagione (13 sulle terze) sembrano un distacco rassicurante quando non incolmabile. Dopo settimane di astinenza sedate con qualche immersione nella locale serie B e nella sempre attiva Premier League, il campionato ritrova il suo massimo in una strana sospensione prefestiva.


TORINO E IL RESTO DEL TORNEO

Delle tre partite previste (l'osceno pari di Verona tra Chievo-Cagliari-solito inaccettabile 0-0 di fine anno da ufficio inchieste senza tiri in porta- e il derby toscano tra Fiorentina e Livorno, 1-0 con tanto di infortunio a Pepito Rossi) la più attesa era la gara dell'anno. Ci si era arrivati come di prammatica. Con la nevrosi del sergente Conte contro la forza tranquilla di Garcia, il duello fuori età tra Totti contro Pirlo, l'incertezza sull'impiego di Destro e di Tevez, le provocazioni della vigilia, il solito romanzo d'amarcord che dal gol di Turone in poi riempie di romanzo la cornice della sfida.

La Roma sceglie Ljajic con Totti finto centravanti e una condotta molto aggressiva che nei primi venti minuti, fino a quando il fiato regge, si concede un solo decisivo errore (il taglio da Playstation di Tevez per Vidal che poco dopo il quarto d'ora sfugge in area piccola per l'1-0) e un sorprendente ma sterile possesso palla complessivo.

Gervinho e il ragazzino serbo (occasione enorme sprecata al sesto) girano a vuoto, ma anche a mezzo servizio c'è Totti che serve un paio di palle deliziose, Maicon e Dodò che spingono come forsennati e Benatia e Castan incaricati di spostare la linea ben oltre la trincea di centrocampo.


BISOGNO DI SPAZIO

Il trucco riesce e ne viene fuori un'inedita Juve da contropiede, costretta a respingere l'assedio con la squadra corta e l'attacco schiacciato, pronto a ripartire. In questo quadro, il gol di Vidal spacca la partita perché consente agli uomini di Conte di trovare spazio dopo aver sopportato la reazione romanista (che c'è ma è impalpabile) e quando la birra giallorosa finisce, di finire a sua volte l'avversaria prima avanzando notevolmente il baricentro dopo il 25' e poi uccidendo il duello con il 2-0 di Bonucci, lesto a chiudere in scivolata una punizione di Pirlo sul lato sinistro dell'area al via del secondo tempo.

È un finale crudele che premia quella grande squadra che è la Juve al di là dei propri meriti contingenti e ridimensiona una Roma generosa che forse sbaglia formazione (chi può dire davvero se non sarebbe stato meglio avere Destro e Florenzi -poi dentro a match chiuso per un fischiatissimo Totti - fin dal via?) ma alla quale non si può rimproverare l'impegno, riconosciuto al fischio finale con grande signorilità da Buffon.

MERITI E DEMERITI

La Juve è cinica. Organizzata. Concreta. Va al punto. Non si permette oziosi fraseggi orizzontali. Ha una spaventosa capacità realizzativa rispetto alle occasioni create e a calcio, si vince anche così. Esistono sempre gli altri e la Roma, senza gli isterismi di altri tempi, ha affrontato il suo destino a vento in faccia, senza accampare scuse né agitare fantasmi.

Perdendo 3-0 certo, rimanendo persino in 9 (brutto intervento di De Rossi che si becca un rosso discutibile senza scenate ed espulsione per Castan, improvvisato pallavolista sulla linea di porta) ma con la mentalità della squadra vincente. Ci vogliono anni per costruirla, ma quando la assumi come consapevolezza dimenticare è difficile. In questo senso il lavoro di Garcia è stato encomiabile e produrrà frutti anche in futuro.

Sulla Juve c'è poco altro da dire. Il resto dei mesi che dividono il tecnico juventino dal suo futuro (sarà ancora a Torino o lontano dall'Italia?) e il Paese pallonaro dall'appuntamento brasiliano a Torino scorreranno nella difesa di un titolo già virtualmente posto in bacheca, sul mercato che verrà e sulla conquista dell'Europa League. Si giocherà allo Juventus Stadium e vincerla è una possibilità reale.

Domani il resto. Da Napoli-Sampdoria prevista per le 12.30 al ritorno di Reja dopo la commedia Pektovic-Lotito in Lazio-Inter. Nell'archivio di giornata con l'infortunio di Giuseppe Rossi. La viola soffre e vince con una testata di Gonzalo Rodriguez, la partita si scalda e Rinaudo tocca duro Pepito sul ginocchio già infortunato.

Lui esce in lacrime, Della Valle se la prende con Rinaudo: "Non si è scusato, vorrei dire tante cose, ne dico una: Rinaudo è un farabutto". Le feste di Natale sono già finite ed è di nuovo calcio. Calcio italiano.

 

GARCIA E CONTEVIDALVIDAL-TOTTIVIDAL-TOTTIBENETIAPIRLODE ROSSIJUVE-ROMABONUCCI

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