john elkann ardoino andrea agnelli

ANDREA AGNELLI? NO GRAZIE - EXOR SMENTISCE L'IPOTESI CHE IL FIGLIO DI UMBERTO POSSA COMPRARE LA JUVENTUS, CON L'AIUTO DI ALCUNI FONDI (NE AVEVA DATO NOTIZIA ENRICO TESTA, EX CAPOREDATTORE CENTRALE DI RAISPORT, ORA COLLABORATORE DE "LA STAMPA”) - FONTI VICINE AD ANDREA AGNELLI SOSTENGONO CHE NON CI SIA NESSUNA TRATTATIVA - IL TITOLO JUVE HA GUADAGNATO IL 39% NELLE ULTIME SETTIMANE GRAZIE AL FATTORE TETHER, LA SOCIETÀ DI CRIPTOVALUTE DIVENTATA SECONDO AZIONISTA DEL CLUB…

Alessandro  F. Giudice  per il Corriere dello Sport

 

andrea umberto agnelli

Dopo i rumors di un possibile ritorno di Agnelli al comando della Juventus, circolati ieri, sono arrivate le smentite ufficiali di Exor e quelle, ufficiose ma nette, di fonti vicine all’ex presidente.

 

Per Exor “le voci non hanno alcun riscontro fattuale”. Agnelli, dal canto suo, non avrebbe intenzione di imbarcarsi in un progetto sulla Juve e bisogna credergli, anche perché l’impegno finanziario di una simile operazione sarebbe colossale. Intanto, sulla spinta delle voci di un possibile riassetto azionario, le azioni avevano messo a segno ieri un rialzo del 7,75%. La smentita di Exor ha leggermente raffreddato il titolo che a fine giornata ha chiuso a +4,8%. Ma il rialzo non è limitato alla giornata di ieri perché il titolo ha guadagnato il 39% nelle ultime settimane, un rally imponente che non trova giustificazione nei deludenti risultati sportivi della squadra di Thiago Motta. 

 

 

andrea agnelli john elkann

 In realtà il titolo ha iniziato la corsa al rialzo, più o meno, in concomitanza con la notizia che Tether aveva rastrellato titoli fino a raggiungere il 10%, diventando così il secondo azionista del club. Su queste colonne ci chiedemmo come fosse stato possibile completare un’operazione così vistosa su un titolo dal flottante piuttosto limitato (perché il 75% complessivo era in mano ai due azionisti principali, Exor e Lindsell Train) senza innescare una salita dei prezzi. Anzi, fino a quel momento il titolo Juventus veniva da un ribasso del 28% dai massimi di novembre. Un andamento quanto meno curioso.

 

giancarlo devasini Tether

Se le voci di un’operazione sulla Juve non coinvolgono Agnelli, non è da escludere che Tether punti a crescere nell’azionariato. La società di cryptovalute con sede in El Salvador non fa mistero di credere fortemente in un rilancio sportivo del club. Nei giorni scorsi, il CEO Paolo Ardoino ha lanciato diversi post su X con riferimenti alle zebre, sempre conclusi dall’acronimo MJGA, cioè Make Juventus Great Again, che ricorda in modo evidente il MAGA di Trump. 

 

 

Tether possiede due requisiti che possono fare al gioco: ha fatto tanti soldi molto velocemente e sembra mostrare un’evidente ricerca di visibilità. Due ingredienti che portano dritto al calcio come veicolo di notorietà. Se uniti al tifo bianconero di cui Ardoino (si dice anche Devasini) non fa mistero, Tether potrebbe essere un interlocutore interessante. 

 

Exor non ha mai segnalato volontà di disimpegno, ma viene da interrogarsi sulla funzionalità di un asset calcistico nel portafoglio di una holding quotata che deve confrontarsi con il mercato. In teoria, il business calcistico sembra orientato a crescere, anche se molti analisti sono scettici sulla possibilità che i diritti tv accrescano infinitamente il loro valore. Juventus è un brand di primo piano nel panorama internazionale, ma deve vincere con regolarità per alimentarne la forza. Anzi, proprio della vittoria come obiettivo esistenziale ha fatto il suo claim storico.

Tether

 

Sia in Italia che in Europa, la competizione è ormai così agguerrita da richiedere spese elevate per posizionarsi sempre in prima fila e negli ultimi anni la Juve ha subordinato l’equilibrio dei conti alla ricerca spasmodica di questo obiettivo, distruggendo risorse ingenti e bruciando diversi aumenti di capitale.

 

Questo pone qualche interrogativo sulla sostenibilità del modello di business e l’operazione di risanamento economico in corso, che si vuole però accompagnata da un contemporaneo ritorno ai vertici della competizione sportiva, presenta diverse incognite. Se Exor decidesse di condividere i costi del riposizionamento con altri (approfittando del raddoppio del valore del club dai minimi dei giorni bui) o addirittura di passare la mano, la mossa non dovrebbe stupire nessuno. 

andrea agnelli

 

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