weah

WEAH, OH YEAH! - "NEL MILAN HO IMPARATO PIÙ CHE IN OGNI ALTRA SQUADRA. IL MIO GRAZIE VA A BERLUSCONI" - L'EX BOMBER ROSSONERO PARLA DA CAPO DI STATO DELLA LIBERIA: "PREGO DA SEMPRE ALMENO 5 VOLTE AL GIORNO. ORA DEVO PREGARE DI PIU’: NE HO BISOGNO" – PARLA DI OBAMA, TRUMP E BAGGIO: "QUANDO GIOCAVAMO MI RIPETEVA CHE 'È TUTTO UN MAGNA MAGNA'" - VIDEO

 

 

 

 

Claudio Pollastri per Avvenire

 

weah

Il "Re Leone" George Weah, 51 anni, ex calciatore, ha da poco giurato come Presidente della Liberia. Paese difficile dove «due guerre civili ed Ebola hanno causato 250mila morti. Il 54% della popolazione vive sotto la soglia della povertà, un milione e 300mila persone sono in condizioni di povertà estrema», il quadro reso da Weah neopresidente liberiano che del calcio e della sua esperienza italiana ricorda: «Nel Milan ho imparato più che in ogni altra squadra. Quando c' è un problema in un' organizzazione, come per esempio il Governo di uno Stato, è perché tutti pensano ai fatti loro..».

 

IScusi, presidente, ma si ricorda come salutava i tifosi milanisti? Loro non l' hanno mai dimenticata. «Infatti - sorride - Anche dopo l' elezione mi sono arrivate due magliette rossonere firmate da Gattuso e dai ragazzi. La prima con il numero 9, il mio numero quando giocavo nel Milan. E l' altra con il numero 1 inteso come "primo" con la scritta "Presidente George"».

 

Da Re (Leone) a presidente: un bel salto!

«Voglio ringraziare tutti gli italiani. Mi hanno insegnato molto. E mi sono stati vicini. Sempre. Vivere in Italia è stata un' esperienza meravigliosa. Ho trovato tanti amici. E non solo tra quelli che amano il calcio».

 

weah

Lei ha sempre dichiarato il suo impegno sociale e politico verso il suo Paese.

«Molti italiani mi hanno aiutato. E continuano a farlo. Mi danno consigli. Intervengono anche economicamente».

 

C' è un grazie speciale?

«A Silvio Berlusconi. Che in passato ha fatto tanto per me e indirettamente per la Liberia. Si è subito complimentato dopo la mia elezione, così come ha fatto Adriano Galliani. Anche da voi ci saranno le elezioni. Se Berlusconi dovesse vincere magari potremmo parlare. Conta la sostanza. E la Liberia ha bisogno di amici ».

 

Però un colpo basso l' aveva dato ai milanisti Quando ha dichiarato al giornale francese "L' Equipe", che la sua squadra del cuore è sempre stata la Juventus.

«Da ragazzo guardavo Platini in televisione e sognavo di giocare con lui nella Juventus. L' importante era giocare con Platini, mi ha fatto innamorare del calcio».

 

Un altro Re: ha mai incontrato "Le Roi" Michel?

weah

«Sì, una volta. Non smettevo di sorridere per l' emozione. Il sogno di giocare con lui non l' ho realizzato. Ma il Milan è stata la mia vera squadra. Quella dei trofei, della popolarità».

E dei soldi.

«Quelli non sono mai stati importanti. Li ho usati per finanziare la causa del mio Paese».

 

Le rifiutò anche la maglia della nazionale francese per indossare quella liberiana con la quale non ha mai partecipato ai Mondiali.

«Indossare la maglia della Liberia valeva più di un Mondiale. Volevo contribuire alla rinascita del mio Paese, partendo dal calcio».

Partendo dal calcio è diventato Presidente. Dal calcio si imparano molte cose.

«Anche dai colleghi? Soprattutto italiani. Quando giocavamo insieme nel Milan Roberto Baggio mi ripeteva che "è tutto un magna magna". Ho messo la lotta alla corruzione al primo punto del mio programma».

 

E la libertà?

«Liberia deriva dal latino liber. La libertà è alla base del mio programma politico» Baggio raccontava che in albergo lei dormiva sul pavimento e mangiava solo riso...

«Un modo per ricordare a me stesso le mie origini. Da dove sono partito, da una bidonville di Monrovia e nel mio villaggio mangiavamo solo una manciata di riso».

 

Prima del calciatore aveva fatto altri mestieri?

«Centralinista alla Liberia Telecommunications Corporation ».

 

È importante non montarsi la testa una volta raggiunto il successo?

«Fondamentale. Lo facevo da calciatore famoso a maggior ragione da presidente. L' umorismo e la voglia di sorridere non devono mai mancare nella vita».

weah

 

Serve anche a sdrammatizzare il razzismo dilagante?

«Non l' ho mai avvertito in Italia. Almeno, non con me».

Tutti ricordano quando pregava in mezzo al campo.

«Prego cinque volte al giorno. Anche per strada, anche quando giocavo.

Da presidente? Prego molto di più.

Ne ho bisogno. La responsabilità è enorme. Ma so che Dio mi è vicino. E mi aiuta».

 

Che ruolo ha la religione nella sua vita?

«Dio ci ha creato. Lui mi ha permesso di fare quello che ho fatto e che sto facendo. A lui ogni giorno devo dire grazie. Così come devo dire grazie a mia moglie Clar, - statunitense di discendenza giamaicana -. E grazie ai miei tre figli George Jr, Martha e Timothy George. Senza di loro e senza, l' aiuto di Dio soprattutto, non sarei mai riuscito a diventare presidente».

 

Come mai aveva fallito le prime due volte, nel 2005 e nel 2011?

«Partecipavo soprattutto con il cuore. Negli anni ho studiato per diventare presidente».

George Weah

Aveva l' alibi di vedersela con Ellen Johnson-Sirleaf, prima donna capo di Stato di un Paese africano e vincitrice di un Nobel per la Pace.

«Una figura eccezionale. Aveva ottenuto il ritiro della Missione di Pace dell' Onu dalla Liberia e di tutte le sanzioni per la guerra civile».

 

Apprezzamenti che le fanno onore. Ma lei come si sente nel ruolo attuale?

«Adesso inizia la partita più difficile della mia vita».

 

A proposito di partita, è vero che ha inserito nel protocollo d' investitura presidenziale una partitella di calcio?

«Il calcio unisce. Quando eravamo in guerra, l' unica cosa che univa la gente era il pallone. Quindi è rientrata nei festeggiamenti nazionali anche la sfida Weah All Stars contro Armed Force Liberia, la squadra dell' esercito. Ho messo la fascia da capitano ma non la maglia numero 9, avevo la 14. Come è finita? Ho segnato il primo dei due gol che ci hanno permesso di vincere, 2-1».

 

Sarà istituzionalizzata la partitella di fine settimana?

«Non credo. È stata una delle ultime volte che mi avete visto giocare a calcio».

Partita anche diplomatica con il calcio d' inizio dell' ambasciatrice statunitense.

berlusconi milan

«L' appoggio statunitense è stato fondamentale. Barack Obama ci ha aiutato nella crisi dell' Ebola e non solo. Con Trump? Il fatto che abbia definito " shitholes" i Paesi africani non ci fa stare tranquilli...».

 

Una prospettiva che rende ancora più difficile il suo mandato.

«So di avere gli occhi puntati addosso. Sento lo scetticismo di molti, specie di chi pensa che un ex calciatore non possa essere un buon presidente. Ma nei sei anni del mio mandato dimostrerò il mio valore. Ho lottato per diventare presidente perché sono sicuro di poter dare qualcosa alla mia gente. Ci metto la passione. Quando ho iniziato a giocare non pensavo di vincere il Pallone d' oro. Avevo solo una grande passione. Aspettate a giudicarmi dalle mie mosse».

 

Lei è un esempio per i tanti giovani liberiani che l' hanno votata, che messaggio lancia alle nuove generazioni?

«Che non tutti nascono Weah, però tutti possono provarci. “Liberian dream”? Il mio compito è donargli un sogno. Voglio provare a dare ai giovani l’opportunità che ho avuto io»

 

weah

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…