
IL CALCIO A PAGAMENTO FUNZIONA? A GIUDICARE DAI BILANCI DI DAZN NON TANTO – LA TV IN STREAMING E’ IN ROSSO DI QUASI UN MILIARDO - MA QUANTI SONO I RICAVI? NON SI SA. E GLI ABBONAMENTI? NEMMENO. E LA PUBBLICITÀ? IDEM – DA REGISTRARE LA CRESCITA DI "DAZN BET", CHE SI OCCUPA DELLE SCOMMESSE. IL NUOVO AD SEGEV VIENE DAL MONDO DEI GIOCHI E DELLE SCOMMESSE. LA DOMANDA È: DAZN VUOLE FORSE USARE LO SPORT E LE SUE CENTINAIA DI MILIONI DI APPASSIONATI COME VEICOLO PER LE SCOMMESSE?
Salvatore Napolitano per ilnapolista.it
Bassi ascolti, telecronache spesso troppo urlate e conti in rosso: da qualunque angolazione lo si guardi, il calcio nelle tv a pagamento non funziona.
E allora la curiosità è ovvia: quanto tempo dovrà ancora passare prima che i presidenti di serie A si rendano conto che il modello da perseguire è quello del calcio in chiaro?
Avendo analizzato il tema degli ascolti in un precedente articolo – a proposito, Juventus-Milan dell’ultimo turno di campionato ha fatto registrare il record di questo inizio di stagione su Dazn con 1.916.092 teleutenti, cioè oltre mezzo milione in meno dei 2.478.000 che il 17 agosto hanno assistito in chiaro su Canale 5 a Milan-Bari di Coppa Italia – e stendendo un piumone pietoso – un velo non basterebbe, come ben sanno gli abbonati – sulla qualità del segnale, concentriamoci sui conti (...)
Ebbene, l’ultimo bilancio approvato, quello al 31 dicembre 2024, parla ancora di un rosso non trascurabile: 961,5 milioni di dollari per il gruppo Dazn, che opera in larga parte del mondo.
A voler essere di un ottimismo sfrenato, occorre rilevare che si tratta per entrambi delle perdite minori degli ultimi cinque anni: perdite complessive che in questo lustro sono ammontate rispettivamente a 7,3 miliardi di dollari e a 2,96 miliardi di euro. Solo un buontempone penserebbe che una simile mole non sia stata generata anche dal calcio di casa nostra.
DAZN: CHIAREZZA? RITENTA, SARAI PIU’ FORTUNATO
Il 17 luglio 2024, presentando a Milano la stagione sportiva, l’amministratore delegato del gruppo Dazn, l’israeliano Shay Segev, fu lapidario: “Nel 2024 raggiungeremo la profittabilità”. Ha sbagliato solo di circa un miliardo di dollari.
E, in una recente intervista al Financial Times, ci ha riprovato, indicando stavolta nel 2026 l’anno dei conti in verde: prima o poi ci prende. Analizzare in profondità i conti di Dazn non è semplice, perché il gruppo londinese offre informazioni scarne: 3,2 miliardi di dollari di ricavi totali, dei quali una minima parte di 63,1 milioni dovuta a cessioni a terzi di diritti sportivi e di 2,1 milioni sotto la generica voce “altri”. Ma quanti sono i ricavi in ciascun paese? Non si sa. E per gli abbonamenti? Nemmeno. E per la pubblicità? Idem.
C’è solo una suddivisione in macro aree: 2,49 miliardi di dollari tra Europa, Medio Oriente e Africa, 327,9 milioni in Asia e Pacifico e 304,6 nelle Americhe.
In questa nebbia informativa, qualche indizio si può comunque scorgere: secondo quanto si legge nella relazione strategica del bilancio, i ricavi del gruppo sono cresciuti dell’11% rispetto al 2023 grazie a nuovi abbonati, al miglioramento dei prezzi applicati – ammettendo perciò che quelli precedenti fossero poco razionali e in attesa di analoga ammissione nel futuro – agli incontri di pugilato di grande richiamo e alla crescita di Dazn Bet, che si occupa delle scommesse.
Questo è un punto da non trascurare: il nuovo amministratore delegato Segev proviene proprio dal mondo dei giochi e delle scommesse, essendo stato direttore operativo di Playtech e poi amministratore delegato di Entain, società che si occupano appunto di giochi e scommesse. E allora la domanda è: Dazn vuole forse usare lo sport e le sue centinaia di milioni di appassionati come veicolo per le scommesse?
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