
GENOVA PER LORO - LA RINASCITA DI SAMP E GENOA: UN ANNO FA ERANO IN ZONA RETROCESSIONE, OGGI SONO LE RIVELAZIONI DEL CAMPIONATO E SOGNANO LA CHAMPIONS - IL GENOANO GASPERINI STUZZICA FERRERO: “SE NON CI AVESSERO RUBACCHIATO IL DERBY, SAREMMO GIÀ DAVANTI”
Stefano Rissetto per “la Stampa”
Un anno fa Genova era in zona retrocessione. Oggi, la Lanterna del pallone splende abbagliante, su una città dove il fango dell’ultima inondazione del 9 ottobre è diventato polvere e resta soffocante cicatrice. La Sampdoria è terza con 19 punti e il Genoa è quarto, a una sola lunghezza.
Che a regnare nella fu Superba siano due presidenti «foresti», il romano Ferrero e l’avellinese Preziosi, poco importa ai tifosi, nuovamente entusiasti dopo stagioni assai tribolate. I due capitani di ventura, giunti in città su impulso del cervello e non del cuore, di là dallo stile ruspante hanno saputo risollevare le sorti di due club che soffrivano, per osmosi, il clima depresso di una città agli ultimi posti di quasi tutte le graduatorie economiche e sociali in Italia. Il calcio, così, si adeguava.
Nel novembre 2013, i rossoblù avevano già cacciato l’allenatore e i blucerchiati stavano per farlo: mosse efficaci, per la verità, visto che Gasperini e Mihajlovic, sostituti di Liverani e Rossi, hanno prima centrato una comoda salvezza, poi inaugurato ad alta velocità il torneo successivo. Il mister serbo, nelle 36 partite della sua gestione, ha ottenuto 55 punti, mentre era da 82 anni che il Grifone non partiva così lanciato.
Ieri le due squadre genovesi hanno vinto, il Doria in casa con la Fiorentina e il Genoa a Udine, un’altra tappa di quella sfida di campanile che pare destinata a protrarsi a lungo. Nello scorso torneo, alla 3ª giornata vincere il derby 3-0 a poco era servito ai rossoblù, visto che le due successive sconfitte avevano indotto Preziosi al cambio di tecnico.
Stavolta si direbbe che al Genoa abbia fatto meglio perdere la stracittadina, anch’essa precoce ma alla 5ª di campionato: dopo lo 0-1 incassato dal Doria, Perin e compagni sono infatti ripartiti come dragster, vincendo quattro gare su cinque di cui tre in trasferta (Parma, Chievo, Udinese) e una a Marassi con la capolista Juventus, inciampando poi soltanto nell’Empoli che peraltro ha pareggiato nel finale e con un gol di mano di Tonelli.
Dopo il trionfo nel derby del 28 settembre, fino a ieri il Doria invece aveva rallentato: sofferto 1-0 sull’Atalanta, rimonta patita a Cagliari da 2-0 a 2-2, pari senza reti in casa con la Roma e sconfitta - controversa - in casa dell’Inter, col rigore allo scadere dell’odiato Icardi. Il successo sulla Fiorentina evita invece quel sorpasso che nel mondo genoano si vagheggia da inizio stagione, idea fissa peraltro in entrambi gli ambienti.
Anche ieri, nel dopogara al «Friuli», Gasperini è tornato a dolersi della sconfitta nella stracittadina: «Se non ci avessero rubacchiato la partita, saremmo già davanti». Palese il riferimento alla presunta irregolarità del gol decisivo di Gabbiadini, messa in burla dai tifosi doriani che da un mese girano in scooter con gli adesivi «Era fuorigioco» e «Cambiare il regolamento» appiccicati sui caschi. E il 28 febbraio, data della rivincita per il mister genoano che di derby ne vinse tre di fila, è ancora lontanissimo.
Le due squadre, insediate in zona Champions, sembrano convalidare l’assunto postmarxista per cui il calcio sarebbe l’oppio dei popoli: Sampdoria e Genoa sono tra le poche realtà in controtendenza, in una città da tempo afflitta da recessione socioeconomica e appena flagellata dall’ennesima alluvione, che il 18 novembre porterà al Ferraris l’amichevole Italia-Albania con incasso devoluto alle vittime di quel disastro. Nel frattempo, i rossoblucerchiati guardano in alto. Anche se per domani è previsto un altro allerta meteo.