nicola pietrangeli

“A ME PIACEVA FARE LA BELLA VITA, MA L'ABITO DEL PLAYBOY ME LO HANNO CUCITO ADDOSSO GLI ALTRI” - LA “DOLCE VITA” ROMANA DI NICOLA PIETRANGELI, DETTO “ER FRANCIA”, TRA CIRCOLI, FESTE E NIGHT – VIVEUR INTERNAZIONALE, NEL 1960 I GIORNALI SCRISSERO CHE AVEVA TRASCORSO LA VIGILIA DEL ROLAND GARROS BALLANDO UBRIACO SUI TAVOLI DI 'CHEZ REGINE', FINO ALL'ALBA. A PARIGI ERA UN FREQUENTATORE DEL 'CRAZY HORSE' (ALLA FINALE DEL ROLAND GARROS DEL 1959 LUI SI PRESENTÒ ACCANTO A CANDIDA, "LA PIÙ BELLA ARTISTA DEL NIGHT") – ANCHE A MONTECARLO ERA DI "CASA" GRAZIE ALL'AMICIZIA CON RANIERI, CON CUI GIOCAVA A GOLF, POI ALBERTO…

 

Maria Corbi per “la Stampa” - Estratti

 

nicola pietrangeli

Per un romano se non c'è il sole che senso ha? E non è un caso se la autobiografia di Nicola Pietrangeli si intitola "Se piove, rimandiamo..." . 

 

È nato a Tunisi, da mamma russa (Anna Chirinsky) e padre, Giulio, di origini abruzzesi, ma da quando a 13 anni mise piede a Roma la città è stata sua, conquistata con quel pallone portato con se nel lungo viaggio e condiviso con i bambini che abitavano in quel fazzoletto sterrato tra via Margutta, il suo nuovo indirizzo e la scalinata di Trinità dei Monti. 

 

Lo chiamavano "Er Francia" per quell'inflessione nel parlare e divenne da subito il più popolare della piazza. "Il più romano dei romani", come scrisse il campione di se stesso.

 

Tra gli amici di allora anche Carlo Palombelli, papà di Barbara che più tardi ritrovò al circolo Parioli, fucina di talenti del tennis, dove il custode si chiamava Ascenzio Panatta e aveva un figlio di nome Adriano.

nicola pietrangeli

 

Le prime racchette di legno le inforca quando al circolo Belle Arti, in verità, ma è al Parioli che tutto ebbe inizio con la pallina, una volta archiviato il calcio e stracciato il contratto con la Lazio. Perché Roma è una grande metropoli provinciale dove i circoli privati (e sportivi) si sono contesi (e ancora lo fanno) la vita sociale della città. 

 

(...) Nicola Pietrangeli è sempre stato un tipo fedele fino alla morte, nonostante qualche visita al Circolo Canottieri Aniene, è rimasto al Canottieri Roma, di cui è stato presidente e poi presidente onorario. 

I primi Internazionali a Roma nel 1952, a 19 anni, quando inizia l'ascesa nel mondo del tennis ma anche nella mondanità della città. 

 

A introdurlo in società "fu Alberto Ruschena, proprietario dell'Antico Cafè, a Ponte Cavour, bordo Tevere. 

 

NICOLA PIETRANGELI STADIO FORO ITALICO

Ammesso tra gli adulti a patto che stesse zitto. Un gruppo di amici che esorcizza la vita con scherzi e battute alla "Amici miei" "Per me fu come l'Università", disse una volta Pietrangeli. Qui conobbe la Roma degli affari, ma anche quella "nobile" e il mondo del cinema a iniziare da Gillo Pontecorvo e Franco Brusati. 

 

Prove di dolce vita per il campione e il battesimo come "viveur" internazionale (come lo consacrò un giornale dell'epoca). La voglia di vincere ma anche quella di divertirsi. A maggio del 1960 i giornali scrissero che aveva trascorso la vigilia del Roland Garros ballando ubriaco sui tavoli di Chez Regine, fino all'alba. Lui sulla sua autobiografia nega, precisando che a mezzanotte era a nanna, ma comunque quella "fama" aveva le sue radici. Se a Parigi era un frequentatore del Crazy Horse,(alla finale del Roland Garros del 1959 lui si presentò su un Buick bianca accanto a Candida, "la più bella artista del night"), a Roma era una presenza fissa del club'84. 

nicola pietrangeli susanna artero

 

Sportivo che non sapeva e voleva rinunciare a tutta la vita che c'è e che c'era negli anni '60, quando il dopoguerra era archiviato e ottimismo e leggerezza disegnavano una nuova società. Hollywood è da qualche anno sul Tevere e il fascino del grande schermo ha sempre avuto presa sul tennista (che ha anche partecipato come attore a qualche film). Tra i suoi amici ci sono Duccio Tessari e Lorella De Luca, ma anche Virna Lisi e il marito Franco Pesci, costruttore. E poi Omar Sharif, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Renato Rascel, Walter Chiari. Tra i tavolini dei bar di via Veneto e quelli dei night club c'era il mondo e c'era Pietrangeli. Pipistrello, Capriccio, 84, Doney, il Café de Paris. Il giro della notte che identificava chi volevi essere. 

 

licia colo nicola pietrangeli

Roma ma non solo: alla Capannina di Viareggio era tra i pochi ad avere il conto aperto. E presto anche Una venerazione per la principessa Grace di cui ha sempre conservato una foto nella sua casa romana alla Balduina.

 

«Montecarlo era un po' come Roma. Aveva un mix, quel qualcosa nell'aria che mi si addiceva», scrive nelle sue memorie. «In generale mi è sempre piaciuta l'atmosfera mondana che la circondava». 

 

Sono leggendarie le feste al Parioli organizzate da Nicola a sue spese, nei primi anni del successo, con tutti gli atleti "convocati" e gli allenatori "incazzati". Un'abitudine che è continuata anche negli anni '70 con tappe nelle discoteche più famose dell'epoca, come il Piper dove nel '75 organizzò una festa a tema "total look tennis" dove Vitas Gerulaitis si presentò in accappatoio. A fine anni '60 Pietrangeli riceve il premio come sportivo più elegante dell'anno. Nella sua valigia quando è in giro per tornei non manca mai lo smoking. 

 

L'ultima festa quella per i 90 anni, al suo circolo, il Canottieri Roma. «Con gli amici rimasti», ma anche la Roma che conta o cerca di farlo. Ma la nostalgia non è mai stata la sua colonna sonora. 

adriano panatta nicola pietrangeli

 

Una vita dedicata a se stesso e non solo a tennis, come sempre rivendicato con orgoglio, dove sono entrate e uscite molte donne e pochi amori (solo 4, come ha confidato lui). «A me piaceva fare la bella vita, ma l'abito del play boy me lo hanno cucito addosso gli altri». 

standing ovation per nicola pietrangeli foto gobbi gmt filippo e nicola pietrangeli foto gobbi gmt nicola pietrangeli foto mezzelani gmt272

 

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