RAFA VIII, RE DI PARIGI - NADAL SVELATO IN OTTO MATCH AL ROLAND GARROS DALL’INARRIVABILE GIANNI CLERICI

1. COL TRIONFO DEI PIDDINO-SAURI BERSANI-EPIFANI, PER MATTEUCCIO RENZI SI FA PIU' DURA
Gianni Clerici per "La Repubblica"

Anche questo Tour de France su racchette si è concluso con l'immancabile successo di Rafael Nadal, e sospetto vivamente che non saranno pochi i colleghi francesi che ricorderanno un sostantivo che divenne di moda da queste parti, Campionissimò, da pronunciare con l'accento sulla o finale.

Nell'accennare al Tour, mi viene subito in mente un'altra associazione di idee, quella che a campionissimo è complementare, e cioè gregario. Nulla di più simile infatti poteva rappresentare David Ferrer, perfetto nella sua parte, dal visuccio volonteroso ma in fondo debole, dai colpi ben eseguiti ma quasi mai irresistibili, giù giù sino agli abiti neri e verdi inadatti a un tennista. Contro Rafa, simile Ferrerino era rimasto incollato nella ragnatela in ben 19 occasioni, e i miei amici spagnoli avevano cercato di spiegarmi come fosse riuscito ad uscirne vivo quattro, senza che io arrivassi a crederci veramente.

La fine del match odierno è stata incerta non tanto a causa del gregario, quanto della pioggia, che ha continuato a cadere rarefatta in goccioloni per non meno di un'ora. Ma, nel momento più annacquato, dopo un'ora e quarantotto, ormai già distanziato per 6/3, 6/2, 2/1, mi domando cosa andasse cercando il povero Ferrer nell'indossare un giubbotto, e tentar di convincere l'arbitro di sedia Mourier, e l'inflessibile giudice arbitro Fransson, ad interrompere la partita.

Anche se dopo quel siparietto l'obbligo di tornare in campo per la sconfitta gli avrebbe consentito, per rabbia, l'unica serie positiva, giusto cinque minuti, in cui poteva apparire superiore ad uno spettatore entrato in ritardo, grazie ad una incredibile serie di 8 punti a uno. Ma tutto riprendeva a cadere nel suo campo con regolarità incontrastabile, gocce e palle bagnate, anche se impregnate d'acqua e quindi per una volta, meno esplosive di sempre. Credo di poter evitare al lettore aficionado, che mi conosce, altre perdite di tempo, e frugo nei miei ricordi per tentare una piccola storia dei successi di Nadal. Pronto, ci scommetto, ad essere definito dalle maggioranza degli Scribi "Il più grande di tutti i tempi sui campi rossi".

La memoria delle vittorie inizia nel 2005, quando Rafa ha 19 anni e due giorni. Una giornata simile a questa, sommersa di umidità e di gocce, che l'aveva visto opposto a una controfigura del gregario di oggi, uno che avevo definito addirittura "peon", Mariano Puerta. Non fu, quella, gran sorpresa, perché Rafa aveva già trionfato a Montecarlo e Roma. In quel match smarrì il primo set per l'emozione di un esordio su un palcoscenico non inferiore alla Scala, poi vinse in discesa, 6/7, 6/3, 6/1, 7/5.

L'anno seguente, il 2006, vide Nadal addirittura più consapevole delle proprie qualità, senza che, mai, la sua autostima trascendesse nella superbia. Contro Federer gli riuscì di vincere per la sesta volta su sette, e, nella cronaca, mi spinsi a supporre che lo
svizzero non si fosse reso conto di aver di fronte un avversario mancino. Era, evidentemente, una piccola trovata per denunciare l'incapacità di Federer ad attuare una tattica che gli consentisse di dirigere il gioco. Vicenda che dovette accadere in seguito, ma non sulla terra. Questi campi sembrano fatti per accentuare le parabole propiziate dal diritto che ho cercato di soprannominare "uncino", un novissimo colpo che rimbalza spesso sopra la spalla di un avversario fatalmente costretto alla difesa. Risultato: Nadal b. Federer 1/6, 6/1, 6/4, 7/6.

Siamo al 2007, e ritroviamo il Federer incapace di attuare una qualsivoglia tattica positiva, un Federer che si farà applaudire per i suoi colpi sublimi, ma commetterà troppi errori, sciupando tra l'altro qualcosa come dieci palle break. Ma mi pare che i match tra Nadal e Federer, sul rosso, diventino ormai simili a vicenda ineluttabili quanto deja vu. Il risultato sarà 6/3, 4/6, 6/3,6/4.

La vicenda si riprodurrà nel 2008, in termini ancora più crudi, Rafa lascerà infatti al presunto "Più grande tennista di tutti i tempi" qualcosa come quattro soli games, avvilendolo addirittura per 6/1, 6/3, 6/0. Ma un simile match è sempre più dipendente dalla complemen-tarietà tra il diritto mancino di Nadal, e il rovescio di Federer. Per giocare il suo colpo più efficace Federer si sposta spesso verso l'angolo sinistro, ed è quindi costretto a lasciare sguarnita un'area di campo notevole alla propria destra. È proprio da questa zona che Nadal ottiene la maggior quantità di colpi vincenti.

Giunge quindi una non molto attesa vicenda, che dimostrerà come Nadal sia in fondo umano, e non una semidivinità dei dintorni del bosco di Auteuil. Anche Nadal può, per una volta, apparire affaticato dopo una serie di 45 match precedenti il Roland Garros. Un muscolatissimo svedese, Robin Söderling, un metro e novanta e più di ottanta chili, privo di complessi forse perché altoborghese e di pura razza ariana, va in campo deciso ad ignorare la terra rossa e i suoi schemi.

Con percentuali di servizio inattese, diritti stracolpiti, e addirittura frequenti discese a rete ormai sconosciute dai lontani tempi di Drobny o Budge Patty, per non parlar di Noah, lo svedese riuscirà a sorprendere e sottomettere Nadal, capace di pareggiare soltanto per un istante il match nel secondo tiebreak. Il sorprendente risultato sarà Söderling b. Nadal 6/2, 6/7, 6/4, 8/6.

La rivincita giungerà l'anno successivo, dopo che Nadal e i suoi fedeli, dallo zio Toni al manager Benito Perez Barbadillo, ne avranno meglio organizzata l'attività e le fatiche. Sarà questa la sua quinta finale vinta al Roland Garros, un match in cui nemmeno un istante permetterà a Söderling di prendere la direzione del match, quello che noi in gergo chiamiamo il pallino. Incredibile per chi possa ammirare, appaiati, fotogrammi delle due partite, tra tennisti che appaiono addirittura due dissimili gemelli dei giocatori dell'anno precedente.

La lunghezza e i rimbalzi altissimi dei colpi di Rafa non consentiranno a Söderling altro che rischiosissime fughe in avanti, e il match apparirà addirittura scontato dopo una ventina di minuti. Nadal dimostrerà le sofferenze seguite alla sconfitta dell'anno precedente con un irrefrenabile pianto di gioia. E riconquisterà, al contempo, il n.1 mondiale. Risultato: Nadal b. Söderling 6/4 6/2 6/4.

L'anno successivo assisteremo ad un nuovo naufragio di Roger e al sesto successo che appariglia Nadal al fenomenale Orso, come ho chiamato Borg, il quasi imbattibile svedese. Difficile sfuggire a un improbabile confronto tra i due, anche perché sono mutate le racchette. Ma lo scriba confessa di non aver mai creduto che il Borg del Roland Garros, sconfitto due sole volte da Panatta, potesse essere mai raggiunto da qualcuno, sconfitto una sola volta. Risultato, Nadal b. Federer 7/5 7/6 5/7 6/1.

E siamo così giunti all'anno passato, il 2012, e ad un nuovo avversario di sicuro talento, Novak Djokovic, un tipo capace di sfiorare il Grande Slam con una tripletta nel 2011. Il match si svolge, causa la pioggia, quasi si trattasse di due partite, e la rimonta nel corso della prima di un Djokovic capace di una striscia di 36 punti a 13 viene interrotta dalle divinità di Auteuil dopo che il serbo era giunto a condurre per 2-0 nel quarto. Ciò salva probabilmente un Nadal che era apparso in difficoltà, e gli consente la settima vittoria il giorno successivo. Risultato Nadal b. Djokovic 6/4 6/3 2/6 7/5.

 

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