ribelli houthi mar rosso canale di suez bab el mandeb

LA GUERRA IN MEDIORIENTE È UN BEL CETRIOLONE PER IL MADE IN ITALY – DAL CANALE DI SUEZ PASSA IL 40% DEL COMMERCIO MARITTIMO DA E PER IL NOSTRO PAESE: LE MINACCE E LE AZIONI DEI RIBELLI FILOIRANIANI HOUTHI CONTRO I MERCANTILI CHE PASSANO DAL MAR ROSSO, COSTRINGONO A CAMBIARE ROTTA E A CIRCUMNAVIGARE L'AFRICA. COSÌ, I PREZZI DELLE SPEDIZIONI E I COSTI DELLE ASSICURAZIONI LIEVITANO – A SOFFRIRE SONO SOPRATTUTTO LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE CHE VIVONO DI ESPORTAZIONI…  

Estratto dell’articolo di Federico Fubini per il “Corriere della Sera”

 

attacco di un drone degli houthi nel mar rosso

Poche aree sono militarizzate come le venti miglia di Bab el-Mandeb, lo stretto fra il Golfo di Aden e il Mar Rosso. I ribelli Houthi hanno già preso di mira oltre venti mercantili di passaggio con missili, droni e assalti da scafi e elicotteri. Gli Stati Uniti guidano una coalizione di dodici Paesi a difesa della rotta. India e Pakistan hanno mandato vascelli militari nell’area e così ha fatto l’Iran. […]

 

Tra le vittime collaterali di questa tensione rischiano di finire anche le piccole e medie imprese italiane. Dal Mar Rosso, attraverso gli stretti di Suez e di Bab el-Mandeb — secondo il centro ricerche di Intesa Sanpaolo —, passava fino a qualche settimana fa circa il 30% del commercio marittimo mondiale e il 40% di quello italiano; in particolare quello che lega il Paese al Golfo, all’India, fino a Cina, Giappone e Australia.

la crisi del mar rosso

 

Ora la strozzatura all’uscita del Canale di Suez, dovuta agli attacchi degli Houthi e alle minacce dell’Iran, sta cambiando le condizioni. E non solo dell’import, come quando il 12 dicembre i miliziani hanno incendiato lo Strinda, un tanker norvegese per prodotti chimici che portava materiale per biocarburanti dall’Arabia Saudita all’Italia.

 

I rincari logistici

Due imbarcazioni militari statunitensi nel mar Rosso

Anche l’export da Genova, Trieste o Napoli verso Shanghai sta iniziando a soffrire un rapido deterioramento. Solo nell’ultima settimana il costo della spedizione di un container dal Mediterraneo alla Cina è salito da 153 a 507 euro e il viaggio in direzione inversa è rincarato di poco di meno. I prezzi sono più bassi di quelli seguiti alla riapertura post-pandemica, ma i contratti dell’export lo sono ancora di più.

 

Il centro studi Divulga, che ha raccolto questi dati dalla piattaforma globale Freightos, spiega l’esplosione dei costi con la scelta di alcuni grandi gruppi di interrompere la navigazione attraverso il Mar Rosso. La cinese Cosco non collega più Israele. Grandi gruppi della logistica come Msc della famiglia Aponte o la danese Maersk hanno interrotto il transito dal Mar Rosso e deviano sulla rotta dal Capo di Buona Speranza, che richiede circa due settimane di più e un milione di dollari in più per tratta solo in carburante.

 

houthi

Chi continua a transitare da Suez e Bab el-Mandeb lo fa con i transponder spenti per non essere riconosciuto e sopporta costi dell’assicurazione cresciuti almeno di tre volte e mezza. Il traffico è sceso da 400 a circa 250 navi al giorni, secondo Lloyd List.

 

I rischi per le Pmi A soffrire di più sono i tipici produttori del «Made in Italy». Dice Marco Forgione, direttore generale dell’Institute of Export and International Trade di Londra: «L’impatto della crisi di Bab el-Mandeb ricadrà in misura più che proporzionale sulle piccole e medie imprese, perché non possono assorbire i nuovi costi grazie alle quantità. E questo diventerà particolarmente rilevante per l’Italia».

 

houthi

Per adesso gli esportatori stanno comprimendo i margini sui contratti già conclusi. Ma in vista dei prossimi accordi con i clienti asiatici, diventa vitale per il «Made in Italy» capire quanto dureranno le strozzature. […]

 

Armi impari Gli occidentali hanno promesso di abbattere i droni e l’artiglieria degli Houthi con missili teleguidati, ma non sembra una tattica sostenibile. In primo luogo perché — secondo un responsabile di Bruxelles —, dopo due anni di forniture all’Ucraina, la scorta di missili europei per intercettare i colpi degli Houthi potrebbe durare non più di due settimane.

 

I ribelli lanciano droni da circa 2 mila dollari al pezzo, ogni missile teleguidato per neutralizzarli costa 2 milioni. Anche la strada di un attacco americano sulle postazioni Houthi nello Yemen sembra sbarrata: la Casa Bianca non intende rischiare ritorsioni dell’Iran con strozzature al passaggio dei tanker del Golfo dallo stretto di Homuz, che spingerebbero al rialzo il prezzo del petrolio e l’inflazione nell’anno delle elezioni americane.

 

mappa del commercio di gas e petrolio per il mar rosso

Teheran legge perfettamente questi timori: il 23 dicembre il generale Reza Naqdi, comandante delle Guardie rivoluzionarie, ha evocato l’«incubo di Hormuz» e la «chiusura del Mediterraneo anche a Gibilterra». Forse la sua minaccia si riferisce a possibili azioni di pirateria, magari da Paesi dove non mancano i simpatizzanti di Hamas, come l’Algeria.

 

Di certo gli esportatori del «Made in Italy» sono toccati dalle tensioni del Medio Oriente. Spiega Otello Gregorini, segretario generale della Confederazione nazionale artigiani: «È una crisi a tenaglia. Registriamo ritardi di due settimane sulle consegne, destinati ad aumentare. I piccoli, senza linee proprie di fornitura, sono i più esposti».

houthi houthi GLI ATTACCHI DEGLI HOUTHI E LE NUOVE ROTTE - LA SITUAZIONE NEL MAR ROSSO

Ultimi Dagoreport

john elkann mirja cartia dasiero theodore kyriakou

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: HA SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” CHE AL QUOTIDIANO DI CONFINDUSTRIA RICORDANO PIÙ PER I CONTENZIOSI E LE RICHIESTE DI BONUS CHE PER I RISULTATI EDITORIALI O FINANZIARI...

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”