LE SPIE DEL SIGNORE SONO INFINITE
COME LA CIA HA "DECIFRATO" GIORNO PER GIORNO ENRICO BERLINGUER
ROTTURA CON MOSCA - GLI ACCORDI CON MORO E ANDREOTTI - IL NO USA
HAPPY END: KOSSOVO, D'ALEMA APRE LE BASI AI BOMBARDIERI DELLA NATO

Claudio Gatti per il Domenicale del Sole 24 Ore


L'ex ambasciatore americano Richard Gardner ha appena pubblicato le sue memorie sugli anni tra il 1977 e il 1981 da lui passati a Roma per conto dell'amministrazione Carter. Oltre 450 pagine per spiegare come riusci' a impedire al Pci di entrare al governo in un momento in cui persino la Confindustria sembrava vederne l'opportunita'. Ma soprattutto per sostenere che cosi' facendo avrebbe dato un contributo decisivo al crollo del comunismo.

Quelle di Gardner non sono solo memorie di parte. Sono anche memorie tronche. L'ex ambasciatore non cita infatti il piccolo grande segreto dell'ambasciata Usa in Italia di quegli anni. Si chiamava Operazione Devil Star, e fu la piu' riuscita operazione di spionaggio mai condotta contro il partito comunista italiano. Fu soprattutto la piu' straordinaria fonte di informazioni a cui l'ambasciata Usa a Roma pote' attingere per sapere che cosa faceva, diceva e addirittura pensava Enrico Berlinguer.

La rivelazione piu' significativa di questa operazione - la risoluta ostilita' di Berlinguer nei confronti di Mosca - fa pensare che l'inflessibile opposizione dell'ambasciata Usa all'ingresso del Pci al governo abbia contribuito a rallentare di anni un processo evolutivo che Berlinguer sembrava pronto ad accelerare. In altre parole, la svolta della Bolognina sarebbe forse potuta avvenire svariati anni prima della caduta del Muro.

Ferragosto a Roma e' il giorno migliore per una visita non programmata in un museo. O in un appartamento. E' infatti il giorno preferito dei ladri. Per questo motivo 35 anni fa', nel 1979, le primissime ore del mattino di Ferragosto furono scelte dai quattro uomini scesi da una macchina parcheggiata nelle vicinanze di Via del Corso.

Con speciali faretti a luce infrarossa montati sulla fronte e microtrasmittenti all'orecchio, due di loro presero posizione alle due estremita' di Via dell'Umilta'. Gli altri due, armati di una borsa con attrezzi, si avvicinarono al portone del numero 46. Impiegarono pochi secondi a forzare la serratura del portoncino. C'era un piccolo ascensore, ma preferirono fare a piedi le tre rampe di scale. La serratura della porta dell'appartamento fu altrettanto facile da aprire. Avendo gia' studiato la pianta dell'appartamento, sapevano esattamente dove andare. Uno di loro estrasse un pezzo di legno dalla borsa. Sembrava un tipico pezzo di supporto aggiunto sotto la base di una credenza per rafforzarla. Con una variante: conteneva un microfono, una batteria e un trasmettitore.

Come in tutte le operazioni delle Cia in Italia, le prime due lettere del suo nome in codice erano "D-E", le lettere che a Langley indicavano il nostro paese. Operation Devil Star era stata avviata all'inizio del 1976, ma a giugno del 1979 era stata improvvisamente interrotta per un inconveniente: il bersaglio aveva deciso di traslocare.

"Quando si seppe del trasloco ci fu un momento di panico," ricorda una persona allora coinvolta nell'operazione che identificheremo col nome di Fred. "Era stata fino ad allora la piu' fruttuosa "penetrazione" di un partito comunista fuori dell'Unione Sovietica e della Cina."
"Non fu cosa da poco," conferma un secondo funzionario della Cia che chiameremo Artie.
Era anche una delle operazioni piu' segrete dell'epoca. Sapeva solo chi doveva sapere. Per questo e' rimasta segreta per cosi' a lungo.
"Anche all'interno della station della Cia a Roma non tutti sapevano," aggiunge un terzo funzionario che chiameremo Peter.

Da quando era diventato segretario generale del Pci, nel 1972, Enrico Berlinguer, aveva suscitato l'interesse della Cia, che gli aveva affibiato il nome in codice di DEvil Squid - calamaro diabolico.

Nel corso degli anni Berlinguer aveva guidato il partito lungo un percorso di maggiore autonomia da Mosca diventando il simbolo del cosiddetto euro-comunismo, formula che permetteva al partito di mantenere un piede nella staffa "comunista" e l'altro in quella della democrazia parlamentare.

Ma se Berlinguer era disposto a dimostrare la sua fedelta' ai valori democratici occidentali, non c'era dubbio che il partito mantenesse una componente intenzionata a rimanere legata a Mosca. Insomma, non era affatto chiaro se il Pci fosse veramente disposto a mantenere l'Italia legata all'Alleanza Atlantica. In caso di uno showdown con Mosca con chi si sarebbe schierato Enrico Berlinguer?

Con la sua personalita' introversa e la sua notoria discrezione, il segretario del Pci era un enigma per molti. Per questo "decifrare Berlinguer" divenne una delle priorita' della Cia in Italia.
"Berlinguer era un uomo molto guardingo," ricorda Giglia Tedesco, ex senatrice comunista e vice-presidente del Senato, amica personale del segretario comunista.

Ma non era solo una questione di carattere. Berlinguer sapeva di essere sotto il costante controllo dei servizi segreti italiani. Per questo evitava di parlare di questioni delicate al telefono. O persino nel suo ufficio e a casa.
"Berlinguer si fidava di pochissime persone. forse una sola," aggiunge Tedesco. Quella persona era suo marito, Tonino Tato', capo dell'ufficio stampa e segretario di Berlinguer. Oltre che suo piu' stretto collaboratore.

Dal 1967, Tato' e Tedesco vivevano in un piccolo appartamento su Via de' Nari, a poche centinaia di metri da Palazzo Madama. Erano 62 metri quadri al terzo piano della depandance di un palazzo nobile. Forse perche' cosi' piccolo e accogliente, o forse perche' lo considerava fuori della portata dei "radar" dei servizi, comunque sia, dopo le regionali del 1975, Berlinguer comincio' a usarlo per i suoi incontri piu' riservati. Oltre che per passarci molte serate con Tato' e Tedesco

Agli inizi del 1976, Hugh Montgomery, chief of station della Cia a Roma, ebbe un'idea che avrebbe potuto permettergli di avere accesso al cuore del leader del Pci: mettere delle cimici nell'appartamento di Tato'.
"Installammo almeno due microfoni. Uno nella cucina e un altro in un mobile del salotto," dice Fred. "Fu un'operazione definita in gergo "unilaterale". Nel senso che non avvisammo ne' tantomeno coinvolgemmo i servizi italiani."

Ma i microfoni da soli non bastavano. Occorreva anche trovare un Listening Post - la stazione d'ascolto. Venne scelto l'appartamento di una signora americana che aveva un contratto con la station come traduttrice, Madame S. L'ubicazione del suo appartamento era perfetta: a Piazza del Biscione, a un centinaio di metri da via de' Nari. All'ultimo piano, il che aiutava la ricezione.

Sul tetto del palazzo i tecnici della Cia installarono un'antenna ricevente, collegata a uno speciale registratore che Madame S teneva chiuso dentro una scrivania. Ogni mattina prendeva le cassette - comuni cassette da registratore - e le portava negli uffici della Cia nell'ambasciata di Via Veneto. Li' c'era un'altra contrattista, Madame N, che aveva il compito di ascoltare i nastri e trascrivere il loro contenuto in italiano. I testi venivano poi dati a Madame S che li traduceva e passava a un funzionario della sezione "affari interni" della stazione che selezionava i brani piu' interessanti da trasmettere al chief of station e al funzionario che preparava i rapporti per il quartier generale di Langley.

Dopo le politiche del giugno 1976, da cui il Pci era uscito con il 34,4%, nacque il governo delle astensioni.
"Il patto che porto' al governo della non-sfiducia venne siglato tra me e Berlinguer proprio a casa di Tato'," ricorda Giulio Andreotti. "Berlinguer si impegnava a votare a favore di un documento che riconosceva nel Patto Atlantico e nella Cee i punti di riferimento della politica estera italiana. In cambio l'impegno era di arrivare, seppur a tappe, a togliere l'estraneita' oggettiva del Pci dal governo. I tempi erano da definire, ma la logica era di portarlo a essere una componente del governo."



Ma col passare dei mesi, la pressione affinche' il ruolo del Pci venisse riconosciuto formalmente con una qualche poltrona ministeriale continuo' a crescere. A Washington, l'amministrazione Carter era agitatissima. "Dopo essermi consultato con Gardner, il 14 marzo 1977 scrissi al presidente che una svolta a sinistra in Italia era potenzialmente il nostro piu' grave problema politico in Europa," ricorda l'allora consigliere alla Sicurezza Nazionale Zbigniew Brzezinski nel suo libro di memorie.

Dopo settimane di intensi negoziati emerse una nuova formula. Quella del cosiddetto accordo programmatico. Il Pci avrebbe da allora fatto un altro, seppur piccolo passo in avanti. Ma era chiaro che anche questa appariva come un rimedio temporaneo. Tutto lasciava pensare il passo successivo sarebbe stato quello di creare una coalizione governativa con membri del Pci oppure della Sinistra Indipendente. Ovviamente c'era anche chi si opponeva. Sia a sinistra che a destra.

I negoziati erano continui. Accordi venivano fatti e disfatti dietro le quinte e in modo segreto. Moro, Andreotti e Fanfani avevano contatti diretti con Berlinguer e negoziavano senza necessariamente informarsi a vicenda. In poche parole, nessuno sapeva veramente quello che i leader democristiani erano disposti a concedere al Pci. O quello che Berlinguer pretendeva per mantenere il suo supporto. Con un'unica eccezione: la stazione della Cia a Via Veneto.

Su pressione dell'ambasciatore Gardner, il 12 gennaio 1978, il Dipartimento di Stato decise di uscire allo scoperto emettendo un comunicato senza mezzi termini: "Non siamo favorevoli alla partecipazione dei comunisti al governo. Al contrario vorremmo che l'influenza dei comunisti in tutti i paesi dell'Europa occidentale diminuisse."

Quattro giorni dopo Andreotti offri' le proprie dimissioni ottenendo immediatamente il mandato per trovare una nuova formula. Nonostante il monito americano, tutto lasciava pensare che il passo successivo sarebbe stato quello di includere nel nuovo governo membri o "amici" del Pci.
"Nel febbraio del 1978 il Pci stava per entrare al governo," ricorda Giglia Tedesco.
Il 3 febbraio, Tato' comunico' a Berlinguer il contenuto di una sua conversazione con il segretario di Andreotti, Franco Evangelisti: "A Toni', e' fatta, voi entrate nella maggioranza."

Cinque settimane dopo Andreotti si presento' invece al Quirinale con un elenco di nomi praticamente identico a quello del monocolore precedente.
"Fummo molto scioccati. Era una virata di bordo inaspettata," ricorda Tedesco.
Andreotti oggi nega che sia stato un intervento americano a bloccare una nuova fase del percorso che avrebbe dovuto portare il Pci al governo. "Nel nostro partito i tempi non erano ancora maturi," dice.

Moro temeva una spaccatura della Dc ed e' quindi possibile che con Andreotti abbia deciso di tenere a bada gli oppositori interni a suon di poltrone ministeriali. Ma non si puo' escludere che siano invece stati gli americani a "convincerlo".
5 giorni dopo, il 16 marzo 1978, Moro venne rapito dalle Brigate Rosse e in un clima di emergenza nazionale il Pci decise di dare comunque il proprio sostegno al nuovo monocolore di Andreotti.

La primavera successiva, nel 1979, fu la volta della Cia a essere sorpresa: dopo 12 anni a Via de' Nari, Tato' aveva deciso di cambiar casa.
Il problema piu' immediato riguardava uno dei microfoni. Approfittando del trasloco, Tato' e Tedesco avevano deciso di mandare i loro mobili piu' vecchi da un restauratore. La Cia doveva rimuovere il blocco di legno. Ma non era agosto.

E il centro della citta' brulicava di romani e di turisti. Si opto' per un piano alternativo: il giorno in cui la credenza sarebbe dovuta essere portata dal restauratore posizionarono la loro stazione d'ascolto mobile - un furgone Fiat bianco con apparecchiature elettroniche di ogni genere - nei pressi di Via de' Nari. Seguirono poi il camion del restauratore fino al suo negozio a Montesacro.
Quella notte un team di specialisti entro' dentro e rimosse il blocco di legno.

Riuscire a trovare una nuova stazione d'ascolto fu molto piu' complicato. Il parlamento italiano aveva appena approvato la legge sull'equo canone e da un giorno all'altro nessuno affittava piu' nulla. Alla fine una soluzione si trovo' grazie a un funzionario appena trasferito a Roma da Parigi. Era il figlio di una primadonna della mondanita' internazionale, con connections in tutto il mondo. Incluso l'aristocrazia romana. Piu' che un appartamento fu trovata un'intera ala all'ultimo piano di uno dei piu' prestigiosi palazzi romani, Palazzo Odescalchi.
Ma c'era un problema aggiuntivo: Madam S non aveva il profilo socio-economico tipico dell'inquilino di un indirizzo del genere. La soluzione arrivo' col trasferimento a Roma di Mister P.

Cinquantenne, ancora scapolo ma amante delle belle donne, Mister P era un vero bon vivant. E grazie al suo hobby, aveva anche una copertura perfetta: l'antiquario.
Sebbene Mister P fosse da anni un dipendente a tempo pieno della Cia, la sua passione non era lo spionaggio bensi' i mobili antichi, o ancor piu' i tappeti orientali. Era una scelta perfetta per Palazzo Odescalchi. E quell'appartamento, con il suo prestigiosissimo indirizzo, era perfetto per lui. Il suo enorme salone venne prontamente convertito in showroom per tappeti orientali.

Nelle elezioni del giugno 1979, il Pci perse 4 punti di percentuale, punito da un elettorato che non lo percepiva ne' all'opposizione ne' al governo. Ma governare senza il Pci rimaneva difficile.
A Washington Brzezinski continuava a pensare che occorresse mantenere il veto. A Roma Richard Gardner era d'accordo, convinto com'era che il cavallo su cui puntare fosse il Psi di Bettino Craxi.

L' ironia e' che a ritenere che l'ingresso del Pci al governo non fosse affatto uno spauracchio era proprio quell'organismo che per tre decenni aveva combattuto i comunisti con ogni mezzo e modo: la Cia.
In ambasciata molti pensavano che la Agency fosse divenuta inspiegabilmente soft nei confronti dei comunisti. Ma non sapevano che la Agency aveva un orecchio elettronico a casa di Tato' e poteva quindi sentire quello che Berlinguer diceva al suo piu' fidato collaboratore nell'intimita' del suo appartamento.

"In privato Berlinguer era durissimo - feroce - contro l'ala pro-sovietica," conferma Tedesco. "Lui era. diciamo la parola: anti-sovietico."
"Certamente Berlinguer era anti-sovietico," conferma Andreotti. "Aveva abbastanza intuito quello che era veramente l'Urss, anche se nella propaganda i comunisti dovevano continuare a dirne tutto il bene possibile. Quando gli feci notare questa contraddizione mi rispose che non poteva fare una lotta su due fronti. Doveva prima pensare all'Unione Sovietica. Perche' loro gli davano preoccupazioni serie."

"Grazie all'operazione Devil Star ci rendemmo conto che il Pci non aveva affatto buoni rapporti con Mosca. Anche se il Dipartimento di Stato e l'ambasciatore in particolare non volevano sentirselo dire," aggiunge Peter.
Il nuovo chief of Station, Duane Clarridge era, come il suo predecessore, un anti-comunista convinto. Ma piu' pragmatico. E grazie al continuo flusso di informazioni provenienti dall'appartamento di Tato' si convinse che Berlinguer non era affatto un burattino nelle mani di Mosca.

Nell'autunno del 1980, Clarridge ideo' un piano che gli avrebbe offerto una doppia opportunita': dare maggiore governabilita' all'Italia e umiliare i sovietici. Lo battezzo' Operazione Soluzione Finale (del problema comunista) e consisteva in tre fasi, ognuna della quale aveva una serie di ostacoli politici che il Pci doveva superare in un graduale processo che sarebbe terminato da parte comunista con il definitivo abbandono di ogni legame con Mosca e da parte americana con il riconoscimento della legittimita' delle aspirazioni governative del Pci.

Nel novembre 1980, Clarridge invio' la sua proposta al quartier generale. Il passo successivo fu quello di presentarlo in ambasciata. Ma Gardner non apprezzo' affatto l'iniziativa. Convoco' Clarridge per colazione e gli comunico' che il piano non avrebbe mai e poi mai avuto il suo sostegno. Ne' tantomeno quello di Ronald Reagan, che aveva appena vinto le elezioni in America. Insomma, sarebbe rimasta lettera morta. E cosi' fu.

Nel 1984, Enrico Berlinguer fu stroncato da un infarto durante un comizio a Padova e la Cia decise di concludere Operation Devil Star. Otto anni dopo mori' anche Tato'.
Il 21 ottobre 1998 un erede di Berlinguer, Massimo D'Alema, presto' giuramento come primo ministro. Pochi mesi dopo, quando l'amministrazione Clinton decise di andare in guerra in Kossovo, il governo D'Alema apri' le basi del nostro paese ai bombardieri della Nato che attaccavano le forze dell'ex leader comunista Slobodan Milosevic.
Per molti negli Usa fu una piacevole sorpresa. Per chi era al corrente di Devil Star fu solo la conferma definitiva di quello che avevano sentito due decenni prima nell'appartamento di Tato'.


Dagospia 12 Ottobre 2004