MIO FRATERNISSIMO TOTÒ RIINA, QUALE QUALITÀ BISOGNA AVERE PER DIVENTARE IL RE DI TUTTE LE BRISCOLE COME L'AVVOCATO GUIDO ROSSI? - MONTEFOSCHI NON È UNO SCRITTORE CLONATO DALLA TV. LUI CLONA DA SOLO I SUOI LIBRI. AI PARIOLI - BARA PACIS.

1 - MONTEFOSCHI NON È UNO SCRITTORE CLONATO DALLA TV. LUI CLONA DA SOLO I SUOI LIBRI. AI PARIOLI
Riccardo Chiaberge per il "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"


Chi è oggi il diavolo che minaccia la vera, la nobile letteratura? Dove si annida l'Asse del Male contro cui combatte la Coalition of the Willing, gli intellettuali di buona volontà? Se già non lo sapete, ve lo dice Giorgio Montefoschi sul Corriere di sabato: sono i tre sceicchi Moccia, Volo e Muccino, i temibili Hezbollah della «letteratura di consumo, clonata dalla televisione commerciale», dietro i quali si agita un'orda sculettante di «barzellettari, attori e veline». Mostri che sterminerebbe volentieri anche Antonio Scurati, autore del vibrante pamphlet "La letteratura dell'inesperienza" (Bompiani) e di un altrettanto vibrante articolo contro i «Disumanisti» sulla Stampa di lunedì. Nel quale, tra l'altro - a proposito di mostri - cita per ben tre volte Frankestein (sic). Evidentemente, insieme al disumanismo, è in agguato la dislessia. Sarà frutto dell'inesperienza?

Per reagire a questa deriva, Montefoschi fa appello all'autorità carismatica di Piero Gelli, «un tempo direttore editoriale delle più importanti case editrici italiane, una delle sei persone che in questo paese capiscono di libri». Sei? E chi sarebbero? Fuori i nomi! Montefoschi teme forse, nominandoli, di esporli alle rappresaglie degli Hezbollah di Moccia &Muccino? In realtà, secondo quanto risulta alle Vespe, le persone che capiscono di libri non sono sei, ma sette, come i nani di Biancaneve: oltre al suddetto Pièrolo, Stròncolo, Còpiolo, Lèggolo, Stàmpolo, Cestìnolo. E naturalmente lui, Montefòscolo. Che capisce più di tutti, anche se vende meno degli altri, perché non è uno scrittore clonato dalla tv. Lui clona da solo i suoi libri. Ai Parioli.

2 - MIO FRATERNISSIMO TOTÒ RIINA, QUALE QUALITÀ BISOGNA AVERE PER DIVENTARE IL RE DI TUTTE LE BRISCOLE COME L'AVVOCATO GUIDO ROSSI?
Giuseppe Sottile per Panorama


Mio fraternissimo Totò Riina, ora che anche io mi ritrovo costipato, capisco appieno le sofferenze che noi uomini d'onore siamo costretti a sopportare. Credimi, se fosse per parlare di questioni nostre eviterei addirittura di disturbarti. Con questo maledetto 41 bis abbiamo già i nostri cazzi acidi e dei pizzini, sincerissimamente, ne potremmo pure fare a meno. Ma da alcuni giorni ho in testa una domanda che non mi fa dormire la notte. Secondo te, che di ammanicamento e di comando te ne intendi moltissimo, quale qualità bisogna avere per diventare il re di tutte le briscole come l'avvocato Guido Rossi?
Tuo sempre devotissimo
zu' Binu



3 - BARA PACIS, DA MUSSOLINI A VELTRONI.
Filippo Facci per "Il Giornale"


Mussolini, da sotto via del Corso, proprio dietro Palazzo Chigi, fece tirar fuori l'Ara Pacis, il monumento voluto da Augusto per segnare la grande pace del mondo antico. L'Ara, sempre per volere del Duce, fu posta sotto una teca disegnata dal Morpurgo, affacciata sulla piazza costruita intorno al mausoleo dell'imperatore. A dispetto del messaggio intrappolato nel tempio, nell'ultimo lustro sono stati in molti a guerreggiare per la sorte toccata alla teca che difendeva l'Ara: guerre tra architetti, guerre tra coalizioni, guerre tra amministratori, guerre d'inaugurazioni. Oggi il monumento è di nuovo lì, con tutto il suo spazio attorno, una montagna di travertino che lo incarta e chilometri quadrati di cristallo che lo consegnano, nudo, agli sguardi della confusione del lungotevere.

Minimalismo americano, algido, freddo, così lontano da quella Roma barocca bionda e riccioluta: milioni spesi per togliersi dalle scatole un po' di fascismo e far felice un sindaco che voleva far l'americano. Passati pochi giorni, tutto è tornato al suo posto. Nei silenzi delle distese di marmo piallato, distribuite con la diligenza della buona mamma di famiglia, si accucciano cinque piantine nei loro bei vasetti in plastica color mattone, goffe e rigogliose a dialogare con gli estintori rosso semaforo. C'è una seggiolina di design imitato con la seduta in vimini e una stringa aeroportuale per fermare il vuoto che separa uno scalino dal tempio. E vorresti buttar giù tutto.

4 - I MILLE CASI DELLO SPIONAGGIO.
Alberto Arbasino per "la Repubblica"


L'energica perorazione di Stefano Rodotà contro i ricatti dello spionaggio telefonico ci rinvia subito alla colossale casistica del suo attualissimo libro "La Vita e le Regole". E dunque sui tempi della legislazione, spesso più lenti o obsoleti rispetto agli sviluppi scientifici delle tecnologie e della bioetica. Nella vita quotidiana, basterebbe osservare gli aggiornamenti o allargamenti di nozioni già tradizionali quali il comune senso del pudore, gli schiamazzi notturni, l'accattonaggio molesto... Ma contro le "regole", possono giocare le trasgressioni, provocazioni, infrazioni, pianificate con successo.


Dagospia 27 Settembre 2006