MALERBA INDECISO: C'È LO STREGA E NON HO NIENTE DA METTERMI (COME VESTIRSI PER ANDARE SU RAI1?) - PER FORTUNA CHE MIELI NON DIREBBE LA VERITÀ NEMMENO MORTO - NELL'EDITORIA SALDI E ALTA MODA (SLOW E FAST FOOD) PARI SONO.
1 - E MALERBA SI SPOGLIA PER NICCOLÒ.
Riccardo Chiaberge per il "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"
C'è lo Strega e non ho niente da mettermi. In un'intervista a Tuttolibri, lo scrittore Luigi Malerba suggerisce un curioso abbinamento tra moda e cultura. Per ogni libro che leggiamo dovremmo scegliere l'abito adatto, sull'esempio di Niccolò Machiavelli che «per i classici come Tito Livio indossava sontuose palandrane». Per esempio, di fronte al romanzo di Ammaniti "Come dio comanda" (Mondadori), grande favorito al Premio romano, Malerba confessa di essere rimasto sconcertato e di aver trascorso lunghe ore nella cabina armadio, in cerca di una divisa confacente.
«Troppo a effetto, troppo brutale. Mi sono chiesto: come vestirmi per leggerlo?». Già: come vestirsi? Forse nel guardaroba del Nostro scarseggiano pantaloni militari e anfibi sporchi di vernice, come quelli che usano i balordi del romanzo di Ammaniti. Ma un'alternativa, il Nostro ce l'avrebbe: spogliarsi di ogni indumento e leggerlo "Come dio comanda", o meglio "Come dio l'ha fatto". Malerba, che si dichiara onnivoro («sdegno solo i libri gialli»), ha poi un modo molto particolare di cimentarsi con la pagina: «Leggo solo quella di destra. È più comodo. Si va più veloci e si coglie l'essenziale».
Bravo Malerba! In questo clima di neocentrismi e di trasversalità bipartisan, finalmente una chiara scelta di campo. Solo le pagine di destra: ora è chiaro perché non gli è piaciuto il sinistro Ammaniti. Gli piace, invece, e tanto, Franco Matteucci, che oltre a fare lo scrittore è vicedirettore di Raiuno. Il suo nuovo romanzo "Il profumo della neve", anch'esso in corsa per lo Strega, ha fatto «un'ottima impressione» a Malerba: «L'inizio in cui il protagonista lotta contro il tempo va al passo per slancio immaginativo al precedente Festa al blu di Prussia, molto ben scritto». Malerba non dice che completino ha messo su per leggere Matteucci, ma potremmo tentare di indovinare. Come ci si veste per andare in televisione?
2 - PER FORTUNA CHE MIELI NON DIREBBE LA VERITÀ NEMMENO MORTO.
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
L'altro giorno ho letto, sul Corriere della Sera, che la politica italiana è in grave crisi e mi sono preoccupato. Il giorno appresso ho letto, sul Corriere della Sera, che lo stato è allo sbando, che i costi sono veramente troppi e che la corruzione dilaga, e allora non mi sono preoccupato solo io, ho comunicato l'ansia a tutta la mia famiglia. Quando nel terzo giorno ho letto, sempre sul Corriere della Sera, che siamo alle soglie di un altro 1992, che il popolo è alla vigilia della ribellione e che la magistratura sta comprando dei supercomputer, altro che me e la mia famiglia, ho telefonato agli amici e ci ha preso a tutti quanti il ballo di san Vito.
La faccenda è aumentata di gravità nel giorno ancora successivo non appena ho letto, ovviamente sul Corriere della Sera, che, ormai, chiunque evidenzi con onestà intellettuale l'incapacità di dare una soluzione di fondo ai problemi del paese, viene attaccato ad alzo zero. Qui ci siamo, mi sono detto. Poi mi hanno spiegato che Paolo Mieli è uno che non direbbe la verità nemmeno morto e mi sono un poco rilassato.
3 - L'EDITORIA TRA SALDI E ALTA MODA.
Alberto Arbasino per "La Stampa"
Amabilmente, Mario Baudino qui ricordava certi miei raffronti fra le classifiche del mangiare e quelle del leggere. Ma le due statistiche si sono vieppiù differenziate, ormai. Infatti, nel campo del food, non si mescolano mai in un'unica salsa le tipologie del «fast» e dello «slow», in base alla totalità dei pasti cotti e mangiati. Anzi, le suddivisioni vengono calcolate in base a distinzioni sempre più sofisticate e discusse: stelle e forchette e altri simboli spesso dimezzati o ridati; ed è sempre più spesso polemica.
E nell'ambito dei vini, fra tutte quelle aggettivazioni finissime, altro che dati settimanali o mensili sulle bottiglie vendute e forse consumate. Come del resto anche nel calcio: altro che voti in base ai biglietti pagati. Raffinatissime analisi stilistiche in base ad attimi di moviola piuttosto, con innumerevoli interventi critici individuali e di massa.
Niente di simile, si direbbe, nelle sommatorie dello smercio librario, che incolonnano in una medesima casella i Gamberi Rossi e le pizze al taglio, lusso e vuccumprà, champagne millésimé e bibite da stazione d'autobus. Sono gli stessi criteri quantitativi degli auditel televisivi. Ma così distinguo che nel settore editoriale non c'è differenza di prezzo fra l'alta moda e i «sales».
Dagospia 28 Maggio 2007
Riccardo Chiaberge per il "Domenicale" de "Il Sole 24 Ore"
C'è lo Strega e non ho niente da mettermi. In un'intervista a Tuttolibri, lo scrittore Luigi Malerba suggerisce un curioso abbinamento tra moda e cultura. Per ogni libro che leggiamo dovremmo scegliere l'abito adatto, sull'esempio di Niccolò Machiavelli che «per i classici come Tito Livio indossava sontuose palandrane». Per esempio, di fronte al romanzo di Ammaniti "Come dio comanda" (Mondadori), grande favorito al Premio romano, Malerba confessa di essere rimasto sconcertato e di aver trascorso lunghe ore nella cabina armadio, in cerca di una divisa confacente.
«Troppo a effetto, troppo brutale. Mi sono chiesto: come vestirmi per leggerlo?». Già: come vestirsi? Forse nel guardaroba del Nostro scarseggiano pantaloni militari e anfibi sporchi di vernice, come quelli che usano i balordi del romanzo di Ammaniti. Ma un'alternativa, il Nostro ce l'avrebbe: spogliarsi di ogni indumento e leggerlo "Come dio comanda", o meglio "Come dio l'ha fatto". Malerba, che si dichiara onnivoro («sdegno solo i libri gialli»), ha poi un modo molto particolare di cimentarsi con la pagina: «Leggo solo quella di destra. È più comodo. Si va più veloci e si coglie l'essenziale».
Bravo Malerba! In questo clima di neocentrismi e di trasversalità bipartisan, finalmente una chiara scelta di campo. Solo le pagine di destra: ora è chiaro perché non gli è piaciuto il sinistro Ammaniti. Gli piace, invece, e tanto, Franco Matteucci, che oltre a fare lo scrittore è vicedirettore di Raiuno. Il suo nuovo romanzo "Il profumo della neve", anch'esso in corsa per lo Strega, ha fatto «un'ottima impressione» a Malerba: «L'inizio in cui il protagonista lotta contro il tempo va al passo per slancio immaginativo al precedente Festa al blu di Prussia, molto ben scritto». Malerba non dice che completino ha messo su per leggere Matteucci, ma potremmo tentare di indovinare. Come ci si veste per andare in televisione?
2 - PER FORTUNA CHE MIELI NON DIREBBE LA VERITÀ NEMMENO MORTO.
Andrea Marcenaro per "Il Foglio"
L'altro giorno ho letto, sul Corriere della Sera, che la politica italiana è in grave crisi e mi sono preoccupato. Il giorno appresso ho letto, sul Corriere della Sera, che lo stato è allo sbando, che i costi sono veramente troppi e che la corruzione dilaga, e allora non mi sono preoccupato solo io, ho comunicato l'ansia a tutta la mia famiglia. Quando nel terzo giorno ho letto, sempre sul Corriere della Sera, che siamo alle soglie di un altro 1992, che il popolo è alla vigilia della ribellione e che la magistratura sta comprando dei supercomputer, altro che me e la mia famiglia, ho telefonato agli amici e ci ha preso a tutti quanti il ballo di san Vito.
La faccenda è aumentata di gravità nel giorno ancora successivo non appena ho letto, ovviamente sul Corriere della Sera, che, ormai, chiunque evidenzi con onestà intellettuale l'incapacità di dare una soluzione di fondo ai problemi del paese, viene attaccato ad alzo zero. Qui ci siamo, mi sono detto. Poi mi hanno spiegato che Paolo Mieli è uno che non direbbe la verità nemmeno morto e mi sono un poco rilassato.
3 - L'EDITORIA TRA SALDI E ALTA MODA.
Alberto Arbasino per "La Stampa"
Amabilmente, Mario Baudino qui ricordava certi miei raffronti fra le classifiche del mangiare e quelle del leggere. Ma le due statistiche si sono vieppiù differenziate, ormai. Infatti, nel campo del food, non si mescolano mai in un'unica salsa le tipologie del «fast» e dello «slow», in base alla totalità dei pasti cotti e mangiati. Anzi, le suddivisioni vengono calcolate in base a distinzioni sempre più sofisticate e discusse: stelle e forchette e altri simboli spesso dimezzati o ridati; ed è sempre più spesso polemica.
E nell'ambito dei vini, fra tutte quelle aggettivazioni finissime, altro che dati settimanali o mensili sulle bottiglie vendute e forse consumate. Come del resto anche nel calcio: altro che voti in base ai biglietti pagati. Raffinatissime analisi stilistiche in base ad attimi di moviola piuttosto, con innumerevoli interventi critici individuali e di massa.
Niente di simile, si direbbe, nelle sommatorie dello smercio librario, che incolonnano in una medesima casella i Gamberi Rossi e le pizze al taglio, lusso e vuccumprà, champagne millésimé e bibite da stazione d'autobus. Sono gli stessi criteri quantitativi degli auditel televisivi. Ma così distinguo che nel settore editoriale non c'è differenza di prezzo fra l'alta moda e i «sales».
Dagospia 28 Maggio 2007