L'INAFFONDABILE FABIANI (INCARTATO DA "IL GIORNALE") - E' UNA DELLE PRIME CINQUE TESSERE DEL PD PRENOTATE DA WALTER-EGO - CON PRODI IL RAPPORTO SI GUASTO' PER "COLPA" DELL'ALFA ROMEO - RINUNCERÀ AL PROPRIO COMPENSO (MA SI INTASCA TRE PENSIONI).

Alessandro M. Caprettini per "il Giornale"


Di «inaffondabili» ce ne sono tanti in giro. Così che a lui spesso affibbiano un altro nomignolo: «il rieccolo». Forse anche perché a portarlo sul palcoscenico italiano fu Ettore Bernabei, fedelissimo di Amintore Fanfani per il quale Montanelli coniò il termine. Ed è certo che è rispuntato cento e cento volte Fabiano Fabiani, detto anche «l'etrusco» per via dei natali a Tarquinia. 20 anni di Rai (in cui fece il direttore del Tg1), direttore centrale Iri, amministratore Autostrade, poi numero uno di Finmeccanica, prima di guidare Cinecittà Holding, Palaexpò (i musei di Roma) e infine Acea.

Un «prezzemolino» buono per ogni stagione del centrosinistra. Perché, sebbene lo si dipinga come «tecnico», non ha mai fatto mistero delle sue convinzioni politiche: iscritto a quell'Articolo 21 fondato da Federico Orlando e Beppe Giulietti per combattere il drago Mediaset, elettore dell'Ulivo, amicizie consolidate con Eugenio Scalfari, Giorgio Napolitano, Ciriaco De Mita, ma soprattutto Walter Veltroni.

Dicono che il sodalizio con quest'ultimo si debba alla vecchia amicizia che legava Fabiani a Vittorio, padre del sindaco di Roma. Nulla di più facile. Anche se Dagospia ironizza sul fatto che dopo la morte di John Kennedy il presidente Acea sia divenuto «l'ultimo mito vivente» del candidato leader del partito democratico.

Anzi, proprio Fabiani sarebbe una delle prime cinque tessere del Pd già prenotate dal buon Uolter per gli amici più intimi: assieme a lui, Claudio Toti, Matteo Arpe, Andrea Mondello, Giovanni Malagò. Sinistra di lotta e di governo. Ma... e il rapporto con Prodi che pure lo portò ai vertici di Finmeccanica? Pare si sia guastato dal momento in cui Fabiani, ricordando la mancata cessione dell'Alfa Romeo alla Ford, smentì l'autodifesa dell'allora presidente della commissione Ue.



Aveva spiegato infatti il Professore, tornato nel 2002 a esser messo sotto accusa per la svendita alla Fiat: «Volevo vendere l'Alfa alla Ford per avere in Italia due grandi aziende automobilistiche, non una sola. Fecero di tutto per impedirmelo e ci riuscirono!». Replicò Fabiani, che all'epoca (1985-1986) era a capo delle delegazione che trattava per conto dell'azionista pubblico la cessione della casa automobilistica di Arese: «Mai ricevuto pressioni dalla Fiat o dai politici. E mai percepita opposizione da parte di Prodi all'acquisizione dell'Alfa da parte della Fiat».

Raccontano che l'attuale premier - noto per «gli artigli che grondano bonomia» - non la prese per nulla bene. Come si offese lo scrittore e giornalista Enzo Golino quando, nel 2001, si sentì chiedere senza giri di parole o fronzoli da Fabiani, sdraiato sulla spiaggia di Capalbio, di «andare a prendergli un gelato». Basito, rispose che se lo poteva scordare.

E l'ex direttore del Tg1 gli fece una sfuriata: «Se te lo avessi chiesto tempo fa, non mi avresti risposto in questo modo!». Pare che i due, da quel momento, s'ignorino. Meglio invece va con Bruno Vespa, visto che la moglie di Fabiani, Lilly, è da tempo braccio destro del conducador di Porta a Porta e si occupa degli inviti a sinistra.

E meglio ancora va con Veltroni e la sua banda di costruttori e banchieri uniti nel mito della «pluralità» e del «senso di appartenenza» che il sindaco predica si trovi a cavallo tra destra e sinistra. A quasi 80 anni (è nato nel 1930), Fabiani ora rispunta in Rai dove tre anni fa era candidato alla presidenza assieme a Eco e Mieli nella rosa fatta fiorire dall'Ulivo.

Pochino per le aspettative? Lui fa spallucce e annuncia che rinuncerà al compenso. Forse anche perché, come rivelò L'espresso fin dal '99, già allora godeva di 3 pensioni: Meie (12 mensilità da 3 milioni e 140mila lire); Inpgi (previdenza giornalisti: 8 milioni e 550mila lire per 14 mensilità); e Inpdai (dirigenti d'azienda: 5 milioni e 846mila lire per 13 mesi).


Dagospia 11 Settembre 2007