CHE PINOCCHIO TI FO
UN NOBEL PER IL GATTO E FRANCA RAME FA LA VOLPE
UN NOBEL PER IL GATTO E FRANCA RAME FA LA VOLPE
Benigni riparte. Il primo ciak dell'annunciato "Pinocchio" - sceneggiatura del sodale Vincenzo Cerami - è previsto nei primi giorni di maggio. Prodotto da Vittorio Cecchi Gori e dalla società Melampo di Benigni, il film che avrà il difficilissimo compito di bissare il successo transoceanico e oscarizzato de "La vita è bella" verrà girato (come il precedente) a Terni.
Se il ruolo della Fatina non poteva non essere appannaggio della indocile consorte Nicoletta Braschi (decisamente meno tosta come attrice), per Geppetto si era aperta una trattativa con Paolo Villaggio, fallita purtroppo - era perfetto nel ruolo - per il sovrapporsi con una fiction che il padre bollito di Fantozzi deve girare per Mediaset nei panni di un carabiniere. Invece, tutto a posto per quanto riguarda il Gatto e la Volpe. E la scelta degli interpreti è da "standing ovation": Dario Fo e Franca Rame. Così, dopo alcuni secoli, ritornano a fare coppia su grande schermo.
Il "Pinocchio" secondo Roberto Benigni sarà dunque nobelizzato dalla partecipazione del Gotha degli attori italiani. Le riprese dureranno tre mesi, quindi il montaggio, le musiche del fido Piovani e a Natale il film approderà nella quasi totalità delle sale italiane, e per una quindicina di giorni i blockbuster americani dovranno - una volta tanto - attendere dietro lo schermo.
ODIOGRAFIA DI ROBERTO BENIGNI
Di Roberto D'Agostino
Su Roberto Benigni tutti sono d'accordo. E' un grande comico e tutti gli vogliono bene. Gli vogliono bene persino i suoi colleghi. Quando tracima nel cubo televisivo - evento che accade immancabilmente e meschinamente in prossimità dell'uscita di un suo film - Benigni è bravo, bravissimo: possiede il senso artistico del commediante paradossale e zozzone, un casinista indisciplinato e interdisciplinare, un giullare stralunato, un clown geniale dell'era post-Totò, una sintesi di grazia e disgrazia corporale.
Sconcezze, insolenze verbali, ghigni contadini, canti danteschi e stornelli da osteria. Come accade ai plebei dotati di talento riesce sempre a comunicare il senso (e il sesso) dell'Assurdo, con qualche amara volgarata e malinconica verità. Quando invece l'Umore Benigno ha bisogno di misurarsi con gli inevitabili pedaggi della fama (pettegolezzi, stroncature, foto rubate), il poverino soccombe in uno stato ipocrita-confusionale.
Invece di sghignazzarci sopra, prenderla con leggerezza, si trasforma in un divetto megalomane, che gonfia il petto, agita le ali, strabuzza gli occhi al cielo, insomma spunta la solita presunzione del "voi non sapete chi sono io: un Artista!". Una volta che il toscanaccio viene pizzicato dal tele-obiettivo di "Eva Tremila" mentre porta il suo pistolino a fare pipì sul prato davanti casa, si fa uscire dalla gola i lamenti della verginella violata: "Quella foto mi umilia", "Volgarità offensiva", "L'anima dell'artista è fragile, perché prenderla a schiaffi così?".
Perché è la stampa, baby!, diceva Humphrey Bogart. Perché tutto va bene quando si è idolatrati e strapagati come gallinacci dalle uova d'oro. Tutto va benissimo quando, per un film sgangherato come "Il mostro", il botteghino registra 4O miliardi di incasso. Tutto va stra-benissimo quando, davanti a una telecamera, si "umilia" il pistolino di Andreotti e Berlusconi. Quando tocca a lui, ecco il piagnisteo della vita privata dell'artista stuprata dalla volgarità dei rotocalchi.
( Roberto Benigni con Eva Grimaldi )
Di primo acchito viene voglia di replicare a Benigni: ma se hai la passione della riservatezza fai il calzolaio, non l'attore. Poi viene in mente che l'unica cosa di cui ha veramente bisogno Benigni è una toilette, un comunissimo bagno per fare la pipì in santa pace.
( Antonello Venditti )
Chiedere a Roberto Benigni che cosa pensa di Leonardo Pieraccioni è come chiedere a un lampione che cosa prova per i cani. Acciuffato dal mensile "Ciak", tra le righe dell'intervista, uno può sentir scorrere la bile secretata. "Io, nei miei film non ho mai sottolineato il toscano. Soprattutto non l'ho mai usato in modo volgare... Non riuscirei mai a dire "mi fa una sega", "trombare" o "'Un mi rompere i coglioni" solo per far ridere... In televisione sì, perché lì sei posseduto da un altro demone".
( Roberto Benigni con Federico Fellini )
Già. Il demone. Dopo tanti film-gag(ate) Benigni ha alzato il tiro delle sue ambizioni: ambientato in un campo di sterminio nazista, "La vita è bella" ha spazzolato Oscar e lacrime. "Mi conforta Chaplin: il più grande clown del secolo, racconta solo fatti dolorosi", come da sua modesta autopromozione.
Ciò che rimane immutabile è l'immagine pubblica di Benigni. Nel 1983 prende in braccio l'allora segretario del pci Enrico Berlinguer scambiandolo per un bebè. Poi scaraventa sul palcoscenico del Teatro delle Vittorie la Carrà e, nell'urto, la Raffa si rompe i capelli. Sempre ripreso dalle televisioni, sbaciucchia sulla bocca il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni, screpolandogli le labbra. Infine, in piazza del Popolo, durante la campagna elettorale di Roma, si fa prendere in braccio da Massimo D'Alema farfugliandogli "sei come Cindy Crawford". Ecco: bisognerebbe davvero chiedergli il rimborso del biglietto per crisi di idee.
( Dario Fo )
Anche sul piano privato, c'è poco da ridere."Una prostituta mi ha riconosciuto e mi ha fatto uno scherzo. Non so se l'ha fatto perché le piacevo o perché siccome sono un comico voleva buttarla sul ridere. Mi ha mostrato i seni e mi ha detto: "Questo è quello caldo e questo è quello freddo. Se indovini qual è il seno più caldo facciamo l'amore gratis". Io ho indovinato. Oh, aveva davvero un seno più caldo dell'altro". Comunque, se vi capita la coattissima fortuna di andare a cena con Simona Izzo, un pessimo argomento di conversazione è Nicoletta Braschi: tanti, tanti anni fa fu proprio l'attuale consorte di Roberto Benigni a spezzare il sacro vincolo matrimoniale che legava Simona Izzo e Antonello Venditti.
(Copyright Dagospia.com 31-01-2001)
Se il ruolo della Fatina non poteva non essere appannaggio della indocile consorte Nicoletta Braschi (decisamente meno tosta come attrice), per Geppetto si era aperta una trattativa con Paolo Villaggio, fallita purtroppo - era perfetto nel ruolo - per il sovrapporsi con una fiction che il padre bollito di Fantozzi deve girare per Mediaset nei panni di un carabiniere. Invece, tutto a posto per quanto riguarda il Gatto e la Volpe. E la scelta degli interpreti è da "standing ovation": Dario Fo e Franca Rame. Così, dopo alcuni secoli, ritornano a fare coppia su grande schermo.
Il "Pinocchio" secondo Roberto Benigni sarà dunque nobelizzato dalla partecipazione del Gotha degli attori italiani. Le riprese dureranno tre mesi, quindi il montaggio, le musiche del fido Piovani e a Natale il film approderà nella quasi totalità delle sale italiane, e per una quindicina di giorni i blockbuster americani dovranno - una volta tanto - attendere dietro lo schermo.
ODIOGRAFIA DI ROBERTO BENIGNI
Di Roberto D'Agostino
Su Roberto Benigni tutti sono d'accordo. E' un grande comico e tutti gli vogliono bene. Gli vogliono bene persino i suoi colleghi. Quando tracima nel cubo televisivo - evento che accade immancabilmente e meschinamente in prossimità dell'uscita di un suo film - Benigni è bravo, bravissimo: possiede il senso artistico del commediante paradossale e zozzone, un casinista indisciplinato e interdisciplinare, un giullare stralunato, un clown geniale dell'era post-Totò, una sintesi di grazia e disgrazia corporale.
Sconcezze, insolenze verbali, ghigni contadini, canti danteschi e stornelli da osteria. Come accade ai plebei dotati di talento riesce sempre a comunicare il senso (e il sesso) dell'Assurdo, con qualche amara volgarata e malinconica verità. Quando invece l'Umore Benigno ha bisogno di misurarsi con gli inevitabili pedaggi della fama (pettegolezzi, stroncature, foto rubate), il poverino soccombe in uno stato ipocrita-confusionale.
Invece di sghignazzarci sopra, prenderla con leggerezza, si trasforma in un divetto megalomane, che gonfia il petto, agita le ali, strabuzza gli occhi al cielo, insomma spunta la solita presunzione del "voi non sapete chi sono io: un Artista!". Una volta che il toscanaccio viene pizzicato dal tele-obiettivo di "Eva Tremila" mentre porta il suo pistolino a fare pipì sul prato davanti casa, si fa uscire dalla gola i lamenti della verginella violata: "Quella foto mi umilia", "Volgarità offensiva", "L'anima dell'artista è fragile, perché prenderla a schiaffi così?".
Perché è la stampa, baby!, diceva Humphrey Bogart. Perché tutto va bene quando si è idolatrati e strapagati come gallinacci dalle uova d'oro. Tutto va benissimo quando, per un film sgangherato come "Il mostro", il botteghino registra 4O miliardi di incasso. Tutto va stra-benissimo quando, davanti a una telecamera, si "umilia" il pistolino di Andreotti e Berlusconi. Quando tocca a lui, ecco il piagnisteo della vita privata dell'artista stuprata dalla volgarità dei rotocalchi.
( Roberto Benigni con Eva Grimaldi )
Di primo acchito viene voglia di replicare a Benigni: ma se hai la passione della riservatezza fai il calzolaio, non l'attore. Poi viene in mente che l'unica cosa di cui ha veramente bisogno Benigni è una toilette, un comunissimo bagno per fare la pipì in santa pace.
( Antonello Venditti )
Chiedere a Roberto Benigni che cosa pensa di Leonardo Pieraccioni è come chiedere a un lampione che cosa prova per i cani. Acciuffato dal mensile "Ciak", tra le righe dell'intervista, uno può sentir scorrere la bile secretata. "Io, nei miei film non ho mai sottolineato il toscano. Soprattutto non l'ho mai usato in modo volgare... Non riuscirei mai a dire "mi fa una sega", "trombare" o "'Un mi rompere i coglioni" solo per far ridere... In televisione sì, perché lì sei posseduto da un altro demone".
( Roberto Benigni con Federico Fellini )
Già. Il demone. Dopo tanti film-gag(ate) Benigni ha alzato il tiro delle sue ambizioni: ambientato in un campo di sterminio nazista, "La vita è bella" ha spazzolato Oscar e lacrime. "Mi conforta Chaplin: il più grande clown del secolo, racconta solo fatti dolorosi", come da sua modesta autopromozione.
Ciò che rimane immutabile è l'immagine pubblica di Benigni. Nel 1983 prende in braccio l'allora segretario del pci Enrico Berlinguer scambiandolo per un bebè. Poi scaraventa sul palcoscenico del Teatro delle Vittorie la Carrà e, nell'urto, la Raffa si rompe i capelli. Sempre ripreso dalle televisioni, sbaciucchia sulla bocca il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni, screpolandogli le labbra. Infine, in piazza del Popolo, durante la campagna elettorale di Roma, si fa prendere in braccio da Massimo D'Alema farfugliandogli "sei come Cindy Crawford". Ecco: bisognerebbe davvero chiedergli il rimborso del biglietto per crisi di idee.
( Dario Fo )
Anche sul piano privato, c'è poco da ridere."Una prostituta mi ha riconosciuto e mi ha fatto uno scherzo. Non so se l'ha fatto perché le piacevo o perché siccome sono un comico voleva buttarla sul ridere. Mi ha mostrato i seni e mi ha detto: "Questo è quello caldo e questo è quello freddo. Se indovini qual è il seno più caldo facciamo l'amore gratis". Io ho indovinato. Oh, aveva davvero un seno più caldo dell'altro". Comunque, se vi capita la coattissima fortuna di andare a cena con Simona Izzo, un pessimo argomento di conversazione è Nicoletta Braschi: tanti, tanti anni fa fu proprio l'attuale consorte di Roberto Benigni a spezzare il sacro vincolo matrimoniale che legava Simona Izzo e Antonello Venditti.
(Copyright Dagospia.com 31-01-2001)